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Autore: YuXiaoLong    26/12/2011    0 recensioni
Capita di rado, ma le storie di due mondi possono intrecciarsi.
Yulannath dell'Accademia dei Due Draghi (salvo in casi formali, Yu) è un giovane bizzarro: sognatore, distante, distratto, irrilevante per i Terrestri, che lo conoscono con un altro nome. Ma egli è un Viaggiatore, capace di attraversare il Confine, la barriera che separa la Terra dall'Inframondo: il mondo gemello che alberga ogni sorta di creatura fantastica. Ma ben presto il suo destino lo porterà al di là di entrambi, fra rancori e ambizioni senza tempo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ars Arcana, Capitolo IX:

Vox Draconis


Atterrita dalla scomparsa del mago, la Principessa Arshilenne corse a cercare il suo Azadrath, confidente del fatto, sperando che l'anziano drago potesse rassicurarla e darle una spiegazione.

Azadrath!”, lo chiamò, raggiungendolo nel cortile. “Svegliati, ti prego... ho bisogno dei tuoi consigli” lo pregò, trovandolo addormentato, carezzandogli con delicatezza la punta del naso.

La creatura aprì subito gli occhi e si alzò a sedere.

Principessa, cosa può spaventarti tanto nella tua stessa casa?” le domandò, bonario, lasciando che lei lo abbracciasse, per quel che la differenza di taglia le consentiva.

Azadrath, il giovane che hai portato è sparito. Un momento prima stava parlando con me, quando all'improvviso si è sentito male e un portale l'ha inghiottito... non ho saputo richiuderlo, Azadrath! Che i miei poteri stiano scemando?” lamentò la Luminal, nascondendo il viso contro le scaglie del dragone.

Azadrath circondò entrambi con la sua coda e spiegò appena un ala per coprire la sua piccola Principessa.

Non credo sia così, Principessa mia. A mio avviso, Yulannath è andato via perché doveva essere altrove... e quanto al non riuscire a fermarlo, non temere: dopo tutto, lui è il primo Luminal che incroci da molto tempo; non hai mai provato a chiudere un portale aperto da un tuo simile, forse non ti è riuscito perché non sai interferire bene con una magia così simile alla tua...” la rassicurò, paterno. “E' logico che per un Luminal come lui sia facile entrare e uscire da casa propria, non credi?”

La donna sospirò e annuì, cercando conforto nella sensazione della pelle tiepida del drago contro il suo viso.

Ciò che diceva doveva esser vero: se i Noxinal erano corrotti, probabilmente lo era anche il loro modo di varcare il Confine, e lei non aveva mai cercato di impedire ad un Luminal di aprire una breccia; non ne aveva mai avuto alcun motivo.

Starà bene?” chiese, dopo un po', sentendosi nuovamente serena.

Stava bene quando è andato via?” fece il drago di rimando, inarcando le sopracciglia.

Non proprio” ammise lei, con un sospiro, facendo un passo indietro. A quel movimento, Azadrath spostò rispettosamente la coda e ripiegò l'ala che aveva steso. “Ma il luogo che ho visto non sembrava presentare pericoli immediati. E se il varco si è aperto proprio lì, ci sarà una ragione.”

E' così. Il piccolo è la Voce di un Drago, e il Drago lo vuole laddove ha aperto il portale” commentò la creatura, annuendo. “Abbi fiducia, tornerà e ci aiuterà. Anzi, credo che ci aiuterà anche facendo semplicemente ciò che il Drago desidera, posto che con ogni probabilità ciò lo metterà contro ai Noxinal.”

Quindi, secondo te dovrei aspettare a convocarlo di nuovo?” chiese la Luminal, accigliandosi. L'idea di rinunciare ad un alleato appena trovato le sembrava oltremodo sciocca.

Azadrath sorrise nel veder riemergere il suo temperamento deciso; passato lo spavento, stava tornando la Principessa di sempre. E dopo tutto, era giusto che si concedesse qualche momento di sfogo, di tanto in tanto; e ogni volta che fosse accaduto, lui sarebbe stato presente, come aveva promesso di fare tanti anni prima.

Sì. Tienilo d'occhio, ma non chiedergli nulla, per il momento. Portare a termine l'incarico del Drago Celeste che l'ha scelto lo renderà più forte e gli permetterà di affinare le sue capacità. A quel punto, diventerà un alleato ancor più valido” spiegò, con una scintilla astuta nello sguardo. “Caricarlo di troppe responsabilità non gli farà bene, e lo manderà in confusione. Dagli tempo e ti accorgerai...” si interruppe all'improvviso e alzò lo sguardo verso il cielo.

Avvertiva qualcosa di insolito, nell'aria, come il vento che precede uno tsunami, solo che era una sensazione incredibilmente più sottile. Yu se n'era andato, ma qualcos'altro stava per entrare in Astrelia.

Stammi vicina, Principessa, una strana vibrazione agita il tuo regno” disse in tono grave, tendendo una zampa alla Principessa.

Cosa credi che sia?” domandò quella, salendo sul palmo del drago.

Non lo so, ma farà un bel fracasso, questo è certo” rispose quello, continuando a scrutare il firmamento, mentre stringeva a sé la piccola Luminal, ai suoi occhi così fragile, per proteggerla.

D'un tratto, un puntino nella miriade dei corpi celesti si accese di un bagliore più intenso, colorandosi di una luce verde che si fece, in pochi secondi sempre più grande e intensa, fino a diventare una sorta di astro smeraldino che tinse del suo colore tutto il palazzo, mentre un fragore simile ad un ruggito accompagnava la sua crescita. Un vento improvviso spazzò il regno, facendo ondeggiare l'erba e fremere le cime degli alberi, l'intero paesaggio cristallino riverberante di quella luce misteriosa.

Arshilenne si issò sopra le dita del drago per guardare, e l'aria le scompigliò i capelli. “Pensi che ci stiano attaccando?” gridò, per sovrastare il frastuono.

Non credo, ma non allontanarti da me, per sicurezza” rispose Azadrath.

La principessa rivolse al drago un sorriso e annuì, restando al sicuro nella sua mano, mentre, sotto il loro sguardo stupito, il sole smeraldino ebbe una sorta di palpito, e con fragore di tuono scagliava un unico raggio luminoso contro la cortina di oscurità.

L'impatto fece increspare la barriera, e la sua superficie oleosa inghiottì la folgore e tornò al suo normale, viscoso brulicare, dopo di che, l'astro svanì con un secondo lampo. Per qualche istante, tutto tacque, poi, qualcosa nel fronte della Zona Buia cambiò: la sua superficie si fece via via più opaca, come se si stesse rinsecchendo, finché, sotto lo sguardo incredulo della principessa, non cominciò a sgretolarsi in tanti frammenti simili a fiocchi di cenere che presero a volteggiare via, un po' alla volta, secondo i capricci del vento.

Il fronte della Zona Buia!” esclamò la Luminal, liberandosi dalla stretta del drago e arrampicandosi su per il suo collo, come una vedetta su un albero. “Azadrath, è regredito! Quel lampo ci ha restituito un pezzo di Astrelia, è straordinario!” fece poi, sempre più emozionata. “Ah!” gemette subito dopo. “Guarda come è ridotta l'area, però... pensi che tornerà come prima?” si preoccupò, lasciandosi andare e aprendo le ali bianche per rallentare la caduta.

