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Autore: cinderella5281    11/08/2006    2 recensioni
Herwild City. Quartieri malfamati e oscuri in contrasto con quartieri alti.. Amy Jefferson, 15 anni, vive in un posto con assolutamente troppa violenza, per i suoi gusti.. Ma l'arrivo di Justin potrebbe sconvolgerle la vita.. È la prima ff che scrivo con questo carattere un po' drammatico, quindi non aspettatevi troppo.. ^-^" I consigli sono più che accettati!! :D
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***Grazie a tutti per le recensioni!! Ecco il terzo capitolo.. Ora sto scrivendo il quarto, spero di riuscire a postarlo entro domani (o magari già 'stasera).. poi per il resto dovrete aspettare due settimane, perchè parto con il coro in cui canto e sto via fino al 28.. quindi, prima di quella data, non ci saranno altri capitoli.. Ma quando torno mi rimetterò al lavoro, promesso ^-^ ***


Capitolo 3

Il giorno dopo. Di nuovo a scuola.
Aprii l’armadietto cercando il classificatore per la materia successiva.
“Allora, com’è andata ieri?” era Austin.
Richiusi l’armadietto. “Bah.. niente di interessante, alla fine. Ho intervistato un ex-dipendete della fabbrica.. La cosa più divertente è stata il suo ‘e quell’imbranato del mio collega’.. Capirai.. Alla fine ho deciso di accontentarmi di una cosa banale, per una volta.”
“Beh.. non so cosa sia peggio; annoiarsi o cercare per due ore di mettere a letto Hannah..”
“Ahah.. ma quanto mi dispiace! Ormai, lo so.. sono indispensabile. Ma che ci posso fare se i paparazzi mi perseguitano?” dissi in modo teatrale con una voce snob. “Oh-oh.. qualche ricco rompi palle ti ha.. rotto le palle?” “Precisando che sono una ragazza.. beh, sì.. Un ragazzo.. avrà avuto la nostra età.. 15-16 anni.. Si è avvicinato e non mi mollava più.. Si credeva chissà chi.. Un’arroganza incredibile! Poi si dev’essere incazzato perché gli ho quasi urlato in faccia quello che pensavo di lui.. perché mi ha minacciato dicendomi di non tornare più nel suo bel quartiere del cazzo. Come se io ho intenzione di tornarci!”
Austin rise. “Comunque.. ‘stasera hai da fare? Perché alla tele danno un film che non ci possiamo perdere..”
“Perché dici ‘ci’? Che ne sai che neanch’io posso perdermelo? Eh? Eh? Eh?”
“Sei la solita. E comunque è un film dell’orrore..”
“Ah-ah! Beccato! Hai paura e hai bisogno di me, giusto?”
“Ma che spiritosa.. Diciamo invece che c’è più gusto a commentare –e ridicolizzare- le scene con te, piuttosto che fare un monologo, seduto pateticamente da solo sul divano.”
“L’ho già detto che sono indispensabile, vero?” gli chiedo prendendolo sottobraccio.
“Eh, sì.. credo proprio che tu l’abbia già detto.. Da me alle 8?”
“Ok, ma i pop-corn li prendi tu.”

