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Autore: Edellweiss    26/12/2011    1 recensioni
- I Cullen, erano Vampiri .. -, Ignorai l’espressione sconvolta di Charlie e proseguii, - .. e Bella l’aveva sempre saputo, e voleva diventare come loro, per restare accanto ad Edward per sempre .. -, Come suonava doloroso quel .. Per sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
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Ciao a tutti! Questa Mini fic, che sarà composta da due forse tre capitoli, parla di come sarebbero andate le cose se i Volturi avessero vinto, se Jacob e Nessi fossero fuggiti verso il Brasile. Questo è un possibile finale, più malinconico, meno fiabesco, spero vi possa piacere.

rupture of the soul

 

«Senza di te è come se non esistessi..» 

 

Capitolo primo: Lacerazione dell’anima.

 

Sentivo Renesmee singhiozzare sommessamente contro la mia spalla, ed io, l’unica cosa che riuscivo a fare per consolarla era abbracciarla così forte da avere quasi paura di farle male, anche se ero quasi certo che un dolore fisico non l’avrebbe sentito, troppo presa dalla perdita prematura di Bella ed Edward.Tremava, ed io scioccamente la coprivo col Plaid dell’aereo sperando fosse per il freddo.

Continuava ininterrottamente a mostrarmi immagini di Bella, dai suoi primi ricordi confusi e spaventosi della mamma ancora umana – Che facevano rabbrividire pure me, ma Nessi ci vedeva tanta tenerezza in quel corpo e in quel viso ricoperto di sangue e lacerato da lei stessa – A quelli più chiari e colorati, dove Bella mostrava fiera un’immortalità d’incanto, accanto ad Edward. Anche lui era perennemente presente nella sua mente, rimpiangeva di aver avuto così poco tempo per loro, la sfiorava il pensiero di non averli resi sufficientemente felici.

<< Non pensarlo neanche Nessi .. >>, Le mormorai all’orecchio mentre le accarezzavo i capelli folti e ricci, che profumavano ancora di Shampoo nonostante avessimo viaggiato tutto il giorno.

Con forza arrivò un E’ tutta colpa mia  urlato così forte dentro di lei, da turbarmi e farmi tremare. << Non dire sciocchezze,  la colpa è dei Volturi, e per i tuoi genitori sei stato il più grande regalo che potessero mai volere, non pensavano neanche di poterti avere Nessi .. >>.

Stette zitta per minuti interi, poi con la sua mano mi sfiorò la fronte e mi mostrò uno ad uno il volto dei Cullen, e di tutti i vampiri e licantropo, che, probabilmente, erano morti quella mattina, senza via di scampo. Sono morti tutti per causa mia.

E nonostante i miei tentativi di smentirla, che andarono avanti fino a quando le forze mi abbandonarono, lei continuò imperterrita a mostrarmi immagini e piangere, mentre ero nel dormi sveglia, mi sembra che disse addirittura Era meglio se mi consegnano a loro e morivo, loro sarebbero tutti a casa, l’uno accanto all’altro ma sperai con forza di star sognando, perché non avrei saputo che dirle, perché lei era intelligente e sapeva che tecnicamente sarebbe andata così, ma probabilmente la disperazione e il fatto che fosse una bambina non le permetteva di comprendere il grande amore che legava un genitore al proprio figlio, che preferisce morire piuttosto che succedergli.

 

Dormii poco quasi niente nonostante la stanchezza fisica e la tensione mentale, probabilmente anche a causa dell’aereo, stare ad alta quota mi rendeva irrequieto e nervoso. Ogni volta che la mia mente si destava controllavo Renesmee, neppure una volta la vidi dormire; Aveva sempre gli occhi spalancati e pieni di lacrime, come mai li avevo visti, e anche se all’epoca non lo sapevo sarebbe diventata un’espressione abituale nel suo viso paffuto e pallido.

Non parlò più direttamente con me, vedevo i suoi pensieri confusi ma notavo che cercava di non soffermarsi mai troppo su una cosa, probabilmente non voleva condividerli con me, perciò sembrava si facesse distrarre da qualsiasi cosa, dai respiri e l’odore del sangue dei passeggeri al rumore dei carrelli che segnavano il passaggio delle Hostess; Non parlò neppure dopo che scendemmo dall’aereo, accondiscendente tenne stretta la mia mano mentre giravamo per l’aeroporto, nel tentativo di capire dove andare, ringrazia il cielo che l’inglese fosse la lingua universale, se no non avrei proprio saputo come uscirne.

