Capitolo 1- Di
nuovo in città
Ore 22.30, aeroporto di Tokyo
“ Ma
perché sto facendo questa pazzia?” l’aeroporto era quasi deserto ad
eccezione di una ragazza con delle lunge trecce rosse con al seguito una folla di
fotografi.
-
Il primo aereo per
Londra grazie-
“Eccomi
qua! Il 24 dicembre! Parto da sola senza una vera meta.
Ma che cavolo sto facendo?
Tanto ormai è troppo tardi per cambiare idea. Qui non mi resta nulla!”
Intanto, da qualche altra parte a Tokyo….
Natsumi:- Akito, che
fai? Non riesci a dormire?- Lui era
alla finestra. Era tornato da poco a Tokyo, dopo la permanenza di due anni a L.A. dove era stato sottoposto a delle cure per la grave
ferita che aveva riportato
alla mano in passato……( ricordate?) La neve scendeva sul suo giardino e le
tapparelle di bambù semi-chiuse sbattevano contro il vetro. Il suo sguardo
ghiacciato come le palafitte formatesi sul davanzale delle finestre osservava quella città, che ormai
non significava più niente per lui, da quando aveva perso la persona più
importante della sua vita…
A- No, ma sto bene vai.
N- Ok. Dormi però mi raccomando!!-
A- Uffff…- sbuffò
di malavoglia.
Improvvisamente,
però, i suoi occhi si spalancarono, e il suo sguardo cadde lì, in fondo alla
strada, in quel cortile coperto da soffici batuffoli bianchi che faceva angolo
con
Il
bacio sotto la neve il 24 dicembre…gli abbracci e le parole di coraggio… i
mille ostacoli superati insieme… Ma lui se l’era fatta scappare. Tantissime
volte avrebbe potuto dichiararle i suoi
veri sentimenti, ma come uno stupido, non l’aveva mai fatto.
Prese la giacca e uscì di casa correndo. Sotto quel gelo
e quella desolazione un ragazzo correva come un pazzo.
Dove non lo sapeva , ma
continuava comunque a correre. Verso una meta che forse, prima o poi, sarebbe stata di nuovo sua.
Aeroporto
di Tokyo
-
Signorina…mi scusi, signorina….
-
Uhm?- Sana si svegliò di soprassalto, si era addormentata sulle poltroncine
della sala d’aspetto del gate dell’aeroporto e si ritrovò davanti a sé l’esile
figura di un hostess.
- Mi
scusi, ma lei che aereo deve prendere?- le chiese sorridendo
mentre Sana cercava ancora di svegliarsi per bene.
- Quello per Londra, tra quanto parte?- chiese mentre si stiracchiava.
-
Ehm…- disse un po’ impacciata l’hostess con la solita gocciolina sulla fronte-
veramente è partito da 2 ore…
-
COSA?!?!- urlò Sana facendo
spaventare l’hostess- Ma quanto ho dormito??
-
Ecco…io ho iniziato il turno alle 23.00 e l’ho trovata già addormentata… l’aereo partiva alle
23.30, ora siamo nel mezzo della notte signorina…
-
Cavoli!!- sospirò Sana- tra quanto parte il prossimo?
- In realtà per tre giorni saremo in sciopero,
a partire da ora. Mi dispiace
veramente moltissimo…-
- Beh vuol dire che prenderò
il prossimo...tra tre giorni- disse risoluta Sana mentre si allontanava con
l’hostess verso l’uscita.
“Che sia un segno del destino?” pensò Sana.
Aveva
solo una valigia con un po’ di vestiti con lei. E non poteva neanche alloggiare
a casa sua, perché la madre era partita con Maro per una crociera di scrittori
sul Mar Rosso, Rei la aspettava a Londra, i suoi amici non li vedeva da 2 anni
e… a dirla tutta…non si ricordava neanche come
erano fatti o dove abitavano, non aveva un soldo con sé e quindi
non poteva neanche pagare un albergo… improvvisamente però le venne una
brillante idea: IL GAZEBO.
Era
perfetto! Aveva con se delle coperte, la neve si faceva meno impetuosa e faceva meno freddo.
Camminò per un bel po’ e si ritrovò presto nel
centro della città, del tutto addormentata in quella notte di dicembre. Solo le
allegre decorazioni natalizie davano un po’ di luce alla via. Un senso di
tristezza colpì Sana. I ricordi dei felici Natali precedenti le facevano venire
un po’ di malinconia.
“ Ma tu guarda che mi doveva
capitare!”
Pensò dando un
calcio ad un sasso. In quel momento si accorse di
essere arrivata. Quanti ricordi! Il gazebo non era proprio in ottime condizioni
però: alcuni vandali avevano fatto scritte con le bombolette e delle incisioni.
Il legno era inoltre scolorito e rovinato, ma ci si
poteva accontentare! Almeno per una notte!
Si
sedette, la panca era un po’ umida e gelida, ma non ci fece troppo caso: aveva
troppo sonno.
Guardò
per un po’ le stelle comete che solcavano veloci il cielo, frettolose di
arrivare chissà dove! Lei invece non aveva nessuna fretta di
ritornare a Londra.
Il
sonno arrivò velocemente, e Sana si ritrovò ben presto
nel mondo dei sogni, cullata dalla luce della luna e da qualche bel ricordo dei
vecchi tempi…