Azadrath sorrise e spalancò le ali a sua volta. “Andrò a controllare, tu rimani qui al sicuro, Principessa. Come vedi, qualunque cosa il tuo nuovo alleato abbia fatto, ci ha aiutato; abbi fede, e vedrai ripetersi questo fenomeno molte altre volte ancora” disse, prendendo il volo, per poi planare in direzione della piana liberata dal giogo dell'oscurità.



Vorrei che il Capo mi avesse concesso un po' più della sua forza... sono esausto...

Yudrazath barcollò e scese da sopra il grande altare, cui subito dopo dovette appoggiarsi per non crollare a terra.

Si sentiva come se non avesse mangiato per giorni, e aveva una strana sensazione di intorpidimento vicino alla punta delle dita.

Ah, ho bisogno di riposarmi un po', pensò, ansimando. Solo un pochino, poi mi rimetterò all'opera, promesso... adesso ho tanto sonno...

Alzò lo sguardo verso l'apertura, e vide che il cielo era ancora acceso della luce purificatrice che aveva scatenato.

Be', anche i Pezzi Grossi non potevano lamentarsi, se si concedeva un po' di riposo. Insomma, sì, la sua veglia sarebbe stata una veglia breve... be', decisamente breve, per essere onesti, ma sicuramente intensa.

Peraltro, adesso che ci aveva pensato lui, in zona si sarebbe respirata un'aria decisamente migliore, e certamente anche i presunti liberatori della Valle avrebbero trovato il loro compito un pochino più facile. E comunque, una volta che si fosse ripreso, li avrebbe aiutati di nuovo, se ce ne fosse stato bisogno.

Sbadigliò, stiracchiandosi e torcendo la lunga coda in un buffo ricciolo, prima di tornare a distenderla, quando abbassò le braccia.

E adesso, mi serve solo un posto dove schiacciare un pisolino di una settimana o due...”

Non appena ebbe pronunciato quelle parole, una piccola scossa fece tremare il Santuario, cosicché un sasso si staccò dalla volta, precipitò giù e lo colpì proprio sulla sommità del cranio.

Ahia, ahia! Ma dico!” gridò, massaggiandosi la testa con indignazione.

Il Capo non aveva proprio senso dell'umorismo!

La terra brontolò corrucciata una seconda volta, poi tacque, e la creatura, seccata sbuffò e scrollò il capo, facendo ondeggiare comicamente i lunghi baffi, che, per qualche ragione, parevano muoversi sempre come se si fosse trovato sott'acqua, piuttosto che sulla terraferma.

Poi, lamentando fra sé la profonda ingiustizia della sua condizione, allargò un poco le braccia e fece una piroetta, sollevandosi di nuovo da terra per volare fuori dalla grotta.

Scherzi a parte, aveva davvero bisogno di riposarsi, perciò, dopo aver dato un'occhiata in giro , si trovò un posticino riservato e, scendendo dolcemente verso terra, si lasciò scivolare in un sonno ristoratore.



Yu riprese i sensi lentamente e controvoglia, perché più le sue percezioni tornavano chiare, più si sentiva indolenzito.

Il dolore al petto che aveva sentito era passato, e il resto dei malesseri che accusava probabilmente erano ancora i postumi degli sforzi compiuti per soccorrere Rangrin.

Già, Rangrin! Doveva trovarlo!

Aprì gli occhi e si tirò su a sedere, solo per perdere l'equilibrio a cadere giù dal ramo su cui si trovava. Fortuna volle che non si trovasse particolarmente in alto, e che la neve sotto fosse soffice, perciò la caduta fu così breve che non ebbe nemmeno il tempo di gridare, prima di piombare con un morbido tonfo sulla coltre gelida e bianca.

Oh, triple maledizioni” imprecò tra sé, alzandosi in piedi e spazzandosi la neve via dalla veste e dai capelli. Non si era fatto male, ma di sicuro era stato spaventoso... e dannatamente freddo.

Rabbrividì e guardò il ramo su cui si era risvegliato, chiedendosi come accidenti ci fosse arrivato... meravigliandosi, subito dopo, di quanto bassi fossero gli alberi in quel bosco.

Fece un giro attorno all'albero, volgendo lo sguardo tutto attorno per orientarsi, e, quando intravide le mura dell'Accademia in lontananza, capì: c'era stata una valanga, ecco perché il bosco aveva un'aria strana. Aveva senso.

Aspetta un momento...

Non c'erano mai state valanghe su quelle montagne! E da dove veniva tutta quella strana luce?

Alzò lo sguardo verso il cielo, e lo vide percorso da striature verdi, come fili di fumo lucenti fra le stelle. Poi si voltò verso la montagna, e rimase a bocca aperta: dalla sua sommità scaturiva un fascio di luce verde, che si innalzava come una sottile, infinita colonna nel firmamento buio.

Tirò su col naso e si strinse le braccia attorno al corpo, riflettendo mentre osservava lo strano fenomeno.

Che tutto fosse scaturito dalla gemma che aveva toccato nel Santuario? Forse... e se così era, aveva fatto qualcosa di buono, o l'aveva combinata grossa?

Abbassò lo sguardo sulla valanga e strinse le labbra, accigliandosi.

Probabilmente l'una e l'altra erano egualmente vere.

Tornò a guardare le stelle, soffiando nuvolette di vapore nell'aria gelida, pensoso.

Astrelia, il drago, la principessa, i ragni di metallo... era stato tutto un sogno?

Eppure...

Si guardò una mano. Era stato così vivido, era come se riuscisse ancora a sentire le scaglie di Azadrath sotto le dita. E la Principessa Arshilenne... anche lei era solo frutto della sua fantasia?

Si grattò la testa, sentendo che non ci capiva più niente.

La Grande Guerra Astrale c'era davvero o no? Luminal e Noxinal, la Zona Buia, e tutte quelle storie sui Viaggiatori... possibile che si fosse immaginato tutto?

E poi, c'era l'Oscurità che aveva visto fra i mondi. Solo ripensarci gli faceva venire la pelle d'oca.

Aveva sentito qualcosa di profondamente sbagliato quando l'aveva vista... e il suo sesto senso gli diceva che era lì che i Nani erano tenuti prigionieri. E i Demoni Evanescenti, che Rangrin tanto temeva, dovevano avere lì la loro casa, come poteva essere altrimenti?

Nani prigionieri sulla Terra? L'idea era assurda persino per lui. Certo, forse con delle misure di sicurezza straordinarie era possibile mantenere il segreto, ma al minimo errore ci sarebbe stato un bel pandemonio. Figurarsi poi se uno di loro fosse mai fuggito!

No, se avesse avuto a disposizione una fortezza costruita nello spazio fra i mondi, anche il mago certamente avrebbe usato quella come base d'appoggio per le sue scorrerie.

Si incamminò verso il castello, alzando il cappuccio del mantello per ripararsi almeno un po' dall'aria tagliente, mentre rifletteva.

I Demoni rapivano i Nani e li portavano in quella zona di Oscurità, e Azadrath e la Principessa avevano parlato di una Zona Buia. Prima corrispondenza.

La descrizione che Rangrin aveva fatto di loro corrispondeva a quanto sapeva dell'aspetto dei Noxinal descritti da Arshilenne... a parte il fatto che l'aviatore non aveva mai menzionato le loro ali. Seconda corrispondenza, anche se un po' più debole.

