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Autore: essie    26/12/2011    6 recensioni
Prima classificata al contest 'Historical Contest' di tikei_chan.
Londra, 1924.
Tra interminabili collane di perle, paillettes e tacchi a rocchetto, nasce l’amore tra Edward Cullen e Isabella Swan.
Al ritmo del charleston, naturalmente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Roaring Twenties

 

Corse di automobili sui prati. Pazze compere da Harrods. Risate su risate al cinematografo. Balli a notte fonda nelle fontane.

In questo consisteva la vita di Isabella Swan – o Bella, come si faceva chiamare dalle amiche più strette – prima di incontrarlo. Si divertiva, tornava a casa molto tardi la sera, aveva mille uomini ai suoi piedi, e non le interessava ciò che dicevano gli altri alle sue spalle. Viveva la sua vita e lasciava vivere le persone che la circondavano.   

I suoi genitori erano Charles, il celebre proprietario di una ditta import-export con l’Oriente, e Renèe Swan, una donna rigida e insofferente al mondo che la circondava. A Bella era impossibile trovare conforto nella propria famiglia, non considerava quelle due persone i suoi genitori.

La famiglia di Isabella era composta da tre membri: Alice, una ragazza di un anno più giovane, allegra e vivace, sempre entusiasta, il sorriso ad incurvare ogni giorno le sue labbra; Jasper, cugino di secondo grado di Isabella, un giovanotto dai capelli biondi molto attraente, introverso e simpatico; e Rosalie, la più bella e ambita della città, una donna dolce e un’ottima consigliera.

Ma, prima di incontrarlo, la vita di Isabella era vuota, anche se lei non se n’era mai resa conto. Aveva tutto ciò che aveva sempre desiderato: degli amici meravigliosi, popolarità, l’invidia da parte delle altre coetanee, divertimento con gli uomini. Alice chiamava il sesso “diletto” perché troppo pudica, Isabella e Rosalie si divertivano molto a prenderla in giro per come arrossiva ogni volta che Bella raccontava le sue avventure. Lei era una ragazza romantica che credeva profondamente nel vero amore; segretamente innamorata di Jasper, non l’aveva mai ammesso neanche con le amiche.

 

Il sabato sera Isabella, Alice e Rosalie erano solite andare al dancing, e passavano delle ore a prepararsi e a truccarsi a vicenda.

‹‹Ho sentito che Edward Cullen è in città›› annunciò Alice, emozionata, appena Isabella le aprì la porta di casa. Si rifiutava di avere della servitù e per questo Renèe Swan la definiva “scioccamente ribelle”.

‹‹Buonasera, Alice. Come stai?››

‹‹Oh, tanto lo so che sei curiosa anche tu›› sbuffò l’amica mentre entrava nella villa sfarzosa in cui viveva la famiglia Swan. ‹‹Rosalie è già qui?›› chiese poi, già dimentica del discorso lasciato in sospeso.

‹‹E’ arrivata qualche minuto fa›› la informò Isabella.

Rosalie era raggomitolata su una poltrona, i capelli biondi sciolti, bellissima negli abiti chiari che si era infilata senza interesse per raggiungere casa di Isabella, la quale, appena entrata nella stanza, si sedette sul proprio letto con un sospiro.

‹‹E’ successo qualcosa?›› domandò Rosalie mentre salutava Alice.

‹‹Edward Cullen›› si limitò a dire Bella, accendendosi una sigaretta con un gesto elegante.

Erano giorni che Alice parlava e parlava di Edward Cullen, figlio di un noto industriale, che si sarebbe trasferito a Londra qualche giorno dopo. Tutte le giovani donne erano in fibrillazione per quell’evento; chi si scambiava frasi a mezza voce, chi sognava ad occhi aperti, chi passava le giornate a parlare di lui  chiusa nelle proprie stanze assieme alle amiche. Uno stato di eccitazione assurdo, secondo Isabella. In fondo era soltanto un uomo, esattamente come tutti gli altri.

‹‹Stasera sarà al dancing insieme ad un amico. Non è fidanzato con nessuna›› Alice sospirò e si sedette davanti allo specchio.