Faceva un gran caldo a Rio de Janeiro,  avevo sudato tantissimo, e vedevo che anche Nessì era troppo stretta nel suo giubbotto perciò glielo tolsi, lo stesso feci con un maglioncino di lana rosa che aveva sotto, anche se non parlò la vidi più sollevata.

A quanto aveva detto Bella nel biglietto, Alice e quel Jasper dovevano essere in Brasile, e avevo la speranza di trovarli lì ad aspettarci, così da avere una guida, nonostante mi desse ancora un po’ fastidio la loro fuga quando le acque si erano fatte pericolose a causa di Renesmee.

<< Hai fame Nessi? >>, Mi abbassai alla sua altezza, piegandomi per fissarla negli occhi, lei si limitò a negare con la testa e sfuggire al mio sguardo, << Sete? >>, Tentai. Negò di nuovo.

A quel punto pensai che magari avesse bisogno di Sangue, ma il massimo che potevo fare era comprare dell’acqua o una gazzosa, e lo feci, incurante dei suoi no.

La signorina del Bar fu molto gentile, tentò di parlare con Nessi, che, sono sicuro, in una normale occasione sarebbe stata ben disposta nel conoscere gente nuova, che per di più parlava una lingua così dolce e diversa dalla nostra, ma lei non la guardò nemmeno, si attacco solo di più a me, riuscendo addirittura a farmi provare un pizzico di dolore alla mano da quanto la stringeva forte. Riuscii a farle bere un po’ d’acqua fresca e un po’ di Coca e farle mangiare un pezzo di panino, nonostante fosse schifata. Non volevo obbligarla ma sarebbe svenuta, era da un giorno che non mangiava niente, aveva rifiutato anche i cibo dell’aereo.

Prima di andarcene dal Bar chiesi alla cameriera il numero di un Taxi, che, con un inglese un po’ povero mi diede un numero su un foglietto che chiamai con un cellulare che Renesmee aveva dentro lo zaino, Bella era stata proprio previdente. Per un attimo, la nostalgia mi colpì come uno schiaffo, forte e doloroso, ma poi tornai in me, Nessi aveva bisogno di un sostegno, di qualcuno di solido e forte a cui aggrapparsi, ecco quello che dovevo essere per lei.

Nel biglietto di Bella c’era anche il nome di un albergo, quando chiamai mentre viaggiavamo sul taxi mi dissero che era già prenotato, una camera doppia per Jacob e Vanessa Wolfe, padre e figlia.

 

<< Quando hai finito di fare il bagno ordiniamo qualcosa col servizio in camera, d’accordo Nessi? >>.

Annuì e si voltò immediatamente verso il bagno, doveva sentire il bisogno di levarsi lo sporco e il sudore.

Io mi buttai semplicemente sul materasso – Che sembrava infinito quant’era grande – e chiusi gli occhi, assonnato, stravolto e confuso. La stanza era enorme, le pareri color crema si intonavano bene con le piante verdi che facevano arredamento, le lenzuola del letto erano anch’esse di color crema, con il bordo dorato; Per il resto il mobilio era in legno chiaro, dall’armadio gigante ai piccoli comodini hai lati, per non parlare del mini bar, che poteva sembrare tutto tranne che un frigorifero da fuori.

Avevo acceso solo la lampada accanto al letto, che proiettava una luce fioca e arancione, le finestre aperte lasciavano che si mischiasse all’illuminazione della luna e che nell’aria si espandesse il profumo della salsedine e il rumore della gente che ballava per strada, il ritmo latino- americano era davvero allegro non c’era che dire. Mi addormentai così, con solo l’accappatoio indosso e i capelli bagnati, mentre ascoltavo attentamente il rumore della doccia e i miei sensi erano travolti da mille novità tanto da risultarne annebbiati.

Quando mi svegliai la mattina dopo Nessi era accanto a me, arpionata a me, con la testa appoggiata sopra il mio cuore, rimasi immobile per non svegliarla, visto che era finalmente riuscita a chiudere occhio dopo tante ore. Indossava un pijamino rosa pastello, ed aveva legato i capelli in una coda moscia, che si era quasi disfatta durante la notte, quando le accarezzai i capelli notai anche che erano ancora umidi, probabilmente aveva avuto troppo caldo per asciugarli col phon oppure la pigrizia aveva vinto, infondo lei aveva sempre avuto una casa piena di persone pronte a farle tutto ciò che desiderasse.

