Vi siete riprese da questi due giorni di abbuffate?
Con questa shot colgo l'occasione per farvi i miei migliori auguri di Natale e ci risentiamo intorno a Capodanno con una shot bella rossa ;)
Il racconto non è betato, per cui perdonate eventuali errori o sviste, l'ho riletta mille volte ma si sa che possono sfuggire. C'è un intreccio tra passato e presente che spero non vi mandi in confusione!
Ancora auguri e buona lettura :)
MIRACOLO SULLA 34° STRADA
Rosalie era poggiata con la fronte sul vetro della finestra del soggiorno; osservava con occhi tristi la tradizionale parata natalizia che si stava svolgendo in strada. Le musiche che un tempo adorava ascoltare e canticchiava pure quando non era periodo, adesso le arrivavano ovattate e quasi la infastidivano. Era incredibile come il sentimento nei confronti di quella festa fosse mutato.
Da piccola adorava quella
festività; la
mattina di Natale si svegliava all’alba, nonostante la sera
prima non volesse
andare a letto presto per poter aspettare babbo natale, e correva in
camera dei
suoi, saltando sul letto e gridando “ Ci sono i regali.
” Non aspettava neppure
di vedere se i genitori si fossero svegliati o meno, scappava subito in
salotto
e si sedeva sul grande tappeto, accanto all’albero, pronta
per aprire i suoi
doni.
Crescendo il suo
sentimento nei confronti di
quella festa non si era modificato, ma anzi si era rafforzato.
Ricordando
quanto faceva da piccola, la Rosalie adolescente pensava che
probabilmente
anche i suoi figli avrebbero fatto così. I suoi sogni ad
occhi aperti per il
futuro si erano fatti ancora più vividi da quando nella sua
vita era entrato
Emmett. Dalla prima volta che si erano conosciuti, lei aveva capito che
quel
ragazzone, all’apparenza superficiale e attento solo ai suoi
muscoli, era una
persona particolarmente sensibile, capace di leggere dentro come solo
pochi
ragazzi erano in grado di fare.
Emmett
non avrebbe creduto possibile che una
ragazza bella e intelligente come Rosalie potesse essere affascinata da
lui; le
aveva fatto un corteggiamento serrato nonostante lei gli avesse fatto
capire
che era già sua, ma lui era fatto così, voleva
fare tutto per bene.
Quando, tre anni fa, le
aveva chiesto di
diventare sua moglie, Rosalie aveva creduto di morire per la
felicità.
Ricordava perfettamente quel giorno: Emmett l’aveva portata
da Mac Donald’s, come
facevano spesso la domenica, e mentre lei spizzicava le sue patatine,
aveva
trovato dentro un anello. Pensando che fosse caduto a qualcuna delle
lavoranti stava
per alzarsi per riportarlo al bancone delle informazioni, quando Emmett
l’aveva
afferrata per il polso, invitandola a sedersi nuovamente. Lei,
stranita, aveva
acconsentito; lui,
quindi, si era alzato
e inginocchiato davanti a lei e aveva iniziato a parlare: “
Rose, dalla prima
volta che ti ho visto, ho capito che tu dovevi essere mia. Non so quale
angelo
ti ha messo sul mio cammino, e non so per quale miracolo tu hai da
subito
ricambiato i miei sentimenti, ma quell’anello che hai trovato
non è caduto lì
per sbaglio. Sono stato io a mettercelo perché è
arrivato il momento di fare
qualcosa che avrei voluto fare già dalla prima volta che ti
ho incontrato, perché
ero certo del fatto che tu saresti stata la donna della mia vita.
Rosalie vuoi
diventare mia moglie? ”
Rosalie non era riuscita
a trattenere le
lacrime, e gettandosi tra le sue braccia, aveva risposto “
Ora e per sempre. ” suggellando
quel momento con un bacio, mentre
i presenti avevano fatto partire un applauso come nelle migliori
commedie
romantiche.
Ripensando a quei momenti, non era riuscita a trattenere una lacrima, che prontamente scacciò per evitare altre discussioni con Emmett, che sicuramente l’avrebbe attribuita ad altri pensieri, e forse un po’ era vero. Quello per lei non era un giorno felice, o almeno non più.
Circa due anni fa si era
accorta di avere un
ritardo; al solo pensiero che lei, proprio lei, potesse essere incinta,
le
tremarono le gambe.
Per non illudere Emmett
all’inizio non gli
disse nulla, voleva essere sicura.