Infine, Azadrath sembrava avere una possibile spiegazione al fenomeno che era avvenuto nel Santuario: se era vero che il Drago della Valle l'aveva scelto come sua Voce (qualunque cosa ciò volesse dire), allora si spiegava perché aveva avuto quella visione toccando la gemma.

Heh...” fece tra sé, sorridendo amaro. Che se lo fosse sognato o meno, la Principessa l'aveva ritratto bene: non era un eroe, non aveva mai voluto esserlo, ma in fondo, che scelta aveva?

Scacciò quell'idea scrollando la testa. Quale eroe ed eroe, voleva solo aiutare per quanto poteva, e poi la parola “eroe” portava rogna, lo sapeva da quel po' di epica che aveva studiato e dai tanti romanzi che aveva letto.

Insomma, la Valle era casa sua (be', forse seconda casa, se tutta la storia dei Luminal era vera), e voleva fare ciò che era in suo potere per difenderla... checché l'idea di opporsi ad una nazione con un esercito armato, addestrato e determinato gli fosse sempre parsa poco attraente.

Nutriva l'illusione (perché razionalmente sapeva che era un'illusione) che se avesse risvegliato i due Draghi, di certo non gli sarebbe toccato partecipare ad alcuna violenza; non si aspettava alcun onore, perché non era all'onore che mirava, anzi: non aveva alcuna intenzione di essere cavalleresco o sportivo in questa sua ricerca; avrebbe mentito e ingannato secondo necessità. Era una guerra, diamine, avrebbe usato tutti i trucchi a sua disposizione, per riuscire nel suo intento.

Starnutì e allungò il passo, trottando sulla neve soffice sotto l'innaturale luce che pervadeva il cielo, sperando di non beccarsi una polmonite, con tutto quel freddo. Non vedeva l'ora di infilarsi sotto le coperte e lasciarsi alle spalle quella giorantaccia.

Ah, vedo un mago...” commentò una voce, all'improvviso.

Yu si irrigidì per la sorpresa, con occhi sgranati, si voltò verso lo sconosciuto, che aveva parlato dalle sue spalle.

Ciò che vide lo paralizzò: il giovane che aveva parlato con quel tono freddo, tagliente, possedeva un'innaturale bellezza non dissimile a quella della Principessa Arshilenne, ma in lui, nel suo sorriso, nei suoi occhi di Viaggiatore, vi era un che di sbagliato.

Lo osservava tenendo il capo leggermente inclinato di lato, una mano appoggiata sulla guancia con fare vagamente pensoso, come lo stesse valutando.

Certo, una bella delusione...” proseguì, abbassando il braccio con un sospiro. “Tanto chiasso e tanti grattacapo... e ciò che trovo è un Viaggiatore di seconda categoria...” lamentò, la voce appena tinta dalla delusione.

Il mago fece un passo indietro, senza dire nulla, scrutando l'altro con circospezione.

Che fosse un Noxinal? Se così fosse stato, allora anche Arshilenne e la Guerra Astrale erano reali.

Diamine!

Di quello non poteva essere sicuro... ma sicuramente, quell'uomo che sfoggiava il Marchio dei Viaggiatori e un abbigliamento da persona d'affari terrestre doveva essere uno dei Demoni Evanescenti che Rangrin tanto temeva, l'aveva praticamente scritto in faccia! Vi era un qualcosa, in lui, che lo turbava profondamente, un che di diabolico che non riusciva a descrivere a parole; in realtà, non era nemmeno qualcosa del suo aspetto, quanto più un'aria che spirava attorno al suo essere.

Come puoi essere stato tu a fare tutta questa confusione? Non possiedi un briciolo della forza necessaria...” proseguì il Demone, serafico.

Yu si accigliò e non rispose. Noxinal o Demone Evanescente che fosse, lo sconosciuto cercava di intimidirlo per avere informazioni, e lui non doveva cascarci.

Ma era più facile a dirsi che a farsi: il giovane possedeva un suo potere magico, riusciva a percepirlo con fin troppa chiarezza.

Strinse gli occhi con ostilità, cominciando a capire: stava facendo sfoggio della sua magia, ma in un modo sottile, quasi elegante; lasciava che la sua aura pervadesse l'aria circostante, senza fare nulla per mascherarla o celarla al sesto senso di altre creature soprannaturali, tingendo quella forza sottile di una risonanza minacciosa per essere più intimidatorio.

Un bel trucco, non c'è che dire. Dovrò tenerlo a mente, chissà che non torni utile, un giorno, pensò, studiando l'altro con più attenzione.

Qualcosa però, disturbava l'armonia angosciosa che il Demone cercava di creare: la sua risonanza era disturbata, e il mago non poté fare a meno di osservare come l'interferenza andasse e venisse secondo i movimenti delle luci nel cielo.

Chiunque fosse, il potere del Drago della Valle gli era avverso.


Zendramax incrociò le braccia sul petto rivolgendo al misero Viaggiatore un'ombra di sorriso sprezzante.

Almeno, non era cascato subito nel suo trucco di risonanza, significava che, se non altro, un po' di cervello l'aveva.

Vedo che sei un tipetto piuttosto sveglio, quindi so che questo incontro sarà proficuo per entrambi. Tu sei una di quelle irragionevoli e fastidiose persone che si oppongono all'occupazione del territorio, ed è assai probabile che tu sappia cosa è accaduto qui. Perciò, mi rivelerai ciò che sai” scandì, quasi annoiato. “Se lo fai, potrei anche considerare la possibilità di lasciarti libero. Dopo tutto, sei troppo debole per essere una minaccia. Ma se ti opponi, temo che dovrò passare a forme di persuasione più grossolane. Consegnarti ai soldati di Euxelia, financo...” proseguì, con fare più pensoso, per poi tornare a sorridere. “Ma sono certo che un Terrestre sveglio come te ha più senso degli affari di questo mucchio di sciocchi provincialotti, dico bene?”

Con suo disappunto, il mago rimase chiuso nel suo silenzio, anche se non avrebbe saputo dire se fosse per paura o perché stava pensando a come sbarazzarsi di lui.

Incantevole! Di norma non amava incontrare resistenza, ma se quel ragazzino avesse tentato di resistergli, forse sarebbe persino riuscito ad intrattenerlo un po'.

Dissipò la risonanza negativa e assunse un'aria più indulgente.

Oh, sei certo di non voler collaborare? Sarà molto meno spiacevole se lo farai, amico mio...” lo avvertì pacatamente.


Yu fece un verso sprezzante e si infilò una mano in tasca, ben sapendo che l'estraneo era più vigile di quanto non volesse apparire.

Ovunque l'avversario avesse appreso l'uso della magia, sarebbe stato sciocco pensare che fosse soggetto alle sue stesse limitazioni: dall'aria che aveva (e da ciò che Rangrin aveva raccontato), non erano il tipo di persone che si facevano troppi scrupoli sull'uso che veniva fatto degli incantesimi. Ciò giocava pesantemente a suo sfavore, ma sapeva anche di avere un piccolo vantaggio dalla sua: l'imprevedibilità.

Studiare forme di magia distruttiva era stato proibito anni prima che lui cominciasse a studiare, era vero, ma apprendere l'arte di indebolire o respingere gli incantesimi avversari era ancora permesso: dopo tutto, si trattava di una forza passiva, di cui era impossibile abusare.