Rosalie sorrise. ‹‹Ho incontrato Mr. Cullen l’anno passato. È un giovanotto veramente affascinante, è talmente bello, ma non fa proprio per me. Lo vedrei meglio con Isabella›› tentò, trattenendo il respiro, scambiandosi un’occhiata complice con Alice.

Bella tirò a lungo la sigaretta, scuotendo lentamente il capo. ‹‹No, no›› disse, soffiando il fumo fuori dalle sue labbra ‹‹non provateci ancora. A dispetto di ciò che canta mia madre in città, il giorno in cui mi sposerò sarà un giorno molto triste››. Si esaminò le unghie smaltate con aria distaccata.

Ciò che né Alice né Rosalie potevano comprendere era la nascosta, imbarazzante sofferenza che Isabella aveva dentro di sé. Vedeva le ragazze che la circondavano uscire con gli uomini, innamorarsene, sposarli, creare una famiglia, e, forse, nel profondo del suo cuore desiderava fare altrettanto. Ma Isabella aveva un carattere troppo forte, era troppo ribelle, dalla mentalità troppo moderna per far breccia nel cuore di un lui.

Rimase in silenzio così a lungo che le due si guardarono, chiedendosi aiuto a vicenda. Poi Alice si schiarì la voce: ‹‹Ehm, allora. Iniziamo a prepararci per questa sera?››.

 

Quando Isabella, Alice e Rosalie fecero il loro ingresso al dancing, molte teste si voltarono ad osservarle con occhi attenti, ispezionandole con cura. Rosalie venne subito invitata a ballare da James Woods, un giovanotto che, Alice e Bella lo sapevano bene, stravedeva per lei, la quale si fece condurre con un sorriso alla pista in mezzo alla grande sala.

Quella sera Isabella aveva indossato un abito al ginocchio con le spalline sottili e le frange. Alice l’aveva aiutata a tirare indietro i capelli castani con una fascia di paillettes, in cui aveva infilato una piuma colorata – come prevedeva la moda nel momento. Le scarpe erano le sue preferite: nere, la punta arrotondata e il tacco a rocchetto non troppo alto, il cinturino che le teneva ben ferma la caviglia. L’ideale per ballare, diceva sempre Rosalie, che aveva optato per un abito al polpaccio rosso come le sue labbra. Alice, invece, aveva indossato un vestito argenteo acquistato con la madre qualche giorno prima proprio per il sabato sera al dancing. I suoi capelli neri erano tagliati corti e le lasciavano scoperto il collo nel famoso taglio alla garçonne.

Alice acchiappò al volo due flute di champagne da un cameriere di passaggio e ne porse uno all’amica, la quale la ringraziò, iniziando a sorseggiarlo tranquilla. Avvertiva molti occhi su di sé, ma aveva deciso di non farci caso.

‹‹Oh mio Dio!››

L’esclamazione di Alice la fece sobbalzare vistosamente. ‹‹Che cosa succede?›› domandò preoccupata, guardandosi freneticamente intorno.

Alice trattenne rumorosamente il fiato al di sopra della musica allegra, gli occhi fissi su un punto lontano. ‹‹Guardalo, Bella. È semplicemente adorabile›› cinguettò, in evidente contemplazione di un qualcuno di cui Isabella era certa di conoscere il nome. ‹‹Adorabile. Non è un bijou?›› ripeté Alice. Poi aggiunse, come ripensandoci: ‹‹Assomiglia a Rodolfo Valentino››.

Bella seguì il suo sguardo. Un giovanotto che sembrava essere di un paio d’anni più grande stava conversando con Jasper e un altro uomo. ‹‹Non assomiglia a Rodolfo Valentino›› replicò solamente.

Alice la fissò, improvvisamente concentrata su di lei. ‹‹Non sei nemmeno un po’ colpita? Non fai… nessun commento?›› le chiese, tentando di celare l’incredulità, mentre Rosalie, rossa in viso e con il respiro affannoso per il ballo, tornava da loro.

‹‹Con quante persone hai ballato?›› rise Isabella.

Lei liquidò tutto con un gesto della mano, lievemente imbarazzata. ‹‹E voi?››.

‹‹No, siamo qui in disparte a rimirare Mr. Cullen e a parlare di quanto è delizioso›› disse Bella seccamente e Alice alzò gli occhi al cielo.

