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Autore: Lily White Matricide    27/12/2011    9 recensioni
Era stato deciso che Lily sarebbe stata la bambina speciale, spumeggiante come il mare. Petunia quella ordinaria, comune, banale come una pietra.
E come una pietra, sarebbe stata erosa crudelmente dalla gelosia di non poter essere limpida come il mare.
[Spin-Off e Prequel Pre-Irish Rain, facente parte della "Irish Rain Saga"]
[Prima Classificata al contest "Flash Contest Edite" di TheGhostOfYou].
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Nuovo personaggio, Petunia Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Irish Rain Saga'
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Nick autore (sul forum e su EFP): Blankette_Girl

Titolo: Cruel Oceans

Personaggi: Lily Evans, Petunia Evans, OC accennati (i genitori di Lily e Petunia).

Pairing (se presenti): nessuno

Genere: Introspettivo, Drammatico, Slice Of Life, Triste.

Avvertimenti: Niente in particolare, One-Shot e basta, credo.

Numero e prompt scelti: 12, paura e rumore.

 

NdA: Questa è una one-shot che ho deciso di creare per il bellissimo ed originale contest di Madduz, che ha avuto un’idea a mio avviso geniale. Amando l’arte e Monet, non potevo non lanciarmi e sfidare anche me stessa. Poi quando ho visto il quadro con il mare, basta è finita, mi sono messa a scrivere a fionda - amo il mare e ho fatto nuoto e vela per anni, che ci volete fare. Questa one-shot la considero un prequel di Irish Rain, la long fiction (What If?) che sto scrivendo in questi mesi su Lily Evans e Severus Piton. Ad ogni modo, questa storia può essere considerata tranquillamente a sé stante, dato che è auto-conclusiva. Per i miei lettori di Irish Rain, non perdetevela, perché magari sarà utile per i prossimi capitoli dove salteranno fuori delle cose e questa one-shot verrà richiamata in causa, tramite ricordo. E’ la mia interpretazione (o semplice supposizione) di come Lily avesse scoperto i suoi poteri e di come Petunia se ne fosse accorta, iniziando a covare un sordo rancore nei confronti della sorella.

Cruel Oceans

Scandola, Haute-Corse, Corsica, Francia. 1967.

 

Secoli fa, quell’arcata di granito non esisteva affatto a Scandola, a circa cinquanta chilometri da Calvi, in Corsica.

In principio, v’era solo una massa abnorme di granito compatto, baciata da raggi di sole ardenti. Era rossa, come i capelli di quella bambina di sette anni che si stava arrampicando sulle rocce frastagliate e porose, indebolite dalla lenta erosione del mare e dallo sferzare del vento, forte e deciso sin dalla notte dei tempi.

Le forze della natura avevano plasmato la dura roccia a loro piacimento, fino a creare un ampio arco perfetto, agli occhi della bambina dalla chioma fulva, e dagli occhi verdi come un prato irlandese. Il sole estivo li faceva sembrare ancora più chiari, più simili allo splendido verde del mare còrso in prossimità delle scogliere. 

A Lily Evans quell’arcata pareva una meraviglia, da contemplare a bocca aperta. Che fosse opera di un gigante, di un titano, di un mago?

Naturalmente, l’altra bambina, sua sorella, poco più grande di lei, alta e goffa nelle movenze, la rimbeccò prontamente, spiegandole con fare lezioso che quel tipo di archi di roccia era molto comune, specie nella frastagliata Corsica occidentale. Se ne potevano trovare ovunque. Lo sapeva, l’aveva studiato a scuola. A fatica, raggiunse Lily, che era molto più agile di lei ad arrampicarsi sugli scogli.

Petunia Evans era una ragazzetta decisamente pragmatica per la sua età, forse anche troppo. Si divertiva a smontare qualsiasi credenza, leggenda, o favola raccontata da sua sorella minore. Non perché non ci credesse, ma perché era bello comportarsi in maniera prepotente nei confronti della più piccola, per il gusto di esercitare il potere di sorella maggiore esperta del mondo e disillusa. Lily e Petunia erano coccolate e viziate, amate, senza favoritismi, ma agli occhi della bionda bambina, non era così. 

