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Autore: Dafne    12/08/2006    2 recensioni
Dove gli amici sembrano nemici, dove un semplice cristallo puo' sembrare un diamante, dove morire risulta piu' facile che vivere, ricordate, sarete voi le luci che guideranno i vari popoli ad una nuova alleanza. IN STATO DI RISTRUTTURAZIONE E INTERROTTA QUINDI FINO A DATA DA DESTINARSI
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Pai Ikisatashi, Ryo Shirogane/Ryan, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Maledizione

-Maledizione!-

Nekhbet scaglió lontano il suo pugnale con tutta la forza che le era rimasta; l’arma andó a sbattere contro la parete, per poi conficcarsi a terra con un sinistro sibilio. La ragazza imprecó di nuovo, prendendo freneticamente a pugni tutti i muri che la circondavano;

niente, solo un rumore leggero di sabbia che cadeva.

-Guarda che se fai cosí ti rovini le unghie…- l’avvertí Seth, con fiato corto, completamente abbandonato dietro di lei e con una vistosa macchia rossastra sui pantaloni. Nekhbet si giró di scatto verso l’uomo, con gli occhi che mandavano lampi: odiava sentirsi rinchiusa, soprattutto in quella stanzetta creata dalle macerie.

-Stai zitto!- ordinó, con voce stridula, completamente fuori di sé; ancora poco e si sarebbe accanita anche contro di lui. Quest’ultimo fece spallucce, indi provó a tirarsi lentamente su. Una dolorosa fitta alla gamba lo costrinse a serrare la mascella e Seth si ritrovó nuovamente seduto in una posizione inanimata, come un pupazzo abbandonato in un angolo.

-Ma porca...- sibiló l’uomo, aggrappandosi alla parete e riuscendo questa volta ad alzarsi. La macchia rossastra si allargó notevolmente, ormai copriva completamente la coscia destra e non pareva aver intenzione di fermarsi lí; la vista del sangue parve calmare Nekhbet, che sussultó appena, avvicinandosi a Seth con cautela. Si sentiva una completa imbecille. -Tutto ok?- gli chiese, passandosi una mano tra i capelli sporchi di terra.

-Una meraviglia...- fece ironico il compagno, muovendo cautamente un passo avanti e cercando di non forzare troppo l’arto ferito;

Nekhbet si affrettó a passarsi il braccio sinistro dell’uomo attorno alle spalle, sorreggendolo in caso di una possibile caduta, ma appena la sua mano sfioró il petto di Seth, quello parve risquotersi, scacciandola via bruscamente e zoppicando lontano da lei. –Sto bene, non c’é bisogno di preoccuparsi! –

Le voltó le spalle, appoggiandosi stancamente al muro e sospirando con aria triste; Nekhbet si portó la mano al petto, lo sguardo basso come per chiedergli scusa, e rimase in silenzio ad ascoltare il respiro affannoso il compagno.

Fu lui a parlare per primo. –Sará meglio cercare di ritrovare gli altri, o non usciremo mai dai qui, noi due...- constató, tornando a guardarla con un vago sorriso sulle labbra. –Non che mi dispiaccia...-

Nekhbet sorrise, sollevata di vederlo nuovamente allegro, poi gli passó davanti ed inarcó scherzosamente un sopracciglio. –Ringrazia la tua ferita, altrimenti a quest’ora ti avrei giá usato per buttar giú la parete.-

-La tua generositá è commovente....-

Seth si staccó dalla parete e con fatica inizió a frugare nell’enorme sacca che si era portato dietro e per la quale ci aveva quasi rimesso la gamba; tiró fuori un piccolo tubicino marrone che mostró alla ragazza. –Questa potrebbe andare bene?-

Lei quasi svenne a quella domanda. –Ma sei matto????- esclamó, talmente forte che l’uomo quasi cadde a terra. –Ci manca solo che cada un altro pezzo di corridoio!!! Se sei cosí desideroso di morire, invece della dinamite potresti usare una pistola!!-continuó, ironica. Lui annuí e subito dopo le passó una piccola pistola argentata molto ben lavorata, ma che, anche con la scarsa conoscenza di armi da fuoco di Nehkbet, lasciava intendere quanto potesse essere inutile in quel momento. La ragazza alzó nervosamente un sopracciglio, squadrando il compagno con aria critica.

-Mi stai prendendo in giro, per caso?- chiese, cauta, cercando di non scoppiare.

