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Autore: cinderella5281    11/08/2006    2 recensioni
Herwild City. Quartieri malfamati e oscuri in contrasto con quartieri alti.. Amy Jefferson, 15 anni, vive in un posto con assolutamente troppa violenza, per i suoi gusti.. Ma l'arrivo di Justin potrebbe sconvolgerle la vita.. È la prima ff che scrivo con questo carattere un po' drammatico, quindi non aspettatevi troppo.. ^-^" I consigli sono più che accettati!! :D
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*** Grazie a tutti per le recensioni, mi avete davvero dato la voglia di continuare questa storia :D Spero che anche i prossimi capitoli vi piaceranno.. ^-^ ***


Capitolo 2

“Steve!! Sono io!” dissi a voce alta entrando in casa.
“Sono nella mia stanza..” mi rispose una voce.
Corsi in camera mia e preparai velocemente la borsa. Macchina fotografica digitale, registratore, cellulare, taccuino e penna. E una bottiglietta d’acqua, nel caso mi venisse sete. Poi mi misi sciarpa e cappotto ed uscii, avvisando mio fratello che forse avrei fatto tardi.

Ero stata poche volte in questa parte della città. Tutte le volte però provavo la stessa sensazione: rabbia e stupore. Tutte quelle ville, perfette, che avevano un’aria così felice e, in un qualche modo, dolce. E tutti quei ricchi viscidi e tirchi che ci vivevano. Al pensiero di tutte quelle persone che vivevano a due passi dalla mia realtà, da una realtà dove avere un tetto era quasi un miracolo, dove quando facevi una passeggiata non potevi restare tranquillo un momento, dove venivi derubato dei pochi soldi che possedevi, dove dovevi stare attento a cosa facevi e con chi parlavi per non restare ucciso in qualche sparatoria, dove, dove, dove… Qui pensieri mi facevano subito vedere quelle ville splendide ville sotto un altro aspetto. Ora sembravano più buie, più bastarde, più viscide.
Decisi di non pensarci troppo. Avevo altro da fare, ora. Camminai per un po’ fra la gente. Tutti ben vestiti, naturalmente. E la maggior parte che mi squadrava guardandomi dall’alto in basso, probabilmente per i miei jeans scoloriti e il mio cappotto non firmato.. Ma anche qui decisi di non pensarci. Continuai a camminare.
Dopo un po’ decisi di fermarmi. Mi sedetti su una panchina. Ora che mi trovavo lì, dovevo scegliere chi cominciare ad intervistare. Estrassi dalla tasca un ritaglio di giornale tutto spiegazzato. Era l’articolo che parlava della fabbrica. Avevo evidenziato il nome del direttore della fabbrica, un certo James Smith, e di un ex-dipendete che era stato intervistato, e aveva detto che avrebbe fatto causa a Smith eccetera eccetera, tale Paul Black. Di entrambi avevo cercato indirizzo e numero di telefono, con l’aiuto di internet, naturalmente..
Mi sarei recata alla fabbrica fingendomi una parente di Black e avrei chiesto di lui fingendo di non saper niente del licenziamento? Oppure.. sarei andata direttamente a casa sua per una banale intervista? O.. Accidenti, prima mi sembrava di avere così le idee in chiaro..
“Ma guarda, una poveraccia nel quartiere dei ricchi..” Mi voltai di scatto, sobbalzando dallo spavento. Ero così immersa nei miei pensieri che non mi ero accorta che un ragazzo si era seduto vicino a me. Lo osservai per un istante: jeans di marca e maglione firmato, scarpe costose.. Insomma, uno del quartiere.
“Che hai da guardare?” mi disse bruscamente.
“I-io.. niente.” che altro dovevo dire?
Gli diedi un’altra occhiata. Non solo aveva dei vestiti fantastici, ma era anche bellissimo! Capelli castani, come gli occhi.. Due bellissimi occhi profondi.. Una bocca bellissima, labbra morbide.. E uno sguardo che non sapevo descrivere. Sembrava un cagnolino abbandonato, bisognoso di coccole e al tempo stesso, una di quelle tipiche persone che si credono superiori a tutto e a tutti.
