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Autore: Yu_Kanda    27/12/2011    5 recensioni
Innocence: unica arma in grado di uccidere i mostri chiamati Akuma, frutto del dolore e dalla disperazione generati da una tragedia umana e dell'unione di un'anima ad un corpo meccanico.
Innocence, materia divina dall'incredibile potere, ma anche causa di infinito dolore.
Innocence; Yuu Kanda l'aveva amata e odiata da sempre con la medesima intensità.
Era ciò che faceva di lui un Esorcista, eppure anche qualcosa il cui potere troppo spesso aveva effetti imprevisti e catastrofici.
Era, questa, una di quelle volte?
Innocence.
Ancora una volta, padrona della sua vita, ancora una volta, ne era la vittima; aveva creduto di poter dimenticare, ma lei, l'Innocence, aveva di nuovo spalancato la porta dietro cui lui aveva sigillato con tanta cura tutto il dolore, l'orrore di quel passato che si era adoperato così disperatamente per cancellare.
[Yaoi, ANGST, LaviYuu]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest "Only 20 YAOI Fandoms!" indetto da Kira K. sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest "Non aprite quella porta!" indetto da Erato84 sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 4° e vincitrice del "Premio Emozione" al Contest "Welcome to the Fandom!" indetto da adamantina sul Forum di EFP]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, ma ho una bella bambolina Voodoo... prima o poi funzionerà!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




Questa storia è stata scritta pensando a chi non ha dimestichezza con D.Gray-man, portate quindi pazienza se tante cose vi sembreranno ripetitive oppure ovvie.





Innocence



Capitolo 2 : Quello che non sai di te




Tutte quelle voci che gli rimbombavano nella testa lo frastornavano, non si era mai sentito così e non ne capiva la ragione. Se l'Innocence realmente aveva duplicato il suo corpo, come potevano essere tanto certi che la copia fosse lui? Perché non poteva essere quell'altro?

Eppure... eppure, lui non ricordava cosa fosse accaduto dopo che aveva toccato l'Innocence, mentre l'altro sì; anzi, peggio, l'altro aveva l'Innocence recuperata con sé. E Mugen.

Però lui era sicuro della propria identità: era Yuu Kanda proprio come l'altro, e non avrebbe ceduto così facilmente. Poteva provare di essere chi diceva a quell'arrogante che pensava di poterlo uccidere semplicemente perché avere lo stesso volto ai suoi occhi faceva di lui un nemico.

Forse lo shock iniziale era durato più del dovuto. Forse, i sentimenti che provava per Lavi l'avevano fatto rifugiare fra le braccia di lui senza riflettere e magari aveva anche indugiato nel riprendere il controllo di sé, per poter godere di quella sensazione più a lungo di quanto non fosse opportuno per la sua reputazione. Aveva dato a tutti l'impressione di essere un impostore, ma non era affatto così. Lui sapeva di essere Yuu Kanda, i ricordi che possedeva lo confermavano e l'avrebbe dimostrato a quell'altro, prendendosi una bella rivincita per come l'aveva trattato.

Si voltò, scansando parzialmente le braccia di Lavi e fronteggiando lo sguardo accusatore del suo alter ego.

Piantatela di parlare come se io non fossi qui o non fossi in grado di capirvi. – disse infine, con voce decisa. – So esattamente chi sono; e posso provartelo. – continuò rivolto all'altro sé stesso. – Possiedo i tuoi stessi ricordi, so cose che nessuno potrebbe mai conoscere su di noi.

Il giovane emise di nuovo un suono sprezzante, sollevando un sopracciglio con aria sarcastica, come se non credesse a una sola parola di ciò che gli veniva detto.

Coraggio, provaci, impostore. – rispose in tono aspro; vide un angolo della bocca del sosia incurvarsi leggermente in un accenno di sorriso compiaciuto.

Non credo che tu voglia che il nostro pubblico ascolti. – ritorse questi allo stesso modo, suscitando una risatina sommessa in colui che ancora lo stringeva.

