Ciao a tutti! Questa Mini fic, che sarà composta da due forse tre capitoli, parla di come sarebbero andate le cose se i Volturi avessero vinto, se Jacob e Nessi fossero fuggiti verso il Brasile. Questo è un possibile finale, più malinconico, meno fiabesco, spero vi possa piacere.
rupture of
the soul
«Senza
di te è come se non esistessi..»
Capitolo
primo: Lacerazione dell’anima.
Sentivo
Renesmee singhiozzare sommessamente contro
la mia spalla, ed io, l’unica cosa che riuscivo a fare per
consolarla era abbracciarla
così forte da avere quasi paura di farle male, anche se ero
quasi certo che un
dolore fisico non l’avrebbe sentito, troppo presa dalla
perdita prematura di
Bella ed Edward.Tremava, ed io scioccamente la coprivo col Plaid
dell’aereo sperando
fosse per il freddo.
Continuava
ininterrottamente a mostrarmi immagini di
Bella, dai suoi primi ricordi confusi e spaventosi della mamma ancora
umana –
Che facevano rabbrividire pure me, ma Nessi ci vedeva tanta tenerezza
in quel
corpo e in quel viso ricoperto di sangue e lacerato da lei stessa
– A quelli
più chiari e colorati, dove Bella mostrava fiera
un’immortalità d’incanto,
accanto ad Edward. Anche lui era perennemente presente nella sua mente,
rimpiangeva di aver avuto così poco tempo per loro, la
sfiorava il pensiero di
non averli resi sufficientemente felici.
<<
Non pensarlo neanche Nessi .. >>, Le
mormorai all’orecchio mentre le accarezzavo i capelli folti e
ricci, che
profumavano ancora di Shampoo nonostante avessimo viaggiato tutto il
giorno.
Con
forza arrivò un E’ tutta
colpa mia urlato
così forte dentro di lei, da turbarmi e farmi tremare.
<< Non dire
sciocchezze, la
colpa è dei Volturi, e
per i tuoi genitori sei stato il più grande regalo che
potessero mai volere,
non pensavano neanche di poterti avere Nessi .. >>.
Stette
zitta per minuti interi, poi con la sua mano
mi sfiorò la fronte e mi mostrò uno ad uno il
volto dei Cullen, e di tutti i
vampiri e licantropo, che, probabilmente, erano morti quella mattina,
senza via
di scampo. Sono morti tutti per causa
mia.
E
nonostante i miei tentativi di smentirla, che
andarono avanti fino a quando le forze mi abbandonarono, lei
continuò
imperterrita a mostrarmi immagini e piangere, mentre ero nel dormi
sveglia, mi
sembra che disse addirittura Era meglio
se mi consegnano a loro e morivo, loro sarebbero tutti a casa,
l’uno accanto
all’altro ma sperai con forza di star sognando,
perché non avrei saputo che
dirle, perché lei era intelligente e sapeva che tecnicamente
sarebbe andata
così, ma probabilmente la disperazione e il fatto che fosse
una bambina non le
permetteva di comprendere il grande amore che legava un genitore al
proprio
figlio, che preferisce morire piuttosto che succedergli.
Dormii
poco quasi
niente nonostante la stanchezza fisica e la tensione mentale,
probabilmente
anche a causa dell’aereo, stare ad alta quota mi rendeva
irrequieto e nervoso.
Ogni volta che la mia mente si destava controllavo Renesmee, neppure
una volta
la vidi dormire; Aveva sempre gli occhi spalancati e pieni di lacrime,
come mai
li avevo visti, e anche se all’epoca non lo sapevo sarebbe
diventata
un’espressione abituale nel suo viso paffuto e pallido.
Non
parlò più
direttamente con me, vedevo i suoi pensieri confusi ma notavo che
cercava di
non soffermarsi mai troppo su una cosa, probabilmente non voleva
condividerli
con me, perciò sembrava si facesse distrarre da qualsiasi
cosa, dai respiri e
l’odore del sangue dei passeggeri al rumore dei carrelli che
segnavano il
passaggio delle Hostess; Non parlò neppure dopo che
scendemmo dall’aereo,
accondiscendente tenne stretta la mia mano mentre giravamo per
l’aeroporto, nel
tentativo di capire dove andare, ringrazia il cielo che
l’inglese fosse la
lingua universale, se no non avrei proprio saputo come uscirne.