Inoltre, essendo cresciuto sulla Terra, era inevitabile che un po' di pensiero scientifico (più o meno) contaminasse la visione del mondo che lo studio della magia voleva dargli. Aveva imparato che poteva ottenere alcuni effetti con molta meno fatica se, anziché lasciare che la magia alterasse le leggi della realtà, l'avesse usata per guidare materie ed energie naturali per ottenere un determinato obiettivo. Non era un mago potente, ma il suo approccio alieno alla magia gli forniva tanti piccoli vantaggi.

La forza bruta non poteva essere la sua carta vincente: avrebbe dovuto puntare sulle piccole astuzie e sperare che bastassero.

Sentì la superficie liscia di uno dei suoi cristalli sotto le dita e ve le strinse attorno, riflettendo.

Chi sei?” domandò, piatto.

Non contava davvero di ottenere informazioni rilevanti, voleva solo prendere tempo, e il tizio lì di fronte sembrava amare molto il suono della sua stessa voce. E forse, pomposo come era, avrebbe interpretato la rottura del silenzio come un cedimento.

L'altro ridacchiò.

Vedo che non sei muto, dopo tutto. Questo faciliterà le cose” constatò, con aria compiaciuta.

Pallone gonfiato... pensò tra sé il mago.

Mi chiamo Zendramax, e sono un Emissario della Corte di Euxelia. E tu...?” fece poi, infilandosi una mano in tasca e tendendo leggermente l'altra verso Yu per invitarlo a rispondere.

Il Viaggiatore scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.

Questo è peggio di un cattivo dei fumetti...

L'Emissario sembrava davvero un chiacchierone; chissà quante informazioni avrebbe potuto apprendere da lui! Era così sicuro di sé che magari si sarebbe lasciato sfuggire perfino qualcosa di rilevante, se se lo fosse lavorato a modo. Vi erano due problemi però: in primo luogo, probabilmente era abbastanza intelligente da capire il suo gioco e diventare più riservato; secondariamente... be', non sapeva ancora esattamente come se la sarebbe data a gambe.

Arricciò il naso, indignato, e rispose: “Io non ho mai detto che mi sarei presentato. Fai irruzione in casa mia e pretendi pure che mi presenti? Piuttosto, se sei un Emissario dell'Alta Corte, dimmi perché ci avete occupati.”

Zendramax tornò ad incrociare le braccia e alzò leggermente il mento, guardando il mago dall'alto al basso.

Se sapessi che puoi farmi queste domande ad un qualche titolo, sarei più che lieto di risponderti; peccato che non sappia chi tu sia... mi sarebbe piaciuto spiegare le ragioni dell'Alta Corte ad un diplomatico di Alborea. Trovo che la nostra causa sia... incompresa” replicò, con dispiacere palesemente falso.

Il mago tirò su col naso e si aggiustò meglio il mantello addosso, accigliandosi.

D'accordo, forse quel tizio era abbastanza furbo da non cascare in quel trucco elementare, ma ciò non voleva dire che avesse lui tutte le carte in mano.

Ora, se non ti dispiace, gradirei che tu rispondessi alla mia domanda...” aggiunse Zendramax, tagliente, ma senza perdere il suo sorriso.

Subito dopo che ebbe pronunciato quelle parole, Yu avvertì una vaga sensazione di stordimento, come se avesse bevuto.

Distogli lo sguardo!

Batté le palpebre e scrollò il capo per resistere al tentativo di ipnosi dell'avversario, ma così facendo fu costretto ad abbassare la guardia.

Un'improvvisa concentrazione di energia nell'avversario gli segnalò un attacco imminente, ma lui non era pronto a contrastarlo, e poté solo sperare che non fosse niente di fatale.


Zendramax sorrise e puntò un dito contro quel divertente viaggiatore: non era forte, e anche con quell'odiosa interferenza non era alla sua altezza, ma era sveglio, ed aveva reagito prontamente al suo attacco mentale, così come, ne era sicuro, aveva capito subito il trucco della risonanza. Ma era ora di finirla coi giochi.

Chiamando a raccolta la sua energia, invocò lo Stigma del Fulmine e il Signum della Lancia, indirizzandone la potenza contro l'avversario.

L'energia, obbediente, fluì attraverso di lui, si raccolse crepitando sulla punta del suo dito, illuminandogli il viso di una luce azzurra, poi si scatenò con fragore contro il mago.


La saetta lo investì con potenza tale da sollevarlo da terra e scagliarlo indietro diversi metri, e il dolore fu tale che non riuscì nemmeno a gridare.

Gli ci vollero un paio di secondi per realizzare di trovarsi steso a faccia in giù sulla neve, e ancor più difficile fu fare forza sulle mani per tentare di rialzarsi.

Riuscì a mettersi in ginocchio a stento, e si ritrovò a maledire le tendenze troppo pacifiste e l'etica troppo socratica dei maghi di Alborea.

Che potenza! Non fosse per tutto questo buonismo, forse avrei saputo difendermi... si disse, guardando con odio l'avversario, ansimando.

Zendramax inarcò un sopracciglio.

Ancora in grado di rialzarti? Sei più resistente di quanto non sembri, ragazzo. A guardarti, avrei giurato che sarebbe bastato un solo colpo per metterti fuori combattimento...” osservò, vagamente sorpreso. “Immagino di dovermi considerare fortunato, dopo tutto. Significa che provvederai intrattenimento più a lungo. Buon riposo” aggiunse, tornando a sorridere, con una scintilla di malefica intelligenza negli occhi, mentre raccoglieva le energie per un secondo assalto.

Ma Yu questa volta reagì più prontamente: estrasse il cristallo dalla tasca e lo gettò contro il Demone, invocando lo Stigma della Luce che era in esso e il Signum della Libertà, chiudendo gli occhi.

Tutta l'energia contenuta nell'oggetto si liberò di colpo in un lampo accecante, e l'Emissario, colto di sorpresa, ne rimase abbagliato e barcollò, scagliando la sua folgore troppo in alto e colpendo un albero, spezzando diversi rami, che caddero a terra, parzialmente carbonizzati.

Piccola serpe!” sibilò, coprendosi gli occhi con le mani. “Ti farò rimpiangere questo affronto!”

Yu non gli prestò attenzione: non sapeva se fosse l'adrenalina o altro, ma il dolore lo abbandonò in un lampo, così come la sensazione di soffocamento che era seguita all'assalto del nemico.

Recitò una formula di Velocità e scivolò in un flusso temporale alternativo, allontanandosi dal furibondo Emissario con rapidità soprannaturale, verso le mura bianche dell'Accademia, mentre il mondo tutto attorno sembrava muoversi a rallentatore. L'incantesimo, tuttavia, era uno dei più potenti che conoscesse, e consumò le sue energie in fretta: non appena ebbe raggiunto la fortezza, fu costretto a dissolverlo, o avrebbe rischiato di perdere i sensi.

Pensa, Yu, pensa!, si disse, guardandosi attorno, cercando un modo di superare le mura.

Le porte erano chiuse, e anche se in qualche modo fosse riuscito a contattare Rangrin, il Nano non avrebbe potuto sciogliere il sigillo magico che le bloccava, per non parlare della neve che vi si era depositata davanti.