‹‹Tutti parlano di lui›› concordò Rosalie ‹‹prima passandole accanto ho sentito Lauren Mallory che ridacchiava con le amiche, è sicura di poter conquistare il suo cuore››.

Ma Edward Cullen non fu visto ballare con nessuno. Non si avvicinò a nessuna fanciulla, né loro furono così coraggiose da farsi avanti; solo Rosalie lo andò a salutare, ma poco dopo si allontanò per un drink con l’amico di lui, un certo Emmett McCarty.

‹‹Jasper, non posso credere che finalmente ci onori della tua presenza!›› disse Isabella, salutandolo però con calore.

Jasper, elegante e bellissimo, sorrise con aria colpevole. ‹‹Scusami, Isabella. Alice, come state?››.

Alice arrossì violentemente e balbettò qualche parola, colta di sorpresa.

‹‹Ho conosciuto Mr. Cullen›› informò le due fanciulle ‹‹è una persona davvero interessante››.

‹‹Sì, molto interessante›› fece eco Isabella in tono sbrigativo ‹‹ti lascio in compagnia di Alice, allora. A lei farà piacere spettegolare un po’, io vado a prendere un altro drink››. Si fece largo tra la folla di persone, lasciando inconsapevolmente Alice nella confusione più totale.

Bella chiese dell’altro champagne, e stava per portare il bicchiere alle labbra quando sentì una voce alle sue spalle.

‹‹Anche se non avete ancora ballato, sono certo che in pista siete eccezionale››

Si volse, già pronta a ribattere, ma le parole le morirono sulle labbra appena incontrò due occhi talmente verdi e intensi da lasciarla senza fiato. Edward Cullen era davanti a lei, elegante come pochi, un leggero sorriso sul volto dalla bellezza straordinaria, i capelli di una curiosa tonalità di castano tirati indietro.

‹‹Sono Edward Cullen›› si presentò, prendendole la mano, e quando anche Bella disse il suo nome, lui vi pose un breve bacio sul dorso.

‹‹Posso avere l’onore?›› le chiese, accennando alla pista.

Isabella amava ballare, anche se non lo faceva spesso. Ma, valutando con attenzione l’altezza del giovanotto, si disse che non poteva rifiutare: se il charleston che in quel momento governava la pista fosse sfumato in un ballo più lento e tranquillo, Bella avrebbe potuto adagiare perfettamente la testa sulla sua spalla.

‹‹Vi ringrazio›› accettò quindi, prendendo la mano che lui le offriva, incurante degli sguardi puntati su di loro, abbandonando il bicchiere di champagne.

 

Contro ogni suo proposito, Isabella si divertì tantissimo a ballare il charleston con Mr. Cullen: era un compagno di ballo magnifico, non aveva mai incontrato una persona abile come lo era lui.

‹‹Avevo ragione›› disse Mr. Cullen appena la canzone terminò, senza lasciare Isabella ‹‹siete davvero molto brava. E anche molto bella›› mormorò, scostandole dal viso una ciocca di capelli scuri, perdendosi nei suoi occhi.

‹‹Grazie››. Isabella guardò il pavimento in uno slancio di pudicizia che la sorprese.

Iniziò un’altra canzone, questa volta più calma. Molte coppie lasciarono la pista, ma altrettante se ne aggiunsero, e i due non si mossero. Rimasero in silenzio, prendendo solamente la posizione giusta per il lento. Bella poggiò il capo sulla sua spalla con un sospiro, a poca distanza dal suo collo candido e deliziosamente profumato.

‹‹Sapete, ho sentito parlare di voi in città›› iniziò Mr. Cullen, stringendole delicatamente una mano.

‹‹Non godo di una buona reputazione›› annuì Isabella, tranquilla. ‹‹Siete il primo uomo che si avvicina a me dopo molto tempo››.

‹‹Non potevo perdere questa occasione. Una splendida occasione›› le sorrise, ma nei suoi occhi la ragazza scorse una traccia di malizia che le fece ricambiare il sorriso spontaneamente.

‹‹Non posso che esserne felice›› sussurrò, a poca distanza dal suo orecchio.

Mr. Cullen si allontanò leggermente, guardandola sorpreso, e Isabella lo fissò, imperturbabile, pur mantenendo quel lieve sorriso sulle labbra che la rendeva ancora più bella.