Mi diedi un’occhiata attorno, la lampada che avevo tenuto acceso la sera prima era spenta e la stanza era immersa nella luce di un sole cocente che proveniva dalla finestra, una tiepida arietta ventilava rendendo la temperatura piacevole, ma nonostante questo Nessi era caldissima, e le sue guance più rosse del normale; Spostai la mano dai suoi capelli alla fronte, trovandola bollente. Preso dal panico me la levai immediatamente di dosso e la sistemai da sola sul letto coprendola immediatamente. Non avevo idea di che fare, dovevo trovare delle medicine, ma in brasile? Senza sapere una parola di Portoghese, certo conoscevo due o tre parole in spagnolo che di certo non mi sarebbero bastate. Mi vestii con gli stessi abiti della sera prima – Non avevo nient’altro, per la fuga non avevo fatto in tempo a prendere niente – e dopo aver bagnato un asciugamano del Hotel e averlo messo sulla fronte di Nessi uscii dall’albergo di corsa, dicendo un Hola al portiere moro sorridente, possibile che fossero tutti felici?

Col giorno la città appariva un po’ diversa, se possibile ancora più colorata e viva della notte, gente che parlava e ballava come se fosse la cosa più normale del mondo, tutti sorridenti. A casaccio mi rivolgevo alla gente con un “ Do you speak Enghish?” nella speranza che qualcuno capisse, ma tutti negavano con la testa e si rattristavano, probabilmente erano dispiaciuti di non potermi aiutare, finché una signora bassina e scura, vestita un po’ troppo scoperta per la sua età mi disse qualcosa che non compresi e mi indicò di seguirla e lo feci. Mi condusse in un bar che sembrava più una vecchia baracca, si diresse da una ragazza smilza e bassa anche lei, dalla carnagione cioccolato e le parlò, dopo di che la ragazza venne da me.

<<  Io capisco l’inglese, di cos’hai bisogno? >>, Chiese gentilmente, sorridendo. Avrà avuto si e no diciotto anni e sembrava cortese.

<< Grazie al cielo .. >>, Mormorai, Sollevato. << Puoi dirmi dove trovare la farmacia più vicina? >>.

La ragazza ci pensò su, prima di rispondermi, credo che sapesse bene dove trovarla, solo cercava le parole per spiegarsi.

<< Tra un isolato volti a destra, circa cento metri e ci sei .. >>, Finì sempre sorridendo, anche se con una pronuncia così strana da capire a stento le parole, tanto da essere costretto a chiedergli di ripetersi.

Non sembrò seccata, anzi, perciò gli chiesi se poteva accompagnarmi fin lì. Disponibile rispose di si, e mi accompagnò in silenzio, mi parlò solo per dirmi il suo nome, Consuela e per chiedermi come mai avevo bisogno di una farmacia, e io gli risposi per mia figlia.

Come dalle sue indicazioni arrivammo in poco tempo, le dissi che avevo bisogno di un antibiotico per una bambina di qualche mese, fu in quel momento che pensandoci bene, mi venne in mente che forse le medicine umane su di lei non avevano effetto, ma ormai tanto valeva tentare.

Senza ulteriori particolari la ragazza si affrettò a ripetere e in cinque minuti ero fuori dalla farmacia e camminavo velocemente verso l’albergo, avevo salutato con un sorriso tirato Consuela e col cuore a mille ero giunto in Hotel. Appena aprii la camera Renesmee mi si buttò addosso, piangendo e urlando il mio nome, io stetti zitto e la tenni stretta mentre lei mi dava piccoli ma fastidiosi pugni sul petto. Perché sei andato via?Mi sono spaventata, STUPIDO STUPIDO JAKE!

Continuò ad urlarmi nella mente, singhiozzando e tremando, così disperatamente da spaventarmi.

Non lasciarmi più Jake, mai più, senza di te e come se non esistessi …

Al prossimo capito(Già scritto, quindi dovrei pubblicarlo a breve)

Baci ^^

Ellenweiss.

   
 
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