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Autore: Kaosan    27/12/2011    1 recensioni
SasoDei, Alternative Universe. La trama in realtà è ancora da definire.
Quello che sono in grado di accennare è che la storia parte dal primo incontro dei PG, fino ad arrivare alla loro relazione, analizzandola, smontandola, descrivendola in tutte le sue parti.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori , Altri, Deidara
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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● Uno


È  strano cosa possa succedere ad una persona, così, all’improvviso.

Un giorno ti svegli e non sei più tu.

Mai successo?

A me era successo mille e mille volte, mi era capitato alle volte di alzarsi e non riconoscersi, di non sapere più cosa mi piacesse, con chi andasse di passare il tempo. 

‘È l’adolescenza’ oppure ‘Gli piace fare l’artista’

Questo dicevano tutti, quelle poche volte che avevo tentato di parlare di ciò a genitori o altre persone che potessero avere più esperienza di me, almeno così pensavo.

I miei coetanei mi avevano direttamente dato del pazzo, o avevano dolcemente annuito, per poi evitarmi, giustamente.

Non puoi mica andare in giro con uno che un giorno dice ‘viola’ e due giorni dopo ‘giallo’ se gli viene domandato quale sia il colore che preferisce indossare.

Poco importa, tutto quello che erano riusciti ad ottenere era che il mio ego si gonfiasse a dismisura, se nessuno mi capiva non ero certo io ad essere ‘sbagliato’, erano gli altri ad essere di basse vedute.

Perché preoccuparsi, in una società fondata sul fumo fritto?

No, aspettate sto andando fuori argomento (c’è un argomento in questo mio monologo?).

Parlavamo dei cambiamenti.

Insomma uno dei tanti giorni in cui mi sono svegliato, ho deciso che mi sarei trasferito, finito il liceo.

Questo però, miei signori, non è dettato dal caso, non mi sono alzato e, all’improvviso, ho deciso che me ne sarei andato.

No, una volta tanto il cambiamento era stato dettato da un agente esterno, ‘ho incontrato qualcuno’, scriverebbe un mediocre scrittore di romanzi rosa.

‘Ho trovato il pezzo che mi mancava’ dice invece un mediocre ragazzo che va’ per i diciannove.

Quello che ho incontrato qualche tempo fa, durante un viaggio toccata e fuga, è il pezzo che mi mancava.

Non prendetemi per pazzo anche voi, so benissimo che fisicamente è impossibile che manchi qualcosa (a meno che non si abbiano problemi di un certo tipo che, ringraziando il cielo, non ho) , ma dentro, intendo, quella cosa che in molti hanno deciso di chiamare anima, può mancare qualcosa.

In effetti, può mancare qualcosa anche fisicamente.

Insomma se ci pensate, il cervello ha due emisferi, abbiamo due occhi, due narici, due labbra, due polmoni, due intestini, due braccia, due gambe, due paia di cinque dita, due capezzoli, noi maschi due testicoli, le donne hanno due ovaie.

Perché un cuore solo?

È  particolare, no?

Ma non è nemmeno il caso di perdersi in romanticismi, tendo a farmi prendere dall’entusiasmo, alle volte, piccolo difetto professionale.

Insomma, qualche tempo fa, quasi un anno fa, l’ho incontrato nel viaggio di cui stavo parlando fino a qualche momento prima.

In effetti è stato qualcosa di casuale, l’incontro, per lo meno.

Lo vidi mentre ero in treno, accompagnato da un vecchio amico, del quale ora a mala pena ricordo il nome, poi.

Insomma, fatto sta che non appena l’ho visto, ho rischiato di rompermi il naso contro il finestrino.

Era lì, alla mia, nostra, fermata, seduto davanti ad una colonna a fumare.

Che una cosetta di quelle dimensioni fumasse mi aveva lasciato un po’ sconcertato, ma poco importava.

Il contatto visivo con quella figura era durato pochi secondi, ma non appena misi piede a terra mi misi subito a camminare nella sua direzione.

Anche se, ovviamente, mi sarebbe servita una patetica scusa qualsiasi, insomma, l’uscita della stazione era da tutt’altra parte,  a sentire quel povero cristo che mi stava praticamente facendo da guida.



“Hai da accendere?”


Sì, potete picchiarmi per la fantasia.

Che diamine, sono un’aspirante artista, mica un organizzatore di incontri. E comunque non è mica male, un sacco di gente si è incontrata con stupide scuse. Mia madre ha finto di avere il mal di denti, per incontrare il mio vecchio.

Il ragazzino non sarà sopra il metro e settanta, ha i capelli rossastri, corti, con la frangetta, la carnagione è particolare, come alza lo sguardo mostra un paio di enormi occhi marroni, ma proprio grandi. E nemmeno marroni marroni, anche il colore degli occhi è un colore tutto particolare.

Potrebbe quasi essere una visione graziosa se lo sguardo non desse l’idea che potrebbe uccidermi qui, in mezzo alla stazione.


“Mhnph.”


Tutto quello che guadagno è quel verso, seguito da un accendino che se non mi entra dritto dentro un occhio è un miracolo.

Ringrazio, quasi cortesemente, tirando fuori il mio pacchetto, afferrando una delle sigarette all’interno, celando alla bene e meglio l’accendino posizionato in mezzo alle tre superstite all’interno dell’oggetto.


“Aspetti qualcuno?”


Come sembrare un  maniaco, libro secondo me medesimo.

Vorrei decisamente rimangiarmi quello che mi è uscito dalla bocca, ma ormai è andata.

Silenzio.

Silenzio.

Ancora silenzio.


“No.”


Lo sguardo non lo alza, fissa di fronte a sé, quasi assente.

Magari fissa qualcosa.

Come sembrare un maniaco, libro secondo me medesimo, capitolo due: copiare il soggetto interessato, giusto per capire cosa questo stia facendo.

Ed è quello che faccio, piegarmi fino ad arrivare alla sua altezza, puntare lo sguardo in avanti, sotto gli occhi increduli del mio amico, penso.

Quello che vidi fu … Niente.

Assolutamente niente.

Forse fu la faccia da pesce lesso che feci a farlo parlare, o forse sperava che me ne andassi, non so.


“I treni. Guardo i treni, sottospecie di maniaco irritante.”


Non mi degnò di uno sguardo nemmeno in quel momento. Particolare, decisamente particolare, quella piccola figura.


“ Dimmi qualcosa di più.”


Ed è in questo momento della storia che il mio ‘amico’ esce dalla scena.

Si sarà annoiato, forse. Non so quanto sia rimasto lì, non ho idea di quanto tempo sia passato.



“Ragazzo della stazione, parlami dei treni.”



» Note «


Dopo molti anni (quattro quasi) ho deciso di riprendere a scrivere sull'Akatsuki, iniziando con Sasori e Deidara. 

Chiedo scusa per la poca caratterizzazione dei personaggi in questo capitolo, mi farò perdonare più avanti. 

  
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