‹‹Champagne?›› propose lui, e, quando Bella annuì, sorrise vittorioso. Non vide, però, che lo stesso sorriso stava affiorando sul viso della sua accompagnatrice.

‹‹Ci risiamo›› sospirò Alice, che aveva seguito la scena assieme a Rosalie. Scosse la testa.

‹‹Prima o poi si innamorerà sul serio, si stancherà di giocare›› osservò la bionda. ‹‹E Mr. Cullen è la persona perfetta››.

 

Due bicchieri di champagne, una sigaretta e tre balli più tardi, Isabella era ufficialmente certa che quella fosse la serata perfetta. Mr. Cullen si era rivelato di straordinaria compagnia: avevano riso tanto, ma anche parlato di argomenti seri – due o tre minuti –, e adesso le dolevano i piedi per il tanto movimento.

Entrambi avevano salutato Alice, Rosalie, Jasper e Mr. McCarty, un uomo davvero simpatico che non aveva mancato di attirare l’attenzione di Rosalie, con cui ella aveva ballato il charleston due volte.

‹‹Vi riaccompagno a casa?››

Isabella diede un tiro alla sigaretta, annuendo pigramente, e Mr. Cullen si perse ad osservare il fumo che usciva dalle sue labbra rosse e sensuali in un modo che avrebbe dovuto giudicare assolutamente proibito. Era una donna che sapeva provocare e che amava farlo, se n’era accorto subito. Ma si era anche reso conto che non poteva essere così come si mostrava agli altri, e non vedeva l’ora di scoprire altro su di lei, da cui si sentiva attratto dal primo momento che l’aveva vista.

Uscirono dal locale accompagnati dalle occhiate poco discrete di chi stava loro intorno. Bella vide Lauren Mallory guardare Mr. Cullen, ferita. Le sfuggì una risatina dalle labbra.

‹‹Fate ridere anche me›› mormorò lui, la voce bassa e morbida, mentre si metteva alla guida dell’automobile.

Isabella fece un gesto vago con le dita. ‹‹Cose da donne, mio caro Edward›› disse solamente, posandogli per un istante la mano sulla spalla.

Per arrivare a casa di Isabella impiegarono qualche minuto, ed entrambi scesero dall’automobile quando essa si fermò davanti alla porta di ingresso della villa maestosa.

‹‹Isabella, siete una donna assolutamente meravigliosa›› sussurrò Mr. Cullen, baciandole ancora la mano.

Lei sorrise, per nulla imbarazzata. ‹‹E voi un uomo troppo adulatore›› replicò, una nota di furbizia nella voce.

‹‹Dite sul serio? Sarà perché ho voi di fronte a me. Mi sconvolgete››

Il cielo era stellato, la serata fresca, ma nessuno dei due sentiva freddo. Anzi.

‹‹Volete provare un’altra cosa sconvolgente?›› domandò Isabella con trepidazione.

E, senza aspettare la risposta, senza nemmeno fermarsi a pensare, gli si avvicinò del tutto, accostando il viso a quello di Mr. Cullen. Posò un piccolo bacio sulla sua guancia sinistra, a poca distanza dalle sue labbra. Fece la stessa cosa sulla guancia destra, e, infine, poggiò per qualche secondo la bocca su quella calda e morbida di lui, con naturalezza. ‹‹Buonanotte›› bisbigliò poi, separandosi da lui.

Si volse per aprire il pesante portone di villa Swan, quando, all’improvviso, si ritrovò con le spalle al muro così velocemente che impiegò qualche secondo a capire cosa era accaduto. Ansimò, sorpresa, ma il respiro le si bloccò in gola quando Mr. Cullen premette con foga le labbra sulle sue come mai nessuno aveva fatto, le mani che le stringevano gentilmente, ma con vigore, i fianchi, da sopra il vestito leggero.

‹‹M-Mr. Cullen…›› boccheggiò Isabella, sbalordita, tentando invano di riprendere fiato.

‹‹Edward›› la corresse lui, anch’egli col respiro accelerato. Levò una mano per sfiorarle la guancia candida con la punta delle dita. Con evidente sorpresa di entrambi, la pelle di Bella acquistò un delizioso rossore decisamente invitante.