L'altro Kanda parve irrigidirsi persino di più a quell'affermazione; gli lanciò un'occhiata omicida, quasi volesse trafiggerli entrambi all'istante lì dov'erano. Oh, lui sapeva bene il perché e per qualche strana ragione provava un senso di segreta soddisfazione, considerando la reazione ottenuta come una piccola vittoria. Perché, oh sì, il suo sosia era geloso!

A malincuore, si liberò completamente dall'abbraccio di Lavi e si alzò, avvicinandosi all'altro sé stesso fino a sfiorargli l'orecchio con le labbra. Poi vi sussurrò dentro una sola frase, semplice ma significativa.

L'attimo successivo si ritrovò disteso a terra dolorante, a massaggiarsi il punto in cui il pugno di lui lo aveva colpito.

La verità fa male, vero? – commentò, con un ghigno cattivo sul viso.

Yuu! – esclamò Lavi, e a entrambi fu impossibile capire a chi di loro si stesse rivolgendo.

Il giovane tuttavia si chinò sulla persona a terra, controllando che stesse bene e aiutandola a rialzarsi, lanciando allo stesso tempo uno sguardo di rimprovero a quella in piedi che ancora fissava tutti e due con rabbia.

Non osare mai più ripeterlo. – tuonò Kanda rivolto all'altro sé stesso, che emise in risposta il medesimo suono sprezzante che lui usava esclamare tanto spesso.

Tch,” risuonò, nel silenzio improvviso che era calato attorno a loro. Era certo che, se la situazione non fosse stata assurdamente tragica, fra il pubblico intorno si sarebbero sentite delle risatine. Il giovane ignorò la cosa, voltandosi verso Bookman.

D'accordo, ammetto che può essere una mia copia, opera dell'Innocence. – aggiunse. – Ma non potrò mai tollerare la sua esistenza. Komui farà bene a sbrigarsi per scoprire come annullare gli effetti di questa maledetta Innocence. – concluse in tono di minaccia, allontanandosi dal gruppo di Esorcisti e Finders, ancora strabiliati per l'accaduto.

Kanda! Non dovresti sottovalutare così la situazione. – ammonì Bookman, ma il destinatario dell'avvertimento continuò per la propria strada senza rispondere.

Argomento chiuso per Kanda Yuu, a quanto pareva. Aveva condannato il sosia ancora prima di sapere esattamente che cosa fosse accaduto.

Bookman osservò entrambi i giovani con interesse. Quello che per circostanze doveva essere la copia pareva aver accettato la rivalità con l'originale; dopo il primo momento di confusione aveva ripreso egregiamente il controllo, mostrando di possedere ogni sfaccettatura del carattere di Kanda.

Solo, appariva più vulnerabile in alcuni atteggiamenti e probabilmente era proprio quello che irritava il vero Kanda, avere in circolazione una copia di sé che si mostrava debole. Scambiò un'occhiata eloquente con il suo apprendista.

Lavi. – esordì in tono grave e il giovane ne sostenne lo sguardo, in attesa. – Questo Kanda è affidato a te, impedisci all'originale di fargli del male prima che Komui li abbia esaminati.

Lavi annuì, ma sapeva che fra le righe il vecchio Bookman gli stava ordinando di estorcere più informazioni che poteva al sosia di Yuu, fintanto che si mostrava vulnerabile, e la cosa non gli piaceva affatto. Si sentiva come se stesse tradendo la fiducia che Yuu aveva in lui.

Non che glie l'avesse mai detto, ma Lavi era certo che Yuu lo considerasse suo amico e confidasse in lui. L'altro Yuu non commentò la decisione di Bookman, sembrava anzi sollevato di udire quelle parole dalla bocca dell'anziano Esorcista.

Lo seguì docilmente verso l'accampamento e Lavi non poté fare a meno di chiedersi cosa stesse pensando adesso, come si sentisse a essere additato quale impostore da sé stesso; ma l'espressione del giovane si era fatta indecifrabile.

Yuu appariva di nuovo perfettamente in controllo delle proprie emozioni, trincerato dietro il suo scudo di ghiaccio.

 

Quindi aveva colto nel segno; entrambi erano innamorati di Lavi, solo che l'altro sé stesso si ostinava a negarlo, oltre che in pubblico, persino nel proprio intimo.