Anche scalare le mura era fuori questione: non aveva incantesimi adatti allo scopo, e non era sicuro di riuscire a spiccare un balzo magico abbastanza alto da superarle (la qual cosa avrebbe comunque comportato un atterraggio problematico).

Per alcuni istanti, sentì che il panico stava per sopraffarlo, ma poi si impose la calma, e, tratto un profondo respiro, si disse che una via d'uscita c'era.

Doveva usare le energie che gli restavano per varcare il Confine e raggiungere la Terra, dove la fortezza non era che un rudere, e poi rientrare nell'Inframondo.

Poteva farcela, lo sapeva, doveva solo cercare di non svenire una volta arrivato sulla Terra: se riusciva ad effettuare il balzo di ritorno una volta aggirato l'ostacolo, sarebbe stato al sicuro.

Inoltre, era il momento migliore per collaudare la tecnica di spostamento rapido che aveva messo a punto negli ultimi mesi: in teoria, era decisamente più veloce e discreta dei consueti portali, e forse avrebbe confuso il Demone, che magari l'avrebbe scambiato per un incantesimo di teletrasporto.

Ora mi hai proprio stufato!”

La voce di Zendramax gli fece gelare il sangue nelle vene.

Si voltò e quel poco di colore che gli era rimasto sul viso svanì: il Demone Evanescente, sorretto da un paio di grandi ali dalle piume nere, planava verso di lui, una mano protesa in avanti, pronta a scagliare una nuova folgore.


Chi l'avrebbe mai detto che quel mucchietto d'ossa sarebbe stato una simile seccatura?

Non erano tanto il dolore agli occhi o l'ustione che aveva riportato al viso a farlo infuriare: il dolore sarebbe passato presto e la sua pelle sarebbe guarita in fretta, una volta tornato a casa.

No, ciò che lo mandava su tutte le furie era il fatto di essere stato giocato da quel pivello, e con un trucco così stupido per giunta!

Sapeva perfettamente che il giovane mago non era alla sua altezza, non era che un miserabile Viaggiatore, eppure la cattura si stava rivelando più complicata del previsto.

Forse doveva semplicemente ucciderlo, si disse. Sarebbe stato più semplice e, dopo tutto, il terrestre che poteva sapere, di così rilevante?

La folgore che crepitava fra le sue dita, pronta a colpire, e l'espressione atterrita dall'avversario, la brezza sul viso... erano sensazioni estatiche. Avrebbe schiacciato quel moscerino, ne avrebbe fatto un esempio, così che qualunque suo complice avrebbe sicuramente abbandonato la sciocca idea di potersi opporre alla sua causa.

Ma proprio nel momento in cui rilasciava la potenza del fulmine, accadde qualcosa: da un momento all'altro, il mago abbandonò la maschera di terrore che aveva assunto e lo guardò negli occhi con determinazione, solo per un istante. Poi, allargate le braccia, le portò verso il cielo, e rovesciò il capo all'indietro. Una scintilla viola apparve fra le sue mani. Un turbine d'aria si levò all'improvviso attorno a lui, una luce viola lo inghiottì e si spense in un istante, cancellandone ogni traccia.

La saetta crepitò furibonda attraverso la nebbiolina color indaco che si era lasciato alle spalle e colpì la neve, sciogliendola e scavando una profonda buca.




Quando il Confine si lacerò, Yu poté sentire l'aria della Terra spirargli sul viso. L'apertura era minuscola, talmente piccola che il bordo di luce viola che la circondava celava completamente il pertugio alla vista.

Checché la tecnica fosse faticosa e ci fosse voluto del tempo per mettere a punto il procedimento esatto, l'idea alla sua base era molto semplice: i portali che normalmente i Viaggiatori utilizzavano per spostarsi da un mondo all'altro erano difficili da aprire e da mantenere perché il Confine, per sua natura, tendeva non solo a resistere ad ogni tentativo di forzatura, ma anche a rimarginarsi rapidamente qualora violato.

Oltrepassando l'idea che i mondi fossero letteralmente speculari in favore di una visione di sovrapposizione, Yu (ed era certo che altri Viaggiatori più esperti avessero fatto lo stesso) era arrivato alla conclusione che poteva balzare rapidamente da un mondo all'altro se riusciva ad “afferrare” un lembo del confine e, letteralmente, avvolgerselo attorno per farsi trascinare dall'altra parte, sapendo che non appena lui fosse svanito, la barriera si sarebbe ristabilita all'istante. Lo svantaggio, oltre alla fatica, era il fatto che in quel modo non sapeva cosa avrebbe trovato dall'altra parte, ma, si era detto, nulla di ciò che poteva essere sulla Terra sarebbe stato peggio che restare lì con Zendramax.

Perciò, dopo aver perforato il velo fra i mondi, allargò e abbassò bruscamente le mani, come se stesse scostando delle cortine.

Ai suoi occhi, fu uno spettacolo bizzarro: fu come squarciare un arazzo e saltarci attraverso. L'Inframondo si lacerò davanti a lui, e la Terra comparve al suo posto, svelata dal gesto violento del mago.

Non appena fu dall'altra parte, Yu sentì le gambe cedere. Tentò di rialzarsi e di mettersi in cammino, ma gli riuscì solo di barcollare e crollare disteso sul suolo reso duro dal freddo invernale.

Alzati, femminuccia, alzati! Non c'è tempo di poltrire, devi aggirare le mura dell'Accademia ed entrare, prima che quel pazzo capisca il trucco!

Puntò le braccia per terra e fece forza per alzarsi, ansimando.

Il Demone Evanescente non si sarebbe lasciato ingannare a lungo, aveva poco tempo per mettersi al sicuro.

Con un gemito sommesso, si costrinse ad alzarsi in piedi, e, barcollando ad ogni passo, si avviò per il bosco terrestre, decisamente meno fitto e pittoresco della sua controparte, e si avviò verso le rovine del castello che sulla Terra occupavano il posto dell'Accademia.

Si infilò attraverso una grossa crepa ed entrò nel cortile, dal quale, facendosi largo tra gli arbusti che lo infestavano, proseguì alla volta del riflesso terrestre della sua torre. Una volta dentro il rudere, chiamò a raccolta tutta la determinazione e la forza che gli restavano e alzò le braccia, intimando al Confine di lasciarlo passare.

Un sottile cerchio di luce si allargò sopra di lui, mentre l'aria ondeggiava percorsa da lente increspature, rivelando il fantasma dell'Inframondo dall'altra parte.

A quanto vedeva, il camino era acceso, quindi Rangrin, pur non essendo in vista (poteva essere davvero poco lontano, si disse, considerando che in quelle condizioni era un miracolo che l'ampiezza del varco raggiungesse il metro di diametro) doveva essere, in qualche modo, riuscito ad uscire dal santuario.

Sorrise debolmente, sentendosi un po' rinfrancare da quella consapevolezza.

Poi, con un ultimo sforzo, proiettò il suo potere di Viaggiatore contro il Confine; l'immagine ebbe un'increspatura più violenta, e una colonna di luce viola lo avvolse, sollevandolo e sbalzandolo dall'altra parte un po' più bruscamente rispetto al solito.