Che cosa mi sta succedendo?, si chiese lei, incredula. La sensazione di calore che stava provando non aveva nulla a che fare con l’eccitazione che sentiva quando desiderava un uomo ed era certa che anche lui la volesse allo stesso modo.

‹‹Sei adorabile›› disse Edward, avvicinandosi ancora una volta. Posò sulla pelle accaldata della fanciulla piccoli baci delicati, percorrendole piano entrambe le guance, il mento, fino a perdersi nel candore del suo collo, liscio e profumato.

Isabella appoggiò la testa contro il muro, il respiro talmente affannoso che sembrava avesse giocato tre partite a cricket senza mai fermarsi come spesso si dilettava quando andava nella casa di campagna. ‹‹Edward›› sussurrò in un gemito.

Lui interruppe la lieve tortura – sì, perché solo così Bella riusciva a interpretare il profondo piacere non soddisfatto che stava provando – che le stava imponendo vicino alla clavicola destra; alzò il capo e la fissò, gli occhi verdi così ardenti e lussuriosi… Isabella spalancò gli occhi scuri, sentendosi avvampare, e le sue gambe tremarono pericolosamente. Il cuore le batteva forte nel petto, sembrava dovesse uscirle dal corpo da un momento all’altro.

Edward parve accorgersi delle reazioni di Isabella, perché un leggero sorriso con una nota di compiacimento gli incurvò le labbra. ‹‹Non così, Isabella›› disse, e la sua voce era bassa e morbida.

Bella impiegò qualche secondo per tornare in sé. ‹‹Così come?›› chiese, la mente curiosamente annebbiata.

‹‹Permettimi di invitarti al cinematografo, domani sera››

Lei allargò gli occhi, stupefatta. Gli uomini non la invitavano mai a trascorrere del tempo insieme, da soli, a cena, al cinematografo, al dancing, o in qualsivoglia luogo pubblico. ‹‹Perché?›› non riuscì a trattenersi. Si aggiustò il vestito, nervosa.

Edward le prese la mano, cominciando ad accarezzarle il dorso e la punta delle dita con inattesa dolcezza, lo sguardo perso nella sua pelle nivea e nel suo calore gentile. ‹‹Isabella, quando ho detto che sei una donna meravigliosa dicevo sul serio. E non parlavo solo della tua bellezza esteriore›› spiegò affabile.

Isabella fece un sorriso amaro. ‹‹Cos’altro c’è in me, Edward?›› domandò ‹‹sono una persona impossibile. È impossibile stare con me troppo a lungo. Anche le mie amiche più strette spesso devono allontanarsi da me, dopo un po’; non riesco a sentirmi completamente a mio agio con nessuno, neanche in casa mia, quando sono sotto le coltri pronta per abbandonarmi al sonno. N-non sono una persona normale. Non posso lasciarmi andare, Edward. Le storie brevi in camera da letto, quelle sono ciò per cui sono adatta. Non so cos’è l’amore e non sono adatta ad innamorarmi›› concluse in tono rassegnato. Sorrise ancora una volta, carezzandogli la guancia. Poi, senza dargli il tempo di replicare, scomparve dentro casa, nel cuore una strana sensazione di vuoto.

 

 

Tre mesi dopo

 

Era una giornata sorprendentemente calda e soleggiata, quella. Gli alberi erano verdi e rigogliosi, i giardini lussureggianti, e il sole batteva incontrastato su Londra, scaldando le persone che erano all’aria aperta per una passeggiata o che sbrigavano commissioni. Un gruppetto in particolare, però, non faceva nessuna delle due cose.

‹‹Non posso ancora credere che tu stia partendo veramente›› singhiozzò Alice.

‹‹Perchè lasciarci così?›› aggiunse Rosalie, l’espressione dolente.

Isabella sorrise con una traccia di malinconia. Londra le sarebbe mancata davvero. Malgrado i suoi ricordi non esattamente gioiosi, era cresciuta in quella città e si era affezionata, non sarebbe stato facile dimenticarla.

‹‹Parto, ma chi vi ha detto che non ci incontreremo mai più?›› domandò.

Jasper sorrise a quelle parole.

‹‹Verremo a trovarti, Isabella›› disse Emmett McCarty, il fidanzato di Rosalie.

‹‹Assolutamente›› confermò lei, lasciandosi sfuggire una lacrima.

