-Maledizione!-
Nekhbet scaglió lontano il suo pugnale con tutta la forza
che le era rimasta; l’arma andó a sbattere contro la parete, per poi
conficcarsi a terra con un sinistro sibilio. La ragazza imprecó di nuovo,
prendendo freneticamente a pugni tutti i muri che la circondavano;
niente, solo un rumore leggero di sabbia che cadeva.
-Guarda che se fai cosí ti rovini le unghie…- l’avvertí
Seth, con fiato corto, completamente abbandonato dietro di lei e con una vistosa
macchia rossastra sui pantaloni. Nekhbet si giró di scatto verso l’uomo, con
gli occhi che mandavano lampi: odiava sentirsi rinchiusa, soprattutto in quella
stanzetta creata dalle macerie.
-Stai zitto!- ordinó, con voce stridula, completamente
fuori di sé; ancora poco e si sarebbe accanita anche contro di lui. Quest’ultimo
fece spallucce, indi provó a tirarsi lentamente su. Una dolorosa fitta alla
gamba lo costrinse a serrare la mascella e Seth si ritrovó nuovamente seduto in
una posizione inanimata, come un pupazzo abbandonato in un angolo.
-Ma porca...- sibiló l’uomo, aggrappandosi alla parete e
riuscendo questa volta ad alzarsi. La macchia rossastra si allargó
notevolmente, ormai copriva completamente la coscia destra e non pareva aver
intenzione di fermarsi lí; la vista del sangue parve calmare Nekhbet, che
sussultó appena, avvicinandosi a Seth con cautela. Si sentiva una completa
imbecille. -Tutto ok?- gli chiese, passandosi una mano tra i capelli sporchi di
terra.
-Una meraviglia...- fece ironico il compagno, muovendo
cautamente un passo avanti e cercando di non forzare troppo l’arto ferito;
Nekhbet si affrettó a passarsi il braccio sinistro
dell’uomo attorno alle spalle, sorreggendolo in caso di una possibile caduta,
ma appena la sua mano sfioró il petto di Seth, quello parve risquotersi, scacciandola
via bruscamente e zoppicando lontano da lei. –Sto bene, non c’é bisogno di
preoccuparsi! –
Le voltó le spalle, appoggiandosi stancamente al muro e
sospirando con aria triste; Nekhbet si portó la mano al petto, lo sguardo basso
come per chiedergli scusa, e rimase in silenzio ad ascoltare il respiro affannoso
il compagno.
Fu lui a parlare per primo. –Sará meglio cercare di
ritrovare gli altri, o non usciremo mai dai qui, noi due...- constató, tornando
a guardarla con un vago sorriso sulle labbra. –Non che mi dispiaccia...-
Nekhbet sorrise, sollevata di vederlo nuovamente allegro,
poi gli passó davanti ed inarcó scherzosamente un sopracciglio. –Ringrazia la
tua ferita, altrimenti a quest’ora ti avrei giá usato per buttar giú la
parete.-
-La tua generositá è commovente....-
Seth si staccó dalla parete e con fatica inizió a frugare
nell’enorme sacca che si era portato dietro e per la quale ci aveva quasi
rimesso la gamba; tiró fuori un piccolo tubicino marrone che mostró alla
ragazza. –Questa potrebbe andare bene?-
Lei quasi svenne a quella domanda. –Ma sei matto????-
esclamó, talmente forte che l’uomo quasi cadde a terra. –Ci manca solo che cada
un altro pezzo di corridoio!!! Se sei cosí desideroso di morire, invece della
dinamite potresti usare una pistola!!-continuó, ironica. Lui annuí e subito
dopo le passó una piccola pistola argentata molto ben lavorata, ma che, anche
con la scarsa conoscenza di armi da fuoco di Nehkbet, lasciava intendere quanto
potesse essere inutile in quel momento. La ragazza alzó nervosamente un
sopracciglio, squadrando il compagno con aria critica.