 

Lily era vivace e curiosa, voleva sapere sempre cose nuove, al contrario di Tunia, che si accontentava di quello che aveva davanti a sé ogni giorno. Lily era un terremoto, ma era una bambina adorabile quando voleva, e riusciva sempre a farsi perdonare qualsiasi marachella. Con quel sorriso d’angelo e quelle lentiggini sul visetto, faceva impazzire tutti i parenti e chiunque cercasse di tenerla a bada. Petunia non causava il minimo problema, era una ragazza quieta e discreta. Ma pareva invisibile agli occhi di tutti quelli che la circondavano, quando Lily era presente. Ogni volta che la sorella minore si rendeva protagonista di qualcosa, ecco che Tunia diventava pura e semplice tappezzeria, nemmeno una spettatrice. Aveva provato a farsi notare, in qualche maniera, ma non le riusciva mai, perché non era nella sua indole. Si rese conto che non poteva essere quello che non era, non poteva essere come Lily, in quanto la rossa bambina sembrava possedere qualcosa di magico dentro di sé, capace di calamitare l’attenzione di tutti su di lei. Lei, Petunia, non possedeva un simile dono. Soffriva in silenzio, per questa mancanza. 

Allora, aveva iniziato a contrastare qualsiasi cosa dicesse Lily, nello stesso modo in cui la pietra si oppone in maniera fiera e cieca alla furia delle onde.

Le onde, che infide creature, osservò Petunia. Non erano per nulla belle, ai suoi occhi. Erano false ed ingannevoli. Ovviamente, a Lily piacevano da morire e le avrebbe osservate per ore, fino a trovare una storiella da raccontare per deliziare i genitori, Norah e Charles.

Quella danza ciclica di acqua salata e spuma portava dentro di sé mulinelli che non perdonavano, se per caso si osasse immergersi nel momento sbagliato. 

Al mattino erano calme quelle onde, praticamente invisibili, delle lievi increspature e nulla più: quando si alzava il vento, però, diventando un Ponente furioso ed incontrollabile, le onde divenivano delle furie implacabili. Tentavano convulsamente di sommergere gli scogli, di inghiottirli avidamente, ma essi resistevano fieri, come un ultimo baluardo della terraferma. Si lasciavano erodere lentamente, ma non cedevano mai. Era un’eterna battaglia, senza fine, quella tra acqua e pietra.

Era uno spettacolo affascinante e pericoloso allo stesso tempo. Ed ogni giorno, ad orari precisi, si ripeteva, costantemente, in ogni dove. 

Scandola sarebbe stato il teatro di scontro tra due forze della natura.

La località còrsa sarebbe stato il luogo dove un legame forte, ma tormentato, tra due bambine forti, ma diverse, si sarebbe rovinato per sempre. 

Petunia aveva paura del mare, rimbombava in maniera assordante, sotto quell’arco.

Lo sciabordio quieto delle onde riecheggiava, amplificato, per la volta granitica. Le sue orecchie erano profondamente infastidite da quell’inspiegabile cacofonia, fatta dallo scroscio dei flutti sulla scogliera. Voleva andarsene di lì, aveva timore di quell’azzurro profondo e cristallino. Aveva paura che potesse inghiottirla da un momento all’altro. Sarebbe bastata un’onda più lunga del solito e Petunia sarebbe potuta scivolare giù dalle rocce. Sarebbe stata ferocemente sbatacchiata sulla pietra e sarebbe stata trascinata giù, nelle profondità del mare. Nessuno sarebbe corso a salvarla, poiché nessuno si sarebbe arrischiato a buttarsi in quel mare crudele.

 

 “Fine della storia”.

 

La bambina bionda scosse la testa, baciata dal sole rovente d’Agosto, nel tentativo di scacciare quei pensieri tristi e cupi. Con passo malfermo ed insicuro, avanzò, per raggiungere l’ombra dell’arcata in granito, dove sedeva Lily, intenta a lanciare dei piccoli sassi in acqua.