‹‹E voi sarete sempre i benvenuti››

Bella abbracciò Alice, che piangeva stretta a Jasper – avevano iniziato a frequentarsi – e poi Rosalie. Salutò con calore Emmett e Jasper, obbligandoli a prometterle che avrebbero fatto felici le sue amiche.

‹‹E come potrebbe essere il contrario?›› chiese Emmett, baciando Rosalie sulla fronte.

Davanti alle due coppie, Bella si sentì improvvisamente sola, ma tentò di allontanare quei pensieri. Le era capitato spesso, negli ultimi tre mesi, ma adesso era stanca di sopportare la sua angosciosa voce interiore.

‹‹Buona fortuna a tutti›› mormorò. Sorrise, e si voltò per entrare nell’automobile.

Quel giorno era molto importante per Bella. Sarebbe partita per gli Stati Uniti, un continente sconosciuto ma che l’aveva sempre attratta, completamente sola, senza nessun supporto. Una cosa che la spaventava da un lato, ma la rendeva impaziente da un altro. Dopo la furiosa litigata con i suoi genitori, che gli avevano urlato contro – Renèe soprattutto – per essersi “fatta sfuggire” un’occasione imperdibile come lo era Edward Cullen, i due la avevano praticamente disconosciuta. E quello era uno dei motivi principali per cui stava partendo, probabilmente per non tornare in Inghilterra mai più.

Ogni volta che il viso di Edward Cullen affiorava nei suoi pensieri, Bella sentiva una dolorosa fitta al petto. Dopo quel lontano sabato sera al dancing Edward l’aveva ricoperta di biglietti, chiedendole un appuntamento o anche solo di vederla per qualche minuto, di parlarle, ma lei li aveva ignorati. Non era stata una scelta facile. Lui era troppo buono per una persona come Isabella, che non avrebbe mai saputo donargli l’amore che egli meritava.

Ma allora, cos’era ciò che sentiva nel cuore appena pensava a lui? Perché la sua pelle si ricopriva di brividi, i suoi occhi si facevano lucidi? Perché sentiva sempre quella sensazione di tristezza profonda?

Bella sospirò ed entrò nell’automobile. Le numerose valigie erano già state caricate, e la aspettava un viaggio molto lungo.

‹‹Isabella!››

La voce che chiamò il suo nome la fece sussultare, scivolandole addosso come una cascata d’acqua fredda. Bella si bloccò e rimase immobile, rigida come una statua, mentre sentiva il suo povero cuore accelerare tanto da farle temere che prima o poi sarebbe saltato fuori dal suo petto.

‹‹Isabella›› disse ancora la voce, questa volta molto più vicina. Lei sospirò profondamente e scese dal mezzo. Alice, Jasper, Rosalie ed Emmett non c’erano più, e adesso le era palese che l’avessero avvisato loro.

Si fece coraggio e alzò lo sguardo. Tutto ciò che si era ripetuta in quei tre mesi, tutti i rifiuti, tutte le parole, tutte le lacrime, parvero scomparire quando incontrò i suoi occhi. Erano tristi e mesti mentre la guardavano, ma la loro bellezza devastante fece tremare le sue gambe.

‹‹Isabella›› sospirò Edward. E, senza darle il tempo di dire o fare nulla, la prese tra le braccia, stringendola contro il suo corpo con tale vigore da sospenderle il respiro. Immerse il viso nel suo collo e la abbracciò ancora più forte. ‹‹Oh, Isabella…›› disse ancora, incapace di dire altro. Iniziò a cullarla, stentando a credere che lei fosse veramente lì, assieme a lui.

Dopo qualche minuto di silenzio, Bella alzò lo sguardo, lanciandogli un’occhiata che Edward decifrò immediatamente. ‹‹Stai partendo? Non farlo. Non farlo, Isabella. Rimani qui, con me››.

‹‹Non posso›› sussurrò lei, gli occhi bassi.

‹‹Chi te lo vieta?›› mormorò Edward, accarezzandole i capelli.

Isabella rimase qualche secondo in silenzio, mettendo ordine ai suoi pensieri confusi. ‹‹Io non ti merito›› disse infine, e alzò le spalle, come a dire che lei non aveva importanza. ‹‹Tu sei così perfetto, Edward. Io invece… sono solo io. Non sarò mai abbastanza per te, ti farò impazzire con il carattere che mi ritrovo e le mie idee strampalate. Ti stancherai e…››.

