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Autore: Hikari93    26/12/2011    6 recensioni
Auguri di Buon Natale al fandom, innanzitutto.
Che cosa potete aspettarvi da me, se non una Puppyshipping? xD
Versione natalizia, stavolta! U___U
«Di grazia, pretendi che sopporti un Natale escluso dal mondo per tutto il resto della mia vita?» Non serve il lampo di sorpresa quasi impercettibile negli occhi di Seto per rendermi conto di quello che, indirettamente, ho appena detto: che so, come lo avrebbe chiamato da piccola mia sorella Shizuka? Dichiarazione di amore eterno? «E poi… beh…» boccheggio, rido, mi sento ridicolo, scoperto dinnanzi ai raggi X che ha al posto degli occhi, che sanno quello che penso senza che lo dica.
E’ inquietante.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Seto Kaiba
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 -A Giù-chan,
perché se lo merita, e questo è poco, considerato quanto mi sopporta;
 
-A Tayr-Sensei,
perché mi sta aiutando molto, e non solo con la scrittura, e perché è una persona stupenda;
 
-A Soe,
perché, anche se non lo sa, è stata la prima che mi ha fatta sentire a casa in questo fandom;

 
 
 


 
 

Seto Kaiba non troverebbe il suo nome sulla lista di Babbo Natale nemmeno se pagasse – e pensare che Mr Riccastro ne ha di moneta, in tasca.

 




 