I piedi di Petunia tremavano ogni qual volta si staccavano dalla roccia porosa, lievemente bagnati da qualche pozza salata qua e là. Si aggrappavano alla pietra successiva, cercando di artigliarsi alla superficie irregolare e puntuta.

Quel rumore di onde la confondeva, era ben lontana dall’essere una melodia rilassante. Si guardava confusamente attorno, osservando ora i piedi, ora l’appiglio successivo, per poi vedere quanto mancava per raggiungere la sorella.

Lily sembrava volare su quelle rocce. Era agile ed aggraziata e per di più non ostentava - salvo rari casi - queste abilità. Era sempre affettuosa e sorridente con la sorella maggiore.

Sempre con quel sorriso solare, l’attendeva sotto l’arco in granito rosso. Lily salutò Petunia, con un gesto gentile.

«Destino infame» pensò Petunia, erosa dall’invidia «Lily ha tutte le abilità di questo mondo. Invece a me spetta fare la figura dell’idiota»

Come in una danza goffa e frenetica, la bambina bionda apriva le braccia, agitandole convulsamente, per riguadagnare l’equilibrio perso. Man mano che procedeva, si faceva sempre più rigida nei movimenti, i piedi soffrivano dell’attrito con le rocce spigolose. Era sempre più lenta ed incerta, confusa ed intontita dal rumore delle onde. Il ritmo dell’acqua contro la scogliera si faceva sempre più incalzante, Tunia rabbrividiva per il vento che cresceva d’intensità. Da lontano, si potevano notare tante piccole macchie bianche, le ochette, fatte di spuma, alterare la superficie piatta del mare. Si stava agitando e non prometteva nulla di buono. 

Petunia alzò la testa per cercare Lily e farle segno di tornare indietro, dato che entro breve, quell’area paradisiaca sarebbe stata sommersa dalla furia dei cavalloni. Le onde schiaffeggiavano la pietra con cattiveria crescente.

La bambina dai capelli rossi non era più seduta. Si era alzata e saltellava da una roccia all’altra, allontanandosi sempre di più da lei.

 

Petunia era in preda al panico e faticava a mantenere un equilibrio stabile. Si concentrò e tentò di richiamare indietro la sorella.

«Lily!» gridò, sperando che il suo grido non si perdesse nel ruggito selvaggio del mare contro il granito.

La sorella minore parve non accorgersi di nulla, continuando ad avanzare lungo la scogliera. 

«Torna indietro!» proseguì Petunia, che tentò di procedere nel suo cammino tortuoso. Niente da fare, non la sentiva.

Lily stava rischiando di allontanarsi troppo e di esporsi al pericolo della buriana in arrivo. Poteva scivolare lei in mare, poteva incastrarsi tra le rocce o poteva essere risucchiata dalla corrente. Per quanto il loro rapporto fosse strano, Petunia non voleva che le accadesse qualcosa.

Il piede destro della bambina scivolò da uno scoglio, impattando contro un altro poco distante, decisamente più appuntito. Sentì la punta ruvida lacerarle l’alluce e vide qualche goccia di sangue scuro colare via.

La bambina soffocò un gemito di dolore, ma si fece coraggio e proseguì più decisa e più determinata, verso quell’inferno fatto di boati di onde crudeli e di vento feroce. Doveva recuperare Lily. Ed ignorare il sangue che si mescolava all’acqua salata.

La superficie a disposizione per camminare si stava riducendo drasticamente e Petunia si trovava sempre più vicina al mare. La spuma s’insinuava tra uno scoglio e l’altro, pronta a tendere tranelli alla ragazzina, che cercava di non farsi prendere dal panico.

«Lily! Lily! Ti prego, ascoltami! Torna indietro!».

Un’onda lambì le caviglie di Petunia, che spaventata per l’improvviso contatto con l’acqua fredda, sobbalzò, perdendo l’equilibrio ed il contatto con la terraferma.

