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Autore: novalee_ack    26/12/2011    6 recensioni
"La gente non ha quello che si merita, ha quello che gli capita. E nessuno di noi può farci niente."
[...]
Posò lentamente le sue mani sulle mie gambe e mi fece scivolare verso di lui. Finì seduta a cavalcioni sulle sue cosce. Posai le mani fredde sul suo petto nudo e quel contatto mi fece quasi male, per quanta fosse la differenza di temperatura tra me e lui. Mi prese una mano e intrecciò le sue dita con le mie. «Sei la cosa più bella e vera che sia mai stata mia», sussurrò flebile. Feci quasi fatica a capire le parole che uscirono dalla sua bocca.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Venerdì è arrivato, e con lui anche un altro schifosissimo fine settimana.
 
Hola Mon.
E' venerdì, la settimana è quasi finita ed io sono ancora viva. Ho superato anche questa. Non credevo che sarei riuscita a non farmi uccidere. Sto migliorando davvero.
Sai, Carter mi ha presentato ai suoi genitori, e Dio, sono così dolci e gentili con me. A volte penso di non meritare tutto questo. Insomma, Carter è troppo per una come me. So che se tu ora fossi qui mi prenderesti a calci nel sedere, ma io lo penso davvero. Voglio lui, solo lui. Lo amo e già mi ci vedo sull'altare in un bellissimo vestito da sposa, con lui al mio fianco. Sono pazza eh? Ma cosa ci posso fare? Ormai tutto ciò che mi rimane è lui. 
Quando torno a casa la sera mia madre a stento mi parla. Mangiamo in silenzio e poi dopo lei si rinchiude nella sua stanza, come se io non esistessi. Ma cosa ho fatto di male Mon? Dimmelo tu ti prego, perché io non ci capisco più niente! E' tutto un inferno. Quando sembra che tutto stia andando per il verso giusto, c'è sempre qualcosa che deve rovinare tutto, e io precipito sempre più giù, in un pozzo senza fine ed è come se non riuscissi più a risalire. 
Se non sono mamma e Cody è la scuola, se non è mio padre è Joseph. Mi da del filo da torcere, continua a farlo e non mi lascia mai in pace. Mi ha chiesto tremila dollari. Io ora cosa dovrei fare? Rapinare una banca oppure lasciare che mi uccida? 
 
Continuai a dondolarmi ancora per un po’ sull'altalena vecchia ed arrugginita. 
«Stephanie!», esclamò una voce.
«Joseph...», biascicai io senza scompormi. 
«Joe, chiamami Joe». Si sedette sull'altalena libera accanto a me, mentre i suoi leccapiedi rimasero dietro di lui, come delle belle statuine. Era ufficiale, stavano iniziando a darmi sui nervi.
«Che vuoi Joseph?», chiesi impassibile, ignorando del tutto ciò che aveva detto.
«Oggi è venerdì», disse lui sorridendo.
«Si, infatti. Bella giornata, non credi?», accennai appena un sorrisetto sarcastico.
«Oggi hai voglia di scherzare a quanto vedo. Ma io non sono dell’umore giusto Grey, voglio i miei soldi. Ora! », il suo tono di voce si fece più serio e minaccioso. Ma neanche questo mi toccò minimamente. 
Lui non era nessuno per impormi qualcosa, e con il tempo avevo imparato a tener testa a tutti e anche a lui che era il più temuto del quartiere. Un pallone gonfiato. Ecco cos’era per me Joseph Parker.
«Non ce li ho, semplice». Raccolsi la mia borsa da terra e mossi i primi passi verso l’uscita del parco.
«Bene, io ti avevo avvisato», lo sentì ghignare alle mie spalle. «Ragazzi, è tutta vostra!»
Mi sentì afferrare per le spalle da due grosse mani, altre iniziarono a colpirmi sul volto, mentre dei grossi piedi colpivano a ripetizione il mio stomaco. Non ebbi neanche il tempo di capire che mi stavano picchiando. Stava succedendo tutto troppo in fretta ed io sembravo un sacco di patate che veniva pestato ingiustamente, ma sapete qual è la differenza tra me e un sacco di patate? Un sacco di patate non avrebbe pianto ed implorato di smetterla, perché un sacco di patate non avrebbe sentito il dolore bruciargli nelle ossa, perché un sacco di patate è soltanto un sacco di patate.
Capì che avevano finito solo quando aprì appena gli occhi e sentivo la pioggia bagnare il mio viso. L'aria mi bruciava nei polmoni e mi sentivo come uno schifosissimo budino.
Nonostante il dolore allucinante in ogni singola parte del mio corpo, riuscì a trascinarmi fino a casa mia, su per le scale e infine, raccolsi quel po’ di forze che mi rimanevano e bussai al campanello. Venne ad aprirmi mia madre. Sbiancò, vedendomi sanguinante sulla soglia di casa. Quell’orribile spettacolo che le si presentò davanti ero io. «Oh mio Dio!». Furono le sue uniche parole, dopo di che caddi, accasciandomi per terra. 
Mia madre mi caricò sulla sua spalla, con un po’ di difficoltà, e mi portò dentro casa. Mi poggiò sul piccolo divano in stoffa grigia che avevamo in salotto.
«Chi ti ha ridotto così?», bisbigliò mia madre, mentre si avvicinava a me con una borsa del ghiaccio e delle garze per disinfettarmi il volto. Sanguinavo da qualsiasi punto.
«Joseph», biascicai con il sapore del sangue in bocca. Avrei voluto aggiungere che lui era rimasto a guardare divertito, lasciando che i suoi amichetti facessero tutto, ma non avevo davvero le forze per farlo. 
Mi poggiò la borsa del ghiaccio sulle labbra e mi tamponò il naso con un fazzoletto. Con cura mi ripulì tutto il viso, mettendo qualche cerotto dove c’è n’era bisogno. In silenzio, mi posò un caldo plaid sulle spalle ed uscì di casa. Neanche in quel momento meritavo un po’ di attenzioni? Neanche quando valevo niente? 
Mi lasciai cullare dal silenzio che calò improvvisamente, mettendo a tacere per un po’ quel frastuono che avevo nella testa, mi addormentai pensando a quale sarebbe stata la mia dolce vendetta. Perché Joseph Parker avrebbe pagato, avrebbe mangiato la polvere e sputato sangue, proprio come me.
 
*


-
Sera ragazze (:
Eccomi qui, sono ritornata, proprio la sera di S. Stefano.
Mi aspettavo più recensioni è qualche visualizzazione in più, ma non demordo.
Sono un tipo che non si arrende facilmente.
anyway, spero vi sia piaciuto, anche se questo capitolo è abbastanza "violento".
Non dimenticatevi di recensire (3-4) ^^
besos,
Lee.

 
   
 
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