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Autore: Medea1577    26/12/2011    7 recensioni
E' un racconto ad alta drammaticità, per cui vi esorto a leggerla in seguito, per non rovinarvi l'atmosfera di bontà natalizia.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Chiedo scusa per il mio ritardo nell'aggiornare la ff “When the heart guides the hands”.

Purtroppo per me, questo non è un buon momento e non riesco a rielaborare testi divertenti e gioiosi, la mia classica depressione festiva, quest'anno, si è fatta sentire molto di più e mi rende veleno ogni tipo di felicità.

Voglio però donarvi questa one shot, scritta tutta d'un fiato e perfettamente rispecchiante il mio attuale umore. Perché quando chi ami è nelle braccia di un'altra è difficile addormentarsi, e allora si butta su carta il proprio sfogo. E' un racconto ad alta drammaticità, per cui vi esorto a leggerla in seguito, per non rovinarvi l'atmosfera di bontà natalizia.

 

Quello che si svegliò di scatto il 23 dicembre, nella stanza 394 del San Mungo, era un Draco molto diverso da quello che siamo abituati a ricordare. Aveva la testa poggiata sul letto, una mano intecciata a quella del moro e nell'altra stringeva una pergamena ormai logora, consumata e sbiadita. Si era svegliato di colpo, avendo percepito un lieve movimento, sperando con tutto il cuore, che quella fosse la volta buona per la quale sarebbe riuscito a rivedere i suoi meravigliosi occhi smeraldo.

Invece era solo Hermione, trentacinquenne, incinta al settimo mese, che lo guardava sconsolata ed aveva appena poggiato una coperta sulla sua schiena. Lei si girò a sistemare il solito mazzo di margherite nel vaso sul comodino.

 

Draco, dovresti riposare in un letto una volta ogni tanto, non su di una sedia.” sussurrò.

 

Faccio quello che mi pare Granger, e levati di torno che non ho voglia di sguardi pietosi”

 

Draco si era ridotto ormai ad uno scheletro deambulante, le sue ossa erano coperte da un leggero strato di pelle e la sua carne era consumata dalla disperazione. Le guance incavate, insieme alle profonde e nere occhiaie, facevano spiccare ancora di più quei candidi zigomi alti, facendolo sembrare un uomo che aveva appena ricevuto il bacio di un dissennatore.

I capelli erano puliti ma lunghi ed annodati, come se non fossero pettinati da mesi, la barba incolta e disordinata, a vederlo, nessuno gli avrebbe dato meno di 50 anni. Ogni tanto un'infermiera lo obbligava a farsi fare una flebo, sembrava più malato lui di Harry, che riversava in stato di incoscienza ormai da 19 anni.

 

Draco, ti prego, almeno domani, vieni a cena alla Tana... o.. o se preferisci il 25 a pranzo saremo a casa nostra con gli ex membri dell'ordine. Ci saranno anche i tuoi genitori, non puoi ancora rifiutarti di rivederli!”

 

Lasciami in pace ti ho detto!”

Quegli occhi grigi cerchiati di rosso la lasciarono interdetta, quasi spaventata. Prese il cappotto e la borsa e uscì dalla stanza.

 

 

19 anni prima

 

Hogwarts era nel pieno della battaglia, Harry stava correndo evitando chiunque, nascosto sotto il suo mantello. Nella mano destra stringeva una bacchetta, nella sinistra una fiala di vetro contenente uno strano liquido argentato.

Arrivò davanti al gargoyle e alla parola “Silente” esso si aprì mostrandogli la scala. Passarono pochi minuti, aveva appena visto i ricordi del professor Piton e adesso sapeva che che gli sarebbe rimasto poco da vivere.

Com'era stato stupido a pensare che dopotutto avrebbe potuto salvarsi.

Afferrò una pergamena e cominciò a vomitare parole sulla carta, tutto quello che avrebbe voluto dire e non c'era mai riuscito.

La sigillò e chiamò Dobby. Gli chiese un ultimo favore. Il giorno dopo avrebbe dovuto consegnarla direttamente al destinatario in qualsiasi luogo si trovasse.

Lo salutò e si apprestò ad avviarsi dove avrebbe potuto portare a termine l'ultimo compito lasciatogli da Silente.

 

Non pensava di trovare qualcuno sul suo cammino.

Malfoy era a terra, a pochi metri dalla statua, piangeva con la testa nascosta tra le ginocchia, tremava terrorizzato e si era nascosto dietro ad una guglia. Tiger era morto e Goyle era incosciente a terra, non molto distante, colpito da chissà quale maledizione.

 

Senza pensarci Harry si avvicinò a lui, gli passò un braccio dietro la schiena e portò la sua testa sulla sua spalla. Lo lasciò sfogarsi per qualche minuto, poi afferrò il suo viso e con i pollici gli portò via i due rigoli di lacrime che gli attraversavano le guance.