Nel momento in cui cacciò un urlo lancinante, soffocato dalla schiuma del mare, Lily si voltò e vide Petunia cascare in mare, scivolando malamente dalle rocce.

 

La bambina dai capelli rossi aveva scoperto da poco di possedere un qualcosa di bizzarro e di non comune. L’aveva proprio appreso in quella lunga vacanza in Corsica. Era in grado di parlare alle onde, di impartire loro ordini, ed esse le ubbidivano, andando a schizzare questo o quel bagnante, che rimaneva sorpreso e confuso da quell’improvvisa ondata in una giornata così quieta.

Poteva dire al vento di far volare via il cappello a quella signora francese in costume da bagno giallo, che si era resa antipatica nei confronti delle due sorelle, che giocavano innocue con la sabbia. 

Lei aveva sempre avuto la sensazione di essere magica, di essere speciale.

Tuttavia, aveva capito anche che Petunia era invidiosa di lei, che stesse covando dell’odio e del risentimento nei suoi confronti. Non aveva ancora capito per cosa. Pertanto, Lily cercava di essere sempre gentile ed affabile nei confronti della sorella più grande, non solo per puro e semplice quieto vivere, ma perché era mossa da sincero amore fraterno.

Eppure, temeva che quel suo dono straordinario avrebbe portato dolori e guai, perlomeno nel loro rapporto. Era una sensazione vaga che le causava tristezza e malinconia. Aveva tentato di ripudiare quel dono, ma non ci era riuscita: era parte di lei e Lily voleva saperne di più al riguardo. L’avrebbe tenuto nascosto il più a lungo possibile, lontano dallo sguardo di Petunia e dalla sua gelosia.

Quel suo scudo protettivo, così accuratamente forgiato per proteggersi dall’invidia e dagli sguardi severi della sorella, si distrusse, di fronte alla vista di Petunia in acqua.

Tornò indietro, saltando via gli scogli, non perdendo mai di vista la ragazzina che si dimenava in acqua.

Lily urlò più e più volte il nome della sorella, ma a lei non poté che arrivare un vago strillo ovattato e confuso, a causa dello schiocco violento dell’acqua sulle sue orecchie.

Le onde sbatacchiavano Petunia di qua e di là, facendole immergere di tanto in tanto la testa, costringendola ad inghiottire sorsi d’acqua salata, facendole dimenare le braccia verso l’alto, verso l’aria pura e fresca, come se volesse afferrarla in una stretta violenta e possessiva. Il fischio del vento era fastidioso ed irritante. 

Lily si concentrò sulla sorella, sulle acque crudeli che cercavano di portarsela via.

Ed era tutta colpa sua, n’era ben conscia. Lei e la sua maledetta curiosità e la sua stupida idea di allontanarsi dall’arco di granito. Era colpa sua, era stata egoista nel non aver voluto aspettare Petunia, in evidente difficoltà nel destreggiarsi tra gli scogli. 

Si concentrò sulle onde, facendo confluire tutte le sue energie verso un unico proposito: trarre in salvo Petunia. Per quanto fosse strano il loro rapporto, Lily non voleva che potesse accaderle qualcosa.

Aveva così paura di perderla tra le onde del mare agitato, non se lo sarebbe mai potuta perdonare.

Insultò le onde, imprecò contro il vento, nella maniera ingenua e confusa in cui lo farebbe una bambina di soli sette anni, agitata e spaventata, con addosso un enorme senso di colpa.

S’immaginò di prendere quelle onde e di spingerle lontano dalla sorella. E una delle sue mani, senza volerlo, ripeté quel gesto che si stava solo immaginando. 

Un’onda si allontanò da Petunia, consentendole di respirare per un breve attimo.

Lily provò a ripetere quel gesto, pregando dentro di sé che potesse funzionare di nuovo. I genitori delle due ragazzine stavano arrivando di corsa, con il panico dipinto in volto. 

Stava funzionando. Lily continuò a spingere le onde lontane dalla sorella, che si sentiva sempre meno stretta in quella morsa feroce, intanto che si avvicinava che a lei.