Avrebbe voluto appurare se la sua supposizione era esatta, ma non appena si ritrovò sul tappeto della sala, al riparo dall'aria gelida e dal diabolico Zendramax, sentì la stanchezza sopraffarlo, e perse i sensi.

Non aveva idea di quanto ci impiegò per recuperarli, ma non appena lo fece, la prima cosa che capì era che si sentiva male: non c'era una parte del suo corpo che non gli facesse male, si sentiva la febbre e respirava con fatica. Inoltre, le sue energie magiche avevano bisogno di ricostituirsi, ma essendo lui così esausto, il processo sarebbe stato più lento.

Provò ad aprire lentamente gli occhi, ma tutto ciò che vide fu un nugolo di puntini rossi e brulicanti.

Li richiuse con un sospiro.

Se non altro, se lo aspettava: la magia aveva dei limiti, e prima ancora di essa, un mago stesso aveva i suoi. Superarli portava conseguenze, e la cecità momentanea era una di esse. Almeno nel suo caso.

Altri maghi sviluppavano altri sintomi, ma si trattava sempre di disturbi assai incapacitanti: una sorta di monito che il loro corpo gli dava perché non esagerassero, così da evitare conseguenze permanenti. L'aveva appreso durante l'addestramento, perciò non si preoccupò troppo; la vista sarebbe tornata dopo che fosse riuscito a riposarsi un po', nel frattempo doveva solo usare la magia con molta più parsimonia.

Ti sembra questo il modo di trattare un ospite? Pensavo che mi avresti aiutato, non che avrei dovuto farti da balia” brontolò Rangrin, poco distante da lui.

Nel sentire la voce roca del Nano, Yu si lasciò sfuggire un sorriso, e, schiuse nuovamente le palpebre, volse lo sguardo dove pensava che si trovasse.

Mi dispiace che tu ti sia annoiato in mia assenza. Sono stato trattenuto...” scherzò, con voce fievole.

Per gli Antenati! Guarda da un'altra parte, i tuoi occhi sono ancora più brutti di prima!” sbottò l'aviatore, la voce un misto di paura e ribrezzo.

Al giovane sfuggì una risata che si trasformò subito in un accesso di tosse che lo lasciò senza fiato per alcuni secondi.

L'Occhio dello Stregone ti urta, Rangrin?” lo punzecchiò, quando fu in grado di parlare.

Tutti i disturbi da uso eccessivo di magia, infatti, oltre ad incapacitare il mago, lasciavano anche un segno innocuo ma piuttosto evidente sui loro corpi; nella fattispecie, la cecità, chiamata Occhio dello Stregone, rendeva la sclera nera come l'inchiostro, mentre iride e pupilla diventavano di un bianco latteo.

Il Nano tardò a rispondere, perciò l'incantatore si immaginò che si fosse profuso in qualche gesto di ribrezzo.

Guardarti mi fa arricciare la barba. Togliti quelle mostruosità dalla faccia e poi potremo parlare.”

Yu sorrise con aria colpevole.

Non posso” ammise con semplicità. “Ho usato troppe energie, e questa è la punizione. No, non sono solo brutto, Rangrin. Sono anche cieco, almeno, finché non recupero le forze” spiegò brevemente, prima che il nano potesse fare domande.

Poi, aggrottò le sopracciglia e annusò l'aria. Non era nella sua stanza, posto che sentiva scoppiettare il caminetto e che il Nano l'aveva adagiato su un divano. Era nella stessa stanza dove lui l'aveva soccorso la notte in cui gli era precipitato in casa.

Questo posto sta diventando un'infermeria, si disse, cupo.

Ma c'era qualcos'altro, fuori posto... un odore insolito, nella stanza. Non avrebbe saputo identificarlo con precisione, gli sembrava come se il vento dei ghiacciai gli spirasse in viso, eppure l'aria era piacevolmente tiepida e sapeva che non potevano esserci molti spifferi.

Rangrin... l'aria ha un odore insolito...”

L'aviatore si scaldò subito: “Se vuoi insinuare che la mia barba sia sporca...”

Una risata sommessa si levò da un altro punto della stanza, all'improvviso, facendo trasalire il mago.

Una terza persona era nella stanza, e non era uno dei famigli, le loro voci erano molto più stridule!

Il Venerabile Oracolo sente il mio odore, non ti sentire offeso, Rangrin Barbasporca” commentò l'estraneo, con voce profonda e divertita.

A quelle parole, Yu inarcò le sopracciglia.

Non credo di sentire il tuo odore, amico mio, a meno che tu non abbia l'odore dell'inverno e del gelo” osservò, scettico.

Ah, ma è proprio quello l'odore che ho” rispose prontamente lo sconosciuto. “Certamente lo sai bene, Venerabile”.

Il mago si tirò su a sedere, faticosamente, e a prezzo di numerose fitte, indi volse il capo verso la voce, pensoso.

Impossibile... a meno che tu...” mormorò, poi sgranò gli occhi, folgorato da ricordi di certe letture.

Avvicinati, che possa toccarti, per favore” domandò, con voce tremante, tendendo una mano.

Già dal rumore pesante che il suo interlocutore fece mentre si avvicinava, il giovane cominciò ad avere sospetti circa la sua natura.

Poi sentì il suo muso sfiorargli le nocche e, quando lo toccò, sceglie lisce e coriacee scivolarono sotto le sue dita, simili ad un'armatura di pregevole fattura, solo fredde di un freddo diverso: non il freddo sterile del metallo, ma la frescura di una pelle corazzata.

Rangrin...” chiamò con un filo di voce, tastando delicatamente la testa del drago. “O la febbre è salita un po' troppo, o sto carezzando un drago...” commentò con una risatina isterica.

Un drago, nella sua stanza! Di tutti i posti, i momenti e le circostanze, doveva essere proprio quello il giorno in cui avrebbe incontrato un drago!

La sua risata si fece acuta, poi la gola tornò a bruciargli e non gli fu impossibile continuare. Se non altro, il dolore improvviso lo fece riavere dal crollo dei suoi nervi, restituendogli un po' di lucidità.

L'accesso di tosse durò più del precedente e lo costrinse a piegarsi in avanti per avere un po' di sollievo.

Venerabile, che ti succede?” domandò il drago, con una punta di sincera angoscia nella voce.

Yu voleva domandargli perché lo chiamasse così e perché gli importasse di lui, ma faticava a respirare, e ci vollero diversi secondi per riprendere il controllo.

Non credo ci sia alcunché di venerabile in me, creatura” replicò, a fatica. “E anche se la tua preoccupazione mi lusinga, mi trovo a chiedermi: perché un drago si curerebbe mai di un mortale cagionevole come me?”

Formulare il discorso gli costò grande fatica, ma, almeno teoricamente, si sentiva preparato in materia di draghi, e sapeva che era bene fare di tutto per cercare di non offenderli. Non significava che gli errori non fossero ammessi, ma un drago intelligente avrebbe facilmente distinto bene una gaffe ingenua da un'insinuazione offensiva.

Non mi permetterei mai di insultarti così, Venerabile Oracolo” protestò la creatura. “Se i Venerabili delle Genie di queste terre ti rispettano, sono certo che hanno i loro motivi per farlo. E io rispetto la saggezza dei Venerabili. Ho bisogno della tua guida, per superare i miei riti di passaggio” spiegò, trafelato. “Non hai idea delle prove a cui sono stato sottoposto solo per arrivare qui da te, ti prego, devi aiutarmi! Senza la tua guida, non supererò la prova, e non sarò mai un drago adulto. Non negarmi la tua sapienza!”