Fece un test di
gravidanza, di quelli che si
comprano in farmacia, e il tempo che dovette aspettare
perché quello spazietto
si colorasse di blu, le sembrò
non
passare mai, mentre seduta sulle piastrelle del bagno attendeva che la
lancetta
dei secondi tornasse per la terza volta sul numero 2
dell’orologio. Quando
aveva avuto la conferma era scoppiata in lacrime, e Emmett
l’aveva trovata
così, seduta in bagno e con il viso bagnato dalle lacrime
che non accennavano a
diminuire. Si era spaventato a morte per quella scena, ma lei gli aveva
messo a
forza nelle mani la barretta che avrebbe cambiato per sempre le loro
vite.
Emmett l’aveva
guardata incredulo, senza
capire bene quello che stava succedendo. O meglio, il suo cuore lo
aveva
capito, ma il suo cervello faceva ancora fatica ad accettare quella
verità che
gli si era parata davanti agli occhi.
“ Oddio, avremo
un bambino? ” chiese
incredulo, e Rosalie per via dei singhiozzi riuscì solo ad
annuire e ad
abbracciarlo stretto. Emmett ricambiò
l’abbracciò, stringendola forte a sé,
per
poi prendere il suo viso tra le mani e baciarla con amore, mentre le
lacrime di
entrambi si fondevano sui loro visi.
“
Sarò padre, ancora non ci credo. Ti amo
amore mio. ”
“ Ti amo
anch’io Emmett, da morire. ”
Quella sera stessa erano
usciti per
festeggiare, e quando si trovarono a passare davanti un negozio per
bambini, Emmett
riuscì a convincere la commessa a riaprire un attimo il
negozio, che stava per
chiudere, e una volta dentro acquistò un paio di scarpine
piccolissime, gialle,
così sarebbero potute andar bene sia se fosse stato maschio
che femmina.
“ Queste sono
per il nostro miracolo. ”
aveva detto a Rose una volta tornato fuori. Lei lo aveva guardato a
lungo negli
occhi, senza parlare, perché in quel momento le parole
sarebbero state
superflue, bastavano i loro sguardi a comunicare tutta la
felicità e l’amore
che provavano in quel momento.
Quando tutto sembrava
andare per il verso
giusto, ecco che ci pensava il destino a mischiare le carte in tavola.
Un
giorno, durante il periodo natalizio, al quarto mese di gravidanza,
Rose aveva
avuto delle forti fitte alla parte bassa dell’addome e
perdite di sangue.
Terrorizzati lei e Emmett erano subito corsi in ospedale, ma la
diagnosi del
medico era stata lapidaria: distacco della placenta e per il bambino
non c’era
nulla da fare.
Per loro quella notizia
era stata una botta
incredibile.
Rosalie si era sentita
morire insieme al suo
bambino, si sentiva colpevole per non essere riuscita a proteggerlo,
responsabile
del fatto che il suo fisico non fosse stato in grado di sopportare una
gravidanza. Da quel momento tutto era cambiato e Rosalie aveva perso la
gioia
per quella festa, ma anche per la vita in generale.
Erano stati tempi bui per
loro.
Emmett cercava in tutti i
modi di farsi
forza, di non crollare per spronare Rosalie a fare altrettanto, visto
che lei
sembrava essere caduta in uno stato catatonico. Mangiava appena, aveva
difficoltà a dormire, non usciva più di casa e
parlava a monosillabi. In quel
periodo tutti cercavano di convincerla che non era colpa sua; per un
periodo
anche la sua migliore amica Bella si era trasferita a casa loro, per
starle più
vicina, ma a poco erano servite le sue parole.
Una sera Emmett,
rientrato stanco dal
lavoro, aveva trovato Rosalie in lacrime che si rifiutava di mangiare
ciò che
Bella le aveva preparato: quella fu la goccia che fece traboccare il
vaso.
Velocemente si avvicinò a sua moglie e
l’afferrò per le spalle, costringendola
a sollevarsi dal divano dove ormai passava la maggior parte del tempo.
“ Rosalie
adesso basta! ” le urlò contro “ Sono
stanco di vederti in questo stato da mesi. Cosa credi, che a me non
faccia male
quello che ci è successo, che non mi senta il cuore lacerare
ogni volta che
vedo quelle scarpette che avevo comprato, o la copertina che stavi
facendo per
il nostro bambino? Io adesso ho bisogno di mia moglie più di
ogni altra cosa, ho
bisogno di sentire che lei mi è vicina, che insieme
riusciremo a superare
questo dolore, perché io da solo non potrò
riuscirci.”
Le lacrime presero a
scorrere anche sul suo
volto, e la vista del suo uomo distrutto, che piangeva, fu per Rosalie
una sveglia.
Si buttò sul suo petto e stringendo tra i pugni la sua
maglietta, aspirò il suo
odore come non faceva da tempo, per poi guardarlo in volto “
Hai ragione amore
mio, sono stata una stupida. Scusami, potrai mai perdonarmi?