Come avrebbe preso il fatto che lui era stato affidato appunto alla protezione del giovane Bookman, allora? Si conosceva fin troppo bene per non sapere che il suo atteggiamento scostante era solo un modo per dissimulare le reali emozioni che provava e, se erano le stesse che sentiva lui nel cuore, allora anche l'altro sé stesso stava soffrendo. Sia per Lavi che per l'incertezza sul futuro di entrambi loro.

Avevano quasi raggiunto le rovine della città in cui si erano sistemati con un accampamento di fortuna, quando un rumore attirò l'attenzione di tutti, facendo immediatamente scattare un silenzioso allarme fra Esorcisti e Finders.

Questi ultimi rallentarono il passo, portandosi alle spalle del gruppo e Bookman fece cenno a Lavi di mantenersi nel mezzo. Gli altri invece continuarono ad avanzare, tutti i sensi all'erta, in attesa dell'attacco che erano sicuri stesse per arrivare; e, come si aspettavano, il nemico non si fece affatto attendere.

Numerosi Akuma di basso livello spuntarono d'improvviso dal terreno, attaccando in massa ogni essere vivente in movimento, prontamente arginati e smembrati dai tre Esorcisti in prima linea.

Uno scontro facile da gestire, ordinaria routine per Kanda.

Già,” pensava l'altro Kanda, mentre l'osservava muoversi e colpire con grazia felina, quasi stesse danzando con la propria Innocence, “lui ha Mugen; io sono disarmato.” Inerme. Inutile; ma i suoi sensi no.

Percepì un movimento con la coda dell'occhio, una vibrazione nell'aria. Fu un attimo, solo un battito di ciglia, e un Livello 3 si materializzò alle spalle di Lavi, pronto a colpire e uccidere.

Gli altri combattevano, i Finders erano nascosti fra le rovine circostanti, non aveva scelta né tempo da perdere: si gettò in avanti, facendo scudo con il proprio corpo alla persona che amava.

Cadde sul giovane senza un grido, aggrappandosi disperatamente agli abiti di lui per impedire che l'Akuma potesse in qualche modo raggiungerlo, dandogli il tempo necessario a brandire Ozuchi Kouzuchi, la sua Innocence. Sorreggendo il corpo immobile dell'altro contro di sé, Lavi riuscì a evocare uno dei Sigilli che costituivano il potere del martello per incenerire l'assalitore.

Yuu! – risuonò tutt'intorno la voce del giovane; l'attimo dopo stringeva a sé il corpo straziato di lui. – Rispondimi!

 

Kanda sentì un dolore sordo alla schiena e un fiotto di sangue gli fuoriuscì dalle labbra, facendolo tossire e abbassare la guardia, quel tanto che bastava perché lo stupido Livello 2 lo trafiggesse con un artiglio, fra lo stupore generale.

E, sempre fra la sorpresa di tutti i presenti, frattanto che Kanda smembrava ugualmente l'Akuma a dispetto del colpo ricevuto, un grido allarmato li fece voltare, Bookman in primis.

Yuu! – si udì echeggiare, nonostante il frastuono provocato dall'esplosione dell'ultimo nemico.

Gli occhi dei compagni si posarono su un altro Kanda sanguinante. Rivoli scarlatti colavano dagli angoli della sua bocca e Lavi gli premeva una mano sull'addome e l'altra dietro la schiena, il manico del martello imprigionato fra i loro corpi in modo che la testa dell'arma facesse da scudo a entrambi.

Lavi! Brutto idiota, che hai combinato? – gridò Bookman, facendo per raggiungerlo, ma venendo bloccato da una nuova ondata di Akuma. – Ti avevo detto di proteggerlo, che stai facendo? Sono connessi, non lasciare che lo colpiscano o verrà ferito anche il vero Kanda!

Grazie tante, se n'era già accorto!

Non è colpa mia! – ribatté, usando la lunga sciarpa rossa che portava sempre al collo per tamponare le ferite del secondo Kanda. – Quell'Akuma è sbucato dal nulla! Dannazione, Yuu, perché l'hai fatto? – mormorò poi rivolto al giovane. Questi abbozzò una smorfia amara, tossendo appena nel rispondere.