Il mago scrollò appena il capo, in un gesto di incredulità che il drago evidentemente fraintese, perché lo sentì picchiare una zampa per terra e rinnovare il suo appello, sempre più accorato: “Non respingermi così solo perché sono caduto in una trappola, Oracolo. So di essere stato imprudente, ma la Valle non aveva mai presentato simili pericoli da che i miei genitori abbiano memoria. Se il mammifero Rangrin non mi avesse soccorso, sarei perito ucciso da una stregoneria di cui non avevo mai sentito parlare...”

Aspetta, aspetta” lo interruppe Yu, roco. “Prima di tutto, dimmi come ti chiami”.

Eidrath, della Genia di Ethelos, Corridore dei Ghiacci” rispose Eidrath in tono solenne.

Ehi, non è come ti sei presentato a me” si intromise Rangrin.

Shhh! Tu non sei l'Oracolo, è tradizione, non capiresti” lo zittì la creatura, sbrigativa. Il Nano si limitò a borbottare “Draghi!” in tono poco lusinghiero per poi tornare (Yu si immaginava) a pensare ai fatti suoi.

Dopo una breve pausa, per assicurarsi che non ci fossero altre interruzioni (sapeva di non poter alzare la voce per sovrastare eventuali commenti o proteste dell'aviatore), il giovane riprese, in tono gentile: “Perché sei convinto che proprio io sia l'Oracolo che cerchi, giovane Eidrath?”

Perché lo sei. Me lo sento dentro, e un drago sente queste cose. O così tutti mi dicono” ribatté prontamente il drago, con aria diligente.

Il mago se lo figurò starsene seduto al suo capezzale, bello impettito, e sorrise fra sé. Tutto sommato, nonostante le circostanze spiacevoli, era sicuramente un bel primo incontro... cioè, il primo incontro che aveva sicuramente avuto luogo.

Poniamo che lo sia” proseguì, calmo. “Cosa ti aspetti da me? Io non ho mai saputo di essere un Oracolo per la tua specie”.

La domanda sembrò lasciare Eidrath interdetto, perché tacque per quasi un minuto, prima di rispondere, esitante: “Suppongo che... capirlo sia parte della mia prova...? Ha senso?”

Yu ridacchiò.

Se sono ciò che dici, forse sì. Magari, è solo un capriccio del destino che ti ha portato a me. Sarò sincero con te, non sono un veggente; sono solo un mago, e un Viaggiatore. Forse, proprio perché sono uno straniero in questo mondo, se mi fai la domanda giusta, saprò darti una risposta che qui nessuno ti darebbe. O forse accadrà qualcosa di speciale, non te lo so dire. Non ci sono più molte cose di cui mi senta sicuro, amico mio... tante cose sono cambiate attorno a me... e, sento, anche dentro di me. Ma se posso aiutarti, tenterò”.

Con sua sorpresa, Rangrin montò su tutte le furie a quelle parole.

Ah!” gridò, stridulo, balzando in piedi, a giudicare dal tonfo che seguì quel verso. “Con troppa leggerezza offri il tuo aiuto, mago! A quanti altri regalerai le tue promesse? Non hai ancora idea di come mantenere quella fatta a me, e già ti metti in parola con un drago? Sei uno stolto onesto, o uno spergiuro astuto?” sputò per terra. “Metti un po' d'ordine in quella tua testa stramba, mucchio d'ossa. Sei sparito solo per farti ritrovare qui più morto che vivo. Finora, siamo stati solo noi ad aiutare te, come pensi di riuscire a... umph!”

Le grida dell'aviatore divennero un mugolio soffocato, e il Viaggiatore sospettò che Eidrath gli avesse tappato la bocca. La parte più bieca di lui considerò che un drago da guardia gli avrebbe fatto comodo, ma subito il giovane si rimproverò per quel pensiero: ingannare la creatura non sarebbe stato più onorevole che ingannare un ragazzino; e poi, lui non era così disonesto.

Forse non sono così disposto a tutto come credevo, pensò fra sé, aggrottando le sopracciglia.

Già, ma ammesso che si fosse approfittato del drago, quali sarebbero state le conseguenze? E poi, un drago così giovane poteva davvero fare tutta questa differenza?

Scrollò il capo e mosse la mano come per scacciare un insetto. Decisamente no. Eidrath di sicuro non era abbastanza potente da risultare determinante, e un inganno ai suoi danni gli avrebbe attirato l'inimicizia della sua Genia. E poi, approfittarsi di lui rimaneva comunque un'idea ripugnante.

Tornò a sorridere.

Rangrin non essere così furioso. Che ci piaccia o no, ora che siamo bloccati assieme in questa situazione, i suoi problemi sono anche i nostri. Aiutare lui aiuterà anche noi, me lo sento” spiegò.

Hmhm” fece Eidrath per sottolineare le sue parole. “E tu, Zampecorte, non aggredire più l'Oracolo in quel modo, intesi?” aggiunse, rivolto a Rangrin, che non poté fare altro che mugolare furioso in risposta.

Il mago si concesse un sogghigno. Forse un pochino si sarebbe approfittato della situazione. Dopo tutto, quanto spesso capitava di avere un drago come guardia personale?

Eidrath” ricominciò, sommesso, “al momento devo ammettere che Rangrin ha ragione: non ho molte idee sul da farsi, e non so come aiutarti. Ma vorrei che tu avessi la gentilezza di raccontarmi gli eventi che ti hanno condotto qui”.

Il drago rimase in silenzio per alcuni secondi, riflettendo, poi, come se stesse recitando a memoria una lezione di storia, cominciò: “Dunque... il mio uovo si è schiuso ventidue anni fa, terzo nella sua covata, mentre nel cielo sorgeva la stella che la mia gente conosce come...”

Ehm... credo che tu possa limitarti agli eventi più recenti” si affrettò a correggersi Yu, sapendo quanto i draghi amassero parlare di sé ed intuendo perciò che un'autobiografia della creatura sarebbe solo stata, per lo più, un lungo e tedioso vaniloquio.

Oh” commentò l'altro, vagamente sorpreso. “Come desideri... Dunque, una settimana fa, ho pensato che ero stanco di essere trattato come un cucciolo, e che ero pronto per le responsabilità e i privilegi che l'età adulta comporta. Così ho comunicato al mio saggio padre Ethelos la mia decisione di sottopormi ai nostri riti di passaggio”.

Il mago annuì, e visto che il drago aveva fatto una pausa, commentò: “L'hai accennato. In cosa consisterebbero?”

Un aspirante adulto, per superare la prova, deve raggiungere l'Oracolo della Valle di Alborea, da solo, e ascoltare ciò che ha da dirgli” rispose il drago, con tanta diligenza nella voce che Yu poté figurarselo, compito come uno scolaretto a recitare la sua lezione davanti ad un maestro esigente. “A questo punto, possono succedere diverse cose: l'Oracolo può dirgli che semplicemente non è pronto, e quanto dovrà aspettare per tornare. Potrebbe semplicemente riferirgli un messaggio da riferire alla Genia, o potrebbe affidargli un compito da svolgere, o una prova da superare. In quel caso, il giovane drago dovrà superarla e portarne prova alla Genia. A quel punto, avrà luogo la Cerimonia del Passaggio vera e propria, e lui o lei diventeranno pienamente padroni delle loro facoltà”.