Faceva
un gran caldo a
Rio de Janeiro, avevo
sudato tantissimo,
e vedevo che anche Nessì era troppo stretta nel suo
giubbotto perciò glielo
tolsi, lo stesso feci con un maglioncino di lana rosa che aveva sotto,
anche se
non parlò la vidi più sollevata.
A
quanto aveva detto
Bella nel biglietto, Alice e quel Jasper dovevano essere in Brasile, e
avevo la
speranza di trovarli lì ad aspettarci, così da
avere una guida, nonostante mi
desse ancora un po’ fastidio la loro fuga quando le acque si
erano fatte
pericolose a causa di Renesmee.
<<
Hai fame
Nessi? >>, Mi abbassai alla sua altezza, piegandomi per
fissarla negli
occhi, lei si limitò a negare con la testa e sfuggire al mio
sguardo, <<
Sete? >>, Tentai. Negò di nuovo.
A
quel punto pensai che
magari avesse bisogno di Sangue, ma il massimo che potevo fare era
comprare
dell’acqua o una gazzosa, e lo feci, incurante dei suoi no.
La
signorina del Bar fu
molto gentile, tentò di parlare con Nessi, che, sono sicuro,
in una normale
occasione sarebbe stata ben disposta nel conoscere gente nuova, che per
di più
parlava una lingua così dolce e diversa dalla nostra, ma lei
non la guardò
nemmeno, si attacco solo di più a me, riuscendo addirittura
a farmi provare un
pizzico di dolore alla mano da quanto la stringeva forte. Riuscii a
farle bere
un po’ d’acqua fresca e un po’ di Coca e
farle mangiare un pezzo di panino,
nonostante fosse schifata. Non volevo obbligarla ma sarebbe svenuta,
era da un
giorno che non mangiava niente, aveva rifiutato anche i cibo
dell’aereo.
Prima
di andarcene dal
Bar chiesi alla cameriera il numero di un Taxi, che, con un inglese un
po’
povero mi diede un numero su un foglietto che chiamai con un cellulare
che
Renesmee aveva dentro lo zaino, Bella era stata proprio previdente. Per
un
attimo, la nostalgia mi colpì come uno schiaffo, forte e
doloroso, ma poi
tornai in me, Nessi aveva bisogno di un sostegno, di qualcuno di solido
e forte
a cui aggrapparsi, ecco quello che dovevo essere per lei.
Nel
biglietto di Bella
c’era anche il nome di un albergo, quando chiamai mentre
viaggiavamo sul taxi
mi dissero che era già prenotato, una camera doppia per
Jacob e Vanessa Wolfe,
padre e figlia.
<<
Quando hai
finito di fare il bagno ordiniamo qualcosa col servizio in camera,
d’accordo
Nessi? >>.
Annuì
e si voltò
immediatamente verso il bagno, doveva sentire il bisogno di levarsi lo
sporco e
il sudore.
Io
mi buttai
semplicemente sul materasso – Che sembrava infinito
quant’era grande – e chiusi
gli occhi, assonnato, stravolto e confuso. La stanza era enorme, le
pareri
color crema si intonavano bene con le piante verdi che facevano
arredamento, le
lenzuola del letto erano anch’esse di color crema, con il
bordo dorato; Per il
resto il mobilio era in legno chiaro, dall’armadio gigante ai
piccoli comodini
hai lati, per non parlare del mini bar, che poteva sembrare tutto
tranne che un
frigorifero da fuori.
Avevo
acceso solo la
lampada accanto al letto, che proiettava una luce fioca e arancione, le
finestre aperte lasciavano che si mischiasse
all’illuminazione della luna e che
nell’aria si espandesse il profumo della salsedine e il
rumore della gente che
ballava per strada, il ritmo latino- americano era davvero allegro non
c’era
che dire. Mi addormentai così, con solo
l’accappatoio indosso e i capelli
bagnati, mentre ascoltavo attentamente il rumore della doccia e i miei
sensi
erano travolti da mille novità tanto da risultarne
annebbiati.
Quando
mi svegliai la
mattina dopo Nessi era accanto a me, arpionata a me, con la testa
appoggiata
sopra il mio cuore, rimasi immobile per non svegliarla, visto che era
finalmente riuscita a chiudere occhio dopo tante ore. Indossava un
pijamino
rosa pastello, ed aveva legato i capelli in una coda moscia, che si era
quasi
disfatta durante la notte, quando le accarezzai i capelli notai anche
che erano
ancora umidi, probabilmente aveva avuto troppo caldo per asciugarli col
phon
oppure la pigrizia aveva vinto, infondo lei aveva sempre avuto una casa
piena
di persone pronte a farle tutto ciò che desiderasse.