Stava per colpirti, l'Akuma virus ti avrebbe ucciso... – disse; lo sguardo velato di dolore col quale incontrò il suo non riusciva tuttavia a mascherare la preoccupazione che lo accompagnava. Davvero insolito da parte di Kanda esternare i propri sentimenti. Lavi lo fissò, confuso. – Io sono immune; e il mio corpo guarisce in fretta. – aggiunse allora il giovane, come se bastasse a spiegare un'azione tanto avventata.

Il virus nel sangue nero degli Akuma, già... Una promessa di morte che tutti gli Esorcisti affrontavano ogni giorno; solo i rari casi di Innocence parassita ne erano immuni. E Kanda, per qualche assurda ragione legata alla capacità di rigenerazione del suo corpo.

Lavi lo spostò dietro un riparo di fortuna, insistendo nel cercare di tamponargli le ferite anche se vedeva chiaramente che avevano ormai iniziato a rimarginarsi.

In pochi attimi, la battaglia cessò e fu raggiunto da Bookman, da compagni e Finders, ma soprattutto dall'altro Kanda, il quale era già di nuovo in piedi, sebbene si appoggiasse pesantemente a Mugen e fosse visibilmente furioso.

Idiota! – tuonò all'indirizzo dell'altro sé stesso. – Che ti è saltato in mente? – non ottenne risposta, ma lesse in quegli occhi che lo fissavano l'amore che entrambi nutrivano per Lavi. Vi lesse un silenzioso 'Al mio posto l'avresti fatto anche tu', e la consapevolezza che era vero lo fece infuriare ancora di più. – Tch! – esclamò, alzando un pugno per colpirlo, ma venne afferrato saldamente per il polso.

No! – ammonì Lavi frapponendosi fra loro. – Ha la tua stessa capacità di rigenerazione, il tatuaggio... Siete la stessa persona! Siete connessi, ciò che accade a lui accade a te!

Kanda si chiedeva se Lavi sapesse che non si trattava dell'incoscienza della sua copia a muovergli la mano, ma di lui, soltanto di lui. Di ciò che significava quel folle gesto per salvagli la vita.

Allora perché, quando prima l'ho colpito, non è accaduto nulla? – ribatté in tono aspro, e nel preciso istante in cui poneva la domanda spalancò gli occhi; lo sguardo di entrambi cadde su Mugen.

Era l'Innocence, la connessione. Attivata, i loro corpi si comportavano come fossero tornati uno solo. Se Komui non avesse trovato in fretta una soluzione avrebbe dovuto proteggere anche l'altro sé stesso.

Serrò la mascella, liberandosi in modo brusco dalla mano che ancora gli stringeva il polso. Lanciò uno sguardo eloquente alla figura in terra e poi fece dietro front, riprendendo il cammino che era stato interrotto dall'attacco degli Akuma, senza dire un'altra parola.

Yuu? – lo richiamò Lavi, confuso dall'atteggiamento contraddittorio che mostrava.

Kanda si fermò, senza tuttavia voltarsi verso colui che aveva invocato il suo nome.

Non m'interessa quel che gli accade. Non voglio avere niente a che fare con lui. – mentì, allontanandosi, diretto all'accampamento.

Il resto del gruppo lo seguì poco dopo e, una volta a destinazione, Lavi l'osservò sistemarsi in un punto isolato, intento a controllarsi le fasciature, opera di certo del vecchio Bookman.

Si comportava come se quanto era appena accaduto non lo riguardasse affatto.

Orgoglioso come sempre, commentò mentalmente Lavi. Yuu non riusciva ad accettare che una parte di lui mostrasse di provare sentimenti diversi dal cinico distacco col quale si sforzava di affrontare il mondo che lo circondava.

Forse era per questo che lo trovava così affascinante, e quello sdoppiamento poteva rendergli possibile carpire qualcosa di più sul suo vero io, su quei sentimenti che si affannava tanto a fingere di non possedere.

 

Innocence. Ancora una volta, padrona della sua vita; ancora una volta, ne era la vittima. Aveva creduto di poter dimenticare, che quel capitolo della sua esistenza fosse chiuso per sempre. Pensava di aver seppellito ogni ricordo sgradito ed essersi liberato una volta per tutte di un passato che non era mai stato suo.