”
“ Rose, tesoro,
io non ti devo perdonare
nulla. Ma se vogliamo andare avanti dobbiamo farlo insieme. Solo noi
due
sappiamo veramente quanto male ci faccia tutto ciò, e per te
è pure peggio
visto che portavi nostro figlio dentro, però dobbiamo
superarlo e sperare nel
futuro; abbiamo una vita davanti e vedrai che alla fine avremo tanti
bambini
che sarai costretta a fermarmi per non averne altri. ” Le
parole di Emmett
fecero comparire un pallido sorriso sul volto della moglie, come non
accadeva
da mesi, ma bastò quello a scaldargli il cuore e a dargli la
speranza che
presto le cose sarebbero cambiate.
Purtroppo però, le parole di Emmett non avevano rispecchiato i fatti. Da un anno avevano tentato nuovamente di avere un bambino, ma tutti i tentativi erano andati a vuoto. Lui era più fiducioso, diceva di non arrendersi, ma Rose stava iniziando a farsi prendere dallo sconforto, soprattutto da quando anche Bella era diventata mamma di una bellissima bambina: Reneesme. Era felice per la sua amica, ma una punta di invidia mista a dolore le colpiva il cuore ogni volta che vedeva Bella con la sua bambina, perché per lei era convinta che quelle gioie fossero precluse.
Si allontanò dalla finestra per evitare che i brutti pensieri l’assalissero ulteriormente: Emmett sarebbe tornato di lì a poco e non voleva farsi trovare triste, avrebbero dovuto allestire l’albero di natale e quello non era l’umore adatto.
Poco dopo il suo uomo fece ritorno, e con in sottofondo le canzoni natalizie cantate da Michael Bublè, i due sposi fecero l’albero e quando fu il momento di mettere su il puntale, come tutti gli anni, Emmett la prese in braccio e lo fece mettere a lei, che rideva come una bimba per via del fatto che lui le solleticava i fianchi nel frattempo.
Decisero di cenare sul divano per ammirare quello che avevano creato e poi si amarono lì, proprio su quel divano che un tempo aveva visto i loro momenti più bui e adesso era rischiarato da una luce nuova, fatta d’amore e di speranza, una luce flebile ma sempre accesa, come quella delle lucine dell’albero di natale.
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“ Amore sveglia, sai cosa succederà tra poco ” Emmett cercò di svegliare Rosalie, ma lei per tutta risposta si voltò dall’altra parte, non aveva intenzione di mettere fine al sogno che stava facendo, né tantomeno abbandonare le coperte calde sotto cui era sepolta. Lui rinunciò a svegliarla, tanto presto ci avrebbe pensato qualcun altro.
Non passarono neppure cinque minuti che un piccolo uragano biondo dagli occhi blu, fece invasione nella camera da letto di mamma e papà, e arrampicandosi sul lettone iniziò a saltarci sopra urlando: “ E’ natale e ci sono tanti legali, evviva. ”
Rosalie, oramai del tutto sveglia,prese tra le braccia quello scricciolo e se lo strinse forte al petto.
“ Peste, fatti fare gli auguri. ” Le diede due grossi baci sulle guance e poi prendendole il volto tra le mani, la guardò in quegli occhioni così simili ai suoi. “ Buon natale amore di mamma. ”
La piccolina si strinse forte al suo petto, immergendo il volto nel suo collo e le sussurrò sulla pelle “ Buon natale anche a te mami. ”
Emmett si stese accanto a loro e cingendole entrambe nel suo abbraccio, disse “ Buon natale alle donne della mia vita. ” lasciando un bacio sulla testolina della piccola Hope e scambiandosi poi un bacio carico d’amore con Rose.
Dopo tanta sofferenza, quella notte di Natale di quasi tre anni prima, in cui Rose aveva oramai perso le speranze di diventare madre, le aveva fatto il dono più bello, dopo essersi portata via il suo primo bimbo: era rimasta nuovamente incinta.
Non poteva crederci Rose quando si accorse di esserlo, finalmente il suo sogno più grande si sarebbe avverato. Con Emmett cercavano di non farsi prendere troppo dall’euforia, specie i primi mesi, e lei si era sottoposta a numerosi controlli per tenere tutto sotto osservazione, ma alla fine si erano goduti quella gravidanza.
E quando la piccolina, nove mesi dopo, venne al mondo, mamma e papà decisero di chiamarla Hope, perché la speranza era l’unica cosa che li aveva sostenuti negli anni passati e finalmente adesso era diventata qualcosa di concreto.
Da quella volta Rosalie e Emmett non mancavano mai di essere grati a chiunque ci fosse sopra di loro per avergli fatto il più bel dono che avessero mai potuto chiedere: un miracolo.