Ventiquattro Dicembre, ore ventitrè e zero uno.
Che precisione, wow.
Fuori imperversa la tremenda tempesta di luci e colori a intermittenza – similmente a lampadine quasi scariche che si accendono e spengono, a detta di qualcuno di mia intima conoscenza –, accompagnata da “Babbi Natale” in tenuta rossa sgargiante che osano muover passo in prossimità della “Casa stregata”, accennando a motivetti di canzoncine tradizionali.
Pssss, ehi tu, sì, proprio tu che hai guardato di sfuggita la grande reggia, va’ via, scappa finché sei in tempo! Lo spirito del Natale viene annientato qui! L’attrazione principale è un grosso buco nero aspiratore, marcio fino al midollo!
Sembrerebbe quasi un film, ma purtroppo non lo è: Seto Kaiba non mostra simpatia nemmeno per il Natale. Ma, attenzione, sarebbe sbagliato affermare che lo odia, nossignore; l’odio comporterebbe un’analisi dell’avvenimento in sé e per sé – non che lui non ne sia capace – e la conseguente trazione di conclusioni negative e avverse da spiegare nel dettaglio. Tradotto dal “Kaibese” alla lingua corrente, una perdita di tempo prezioso nei confronti di qualcosa che non lo necessita.
Semplicemente.
C’è un’indifferenza totale verso il Natale, per Seto.
Atteggiamento che, sebbene sia quasi un anno che stiamo insieme, non riesco a capire. Per quale motivo rintanarsi in casa persino il ventiquattro sera? Senza un misero festeggiamento e con lo stomaco – mio stomaco – che brontola? Pensare che persino il piccoletto, Mokuba, sia a gironzolare chissà dove mi sa dell’incredibile! E no, non mi importa che avrà una decina di scimmioni al suo seguito.
Per la serie: perché tu sì, che sei piccolo, monello e dovresti andare a nanna presto, e io, adulto, responsabile e vaccinato, no? Semplice, perché prima di scegliere di condividere il resto della mia esistenza con una persona dovevo pensarci trenta volte.
Lo sai, vero, Katsuya Jonouchi, che anche se ce ne avessi pensato quaranta, di volte, lo avresti scelto comunque?
«Dì la verità, Seto, temi di dovermi pagare la cena?» dico frattanto che lascio scorrere lo sguardo sull’sms inviatomi da Yugi. «Saremmo andati da Anzu. Gratis» sottolineo sebbene sia inutile farlo: Seto ha tanti difetti, innumerevoli, ma non è tirchio, non con gli altri, almeno. Spende il giusto, ma non con me.
«E così la banda di babbei si è riunita» sentenzia divertito. Lo è sempre quando si parla dei miei amici, si sente superiore. «E avresti voluto che io mi unissi a loro?»
Scrollo le spalle. «Non sarebbe stata una cattiva idea. Sai com’è, tanto per socializzare con qualcuno che non sia un famoso imprenditore o un miliardario tuo pari. Gente normale, con pensieri normali e vite normali.»
«Normali? Quelli?» sbuffa ghignando, e si sistema al meglio sul divanetto nero in pelle situato di fronte a me. «No, grazie. Passo per i prossimi cinquant’anni.»
«Di grazia, pretendi che sopporti un Natale escluso dal mondo per tutto il resto della mia vita?»  Non serve il lampo di sorpresa quasi impercettibile negli occhi di Seto per rendermi conto di quello che, indirettamente, ho appena detto: che so, come lo avrebbe chiamato da piccola mia sorella Shizuka? Dichiarazione di amore eterno? «E poi… beh…» boccheggio, rido, mi sento ridicolo, scoperto dinnanzi ai raggi X che ha al posto degli occhi, che sanno quello che penso senza che lo dica.
E’ inquietante.
«Bah, tutto sommato non è malaccio, dai! Che cosa vorresti di più dalla vita? Non c’è confusione né la bella abbuffata a cui sono abituato! E sai qual è il lato positivo di tutta la faccenda?» chiedo e stupidamente attendo veramente una risposta, risposta che non giunge. «Niente mal di testa, né mal di stomaco. E se mi va bene perderò pure qualche grammo, poi gliela farò vedere a Honda e Otogi, che si ritengono più in forma del sottoscritto, mh!» blatero. E continuerei di certo, se Seto – che sia stufo di ascoltarmi? – non si alzasse all’improvviso, mormorando un “quante sciocchezze” e dirigendosi verso camera sua. Almeno non ha sbattuto la porta, ciò implica che è calmo.
Ah, che ragazzo problematico… credo che la sua testa non riesca ad accumulare più di un certo numero di parole al giorno, per questo tutto a un tratto deve necessariamente allontanarsi da ogni forma di chiacchiericcio e socializzazione. I ricchi con cui è abituato a trattare, del resto, parlano come mangiano, ovvero con tanti bei bigliettoni, ma non quanto mangiano. Sai che abbuffate, che banchetti sontuosi! Mai che si tenesse un party a casa Kaiba, uno di quelli che organizzano tutti i personaggi importanti… scommetto che Pegasus ne imbandisce a miliardi su quel suo isolotto.
Ma torniamo a ragionare con la testa, anziché con lo stomaco…
Invio un veloce “c’ho provato, non ne vuole sapere” a uno Yugi particolarmente insistente e, è doveroso aggiungere, assurdamente speranzoso e “pazzo” – sì, pazzo –, perché, e scommetto che è stato l’unico, ha davvero creduto che riuscissi a convincere l’eremita Seto Kaiba ad aspettare il Natale tutti insieme appassionatamente, come un’unica, grande, famiglia felice. Il suo comportamento, se proprio si vuole trovare una spiegazione logica, potrebbe dipendere da due motivi: è cagionevole, il poverino, e sotto la corazza da duro intoccabile nasconde – e lo nasconde bene! – un cuore tenero tenero e un organismo alquanto deboluccio; oppure non predilige l’auto, tantomeno i piedi, ma non può usare l’elicottero –  suo mezzo preferito, perché viaggiandoci appeso a una scala si sente figo per via dei capelli che svolazzano –  in quanto teme di incappare nella slitta di Babbo Natale.