“Non avrai intenzione di rubarmi i vestiti, eh?!” fece con tono arrogante, aggiungendo una risatina snob che mi fece tornare alla realtà dimenticando tutti quei pensieri..
“Ma per chi mi hai presa? E poi.. che vuoi? Chi ti conosce?” farfugliai non sapendo cosa dire. Non mi sarei lasciata distrarre da quel ragazzo, nossignore!
Mi alzai e ripresi a camminare con passo deciso, fingendo di sapere esattamente dove stavo andando.
Ma a quanto pare il ragazzo non aveva niente di meglio da fare che rompermi le scatole (per non dire altre parole..).
Infatti.. “Hey! Non ti sarai mica offesa?” disse raggiungendomi.
Mi fermai sbuffando. “Senti.. ho da fare, quindi, mi dispiace, quaaaanto mi dispiace, ma proprio non mi va di perdere tempo con una persona che neanche conosco.”
“Ah-ah! Quindi secondo te io vorrei ‘perdere tempo’ con te? Non è che per caso sei tu quella a cui piacerebbe perdere un po’ di tempo con me?” ribatté lui sogghignando in un modo insopportabile.
Alzai gli occhi al cielo. Ma dico, questo sbuca all’improvviso e crede anche di interessarmi?! Ma siamo fuori??!
Certo che però aveva quel ‘qualcosa’.. Oddio, ero totalmente partita!
Un respiro profondo.. “Senti, non so chi ti credi di essere, ma di certo non ho nessuna intenzione di restare un altro secondo a parlare con te, chiaro? Perché io, signorino, ho da fare! Non sono come te, ok?”
Feci per andarmene, ma lui mi prese per un braccio sorridendo. “Che vorresti dire?”
“Oh, lascia stare..” cercai una seconda volta di andarmene, ma lui non mollava la presa.
“No, no.. sentiamo: come sarei io?” mi chiese sempre con quel sorriso presuntuoso stampato in faccia. Sicuramente era abituato a veder cadere le ragazze hai suoi piedi, e la cosa non gli dispiaceva affatto.. Arrogante e presuntuoso. Punto.
Abbassai lo sguardo.
“Ehy?! Ma ci senti? Come sarei io?” ripeté strafottente. Ah, bene.. mi prendeva pure in giro!
“Vuoi sapere come sei?” gli chiesi di rimando, con tono di sfida. Ormai avevo perso la pazienza.
“Ci sei arrivata, brava!”
“Ridi, ridi..”
“Allora, il verdetto? Come sono? Ah, sì, lo so, lo so.. affascinante, irresistibile,..” O-dio-so!
“Fammici pensare..?! No, io invece direi che sei un ricco arrogante, che crede di essere affascinante e irresistibile solo perché ha vissuto una vita senza fare un cazzo, con mammina e paparino che ti hanno viziato fino alla nausea! Beh, mi dispiace deluderti, caro mio, ma io non sono affatto come te, o come le tue belle ragazzine anche loro viziate da schifo.” Mi fermai per riprendere fiato. Ero esplosa. E lui non si era neanche degnato di cambiare espressione. Credevo si sarebbe incazzato, che mi avrebbe insultato o cose simili.. Invece era rimasto tutto il tempo ad ascoltare la mia sfuriata con quel suo sorrisino da ‘sarò sempre più in alto di te’.
“È incredibile come tu già sappia tante cose di me.” Mi mise un braccio intorno alla spalla.
Ma si può?? Avrei voluto spaccargli la faccia!
“Sai..” mi sussurrò vicino all’orecchio, questa volta con un tono leggermente più minaccioso, “la descrizione che hai appena fatto è stata davvero interessante. Ma dato che ce l’hai tanto con chi ha qualche spicciolo più di te, perché sei venuta da queste parti? Quindi ho un piccolo consiglio per te: vattene. Torna nelle fogne da cui sei venuta, e non venire più qui, chiaro?”
Detto questo mi liberò finalmente dalla sua presa e se ne andò facendo finta di niente. Me ne restai per qualche secondo lì impalata, confusa. Ero spaventata. E arrabbiata. Su una cosa ero sicura, però: non sarei più tornata in quello schifo di quartiere.
Poi mi diressi decisa verso la fabbrica di orologi.
  
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