Ad un certo punto, la bambina dalla chioma fulva immaginò di sollevare Petunia, quel poco che bastava per afferrarla per i polsi e trascinarla nuovamente sulla scogliera. 

Con un gesto, faticoso, che le consumò tutte le energie, riuscì a sollevarla tra le onde,  riuscendo ad afferrarla per un braccio. Anche a costo di riempirsi di tagli e di graffi, strisciò le braccia e le ginocchia contro gli scogli. Sua sorella non era molto pesante, e riuscì a tirarla fuori in parte, ma era stremata per lo sforzo mentale e fisico che aveva compiuto per salvarla. Charles Evans raggiunse le due figlie, ed aiutò Lily a trarre in salvo la sorella. 

Petunia iniziò a tossire molto forte, diventando paonazza in volto e sputò della saliva a terra. Si sentiva con lo stomaco sottosopra, contratto per l’agitazione e disgustato per la quantità d’acqua di mare ingurgitata.

Lily pianse per il nervoso e per la gioia di essere riuscita a tirarla fuori da quell’inferno, intanto che i genitori si assicuravano che Petunia non avesse subito traumi violenti. Aveva qualche graffio su gambe e braccia, oltre che il taglio sull’alluce del piede, ma sembrava solamente molto scossa.

Lily si sentiva sollevata, ma provava una paura terribile, quella di essere scoperta. Di essere presa per folle, con i suoi poteri sconosciuti e misteriosi.

La bambina dai capelli rossi aveva usato quel dono a fin di bene, per la sorella che stava rischiando di farsi del male e di soccombere tra i flutti. Tremava per lo sforzo, per lo spavento, per la paura di aver infranto qualcosa di prezioso.

In quelle raffiche di vento, Lily lasciava andare la sua speranza, augurandosi che tutto potesse essere come prima. Nel vento, aveva liberato i suoi poteri magici, ed i sette anni erano l’età determinante per capire se un bambino si sarebbe rivelato dotato di tali poteri.

Lei non n’era pienamente consapevole, usava quell’energia ancestrale in maniera del tutto istintiva. E pregò, in quel momento, persa negli scrosci d’acqua e nel fischiare del vento, affinché nulla si fosse distrutto o perso nella vastità del mare.

 

Le profondità del mare si erano prese la loro ricompensa.

Non era Petunia.

Era l’amore fraterno ed incondizionato.

L’aveva strappato dal cuore della ragazzina dai capelli biondi, per sostituirlo con la consapevolezza di non essere come Lily. Aveva capito finalmente l’essenza della diversità della sorella. 

Aveva compreso l’inconciliabilità delle loro differenze.

Era stato un caso, una questione di fortuna o sfortuna. Era stato deciso che Lily sarebbe stata la bambina speciale, spumeggiante come il mare. Petunia quella ordinaria, comune, banale come una pietra.

E come una pietra, sarebbe stata erosa crudelmente dalla gelosia di non poter essere limpida come il mare.

 

 

1 Scandola, Corsica: Qua, per ulteriori informazioni.

2 Norah e Charles: I genitori di Lily e Petunia, i nomi li trovate pure in “Irish Rain”. Li ho inventati io.

3 Termine appartenente al gergo nautico per definire le piccole ondine bianche che si formano quando arriva il vento forte.

 

* * *

Buongiorno a tutti! 

Ebbene sì, mi sono decisa a pubblicare questo prequel Irish Rain. Partecipa ad un contest, ma siccome non ho più ricevuto notizie, allora mi sono decisa a pubblicarla. E’ una parte importante, che riaffiorerà più avanti nella Long Fiction, in una parte importante per Lily.

Comunque, potete anche leggerla separatamente, sta bene anche da sola. 

 

Auguri ancora, di buon anno, di buon Natale, buona Pasqua e buon Ferragosto!

 

Ah, e ricordatevi la mia pagina Facebook ed il mio contest.

 

Alessandra <3

 

P.s Vi piace il logo? Fatto da moi meme. <3

   
 
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