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Autore: Dadasopher    26/12/2011    1 recensioni
«...lottammo a denti stretti entrambi, lei contro il pavimento e io contro la perdizione, due “p” , principio comune per futuri fallimenti...».
Disclaimer: i personaggi di questa storia non mi appartengono e tutto quello che scrivo è frutto della mia mente.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Reita, Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fatalità avverse

                           o forse no ?



Missione compiuta.
Alla fine Pisello aveva fatto colpo e oggi sono tre mesi che stanno assieme, pensate un po' che malvagità nell'approccio deve essere insita in un tale individuo! Quando ci annunciò ufficialmente la relazione ci furono le congratulazioni dalla combriccola e le relative domande. Il guru del gruppo, che si era guadagnato ammirazione da parte di tutti per le imprese impossibili, raccontò sorvolando i dettagli piccanti, di come era riuscito ad attirarla a sé con facilità; in sostanza se l'era lavorata pian pianino. Tutti sapevamo che gliene importava poco e anche lui ne era consapevole. Era una scopata facile, come del resto lo era per gli altri un qualsiasi rapporto, seppure si dimostrassero carini e gentili sul momento. L'unico cretino ero io lì dentro, ma non tanto da rivelare le mie posizioni "puriste" in fatto d'amore.
Se una donna avesse approfondito il rapporto con me ero sicuro che si sarebbe innamorata immediatamente. Io ero la controprova della bastardaggine maschile, del tipico modello a cui basta avere un rapporto "che tutto fila liscio". Deprimeva pure me, che ero uomo, sapere che a quell'età l'unico scopo della nostra vita era soddisfare solo i nostri bisogni fisiologici. Un ventenne è fallocentrico, non c'è nulla da fare.
Do la colpa di questo mio distaccamento dalla massa dei caproni alle letture che mi venivano imposte nell'età della ribellione dalla mia matrigna, dai, almeno per questo era stata utile. All'epoca ero un ragazzotto che dava i primi segni di trasgressione, si sentiva figo rispetto al mondo. Ricordo bene che fu un evento a scatenare la dura repressione della donna. Un pomeriggio presi dall'armadietto del bagno il rasoio elettrico per la barba che mio padre aveva lasciato e deciso lo passai sulla testa. Ero un
punk pure io adesso: un bel crestone storto verde. Uscii dal bagno tutto contento, con un sorriso a trentadue denti, pronto a fare la vita del duro, di quello che vuole spaccare tutto, di quello che ha vissuto la miseria.
A mia madre caddero le braccia quando mi vide e io con quel sorriso sornione sbandieravo il mio “no netto” al vissuto travagliato del passato, sfoggiavo l'assoluta contestazione a tutto, non rendendomi conto di essere più conformista degli altri.
La scoperta dei
Sex Pistols mi aveva reso “grande e indipendente” oltre che tremendamente incazzato (permettetemelo, sto spiegando quella che era la mia filosofia pAnC).
Insomma da quel dì, dopo una chiacchierata di due ore con la ciabattona, fui costretto o meglio accompagnato ogni giorno in biblioteca comunale per prendere dei libri da leggere e indovinate?
La mia matrigna avendo sentito come ripetevo fedelmente la frase più quotata di Rotten, omettendo il
figlio di madre ignota (mi sembra ovvio) «uno che ha fatto del marciapiede il suo regno, un figlio maledetto di una patria giubilata dalla vergogna della Monarchia, senza avvenire e con la voglia di rompere il muso al suo caritatevole prossimo », volle farmi provare a tutti i costi cosa volesse dire essere punk, tanto da mandarmi a pulire “le latrine” e i marciapiedi. Mi servì veramente da lezione. Imparai, seppure in modo diverso, cosa volesse dire “essere il padrone del marciapiede”.
Da allora tutte quelle ideologie rivoluzionarie quanto anarchiche se ne andarono a farsi friggere e il vecchio Takanori rinacque dalle ceneri, seppure in altre vesti, ma di questo avremo tempo di parlarne poi.
Dicevo, la colpa del mio romanticismo, si fa per dire, risiedeva in tutti quei i libri che avevo preso in prestito dalla biblioteca. Leggendo un po' di narrativa europea mi appassionai delittuosamente ai grandi romanzi russi e francesi, però la mia moralità era sempre legata alle grandi lezioni che attingevo da Musashi. Takezo e Osho erano da sempre il mio modello puro da seguire per la via dell'amore casto, beh, loro erano per me la massima autorità che si potesse venerare, oltre che alle sregolatezze europee dal fascino direi quasi delittuoso agli occhi di un ragazzetto coi primi ormoni che spuntano fuori.
Concretizzai fin da subito questa mia diversità da altri ragazzi, che grossomodo andavano dietro alla carnalità, e convenni di non rivelare a nessuno questo lato "intimo" e sconveniente, specialmente di fronte agli occhi spietati delle nuove generazioni.
Mi trovavo a rispondere al guru onnipotente con le frasi che voleva sentirsi dire cercando di non andare mai contro gli altri, malgrado venissero fuori discorsi da tratti misogini e detestabili. Insomma quelli che declamavano di non essere "animali" in conclusione finivano per esserlo nel peggior modo possibile. Che stupidi eravamo, davvero! Eppure era divertente starsene a parlare in quel modo, ti sembrava che fosse perfino naturale l'argomento della conversazione. Senza nemmeno accorgercene sfociavamo alle prime esperienze sensuali per arrivare addirittura alla primordiale scoperta di quel oggetto comune al sesso maschile, e spesso ricordavamo le facce delle nostre madri sconvolte o soltanto sorprese che tale comportamento si fosse presentato tanto prematuramente nei loro piccoli e indifesi bimbi.
Almeno così dicevamo e io raccontavo con molta inventiva storie analoghe alle loro; in realtà le mie scoperte furono semplicemente individualistiche e casuali.
Ma la copertura di tua madre scandalizzata al sentore che il proprio figlio abbia scoperto l'utilizzo del diletto sensuale, beh, ti rendeva figo di fronte a quegli occhi illusi e creduloni perfino di più del guru incontrastato del sesso.
Contemporaneamente a queste mille parole scambiate tra ormai veterani dell'approccio, pensavo che non avevo più rivisto il tizio, Ryo, da quella serata giù al pub; strano che il mio incontro combaciasse nel tempo con il semi rapporto amoroso tra pisello e la sua dolce metà.. E più tempo che passava e più beh, ero meno convinto che provassi
semplicemente una modesta simpatia per quel buzzurro. Non dilunghiamoci troppo però su questo mio monologo interiore oh lettori appassionati perché è più importante portare alla luce i fatti e non le catene mentali che mi si perpetuano continuamente nell'animo.