Era rimasto con l'ordine Oscuro perché non sapeva fare altro che combattere gli Akuma, perché era cresciuto con un unico scopo: diventare Esorcista. Per sconfiggere il male, per salvare il mondo.

Che cosa stupida, vero? Dopo l'enormità di ciò che gli avevano fatto, continuava a ubbidirgli.

E ora, ora l'Innocence aveva di nuovo spalancato la porta dietro cui lui aveva sigillato con tanta cura tutto il dolore, l'orrore di quel passato che si era adoperato così disperatamente per cancellare.

Creando una copia di lui aveva liberato lo spettro degli esperimenti, della prigionia e delle torture, insieme a tutti i sentimenti che non voleva affrontare. Inoltre, come se non fosse già abbastanza, quella copia aveva risvegliato prepotente in lui il sentimento che più detestava e temeva: l'amore.

Per Lavi.

L'altro sé stesso pareva non badare a nascondere ciò che provava, alla vergogna che sarebbe ricaduta su di lui a incidente risolto, alle conseguenze delle sue azioni sul rapporto con Lavi... al rischio che faceva correre a entrambi.

Dopo aver trascorso un'intera vita a controllare ossessivamente ogni singola emozione, barricandosi dietro un muro di cinismo e insensibilità, la serratura era saltata d'un colpo e lui era stato travolto in pieno proprio da quei sentimenti che si era sempre negato.

La cosa ridicola era che li provava qualcun altro, un altro sé stesso, non lui; e ne sembrava felice. Ancora, serrò la mascella alla fitta dolorosa che l'osservare il proprio alter ego interagire a quel modo con Lavi gli provocava nel petto.

Lo stava amorevolmente bendando e lo stolto lasciava fare, quasi con un sorriso a fior di labbra. Gli permetteva di toccare i suoi capelli, che si ostinava a tenere liberi sulle spalle, anziché ordinatamente raccolti in una coda come avrebbe dovuto essere.

No, quello non poteva essere lui, doveva sparire al più presto. Komui doveva annullare gli effetti della maledetta Innocence appena fossero rientrati al Quartier Generale!

 

Il viaggio di ritorno fu estremamente imbarazzante. Poteva avvertire tutti gli sguardi puntati su di lui, percepire i pensieri dei presenti che si chiedevano come mai l'altro Kanda sedesse così condiscendente accanto a Lavi. Come mai ne accettasse le premure e non proferisse alcuna minaccia nei suoi confronti, per il continuo parlare del giovane o il modo in cui ogni tanto gli sfiorava i capelli.

Per cui, Kanda fu immensamente grato quando infine varcarono la soglia del palazzo che era il Quartier Generale Europeo dell'Ordine Oscuro e vide il Supervisore, Komui Lee, farsi loro incontro.

Dopo aver domandato un resoconto dettagliato dell'accaduto, l'uomo li condusse nel proprio ufficio per discuterne in privato, al che Kanda pretese che Lavi non fosse presente.

Lui no – disse sbarrandogli la strada con un braccio – ha già sentito abbastanza.

Komui scambiò un'occhiata eloquente con il giovane e annuì, facendo cenno a Reever Wenham, il suo braccio destro, di lasciarli e scortarlo fuori.

Quindi, non ti sei accorto di niente finché i Finders non hanno condotto lui dove eravate. – commentò l'uomo appena furono soli, pensieroso. Kanda annuì, e l'altro sé stesso serrò le labbra fino a farle diventare una linea sottile, prevedendo che la successiva domanda sarebbe stata rivolta a lui. Invece, Komui sorprese entrambi facendo una richiesta pratica. – Hai provato a fargli maneggiare Mugen? Devo sapere se riesce ad attivarla anche lui.

Kanda si mostrò inorridito dalla richiesta; la sua copia invece ne parve spaventata.

No. – risposero all'unisono, entrambi cercando di dissimulare la prima reazione che avevano avuto.

Komui annuì a sé stesso, alzandosi e facendo cenno ai due giovani di seguirlo.

