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Autore: Suzuki_san    27/12/2011    3 recensioni
C’è aria di tempesta nella travolgente storia fra Misaki Takahashi e Usami Akihiko. Nuove esperienze affollano la vita di Misaki, che dovrà vedersela con un nuovo ammiratore e la gelosia di Usagi-san. Riuscirà il nostro beniamino a venirne fuori?
È la prima fanfiction che scrivo, per favore non siate troppo crudeli con le critiche=)
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Eri Aikawa, Misaki Takahashi, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Usagi teneva ben salda la mano di Misaki. Non che gli potesse scappare in qualche modo, ma dopo quella frase sentiva di dover arrivare a casa il più in fretta possibile. I fiocchi di neve scendevano copiosi e sulla strada si era già formato un manto bianco scivoloso…ma anche incredibilmente romantico. Vedeva il volto di Misaki rosso nelle guance, ma poteva scommettere che non era per il freddo. Le strade secondarie a quell’ora erano vuote e approfittando del fatto che erano vuote…no! Doveva aspettare, essere calmo e paziente, anche se con Misaki vicino tutto il suo self-control andava a farsi benedire. Spinse Misaki contro il muro e premendo il suo corpo contro il suo iniziò a baciarlo nervosamente e con grande desiderio. –Usagi-san- provò a ribellarsi Misaki, ma ormai Usagi gli aveva messo una mano dentro ai pantaloni e stava accarezzando dolcemente il suo membro –Usagi-san…ti prego, non qui- disse Misaki con la voce tremante, ma fu nuovamente zittito dai baci di Usagi. Non aveva altra scelta che assecondarlo. Si lasciò andare, dimenticando di essere appoggiato ad un muro gelido, perché a scaldarlo c’era la passione di Usagi-san. Lo strinse a se inarcandosi con la schiena, poi Usagi tolse la mano e si scostò leggermente –Muoviamoci- disse alla fine. “Forse non avrei dovuto dirgli quelle cose” pensò Misaki, preoccupato per la serata che lo aspettava. Quasi corsero alla stazione della metropolitana, ma quando arrivarono li c’era talmente tanta gente che si riusciva a malapena a passare e una voce di sottofondo che diceva che a causa di un incidente i treni avevano subito forti ritardi e che non sarebbero ripartiti prima di un’ora. E ora? Misaki guardò Usagi e aveva il volto seriamente deluso. La sua serata perfetta stava lentamente sfumando. Furono costretti ad aspettare insieme a tutta la calca di gente e dopo mezz’ora finalmente videro arrivare un treno. Le persone quasi ci si fiondarono sopra e se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Usagi, lui sarebbe rimasto giù come un pesce lesso. Respirare era quasi impossibile e lo stesso tenersi aggrappati da qualche parte, ma Misaki non aveva nulla da temere, perché c’era Usagi che con un braccio lo teneva ben stretto. Forse avrebbe potuto torturare un po’ Usagi-san, anche se sapeva già che se ne sarebbe pentito. Cercando di essere il più mimetico possibile si avvicinò e facendo finta di perdere l’equilibrio gli cadde addosso. –Misaki fai attenzione- gli disse Usagi, ma non si perse d’animo. Facendo il più lentamente possibile si mise davanti ad Usagi-san sfiorandogli le labbra e strusciandosi contro di lui. Lo vide serrare la mascella e stringere il palo della metropolitana così forte da farsi venire le nocche bianche. La sua piccola tortura stava funzionando. Si girò nuovamente e con la schiena si appiattì contro Usagi-san sfiorandolo nuovamente e sentì il suo corpo eccitarsi. Rimase così finché non arrivarono alla loro stazione. Quando scesero Usagi lo prese per il braccio e lo baciò nuovamente –Cosa credevi di fare sulla metropolitana ragazzino?-