Eravamo a cinque passi dalla stazione della metrò in uno di quei giardinetti ben ordinati e curati padroneggiato, nei pomeriggi primaverili, dal binomio madre (o padre che sia) e figlioletto.
I fanciullini, li vedevi correre maestosamente su quei prati con la purezza dipinta negli occhi ed era bello che almeno loro potessero mantenerla inalterata.
Chissà se anche io nei tempi d'oro sarei parso a un passante come tutti gli altri bambini, considerando che non avevo nessuno a lodare le mie prodezze. Andare ai giardinetti voleva dire spezzare quel rapporto matematico a 3 insito nelle famiglie "normali" e come avrete capito noi Matsumoto eravamo l'eccezione universale a qualsiasi regola comune. Forse per questo senso la nostra originalità poteva essere vantata, anche se, analizzando più a fondo non ne rimarrebbe che putredine indistinta.

Era una tranquilla serata di estate e noi la trascorrevamo nel modo più anticonformista del mondo, lontano dallo sfarzo e ostentazione dei locali fighetti, posto in cui si riunivano quei tipi che come unico denominatore comune avevano la "sbruffonaggine". Non dilunghiamoci a lungo su spiegazioni dettagliate, comprendete soltanto il principio che regola le nostre scelte di "alternativi" e imparate a farne uso e consumo quando poi penserete alle nostre avventure, ammesso che io ve le descriva in dettaglio tutte quante.

Per qualche assurdo motivo dovevamo separarci prima quella sera e non trascorrerla fino a notte fonda divisi tra chiacchiere giovanili col pretesto che fossero pseudointelletuali. Ovviamente, e lo sottolineo con enfasi, Takanori aveva dimenticato il suo fidato ombrello a casa e sempre rientrando nei puri casi della normalità qualcuno di imprecisato aveva deciso di prendersi beffa delle sue dimenticanze, tanto da mandare un nuvolone nero sopra il paesino provinciale tanto cupo e minaccioso da coprire la volta stellata.
I ragazzi alle prime gocce risero ignari, poi quando esse si fecero sempre più fitte, quasi da essere un manto indistinto di acqua, scherzarono meno. Sfrecciarono via in direzioni diverse e io come loro accorrevo a un riparo sicuro. Completamente mezzo da capo a piedi attesi solitario l'arrivo della metro, diviso tra pensieri poco piacevoli e la paura più totale che ci fosse qualche poco di buono a importunarmi. Fortunatamente ero l'unico a viaggiare in ore tanto bizzarre e con premesse della stessa sfumatura. Quello che destava in me più perplessità era il tragitto del ritorno, piuttosto lunghetto, senza la possibilità di evitare un altro inzuppamento completo e quindi di buscarmi tremendi raffreddori seguiti da broncopolmoniti durature. Mi viene spontaneo domandarmi fino a quando il caso mi verrà incontro tanto “piacevolmente”.
Sorpreso mi girai indietro notando di come una grossa macchina nera stava rallentando e ormai mi era praticamente di lato. Si abbassò un finestrino
et voilà! Inconfondibile, curato come sempre c'era l'uomo che aveva attirato la mia attenzione tanto egoisticamente, vantando un certo fascino recondito.
-
Posso darti un passaggio?- chiese gentilmente mettendo in folle.
-
Oh Ryo- sorpreso per l'incontro borbottai- Non ti preoccupare, sono quasi arrivato grazie
-
Uhm, dai sei fradicio di certo anche per pochi metri ti farà bene stare al calduccio- sorrise amabilmente.
Come potevo rifiutare una cortesia così sincera? Nemmeno il tempo di replicare ed ero seduto al suo fianco nella mia timidezza estrema, seppure l'atto del salire mi fosse venuto spontaneo. Il desiderio che lui sopraggiungesse dal nulla e ci rincontrassimo si era realizzato, finalmente.
-
Dove siamo diretti?- domandò ancora fermo al lato della strada.
Gli spiegai con poche parole il tragitto che ci avrebbe condotti alla
divin dimora ospitante il degenero regale firmato da Moi e Miss Ciabattona, attuale detentrice del titolo mondiale di trash.
Non importa che mi dilunghi sul come finì, nevvero? Sarebbe una sequenza di azioni piuttosto deducibili e meccaniche, se non fosse che il
bellimbusto ben vestito e dalla tinta anticonformista mi avesse posato gentilmente la mano sulla spalla per fermarmi e affermare immancabilmente con la luce sibillina negli occhi