È necessario sapere se lui può controllare Mugen – disse – e poi dovrò sottoporre entrambi a degli esami. Venite con me in laboratorio.

Per quanto Kanda volesse rifiutarsi, per quanto odiasse essere oggetto di test, perchégli rammentavano degli esperimenti che aveva subito per forzare la sua compatibilità con l'Innocence, sapeva di non potervisi sottrarre. Non se voleva una soluzione a quella situazione disastrosa.

Prima che fosse troppo tardi.

 

Komui li fece stendere entrambi su un lettino, sistemando sul corpo di ciascuno numerosi elettrodi e osservando con interesse ciò che gli mostravano i monitor a essi collegati.

L'espressione tesa eppure impassibile dei loro volti era l'una lo specchio dell'altra, in quel momento distinguere i due giovani era pressoché impossibile. Solo dal modo in cui tenevano legati i capelli Komui era in grado di dire chi fosse l'originale e chi la copia.

Reever – disse, rivolto all'altro scienziato presente – preleva un campione di sangue.

Nessuno dei due Kanda mosse un muscolo quando l'ago penetrò nei rispettivi bracci, fissando il soffitto con aria distaccata, come se ciò che gli stavano facendo non li riguardasse o non stesse neanche accadendo.

Kanda-kun? – chiamò Komui, subito dopo che il dottor Wenham si fu allontanato con le provette per effettuare tutti gli esami necessari. Entrambi i giovani voltarono la testa verso di lui, apparentemente indifferenti, eppure la luce nei loro occhi tradiva l'aspettativa dietro la facciata glaciale che si sforzavano di mostrare. – Tu non hai vuoti di memoria, vero? – il primo giovane annuì.

Non ho mai perso conoscenza né il contatto con Mugen. – ribadì, sostenendo lo sguardo dell'uomo.

I tuoi ricordi sono completi? – continuò questi, rivolto ora all'altro Kanda; ottenne un secondo cenno affermativo, sebbene un po' esitante.

Fino al momento in cui ho afferrato l'Innocence. – ammise il giovane a malincuore, una smorfia amara che gli compariva sul volto tirato. Distolse lo sguardo, cercando conferme in quello del sosia e trovandovi invece solo astio. – Il successivo ricordo che ho è del mio risveglio nella foresta.

Komui parve soddisfatto delle risposte; tacque per un istante, scribacchiando qualcosa sui fogli della sua cartellina. Esaminò i tatuaggi di entrambi, controllò i loro riflessi, le ferite completamente rimarginate.

Come ti senti? – chiese poi d'un tratto al secondo Kanda, ricevendo un'occhiata confusa.

L'altro Kanda serrò la mascella a quella richiesta, intuendo dove l'uomo voleva arrivare.

Come? – rispose l'interrogato, chiaramente colto alla sprovvista. Perché gli domandava qualcosa di così ovvio? Cosa si aspettava da lui il Supervisore? Che doveva dirgli?

Ci hai appena esaminato palmo a palmo, sai perfettamente che stiamo benissimo! – s'intromise il vero Kanda, visibilmente alterato.

No, preoccupato, si corresse Komui. Gli sorrise con aria comprensiva; nonostante protestasse di non riconoscerlo come parte di sé, si mostrava protettivo nei confronti del sosia. Interessante, quindi aveva fatto centro.

Mi hanno riferito che uno di voi due si comportava in modo molto emotivo. – spiegò, usando un tono quasi causale, come se stesse facendo il resoconto di un esperimento. – Immagino fosse lui. – concluse, indicando il secondo Kanda con la mano che stringeva la penna. Entrambi i giovani si irrigidirono, in attesa della vera domanda che Komui intendeva porgli. – Ho bisogno di sapere cosa hai provato esattamente, dal momento in cui ti sei risvegliato.

Doveva dirgli ciò che aveva provato? Come se lui avesse potuto rivelare una cosa del genere a chiunque! Komui non aveva bisogno di scavare nei suoi sentimenti per risolvere il loro problema! Tanto più che sembrava divertito dall'accaduto e dall'imbarazzo che quella richiesta suscitava nel supposto 'vero' Kanda.