-Io? Assolutamente niente, perché?-
-Te la sei cercata- Usagi lo prese per mano e lo trascinò fino al loro appartamento. Non aveva il tempo materiale per trasportalo di sopra nella camera da letto e così lo coricò sul divano, togliendogli gli abiti in modo frenetico e con grande eccitazione. Lo baciò ancora e ancora, ma lo spazio era troppo poco. Metà del divano era occupato dal suo nuovo manoscritto. Buttò tutto a terra e si distese sopra di lui. Gli mordeva il collo, i capezzoli baciandolo dappertutto. Non gli bastava mai, mai si sarebbe saziato del suo corpo. Era come una droga, ogni volta ne voleva sempre di più e Misaki stupido che lo provocava nel treno facendo aumentare il suo desiderio fino alle stelle. Forse gli morse il collo un po’ troppo forte perché Misaki urlò sotto di lui –Usagi mi stai devastando- ne era felice, perché era proprio quello che voleva. Tornò a baciarlo e ora anche Misaki lo stava toccando e senza che lui gli dicesse nulla si girò  da solo –Usagi ti prego fai pian…ah- le sue parole non era servite a niente. Il desiderio che provava era troppo forte per poter essere controllato e poi ormai doveva esserci abituato…o forse no?
Misaki sentiva tutti i muscoli del suo corpo essere rigidi. Quella sera Usagi-san era parecchio incontrollabile. Sentiva il suo corpo strusciare a ritmi sempre più veloci contro la sua schiena e ad ogni movimento lo sentiva entrare sempre più in profondità, in modo quasi insistente. Era la prima volta che usava così poco tatto, evidentemente quello era tutto il desiderio che poteva esprimere nei suoi confronti. Nonostante avesse le lacrime agli occhi ne fu davvero felice e si mise ad urlare il suo nome con una passione sempre più crescente, ansimando ad ogni suo movimento. Usagi gli morse la spalla e sentì i suoi denti entrargli nella pelle, ma quello non era dolore era piacere. Misaki si inarcò cercando un contatto sempre più profondo. Usagi era all’apice del piacere. Aveva il sapore di Misaki perfino nel midollo spinale. Lo sentiva urlare sotto di lui, mentre lui si muoveva sempre più velocemente, stringendo le sue mani tremanti, rassicurandolo con i suoi baci, amandolo con tutto se stesso. Mentre facevano l’amore, per la prima volta sentì anche un’altra persona urlare. Lui. Misaki aveva la capacità di travolgerlo come un fiume in piena e quando sentì che stava per venire non si staccò, non riusciva ad allontanarsi da Misaki. Col fiatone e con il corpo sudato si coricò sopra il suo corpo prima di mettersi di lato e abbracciarlo. Vide che stava piangendo.
-Perdonami Misaki, non volevo farti male- Misaki lo zittì con una bacio dolce e sincero, poi si rannicchiò contro il suo petto e chiuse gli occhi. Usagi lo prese in braccio e lo portò sul loro letto e prima di coprirsi con la coperta, lo strinse a se, sperando che anche da addormentato riuscisse a sentire il battito del suo cuore.