Lui scosse la testa con disapprovazione. –Non sottovalutare questo gioiellino: è capace di buttare giú muri interi!-

Nekhbet sospiró pesantemente, appoggiandosi al muro e guardando il compagno trafficare di nuovo con la sacca.

Horus era il miglior stratega della compagnia e Seshat era specializzata in magia tanto quanto lei lo era nel campo delle lame; ma nessuno batteva Seth in quanto armi da fuoco: sapeva caricarle, smontarle e persino inventarne delle nuove in pochi gesti fluidi e rapidi, sebbene lui continuasse a ripetere che nel combattimento preferiva i cazzotti e non l’uso codardo della pistola.

Pareva un uomo maturo ormai da tempo, anche se gli anni che lo distanziavano da Nekhbet erano davvero pochi.

-Che te ne pare di questo?- chiese il soggetto della breve riflessione della ragazza, facendola tornare con i piedi per terra; il tubo metallico che Seth le stava mostrando era a dir poco enorme e il metallo risplendeva talmente tanto che Nekhbet fu costretta a sbattere gli occhi due vuolte prima di realizzare che cosa aveva di fronte.

-Che razza di bazooka è questo?- chiese lei, allibita.

Lui se lo caricó sulla spalla con una facilitá estrema, tanto da farlo sembrare leggero come una piuma; forse lo era davvero, anche perché sembrava non sforzare minimamente la gamba ferita.

-L’ho costruito adesso, ma ho dovuto smontare parecchie armi...- indicó col pollice un cumulo di pezzi dietro di sé con aria indifferente. Lei rimase a bocca aperta per parecchio tempo, come imbambolata, tanto che l’uomo fu costretto a chiederle se stesse bene.

-Quanto è potente quell’aggeggio?- fu l’unica cosa che riuscí a dire, staccandosi dal muro.

-Abbastanza da aprirci un passaggio senza far cadere tutti i corridoi, Sfinge e Piramidi compresi.-

-Sei sicuro che funzioni?-

-Dubiti delle mie capacitá?- chiese l’uomo, inarcando il sopracciglio come se non ci credesse.

Lei esibí una smorfia di disappunto. –Lo sai che non mi piace la polvere da sparo...-

-Allora è meglio se stai indietro...-

Seth appoggió l’orecchio contro una parete e vi picchió il pugno contro, come se stesse bussando; fece la stessa cosa con tutti i muri rimasti, indi si posizionó al centro della stanza e puntó il bazooka contro quella che aveva ritenuto la piú sottile delle quattro pareti.

Si giró ancora una volta verso la compagna, sorridendo di fronte alla sua paura per le armi da fuoco. –Pronta?-

Lei annuí. –Vai...-

 

Uno sparo. Il rumore del muro che crolla.

Nehkbet si coprí il capo con le braccia, accucciandosi piú che poteva, mentre le macerie e la sabbia la circondavano lentamente;

la figura di Seth scomparve nella polvere e lei si sentí sperduta senza la sua presenza.

Fu quando il rumore cessó che tutto tornó alla normalitá; appena la ragazza aprí gli occhi, la prima cosa che vide fu Seth che le tendeva la mano, con un sorriso talmente gentile che lo faceva quasi sembrare bello.

-Tutto bene?-

-Sí, ora sí...- Nekhbet si tiró su, togliendosi la polvere dai pantaloni. Di fronte a lei, la parete era scomparsa.

 

-Ottimo lavoro!- si complimentó la ragazza, andando verso l’apertura; Seth pareva estremamente soddisfatto di se stesso e si legó la sua nuova arma sulla schiena.

-Modestamente questo gioiellino l’ha creato il sottoscritto!- sorrise, accarezzando il freddo metallo del bazooka.

I due si incamminarono lungo il corridoio, decisi piú che mai a trovare gli altri della compagnia; sebbene l’essere riusciti ad uscire li avesse rallegrati, ora tra loro regnava il silenzio piú assoluto.

-Ehi, Nehk?-

-Uhm?-

Seth scosse la testa. –Nulla.-

 

Il suo comportamento con la ragazza era alquanto strano negli ultimi tempi, a volte sembrava evitarla, altre volte sembrava avere un disperato bisogno di lei.

Nehkbet sospiró, passandosi una mano tra i capelli, mentre drizzava le orecchie per percepire qualsiasi rumore anormale: nascosta da qualche parte, lo sentivano entrambi, una forza maligna li aspettava.

 

 

ab

 

 

Ryo continuava a camminare avanti e indietro da ore, ormai, non sapendo se fosse meglio cercare di buttare giú una delle pareti che circondavano lui e Seshat con la forza bruta e rischiando di slogarsi la spalla oppure di seguire il consiglio della ragazza ed aspettare Horus pazientemente.