Quell'ultima frase suonò strana alle orecchie del mago, perciò si permise di indagare un po' più a fondo: “Pienamente? Che intendi dire? In che modo non avere l'approvazione della Genia limita la vostra padronanza di voi stessi?”

A quel punto, si aspettava che il drago mettesse, giustamente, in dubbio la sua saggezza oracolare; invece, Eidrath si limitò a schiarirsi la voce e a rispondere, con una punta di imbarazzo: “Be'... per esempio, non ci è concesso cercarci un compagno o una compagna finché non abbiamo superato la prova...”
Yu non poté trattenere un sorriso a quelle parole. Se aveva menzionato quel motivo prima di tutti gli altri, era probabile che si fosse sobbarcato quell'impresa perché voleva dichiararsi a qualcuno, e la cosa, ai suoi occhi, era molto poetica.

Il drago parve indovinare i suoi pensieri, perché si affrettò ad aggiungere, sempre più imbarazzato: “Ma... ma quella è solo la cosa più banale... eh... ci sono anche altre cose più importanti”.

Il Viaggiatore, sempre sorridendo, gli fece cenno di proseguire.

Be'... la nostra forza, per esempio. Non possiamo esserne i padroni finché non abbiamo dimostrato di esserne degni superando questa prova” proseguì l'altro, riacquistando sicurezza, ora che l'argomento più scomodo sembrava superato.

Il giovane batté le palpebre, perplesso.

Mi stai dicendo che se non superi la prova...”

Mphh!” protestò Rangrin, pestando i piedi per terra.

Non potrò crescere più di così. Rimarrò affacciato sulla soglia della maturità finché non avrò portato a termine l'incarico” confermò il drago. “Così è da sempre. Non è solo una tradizione, è parte di noi, della nostra vita, così come il nostro linguaggio non è un semplice strumento di comunicazione. Ora che ti ho spiegato, però, vorrei chiederti un favore, Venerabile”.

Yu annuì, sorridendo un po' amaro. Sapeva cosa la creatura gli avrebbe chiesto.

Non rivelerò quanto ho appreso adesso, né ciò che avrai la gentilezza di insegnarmi in futuro, senza il tuo permesso. Hai la mia parola” promise, anticipandolo.

Mphhghphh! Hmmmph!”

E credo che Rangrin abbia capito” aggiunse, con un sogghigno. “Lascialo andare, per favore. Temo tu gli stia facendo male”.

Subito dopo che ebbe pronunciato quelle parole, sentì il Nano inspirare rumorosamente una bella boccata d'aria.

Ma bene, se tu e il lucertolone ve la intendete così bene, a che ti servo io, eh?” sbottò non appena ebbe ripreso un po' di fiato.

Eidrath mandò un ringhio sommesso a quel rimbrotto, ma Yu alzò una mano, sperando fosse sufficiente a fermarlo prima che placcasse nuovamente l'indignato Nano.

Non ho mai detto che non ti aiuterò Rangrin. Mi ricordo bene ciò che ti ho detto. I tuoi nemici sono i miei, e non vivrei bene sapendo di aver lasciato la tua gente nelle loro mani”.

Rangrin Barbarruffata mi ha detto che i suoi nemici sono persone come lo stregone che mi ha aggredito; Demoni Evanescenti, li ha chiamati” aggiunse il drago. “Lui mi ha salvato da una loro stregoneria che mi avrebbe ucciso, e io l'ho salvato dalla valanga, poi ci siamo rifugiati qua dentro, e ci stavamo riposando, quando sei arrivato tu, Venerabile”.

Yu si accigliò. La notizia non era buona, ma preferì non condividere le sue preoccupazioni con gli altri, per il momento.

Hai idea del perché i No...” si interruppe e scosse il capo. “Scusa... perché i Demoni Evanescenti ti abbiano aggredito?”

Eidrath ci mise alcuni secondi a rispondere, e quando parlò, la sua voce tradiva il turbamento che ancora lo agitava: “Hanno solo detto che sarebbe stato divertente umiliarmi e distruggermi” riferì, a bassa voce. “Altre spiegazioni, non ne hanno date. E per ora, preferirei non ripensarci” aggiunse. “Non ne ha date, in realtà. Ne ho visto solo uno, credo che fosse solo. E' arrivato all'improvviso, mi ha aggredito e poi se n'è andato, dicendo che sarebbe tornato dopo il calar del sole. Dopo che...”

Si interruppe, e le membrane che gli proteggevano le orecchie e la cresta che gli percorreva tutto il corpo frusciarono appena quando scrollò il capo. “Non ha importanza” disse dopo alcuni secondi, e il Viaggiatore capì che il discorso era chiuso, almeno per il momento.

Non poteva vederlo, ma sentì che Eidrath era scosso nel profondo. Zendramax, era sicuro che fosse stato lui, non l'aveva solo quasi ucciso: si era divertito a terrorizzarlo e umiliarlo, e questa era una cosa che un drago non poteva accettare facilmente.

Chiuse gli occhi e sospirò.

Forse si stava dando troppe arie, ma aveva la sensazione di comprendere la creatura e il suo cruccio; nella sua voce, nelle sue parole gli pareva di cogliere tanti piccoli messaggi su di lui e la sua natura. E poi, aveva delle sensazioni suggerite dal suo sesto senso magico: i draghi erano creature possenti, e la loro aura era particolarmente facile da percepire.

Da tutte quelle informazioni, ebbe l'impressione di avere a che fare con una creatura dall'indole gentile, un po' ingenua e un po' irascibile, ma animata da una sorta di infantile caparbietà.

Era forse la cosa più bizzarra che avesse pensato in vita sua, ma Eidrath gli faceva tenerezza.

Il Demone non oserà entrare qui” lo rassicurò, sperando di non offenderlo. “Io per il momento ho un gran bisogno di riposo; ne approfitterò per riflettere sulla situazione, e magari mettere a punto un qualche straccio di piano. Restare rintanati qui non servirà a niente”.

Se il drago si offese, non ne diede segno, né la sua voce parve risentita.

Ti ringrazio, Venerabile” si limitò a mormorare.

Chiamami Yu. E' l'abbreviazione di Yulannath. Così mi chiamo” lo pregò Yu, sentendosi arrossire. Quell'appellativo altisonante lo metteva davvero in imbarazzo.

Come desideri, Venerabile Yulannath”.

Il Venerabile sospirò e tornò a coricarsi.

Farò prima io a farci l'abitudine, che lui ad imparare, pensò, prima di concedersi un altro po' di riposo.




Angolo dell'autore: wow, è davvero passato un sacco di tempo. Be', non voglio annoiare nessuno con le noiose storie della mia noisa vita. Diciamo solo che un po' una cosa e un po' l'altra mi hanno tenuto la testa occupata. Questo nuovo capitolo però mi dà l'occasione di formulare un bel proposito per il nuovo anno: essere più produttivo! ^w^


Per il resto, un grazie a tutti quelli che si prendono il tempo di leggere questo mio personale delirio. Ogni recensione o critica saranno apprezzate, perciò vi incoraggio a lasciarmene.

Auguri a tutti, e felice anno nuovo!


   
 
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