Mmm… non credo che gli esporrò mai le mie tesi ragionate.
Aggiungo all’sms un “dì a Mana e ad Atem di non sbaciucchiarsi troppo” e mi dirigo da Seto.
Entrando nella sua stanza lo trovo disteso sul letto, braccia incrociate sotto alla testa e occhi al soffitto. La camicia bianca sbottonata nonostante il freddo – devo escludere la mia prima ipotesi, allora? – sostituisce il consueto pigiama di cui tutti – o quasi, a questo punto – facciamo uso. Mi appare distante, quasi triste della mia compagnia, e un po’ me ne dispiaccio – non se lo meriterebbe, ma me ne dispiaccio: ho un cuore tenero io.
«Già dormi?» domando salendo maldestramente sul letto e mettendomi in ginocchio al suo capezzale.
«Ho gli occhi aperti, si dorme con gli occhi chiusi, non sto dormendo.»
Perfetto, non fa una piega…
«Potresti almeno aspettare la mezzanotte.» Potresti eh! E’ solo un’idea.
Sogghigna, e avvicina i gomiti al volto mentre lo fa. «Non credo più in Babbo Natale, Jonouchi.»
Trascorrono i famosi istanti di silenzio imbarazzante, prima che il sottoscritto capisca la sottigliezza della battutina-frecciatina pungente di Seto Kaiba.
Apro la bocca per rispondergli e cominciare un tira e molla infinito, un teatrino nel quale a spuntarla è solo chi usa più furbizia, chi sa inventare meglio le colpe da affibbiare all’altro, ma la richiudo subito, ingoiando aria. Sospiro e riprendo: arrabbiandomi lo asseconderei soltanto. «Hai smesso di crederci quando hai capito che non saresti mai finito sulla lista dei buoni?» Poggio le mani ai fianchi, sicuro di me. Annuisco addirittura a ogni mia frase. «Nemmeno pagando troverai il tuo nome lì sopra, è ridicolo, vero? E ti dirò di più, mio caro Seto! Babbo Natale non è corruttibile, e nemmeno se gli cedessi tutta la KaibaCorp sprecherebbe il suo prezioso inchiostro per uno come te! Ci sono molti motivi per cu-»
«Ridicolo.» Seto sibila e scuote la testa.
«Te l’ho detto!» Fingo di non capire che il “ridicolo” mi è rivolto in tutto il suo significato. Se ne trovo la definizione sul vocabolario posso benissimamente dedicarmela in pieno, ringraziando Seto. «E non ho ancora finito. Come dicevo, esistono moltissimi motivi per cui non puoi starci sulla famosa lista.» Mentre parlo, Seto si alza a sedere piano, facendo pressione sui gomiti. Continuo imperterrito, accomodandomi sui talloni, volendo indicare che il discorso sarà molto lungo a causa dei suoi numerosi difetti. «Te li elenc-»
«Ti è stata donata una lingua, potresti usufruirne in modo migliore» afferma.
Non per dargli ragione, né per utilizzare la sua terminologia – leggasi i suoi insulti –, perché sono sicuro di non essere come ama dipingermi, ma stavolta devo ammetterlo: ci sono rimasto da vero baccalà, da pesce lesso, e non perché sia una “pudica verginella”, voglio dire, ci mancherebbe, ma mi ha preso alla sprovvista, colto in un momento di delirio totale; tanto che mi rendo a malapena conto della sua mano congelata che mi si infila tra i capelli, spingendomi verso la sua bocca e della sua lingua, mentre l’altra, di mano, è lenta ad abbassare la cerniera della semplice felpa che ho indossato e ad accarezzarmi, contemporaneamente, la pelle scoperta gradualmente. Tremo contro le labbra di Seto a quei piccoli ma incisivi contatti.
Mannaggia a me che mi sono detto che avrebbe fatto caldo con più di una maglia…
Cerco di borbottare qualcosa di dissenso, come che Mokuba potrebbe tornare all’improvviso o che avevo altri punti da dover analizzare, prima. Sono tante le cose che ho in testa e che vorrei dirgli, ma sono molte di più quelle che mi invitano a tacere e, in modo diretto, a darci dentro. Perciò non dura molto la mia falsa resistenza, al diavolo gli elenchi, vedrò di raccapezzare qualcosa domani mattina presto.
Permetto che siano soltanto i suoi movimenti a guidarmi, com’è sempre stato finora, e pian piano mi lascio trasportare con la mente in un luogo completamente diverso, dove per un attimo infinito non siamo più cane e gatto, io non vengo visto sotto la luce forte del riflettore che mi denomina “babbeo perdente” e lui non esiste più come lo “scorbutico Seto Kaiba riccastro”. Mi perdo tra le sue labbra, scivolo via, sempre più giù verso l’incoscienza del piacere puro, finché non smetto di pensare.
Venticinque Dicembre, è appena rintoccato il primo secondo di un nuovo giorno.

 
 
 

 





 
Innanzitutto, auguri a tutti, anche se un po’ in ritardo ^//^
Mi schifo. Perché mi ci sono volute quattro ore (ci sto dalle otto su questa cosa U__U) ed è venuta così… così boh, non lo so! Cx A parte che non rispecchia i miei progetti iniziali: doveva essere del tipo “Oggetto: Sasuke Uchiha. I problemi di un individuo a contatto col prossimo”, però, grazie anche a Giù-chan (<3), ho notato come l’inizio e la fine si sposavano perfettamente e un’aggiunta avrebbe solo rovinato il tutto. Chissà, magari un bel sequel, prima o poi (il prossimo Natale XD), perché avevo promesso dei cenni Vase a Tayr-sensei! UwU
(male che va mi rifarò nella tua raccolta, mia cara <3).
Credo di aver detto tutto! ;)
 
Ancora auguri! ^.^
 
 
P.S. Se però volete il sequel, beh, io lo scrivo! XD

   
 
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