Ogni tanto, il pensiero di Eleonora sperduta in chissá quale parte dei sotterranei lo faceva stare tremendamente male e gli veniva voglia di prendere a testate il muro; magari cosí sarebbe riuscito ad aprire un passaggio...

 

-Smettila di torturarti in quel modo, Shirogane, hai giá consumato il pavimento...- sbottó Seshat, con uno sguardo strano. Non aveva piú aperto bocca dopo la spiegazione sui Pianeti Elementali e ora se ne stava rannicchiata in un angolo, quasi come se dovesse osservare ogni mossa del compagno.

 

Ryo inspiró profondamente; ormai l’aria era quasi finita.

 

-Dannazione!- esclamó, lasciandosi cadere per terra. –Come ho fatto a essere cosí stupido?-

-Non sarebbe la prima volta...-

Lui fece una smorfia. -Grazie per il sostegno morale...-

 

Seshat continuó a guardarlo come se fosse trasparente; com’era diversa rispetto a prima... Quello sguardo non pareva neanche umano.

 

-Lei è gravemente malata, nel restare rinchiusa quasi senza aria in una sottospecie di prigione rischia di soffocare!-

 

Il solo pensiero faceva male, talmente male che il biondo preferiva dilaniarsi il petto con le sue stesse mani; la compagna sembró ridere silenziosamente della sua disperazione.

 

-Rilassati...- mormoró, con voce lugubre, guardandosi le unghie. –Probabilmente è giá morta...-

 

Ryo non seppe esattamente cosa stesse facendo; fatto sta che due secondi dopo scaraventó la ragazza contro il muro, tenendola per la gola.

 

-Non osare...- sibiló, con voce incrinata; tremava visibilmentema la stretta non acccennava a diminire. –Non osare mai piú fare simili insinuazioni... su di lei...-

 

L’indovina lo guardó come se non lo vedesse veramente, come se stesse osservando un fantasma; un piccolo sorriso di sfida le deformó il viso, rendendola sempre piú distante dal sembrare umana.

 

-Paura, Shirogane?- continuó lei, con un’espressione derisoria. –Il guaio ormai è fatto e tu non puoi farci niente...-

 

Rimasero cosí per un po’, finché un rumore non li distrasse: dei passi pesanti risuonarono in quel silenzio innaturale, tanto che Ryo si giró aspettandosi di trovare qualcuno. Seshat, invece, strabuzzó gli occhi come se fosse in preda al panico.

 

-N...No!!- mormoró con voce flebile, iniziando a dimenarsi; Ryo faticava a tenerla incollata al muro, ma per qualche strana ragione non voleva lasciarla andare: era come immobilizzato da una forza piú grande di lui, come una morsa gelida che metteva fuori uso il sistema nervoso.

Restó a guardare le iridi della ragazza rimpicciolirsi ed assumere lo sguardo inquietante di chi sta soffrendo terribilmente.

 

-Lasciami!- singhiozzó lei, quando il rumore si fece risentire. – Lasciami andare!-

 

Ryo non l’ascoltava, rafforzando la presa come se volesse spezzarle il collo; il perché l’indovina avesse cosí tanta paura di un rumore quasi impercettibile non riusciva a capirlo...

 

Anzi, ora che gli veniva in mente, non riusciva proprio a fare niente, immobilizzato in quella posa rigida e rischiando davvero di soffocare la ragazza. Spaventato da ció che sarebbe potuto succedere, Ryo si affrettó a lasciarla andare, ma il suo corpo non gli diede retta e rafforzó ancora di piú la presa, tanto che il grido di Seshat si trasformó in un sussurro soffocato.

 

-L..lasciami...-

 

Poi, di nuovo quel rumore di passi sempre piú vicini accompagnato da un suono duro, secco.

Ryo sentí la propria mente riprendere il controllo di se stesso e rilasció immediatamente la ragazza, inorridito e timoroso di averle fatto del male; ma non poté neanche aprire bocca che il muro dove era appoggiata Seshat si giró bruscamente e lei si ritrovó scaraventata da un’altra parte, scomparendo alla vista del biondo.

 

-Sesh...?-

 

Il muro si fermó con un leggero tunf , tornando esattamente come prima. Dell’indovina, peró, nessuna traccia.

 

-SESHAT!- la richiamó Ryo, sbattendo un pugno contro la parete.