-Mi stai prendendo in giro, per caso?- chiese, cauta,
cercando di non scoppiare.
Lui scosse la testa con disapprovazione. –Non sottovalutare
questo gioiellino: è capace di buttare giú muri interi!-
Nekhbet sospiró pesantemente, appoggiandosi al muro e
guardando il compagno trafficare di nuovo con la sacca.
Horus era il miglior stratega della compagnia e Seshat
era specializzata in magia tanto quanto lei lo era nel campo delle lame; ma
nessuno batteva Seth in quanto armi da fuoco: sapeva caricarle, smontarle e
persino inventarne delle nuove in pochi gesti fluidi e rapidi, sebbene lui
continuasse a ripetere che nel combattimento preferiva i cazzotti e non l’uso
codardo della pistola.
Pareva un uomo maturo ormai da tempo, anche se gli anni
che lo distanziavano da Nekhbet erano davvero pochi.
-Che te ne pare di questo?- chiese il soggetto della
breve riflessione della ragazza, facendola tornare con i piedi per terra; il
tubo metallico che Seth le stava mostrando era a dir poco enorme e il metallo
risplendeva talmente tanto che Nekhbet fu costretta a sbattere gli occhi due
vuolte prima di realizzare che cosa aveva di fronte.
-Che razza di bazooka è questo?- chiese lei, allibita.
Lui se lo caricó sulla spalla con una facilitá estrema,
tanto da farlo sembrare leggero come una piuma; forse lo era davvero, anche
perché sembrava non sforzare minimamente la gamba ferita.
-L’ho costruito adesso, ma ho dovuto smontare parecchie
armi...- indicó col pollice un cumulo di pezzi dietro di sé con aria
indifferente. Lei rimase a bocca aperta per parecchio tempo, come imbambolata,
tanto che l’uomo fu costretto a chiederle se stesse bene.
-Quanto è potente quell’aggeggio?- fu l’unica cosa che
riuscí a dire, staccandosi dal muro.
-Abbastanza da aprirci un passaggio senza far cadere
tutti i corridoi, Sfinge e Piramidi compresi.-
-Sei sicuro che funzioni?-
-Dubiti delle mie capacitá?- chiese l’uomo, inarcando il
sopracciglio come se non ci credesse.
Lei esibí una smorfia di disappunto. –Lo sai che non mi
piace la polvere da sparo...-
-Allora è meglio se stai indietro...-
Seth appoggió l’orecchio contro una parete e vi picchió
il pugno contro, come se stesse bussando; fece la stessa cosa con tutti i muri
rimasti, indi si posizionó al centro della stanza e puntó il bazooka contro
quella che aveva ritenuto la piú sottile delle quattro pareti.
Si giró ancora una volta verso la compagna, sorridendo di
fronte alla sua paura per le armi da fuoco. –Pronta?-
Lei annuí. –Vai...-
Uno sparo. Il rumore del muro che crolla.
Nehkbet si coprí il capo con le braccia, accucciandosi
piú che poteva, mentre le macerie e la sabbia la circondavano lentamente;
la figura di Seth scomparve nella polvere e lei si sentí
sperduta senza la sua presenza.
Fu quando il rumore cessó che tutto tornó alla normalitá;
appena la ragazza aprí gli occhi, la prima cosa che vide fu Seth che le tendeva
la mano, con un sorriso talmente gentile che lo faceva quasi sembrare bello.
-Tutto bene?-
-Sí, ora sí...- Nekhbet si tiró su, togliendosi la
polvere dai pantaloni. Di fronte a lei, la parete era scomparsa.
-Ottimo lavoro!- si complimentó la ragazza, andando verso
l’apertura; Seth pareva estremamente soddisfatto di se stesso e si legó la sua
nuova arma sulla schiena.
-Modestamente questo gioiellino l’ha creato il
sottoscritto!- sorrise, accarezzando il freddo metallo del bazooka.