Quegli occhi grigi lo stavano guardando con gratitudine, tutti gli anni di odio erano spariti in un secondo, non erano niente di fronte alla morte e a tutto quel dolore.

Lo baciò dolcemente e al contrario di quel che pensasse, Draco lo ricambiò, e non solo. Lo strinse a se, lasciandolo quasi senza respiro, come se non si stesse aggrappando a lui, ma alla vita stessa, come se volesse che i loro corpi si fondessero in uno solo.

Entrarono di nuovo nello studio del preside, ricominciarono a baciarsi, assetati l'uno dell'altro, assetati di contatto fisico, assetati di amore nel mezzo a tutto quell'odio.

Si sdraiarono sul tappeto e rimasero presto senza vestiti, stretti in un abbraccio disperato. Con le mani nei capelli, o affamate, aggrappate alla carne. Non avevano bisogno di altro. Bastava la loro pelle, adesa l'una all'altra. Rimasero così a lungo, baciandosi, graffiandosi nel tentativo di afferrarsi e mescolando le loro lacrime.

Non riuscivano a staccarsi, non volevano, ma Harry aveva qualcosa da fare, si alzò, si rivestì, fissò un un'ultima volta Draco negli occhi, lo baciò un'ultima volta, lo strinse ancora a se.

Scusami.” gli disse prima di schiantarlo. “Così sarai al sicuro ”

Lo prese in braccio e lo sistemò nell'armadio che di solito nascondeva il pensatoio, poi fuggì nel folto della foresta.

 

Giunto nel luogo dell'appuntamento, si trovò davanti il mostro dai lineamenti serpenteschi ed i suoi migliori mangiamorte. Doveva morire, adesso lo sapeva ed accettava il suo destino per un bene superiore.

Il lampo verde non tardò ad arrivare.

Si ritrovò in uno spazio bianco che assomigliava alla stazione di King's Cross.

E li rimase.

 

Passò più di mezzora e nessuno dei due, ne l'oscuro signore ne il prescelto davano segni di vita. Dormivano, come biancaneve nella celebre favola babbana, i mangiamorte si guardavano l'un l'altro atterriti, in assoluto silenzio. Passata ormai un'ora chiamarono li tutto l'esercito premendo sul marchio nero, mostrarono loro la situazione e fecero quello che qualsiasi mercenario avrebbe fatto. Si smaterializzarono nei loro alloggi, raccogliendo le cose fondamentali, i pochi familiari che gli rimanevano e poi di nuovo dandosi alla clandestinità.

 

Rimase li solo una coppia, i coniugi Malfoy.

Lucius si assicurò che il suo Lord fosse ormai esanime, mentre Narcissa si dirigeva verso il ragazzo.

Lucius liberò Hagrid dopo averlo fatto ragionare e capire che loro non avrebbero fatto male a nessuno, si sarebbero diretti soltanto a recuperare il loro amato figlio.

 

"Prendi quell'essere, prendi il suo corpo, trascinalo fai quel che vuoi ma non possiamo lasciarlo qui" disse Lucius con un tono schifato. "Noi ci occuperemo del ragazzo"

Narcissa aveva ormai raggiunto Harry. Lo toccò appena.

"E' vivo!" urlò quasi sollevata.

Hagrid iniziò a piangere di gioia ed insieme si diressero al castello. La guerra era finita, il ragazzo che era sopravvissuto aveva sconfitto l'Oscuro Signore ma adesso riversava in condizioni ignote. Tutti i migliori medimaghi l'avevamo visitato ed anche i migliori specialisti babbani. Ma nessuno sembrava sapere veramente che danni avesse provocato la maledizione ne cosa fare per risvegliare il salvatore del mondo.

 

Era l'alba, il giorno successivo alla battaglia era ormai inoltrato, quando Draco si risvegliò da solo e quando si rese conto di cosa stava succedendo.

Scoppiò in un pianto disperato.

Gli incantesimi non si sciolgono da soli, a meno che...

A meno che il mago che li ha lanciati sia morto.

Morto.

Non voleva pensarci ma non poteva esserne più certo. Voleva fuggire, non voleva vedere nessuno, ma ormai era rimasto solo.

Odiava i suoi genitori, nonostante l'amassero, l'avevamo costretto ugualmente a prendere il marchio nero, ad aiutare quel folle despota, ad organizzare un piano per cui i suoi mangiamorte potessero penetrare ad Hogwarts, la sua amata scuola dove si era sentito sempre al sicuro.

Stava per smaterializzarsi lontano quando Dobby apparse davanti a lui, stringeva tra le dita ossute e nodose una pergamena sigillata da cui pendeva una piccola chiave dorata. Gliela porse insieme ad un piccolo foglietto.