-
Ora sei tu che mi abbandoni senza un motivo, Taka- aggiunse un sorriso pacato per rafforzare quella immagine che ormai aveva voluto impormi fin da subito ostentando estrema sicurezza.
Non risposi preso alla sprovvista da quella battuta che sembrava essere stata detta fuori luogo o al massimo anticipata dal maldestro attore, il quale evidentemente nel proprio cervellino aveva già superato di fantasia da un pezzo la contro risposta dell'interlocutore, ovvero io.
-
Non mi guardare perplesso, piuttosto dettami il tuo numero di telefono biondo- estrasse dalla tasca dei pantaloni in rapida sequenza pacchetto di sigarette e telefono
-
Ahh sì, okay, come vuoi...-risposta denotante una estrema e imbarazzante ebetaggine del sottoscritto. Imbambolato attendevo che digitasse i numeretti sui tasti e non davo minimo accenno di volermi alzare da lì.
-
Beh...AUG- alzò la mano per accennarmi un saluto e ripartì subito dopo, rapido e impercettibile lungo quei vialoni svuotati di vita.

Contemplai quei fasci di luce camaleontici riflessi sull'asfalto sudicio in pozzangherette distribuite senza logica, giungendo poco a poco a un
grande perché.

A rendere particolarmente memorabile la chiusura di un giorno tanto bislacco fu il rientro trionfale nella casa dell'Eroe dei giorni nostri. Non solo l'atmosfera cupa lo precedette subito dopo l'ingresso, determinando un Blackout senza precedenti, forse lo stesso qualcuno di qualche ora prima dalla postazione della sua regia trovava divertente stuzzicare quel poveretto sempre più frequentemente, ma ci s'era messo anche l'umore della donna ad alimentare l'angoscia domestica del suddetto. Tal donna, di cui il nome non ci è ancora stato svelato, credendo quei movimenti sospetti, aveva prontamente pensato di accogliere l'ospite con “
una grande sorpresa”.

Allo stato attuale si contano un paio di bernoccoli, di cui il più grosso sulla fronte, e vari ematomi sparsi per il corpo.
Di certo l'Eroe, made in Japan, si sarebbe aspettato di tutto tranne che ricevere pesanti scopate sul corpo slombato ed estremamente provato.
Il colpo di grazia (fisico) non c'era mancato. Solo dei lamenti tardi seppero far desistere la donna, -intontita da dei tranquillanti- dai propri intenti omicidi nei confronti del nuovo“
visitatore”.
-
Ma sei pazza dico io!?!- urlai isterico facendo luce con l'accendino.

Non dimenticherò mai quelle pupille
perse, inumane, opache che aveva sovrapposto al complesso vitalistico quotidiano. In più aveva appeso un viso arso dalla paura.

[Un tonfo risonante e inquieto - Fu così che cadde esanime a terra - e mi salutò per dieci minuti.]

L'aiutai a vomitare quel mix di pasticche, lottammo a denti stretti entrambi,
lei contro il pavimento e io contro la perdizione, due “p” , principio comune per futuri fallimenti.




NdA:

Come ho pure scritto nella mia BREVE presentazione,
amo la provocazione.
Ho detto che sarebbe stata una storia diversa perché così è, ma vorrei che si evitasse di pensare che io lo dica vantando la mia scrittura o chissà che sia. Lo dico semplicemente per provocarvi, per avere una reazione da voi. Non mi piace peccare di superbia, ci mancherebbe altro.

Nel prossimo capitolo scopriremo più a fondo dei lati di Takanori bizzari ;D

Ah, colgo l'occasione per darvi
Buon Natale a tutti e ringraziare GurenSuzuki per le sue recensioni <3
Valja.






  
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