Confusione. – rispose in tono piatto. – Rabbia. Stupore.

Paura, lo correggeva la sua mente, ansia. Smarrimento.

L'altro sé stesso gli scoccò un'occhiata sorpresa, ma non commentò né aggiunse qualcosa alla dichiarazione che aveva fatto.

Komui annuì di rimando, continuando a prendere appunti in un modo che irritava entrambi i suoi pazienti oltre il limite di sopportazione. A che gioco stava giocando?

Capisco. – disse; non avrebbe avuto risposte utili da nessuno dei due. Kanda era sempre Kanda, qualunque cosa gli accadesse. In quel momento Reever gli consegnò un foglio, che l'uomo lesse con estremo interesse. – Apparentemente l'Innocence ha separato una parte di te, Kanda-kun. – rivelò, appena ebbe finito d'incamerare le informazioni ricevute. – I risultati degli esami corrispondono, siete la stessa persona. Lui è senza dubbio la proiezione di parte del tuo io. Però, ancora non posso dire con certezza se si tratti di duplicazione o di divisione vera e propria.

Entrambi gli rivolsero uno sguardo ansioso, seppure mascherato dietro l'espressione accigliata che Kanda sfoggiava perennemente. D'allora in avanti sarebbero rimasti così? Due parti dello stesso intero?

Quindi? – chiese quello che pareva essere il Kanda originale, dissimulando a stento l'inflessione tagliente assunta dalla propria voce.

Dovrò ridurre l'Innocence recuperata nel suo elemento base per capire come annullarne gli effetti, ma sono senz'altro temporanei. Ti... vi farò sapere i risultati degli altri test. – rispose Komui, ora improvvisamente serio. – Nel frattempo lui potrebbe stare con...

Lui viene via con me. – lo stroncò immediatamente Kanda, prima che l'uomo potesse proporre di affidare il suo prezioso clone proprio a Bookman, il che implicava la vicinanza a Lavi per tutto il tempo. – Nessuno deve avvicinarlo tranne me, finché questa storia non sarà risolta. Non permetterò che si facciano gioco di me a causa sua! – aggiunse con un tono talmente duro da far rabbrividire persino Komui.

Che cosa temeva potesse rivelare il sosia se lasciato a sé stesso, libero d'interagire con gli altri Esorcisti? O forse temeva piuttosto il modo emotivo in cui si comportava? Quale che fosse la ragione, Kanda pareva irremovibile su chi avrebbe avuto in 'custodia' quella supposta 'altra parte' di sé.

Komui sperò che non intendesse tenerlo prigioniero finché non fosse stata trovata una soluzione; sospirò, acconsentendo suo malgrado.

Come preferisci. Ricorda che siete la stessa persona, non fargli del male o ne farai anche a te stesso. – raccomandò al giovane.

Tch. Mi credi forse stupido? – sibilò quest'ultimo, risentito. Komui scosse la testa.

Affatto; ma sei piuttosto impulsivo e ti lasci trascinare dall'ira. – puntualizzò, guadagnandosi uno sguardo astioso. L'altro Kanda assisteva allo scambio di battute in silenzio, con un'espressione a metà fra il triste e il rassegnato. Cosa si aspettava? Perché appariva così deluso? E, soprattutto, come mai lo lasciava trapelare? – Potete rivestirvi, ora dobbiamo testare la vostra Innocence.

La mia Innocence! – lo corresse Kanda, esageratamente irritato da quell'accomunare Mugen al suo sosia.

Mugen. – concesse Komui, facendo loro cenno di seguirlo in un diverso laboratorio. Una volta sul posto, Kanda si appoggiò a una delle pareti, in disparte, stringendo l'amata katana spasmodicamente contro il petto. – Coraggio, dagliela. – esortò il giovane, ma questi per tutta risposta s'irrigidì ancora di più. – Come ho già spiegato, dobbiamo sapere se è in grado di attivarla. Siete la stessa persona, non la danneggerà, se è questo che temi.

Kanda emise un suono seccato, scambiando un'occhiata eloquente con il sosia, quindi, molto a malincuore, consegnò Mugen nelle mani di lui.





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