"Harry Potter mi ha chiesto di tenerla al sicuro e di consegnarla al destinatario oggi.

Dobby era sospeso quando Harry Potter ha detto che il destinatario era il vecchio padrone Draco Malfoy"

la consegnò e si smaterializzo di nuovo. Draco la strinse quasi a spezzarla. Poi lesse il foglietto:

 

 

Il quartier generale dell'Ordine della Fenice si può trovare al numero 12 di Grimmauld Place Londra”

 

Si materializzò direttamente là davanti ed entrò. Cercò un posto dove sedersi e trovò il divano. Con le mani tremanti ruppe il sigillo ed iniziò a leggere.

 

Caro Draco,

lo so che sono l'ultima persona al mondo da cui ti aspetteresti una lettera, ma ormai il tempo che mi rimane è veramente poco. Troppo poco per non essere sincero fino in fondo.

Il nostro rapporto è sempre stato problematico, anche se ,non possiamo negare di aver avuto subito una connessione quel giorno da Madama Mc Clan. Mi sono reso conto di provare qualcosa di più solo l'anno scorso, durante il nostro scontro, quando ti ho quasi ucciso.

Tremavo all'idea di vederti morire, oltretutto per mano mia. Non poteva essere dovuto alla rivalità che pensavo esistesse tra noi. Non riuscivo a guardare il sangue uscire copioso dai tagli inferti nella tua candida pelle, ed i tuoi meravigliosi occhi divenire opachi. Da quel momento ho cominciato ad analizzare la situazione, a guardarti a capirti. Ed ho capito che non eri altro che un ragazzino spaventato, almeno quanto me. Marchiato a vita da un simbolo che avrebbe cambiato il tuo destino, proprio come me. Obbligato a seguire la via che ti era stata imposta dalla tua famiglia alla quale eri totalmente contrario.

E' per questo motivo che piangevi nel bagno quel giorno, vero? Non volevi deludere i tuoi genitori, non volevi essere ucciso da quel mostro, ma non avevi la forza di portare a termine l'incarico. La tua anima innocente voleva rimanere tale e remava contro ad ogni tuo piano.

Questo ho capito ed ho iniziato ad amarti senza rancore . Come se fosse la cosa più naturale da fare; ma non avrei potuto averti, non prima della fine di questa dannata guerra ed a quanto pare non potrò averti mai. Il mio destino è segnato. Devo morire perché il mondo sia libero. L'ho accettato ed oramai non posso tornare indietro.

Posso solo fare un ultimo gesto che mi leghi a te per sempre, come avrei voluto. Lascio a te la casa che ho ereditato da Sirius, legalmente ti apparterrebbe in quanto erede della famiglia Black. Insieme a questa lettera ti è stata consegnata una chiave. E' la chiave del mio conto alla Gringott, non è paragonabile alla fortuna appartenente alla tua famiglia, ma ti consentirà di vivere agiatamente e di essere finalmente libero. Ricominciare da zero. E finalmente essere la persona che hai scelto di essere.

Vorrei poter toccare i tuoi capelli d'angelo, accarezzare la tua pelle di perla, perdermi nei tuoi occhi argentei ed assaggiare le tue tenere labbra, ma a quanto pare non mi è concesso un ultimo desiderio.

Ti amerò per sempre, ti porterò nel cuore, con me, nell'oblio e morirò felice solo per averti potuto guardare.

 

Ti dono il mio cuore.

Harry.

 

 

Le lacrime solcavano il suo viso, le mani avevano sbriciolato i bordi della pergamena. Adesso era libero, poteva fare ciò che aveva sempre voluto, ma era solo. Ma Harry era morto. Perso per sempre. Si addormentò piangendo, proprio li su quel divano, e li vi rimase per un tempo interminabile.

 

Passarono pochi giorni prima che scoprisse che Harry era ancora vivo, se così si poteva dire. Ne lasciò passare altri per far scemare la folla di curiosi al suo capezzale. Si perchè erano solo curiosi quelli che andavano al San Mungo, a banchettare della notorietà del prescelto, a venerare quell'idolo salvatore, a santificare un mito pagano. Ma lui era solo un ragazzo. Non lo vedevano? Era così difficile da scorgere quell'indifeso bambino?

Terminata la processione di ipocriti, Draco raggiunse il suo amato e prese posto su quella sedia, su cui sarebbe rimasto a lungo, lasciandolo solo pochi istanti, quelli obbligatori. Sopportando, negli anni, le visite dei suoi amici, dell'Ordine, degli Auror, del Ministero. Annullando se stesso ed il suo corpo.

Quel corpo vuoto era suo.

E lo sarebbe stato per sempre.

  
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