I due si incamminarono lungo il corridoio, decisi piú che
mai a trovare gli altri della compagnia; sebbene l’essere riusciti ad uscire li
avesse rallegrati, ora tra loro regnava il silenzio piú assoluto.
-Ehi, Nehk?-
-Uhm?-
Seth scosse la testa. –Nulla.-
Il suo comportamento con la ragazza era alquanto strano
negli ultimi tempi, a volte sembrava evitarla, altre volte sembrava avere un disperato
bisogno di lei.
Nehkbet sospiró, passandosi una mano tra i capelli,
mentre drizzava le orecchie per percepire qualsiasi rumore anormale: nascosta
da qualche parte, lo sentivano entrambi, una forza maligna li aspettava.
ab
Ryo continuava a camminare avanti e indietro da ore,
ormai, non sapendo se fosse meglio cercare di buttare giú una delle pareti che
circondavano lui e Seshat con la forza bruta e rischiando di slogarsi la spalla
oppure di seguire il consiglio della ragazza ed aspettare Horus pazientemente.
Ogni tanto, il pensiero di Eleonora sperduta in chissá
quale parte dei sotterranei lo faceva stare tremendamente male e gli veniva
voglia di prendere a testate il muro; magari cosí sarebbe riuscito ad aprire un
passaggio...
-Smettila di torturarti in quel modo, Shirogane, hai giá
consumato il pavimento...- sbottó Seshat, con uno sguardo strano. Non aveva piú
aperto bocca dopo la spiegazione sui Pianeti Elementali e ora se ne stava
rannicchiata in un angolo, quasi come se dovesse osservare ogni mossa del
compagno.
Ryo inspiró profondamente; ormai l’aria era quasi finita.
-Dannazione!- esclamó, lasciandosi cadere per terra.
–Come ho fatto a essere cosí stupido?-
-Non sarebbe la prima volta...-
Lui fece una smorfia. -Grazie per il sostegno morale...-
Seshat continuó a guardarlo come se fosse trasparente;
com’era diversa rispetto a prima... Quello sguardo non pareva neanche umano.
-Lei è gravemente malata, nel restare rinchiusa quasi
senza aria in una sottospecie di prigione rischia di soffocare!-
Il solo pensiero faceva male, talmente male che il biondo
preferiva dilaniarsi il petto con le sue stesse mani; la compagna sembró ridere
silenziosamente della sua disperazione.
-Rilassati...- mormoró, con voce lugubre, guardandosi le
unghie. –Probabilmente è giá morta...-
Ryo non seppe esattamente cosa stesse facendo; fatto sta
che due secondi dopo scaraventó la ragazza contro il muro, tenendola per la
gola.
-Non osare...- sibiló, con voce incrinata; tremava
visibilmentema la stretta non acccennava a diminire. –Non osare mai piú fare
simili insinuazioni... su di lei...-
L’indovina lo guardó come se non lo vedesse veramente,
come se stesse osservando un fantasma; un piccolo sorriso di sfida le deformó
il viso, rendendola sempre piú distante dal sembrare umana.
-Paura, Shirogane?- continuó lei, con un’espressione
derisoria. –Il guaio ormai è fatto e tu non puoi farci niente...-
Rimasero cosí per un po’, finché un rumore non li
distrasse: dei passi pesanti risuonarono in quel silenzio innaturale, tanto che
Ryo si giró aspettandosi di trovare qualcuno. Seshat, invece, strabuzzó gli
occhi come se fosse in preda al panico.
-N...No!!- mormoró con voce flebile, iniziando a
dimenarsi; Ryo faticava a tenerla incollata al muro, ma per qualche strana
ragione non voleva lasciarla andare: era come immobilizzato da una forza piú
grande di lui, come una morsa gelida che metteva fuori uso il sistema nervoso.
Restó a guardare le iridi della ragazza rimpicciolirsi ed
assumere lo sguardo inquietante di chi sta soffrendo terribilmente.