Uscii da casa verso le 19.40. Ci mettevo circa cinque minuti da casa mia a quella di Austin, ma mi piaceva arrivare in anticipo.. Svoltai l’angolo. Era già scuro e faceva un freddo cane. Due tizi dall’aspetto non troppo socievole se ne stavano appoggiati al muro che affiancava tutto il marciapiede su cui stavo camminando. Non vedevo le loro facce, e avrei preferito evitarli del tutto. Però non mi andava di cambiare strada, quindi decisi di accelerare il passo per sorpassarli senza che loro potessero coinvolgermi in un’eventuale discussione..
E invece no.
Stavo appunto cercando di sorpassare quei due, quando uno di loro mi sbarrò la strada.
“Ma guarda un po’ chi si vede.” mi disse in tono per niente amichevole. Merda! Era Lucas! E l’altro David, il suo carissimo inseparabile compagno.. Cercai di non mostrarmi agitata. Incontrare quei due in una strada deserta non era proprio il massimo.. Anzi, non lo era per niente.
“Allora, bellezza.. che ci fai in giro a quest’ora tutta sola soletta? Non lo sai che ci sono i lupi mannari?” mi disse facendomi venire i brividi.
Farfugliai un “Non ti riguarda.” e cercai di andarmene.
Lucas mi prese per un braccio, facendomi male.
“Dovresti stare attenta a come mi parli, signorina.” disse con fare minaccioso.
“Se no che mi fai?” in verità non volevo per niente saperlo, ma non avevo intenzione di fargli percepire la paura che mi stava assalendo in quel momento.
“Che ti faccio? Beh.. io un’idea ce l’avrei..” Mi mise una mano fra i capelli, mentre David se la rideva.
“Lasciami andare!” Ora non me ne importava più niente del cercare di sembrare coraggiosa. Sapevo cosa aveva in mente. E la cosa mi terrorizzava.
“Aiuto, la ragazza ha paura.” Sorrise in modo spaventoso. Cercai di liberarmi dalla sua presa, senza riuscirci.
“Sai, adesso ti portiamo in un bel posticino.. Sono sicuro che ti piacerà molto.”
“No, ti prego.. lasciami!” una lacrima di disperazione si staccò dal mio occhio percorrendo il mio viso in modo raccapricciante.
“No? Ok.. niente posticino, allora. Se preferisci possiamo restare qui.”
Mi trascinò in un vicolo cieco, fra bidoni della spazzatura e gatti randagi che scapparono vedendoci arrivare.
David continuava a ridacchiare osservando la scena. “Allora.. adesso ti spiego una cosa.. È molto semplice. Tu ora resterai zitta zitta, chiaro? Certo puoi decidere di non farlo ma.. vedi questa?” spostò appena il giaccone che aveva addosso per mostrarmi una pistola infilata nei pantaloni. “Sai, piccola.. non ti conviene chiamare aiuto, perché nessuno arriverà in tempo.”
Oddio, cosa potevo fare? Non riuscivo a pensare razionalmente, a trovare una soluzione. Aiuto. Aiutatemi. Pensieri silenziosi. Occhi sbarrati dal terrore mentre David mi teneva immobile e Lucas cercava di sbottonarmi i pantaloni. Cercai disperatamente di colpirlo con un calcio, ma ottenni solo una stretta ancora più forte e dolorosa da parte di David.
Chiusi gli occhi desiderando di svegliarmi da quell’incubo. “Lasciami andare..” lo supplicai piangendo. “Stai zitta, troia!” mi disse tirandomi uno schiaffo. Non sentii neanche il dolore. Mi veniva da vomitare. “Ti ho detto di stare zitta!”
Chiusi gli occhi disperatamente, piangendo e tremando.
Poi dei passi, veloci.
La voce di Lucas.. “Ma chi cazzo..”
Un pugno. David mollò la presa, cadendo a terra. Altri colpi, pugni calci.
Mi rimisi i pantaloni e scappai, senza voltarmi per vedere cosa fosse successo.
Scappai ancora in preda al panico, senza riuscire a capire cosa fosse realmente successo.. Il cuore mi batteva all’impazzata, e piccole gocce di sudore mi colavano lungo il viso, mischiate alle lacrime che non riuscivo a frenare.
Non so per quanto continuai a correre. Mi fermai ansimando, appoggiandomi ad un muro.
“Tutto bene?”
Sussultai. Mi voltai ancora spaventata e.. sorpresa! Due bellissimi occhi profondi che mi guardavano preoccupati. Era il ragazzo che avevo incontrato nei quartieri alti.
Ma che ci faceva qui?
Rimasi a fissarlo a bocca aperta.
“Ti ha fatto qualcosa quel bastardo?” insisté con fare premuroso.
“N-no..” poi mi accorsi che c’era qualcosa di strano.. “E tu come lo sai?”
“Ma come.. scusa, sbaglio o se non fossi arrivato io saresti ancora con quel.. maniaco?” disse riprendendo un po’ del suo modo di fare altezzoso.
Quindi era stato lui a togliermi quei due di torno.. E se non fosse arrivato? Cosa sarebbe successo? Abbozzai un sorriso ma questo si trasformò subito in un pianto. Mi ritrovai con la testa appoggiata sulla sua spalla, senza riuscire a trattenere quelle lacrime.
Lui mi mise un braccio dietro la schiena, stringendomi in un abbraccio imbarazzato.
Appena mi fui ripresa e realizzai cosa stava succedendo, mi ritrassi immediatamente. Deglutii ancora un po’ a fatica poi, asciugandomi le lacrime con la manica della felpa, lo scrutai con calma. “Si può sapere chi sei? Ti vedo nel tuo ‘super-quartiere’ e mi minacci di non tornare più, e ora ti ritrovo qui..”
“Beh.. che ti devo dire.. Odio la mia vita esattamente quanto la odi te. Diciamo che adoro far incazzare i miei venendo da queste parti contro il loro volere.” rispose in tono beffardo.
“Sei un ribelle, quindi.” scherzai.
“Se vuoi metterla così..”
Gli sorrisi. Ma che mi stava succedendo? Il cuore mi batteva forte, ma non più per la paura. Eppure odiavo quel ragazzo, nonostante mi avesse appena salvato.. o no?
“Comunque mi chiamo Justin..” gli disse porgendomi la mano. La strinsi imbarazzata. “Amy..” mi presentai.
Driiin
Guardai il display del cellulare. Austin. “Pronto? Ciao.. sì, sì.. arrivo.. poi ti spiego tutto.. No, no.. tranquillo.. sto bene, o almeno credo.. No, davvero.. stai tranquillo.. Arrivo tra una decina di minuti, ok? Bene.. ciao..”
“Fidanzato?” mi chiese Justin mentre rimettevo il cellulare nella borsa.
“No.. migliore amico.” Sorrisi di nuovo, alzando lo sguardo.
“Ti accompagno. Così se per caso ci sono ancora in giro quei due..”
Mi battei la mano sulla fronte. “Oddio.. non ti ho ancora ringraziato.. Ti devo un favore.. Un enorme favore!”
“Non preoccuparti..”
E detto questo mi accompagnò fino a casa di Austin. Lo ringraziai ancora, poi salii.
Austin mi stava aspettando preoccupato.
“Avevi una voce al telefono.. ma che ti è successo? Perché ci hai messo tanto?”
E allora gli raccontai tutto, mentre lui mi ascoltava scioccato. Alla fine mi abbracciò e restammo tutto il resto del tempo a coccolarci.
Che fosse più di un amico, per me? No.. Austin era solo.. Austin. Il più grande amico che potessi desiderare, il migliore, quello che c’era sempre, che avrebbe fatto di tutto per me.. E io ero lo stesso per lui, o almeno credevo..



*** So che probabilmente la "tragedia" e il panico di questo capitolo non esprimono un granchè.. ma non sapevo come descrivere la scena.. certo, con un film sarebbe tutto più facile.. hehe!
Beh, spero che vi sia piaciuto comunque.. e anche se così non fosse, recensiteee!! :P ***
  
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