 

Cosa diavolo stava succedendo?

 

 

Seshat si ritrovó distesa a pancia in giú in un corridoio ancora piú buio di quello di prima; non osó aprire gli occhi finché non sentí quel rumore smettere di martellarle la testa.

Fece leva sulle braccia e si tiró su lentamente, sentendo tutte le ossa scricchiolare in modo sinistro e trattenendo a stento un gemito di dolore; non riuscendo a mettersi in piedi, rimase in ginocchio, guardandosi intorno e cercando di abituare la vista al buio.

 

Dapprima pensó che anche Ryo fosse caduto con lei, poiché riusciva ancora a sentire la sua voce; invece, con sua somma disperazione, sentí un tonfo sordo provenire da abbastanza lontano, e allora si rese conto che il biondo era rimasto dall’altra parte.

 

I suoi occhi ora riuscivano a distinguere chiaramente quella parete maledetta che le aveva reso tutto piú difficile; si giró per rimettersi completamente in piedi, quando qualcosa, forse il suo intuito, la bloccó.

 

L’indovina guardó dritto davanti a sé; all’inizio fu solo l’oscuritá piú completa a circondarla, poi una figura scura inizió a delinearsi, rivelando un’ampia tunica scura indossata da un giovane dalla pelle ambrata.

 

Seshat spalancó gli occhi colmi di terrore ed arretró contro il muro, tremando.

 

-H..Horus...- disse, cercando di riprendere il controllo. Poi, la paura ebbe il sopravvento, e lei urló con tutto il fiato che le era rimasto.

 

 

Il gridó raggiunse Ryo, allarmandolo come non mai; il biondo inizió a spingere quella dannata parete nel tentativo di spostarla di nuovo, ma quella rimase immobile, un ostacolo insormontabile.

 

Ryo sferró nuovamente un pugno contro il muro, ritirandolo di scatto quando sentí un crac provenire dalla sua mano: se l’era rotta.

Dolore e rabbia si mescolarono in un intruglio disordinato, che lo fece urlare in modo disumano; Ryo si afferró l’arto ferito e cercó di fasciarselo meglio che poté, soffocando le urla di dolore che quella primitiva medicazione gli procurava. Poi, le forze l’abbandonarono improvvisamente e lui si ritrovó ad appoggiare la testa contro quella parete maledetta, disperato ma con la consapevolezza che fosse tutto inutile: dall’altra parte, ormai, non giungeva piú nessun suono.

 

Un altro rumore, ben diverso da quello di prima, lo fece voltare dalla parte opposta e il suo stupore crebbe ancora di piú quando notó che un muro era scomparso, aprendo un altro corridoio.

 

Il messaggio, ormai, era ovvio...

 

Prima di cominciare il suo cammino, Ryo tornó a guardare ancora una volta il muro dove era scomparsa Seshat, sperando, pregando, che in qualche modo si salvasse; stava per staccarsi definitivamente dalla parete, la mano rotta fasciata stretta e che mandava ancora fitte dolorose, quando una scritta minuscola, proprio sotto il suo naso, attiró la sua attenzione.

Il ragazzo sbatté gli occhi due volte per riuscire a decifrarla ed inorridí quando il messaggio scritto divenne chiaro e leggibile.

 

 

“La caccia ha inizio...”

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate per l’ennesimo ritardo, ma pare che tanto ci abbiate preso l’abitudine ^^;;;;;

Non vi siete dimenticati di me, vero? T_T

Perdonatemi se non ringrazio tutti coloro che hanno recensito uno per uno, ma da quando sono qui nelle Filippine (dove ci sono tutti i parenti di mia madre) il computer lo posso usare solo una volta alla settimana perché quel moccioso del figlio di mio cugino (che abita assieme a noi) deve per forza usarlo dalla mattina alla sera... -.-****

Dato che qua ci devo stare fino al 30 Agosto (e dato che quando l’hanno deciso i miei sono stati cosí carini da non chiedere la mia opinione...) volevo scrivere un capitolo molto piú lungo, ma pare sia impossibile.

 

Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno recensito, avvisandoli che appena torno in Italia continueró a modificare i capitoli precedenti; a proposito di questo mio ultimo capitolo, secondo voi cosa succederá? Ryo finiró per impazzire? Ed Elly è veramente morta? Aspetto le vostre opinioni, è sempre un piacere leggerle ^O^

 

Auguro a tutti buone vacanze e spero che siano meglio delle mie!

 

Bacioni e non scordatevi di me T_T

 

Dafy

 

 

 

  
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