Mi
diedi un’occhiata
attorno, la lampada che avevo tenuto acceso la sera prima era spenta e
la
stanza era immersa nella luce di un sole cocente che proveniva dalla
finestra,
una tiepida arietta ventilava rendendo la temperatura piacevole, ma
nonostante
questo Nessi era caldissima, e le sue guance più rosse del
normale; Spostai la
mano dai suoi capelli alla fronte, trovandola bollente. Preso dal
panico me la
levai immediatamente di dosso e la sistemai da sola sul letto
coprendola
immediatamente. Non avevo idea di che fare, dovevo trovare delle
medicine, ma
in brasile? Senza sapere una parola di Portoghese, certo conoscevo due
o tre
parole in spagnolo che di certo non mi sarebbero bastate. Mi vestii con
gli
stessi abiti della sera prima – Non avevo
nient’altro, per la fuga non avevo
fatto in tempo a prendere niente – e dopo aver bagnato un
asciugamano del Hotel
e averlo messo sulla fronte di Nessi uscii dall’albergo di
corsa, dicendo un Hola al portiere
moro sorridente,
possibile che fossero tutti felici?
Col
giorno la città
appariva un po’ diversa, se possibile ancora più
colorata e viva della notte,
gente che parlava e ballava come se fosse la cosa più
normale del mondo, tutti
sorridenti. A casaccio mi rivolgevo alla gente con un “ Do
you speak Enghish?”
nella speranza che qualcuno capisse, ma tutti negavano con la testa e
si
rattristavano, probabilmente erano dispiaciuti di non potermi aiutare,
finché
una signora bassina e scura, vestita un po’ troppo scoperta
per la sua età mi
disse qualcosa che non compresi e mi indicò di seguirla e lo
feci. Mi condusse
in un bar che sembrava più una vecchia baracca, si diresse
da una ragazza
smilza e bassa anche lei, dalla carnagione cioccolato e le
parlò, dopo di che la
ragazza venne da me.
<< Io capisco
l’inglese, di cos’hai bisogno?
>>, Chiese gentilmente, sorridendo. Avrà avuto
si e no diciotto anni e
sembrava cortese.
<<
Grazie al
cielo .. >>, Mormorai, Sollevato. << Puoi
dirmi dove trovare la
farmacia più vicina? >>.
La
ragazza ci pensò su,
prima di rispondermi, credo che sapesse bene dove trovarla, solo
cercava le
parole per spiegarsi.
<<
Tra un isolato
volti a destra, circa cento metri e ci sei .. >>,
Finì sempre sorridendo,
anche se con una pronuncia così strana da capire a stento le
parole, tanto da
essere costretto a chiedergli di ripetersi.
Non
sembrò seccata,
anzi, perciò gli chiesi se poteva accompagnarmi fin
lì. Disponibile rispose di
si, e mi accompagnò in silenzio, mi parlò solo
per dirmi il suo nome, Consuela
e per chiedermi come mai avevo bisogno di una farmacia, e io gli
risposi per
mia figlia.
Come
dalle sue
indicazioni arrivammo in poco tempo, le dissi che avevo bisogno di un
antibiotico per una bambina di qualche mese, fu in quel momento che
pensandoci
bene, mi venne in mente che forse le medicine umane su di lei non
avevano
effetto, ma ormai tanto valeva tentare.
Senza
ulteriori
particolari la ragazza si affrettò a ripetere e in cinque
minuti ero fuori
dalla farmacia e camminavo velocemente verso l’albergo, avevo
salutato con un
sorriso tirato Consuela e col cuore a mille ero giunto in Hotel. Appena
aprii
la camera Renesmee mi si buttò addosso, piangendo e urlando
il mio nome, io
stetti zitto e la tenni stretta mentre lei mi dava piccoli ma
fastidiosi pugni
sul petto. Perché sei andato
via?Mi sono
spaventata, STUPIDO STUPIDO JAKE!
Continuò
ad urlarmi
nella mente, singhiozzando e tremando, così disperatamente
da spaventarmi.
Non lasciarmi più Jake, mai più, senza di te e come se non esistessi …
Al prossimo capito(Già scritto, quindi dovrei pubblicarlo a breve)
Baci ^^
Ellenweiss.