 
La mattina seguente Usagi accompagnò Misaki all’università. Era l’ultimo giorno di lezione ed era parecchio importante. Misaki lo salutò con un piccolo bacio sulla guancia per paura che gli studenti potessero vederlo e poi felice ripensando alla notte appena passata andò verso la sua aula. I fianchi gli dolevano immensamente e al suo risveglio aveva anche fatto fatica ad alzarsi, tutto indolenzito. Era stata una notte troppo passionale per il suo corpo. La mattina era stato costretto a mettersi un maglione a collo alto per coprire i succhiotti di Usagi che aveva sul collo e sulle spalle. Nonostante tutto, era felice di avere quei segni sul corpo. Stava camminando lungo il giardino quando su una panchina di fronte a lui vide Iroshi. Lo stava fissando…da quanto tempo era li? Lo stava aspettando? Incuriosito e anche spaventato, Misaki andò verso di lui, ma quando gli fu abbastanza vicino, lui si alzò e girandosi dall’altra parte senza nemmeno degnarlo di uno sguardo fece per andarsene. Misaki pensò che lo stesse prendendo in giro per l’ennesima volta, ma non si sarebbe arreso –Fermati- gli disse cattivo. Iroshi si girò –Cosa vuoi? Cosa sei venuto a fare all’università?-
-Non lo so…forse ti stavo aspettando-
-Forse? Come sarebbe a dire? Bada Iroshi che non ho tempo da perdere-
-Infatti, nessuno ti sta costringendo a rimanere qua…anzi io me ne stavo puntualmente andando-
-Non dire stupidaggini, ho visto che mi stavi aspettando- ma Iroshi fece per andarsene nuovamente
-Fermati- urlò Misaki questa volta –Perché hai detto quelle cose ad Usagi-san l’altro giorno? Ti diverti così tanto a rovinare la vita delle altre persone?- Iroshi sorrise amaramente
-Sai Misaki? Hai fatto centro anche questa volta…ma forse più che per divertimento è un’esigenza-
-Spiegati meglio-
-Ti consiglio di lasciare Akihiko ora prima che tu possa soffrire veramente…come ho fatto io-
-Risparmiami i tuoi preziosi consigli e dimmi perché lo fai- disse risoluto. Voleva sapere qual’era il motivo che spingeva Iroshi a rovinare la vita delle persone innamorate. Forse avrebbe potuto aiutarlo
-Se pensi che tu o chiunque altro sia in grado di aiutarmi ti sbagli di grosso…sono arrivato ad un punto in cui tornare indietro è impossibile, ma se ci tieni così tanto te lo dirò. Dieci anni fa è morto, in un incidente aereo Daisuke, l’uomo che amavo e ora…quello che faccio da allora lo faccio per la sofferenza…nella mia vita ho sofferto così tanto che non posso essere l’unico. Vedere la sofferenza degli altri, che io stesso ho provocato, mi aiuta ad andare avanti, perché so che non sono l’unico-
-Sei patetico Iroshi…non crederò a queste parole-
-Peccato, io ti ho detto la verità-
-Lasciaci in pace…tu puoi escogitare tutti i trucchetti che vuoi, ma non riuscirai a separarci-
-Ne sono consapevole quasi quanto te…ma io vi ho separato già una volta-
-Sono cambiate molte cose da allora…vattene via, non voglio più vederti- e se ne andò. Sperava che dopo quelle parole se ne andasse definitivamente, anche perché mancavano solo due giorni a Natale e lui doveva pensare a cosa regalare ad Usagi-san.
 
La sera Misaki era chiuso nella sua stanza che preparava il regalo per Usagi. Era una fortuna che lui dovesse finire il capitolo entro la vigilia e così poteva stare tranquillo e non correva rischi di essere scoperto. Aveva quasi finito il suo lavoro quando gli tornarono in mente le parole di Iroshi. Chissà se gli aveva mentito o aveva detto la verità? Vide il portatile accanto a lui. Non seppe resistere alla curiosità. Accese internet e digitò “incidenti aerei 2001 Giappone”. Dopo aver cliccato invio gli apparvero numerosi siti e foto dell’incidente aereo. A causa della forte turbolenza l’aereo proveniente da Sapporo diretto a Tokio era caduto nel mare. Non c’erano stati sopravvissuti. “Allora Iroshi diceva la verità oggi” disse sorpreso. Vide che c’era un elenco dei caduti in quell’incidente e cercò il nome di Daisuke. Ne trovò solo uno e il nome era Daisuke Satou. “Incredibile…ora capisco molte cose di Iroshi, ma questo non giustifica quello che fa”. Spense il computer prima di rimanerne coinvolto, ma quella notte non riuscì a chiudere occhio.

 

  
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