‹‹Mi dici chi ti ha messo in testa queste cose?›› le chiese lui, prendendole il viso tra le mani. La guardò negli occhi – quegli straordinari occhi scuri e profondi che tanto adorava – e le lasciò un lungo bacio sulla fronte, sospirando sulla sua pelle di porcellana.

‹‹Non faccio che pensare a te›› continuò poi ‹‹ogni giorno rivivo la serata che abbiamo passato assieme e mi chiedo se ne verranno altre. Ogni giorno rido come abbiamo riso quella sera, sorrido ripensando al tuo volto, ai nostri balli, ai nostri baci… permettimi di partire con te, Isabella. Permettimi di seguirti nel Nuovo Continente››.

‹‹Ti sei trasferito a Londra da poco›› tentò Bella.

‹‹Non importa››

‹‹E… e il lavoro, la casa…››

‹‹Troveremo qualcosa›› Edward sorrise, parlando spontaneamente al plurale.

‹‹Perché io, Edward? Al dancing c’erano così tante donne, perché hai scelto me?››

Lui la guardò come se fosse ovvio. ‹‹Perché sei stata l’unica a colpirmi. Nessuno è come te, Isabella. Sei unica››.

Isabella fece per ribattere, ma Edward la anticipò. ‹‹Nessuno›› ribadì. Le strinse la mano. ‹‹Dimmi di sì›› sussurrò.

Bella sorrise, il cuore pieno di lui. ‹‹I motivi per cui tu dovresti rimanere qui sono finiti›› rispose con semplicità, poi prese un profondo respiro: ‹‹Mr. Cullen, sarebbe così gentile da accompagnarmi in America? Non credo che riuscirò a farcela senza di voi››.

‹‹Ma certo. Sarà un onore per me›› disse lui immediatamente, ed entrambi scoppiarono a ridere mentre si abbracciavano forte.

Le loro risa risuonarono per quella città magica che li aveva fatti incontrare, e si spensero quando Edward e Isabella entrarono nell’automobile, diretti al porto, pronti per una nuova, grande avventura.

La loro vita insieme.

 

 

1° CLASSIFICATA : SerenaEsse - Millenovecentodiciotto/ Roaring Twenties (Punteggio 23.50/ 25)

• GRAMMATICA E FORMA/STILE (4.50 + 4.75 punti):
Entrambe le storie sono grammaticalmente quasi perfette: ho contato in tutto solo un paio di errorini. Davvero sotto questa voce ho pochi appunti da farti, anche lo stile è molto buono, sempre adatto alla scene descritte di volta in volta.
• TRATTAZIONE DEI PERSONAGGI E ORIGINALIT À (4.75 + 4.50 punti):
Sotto l’aspetto della gestione dei personaggi hai fatto un ottimo lavoro, infatti hai vinto il PREMIO MIGLIOR IC. Avevo inizialmente pensato il premio con questo nome, ma nel tuo caso dovrebbe essere cambiato in “Miglior trattazione dei personaggi”; questo perché non sempre hai mantenuto i personaggi IC, uguali a quelli della saga (mi riferisco in particolare alla storia “Roaring Twenties”), ma sei riuscita comunque a caratterizzarli nella maniera più approfondita, più completa, rendendoli coerenti e costruendo perciò dei dialoghi e delle situazioni credibili.
• IMPRESSIONE PERSONALE (5 punti):
Tutte e due le storie mi sono davvero piaciute, con una leggera preferenza per la seconda, dalla trama e dall’atmosfera più movimentata.
Devo dire in effetti che un po’ mi è dispiaciuto che tu non sia riuscita a completare la terza in tempo per la scadenza: desideravo leggerne un’altra! Oltre a questo che dire, se non complimenti! :D

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ho deciso di pubblicare le due one shot con cui ho partecipato al concorso, classificandomi prima, separatamente. Ringrazio tikei_chan e tutte le persone che hanno letto e apprezzato questa prima storia :** L'altra OS, 'Millenovecentodiciotto', verrà pubblicata nei prossimi giorni.



   
 
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