-Lasciami!- singhiozzó lei, quando il rumore si fece
risentire. – Lasciami andare!-
Ryo non l’ascoltava, rafforzando la presa come se volesse
spezzarle il collo; il perché l’indovina avesse cosí tanta paura di un rumore
quasi impercettibile non riusciva a capirlo...
Anzi, ora che gli veniva in mente, non riusciva proprio a fare niente, immobilizzato in quella posa
rigida e rischiando davvero di soffocare la ragazza. Spaventato da ció che
sarebbe potuto succedere, Ryo si affrettó a lasciarla andare, ma il suo corpo
non gli diede retta e rafforzó ancora di piú la presa, tanto che il grido di
Seshat si trasformó in un sussurro soffocato.
-L..lasciami...-
Poi, di nuovo quel rumore di passi sempre piú vicini
accompagnato da un suono duro, secco.
Ryo sentí la propria mente riprendere il controllo di se
stesso e rilasció immediatamente la ragazza, inorridito e timoroso di averle
fatto del male; ma non poté neanche aprire bocca che il muro dove era
appoggiata Seshat si giró bruscamente e lei si ritrovó scaraventata da un’altra
parte, scomparendo alla vista del biondo.
-Sesh...?-
Il muro si fermó con un leggero tunf , tornando esattamente come prima. Dell’indovina, peró,
nessuna traccia.
-SESHAT!- la richiamó Ryo, sbattendo un pugno contro la
parete.
Cosa diavolo stava succedendo?
Seshat si ritrovó distesa a pancia in giú in un corridoio
ancora piú buio di quello di prima; non osó aprire gli occhi finché non sentí
quel rumore smettere di martellarle la testa.
Fece leva sulle braccia e si tiró su lentamente, sentendo
tutte le ossa scricchiolare in modo sinistro e trattenendo a stento un gemito
di dolore; non riuscendo a mettersi in piedi, rimase in ginocchio, guardandosi
intorno e cercando di abituare la vista al buio.
Dapprima pensó che anche Ryo fosse caduto con lei, poiché
riusciva ancora a sentire la sua voce; invece, con sua somma disperazione, sentí
un tonfo sordo provenire da abbastanza lontano, e allora si rese conto che il
biondo era rimasto dall’altra parte.
I suoi occhi ora riuscivano a distinguere chiaramente
quella parete maledetta che le aveva reso tutto piú difficile; si giró per
rimettersi completamente in piedi, quando qualcosa, forse il suo intuito, la
bloccó.
L’indovina guardó dritto davanti a sé; all’inizio fu solo
l’oscuritá piú completa a circondarla, poi una figura scura inizió a
delinearsi, rivelando un’ampia tunica scura indossata da un giovane dalla pelle
ambrata.
Seshat spalancó gli occhi colmi di terrore ed arretró
contro il muro, tremando.
-H..Horus...- disse, cercando di riprendere il controllo.
Poi, la paura ebbe il sopravvento, e lei urló con tutto il fiato che le era
rimasto.
Il gridó raggiunse Ryo, allarmandolo come non mai; il
biondo inizió a spingere quella dannata parete nel tentativo di spostarla di nuovo,
ma quella rimase immobile, un ostacolo insormontabile.
Ryo sferró nuovamente un pugno contro il muro,
ritirandolo di scatto quando sentí un crac
provenire dalla sua mano: se l’era rotta.
Dolore e rabbia si mescolarono in un intruglio
disordinato, che lo fece urlare in modo disumano; Ryo si afferró l’arto ferito
e cercó di fasciarselo meglio che poté, soffocando le urla di dolore che quella
primitiva medicazione gli procurava. Poi, le forze l’abbandonarono
improvvisamente e lui si ritrovó ad appoggiare la testa contro quella parete
maledetta, disperato ma con la consapevolezza che fosse tutto inutile:
dall’altra parte, ormai, non giungeva piú nessun suono.
Un altro rumore, ben diverso da quello di prima, lo fece
voltare dalla parte opposta e il suo stupore crebbe ancora di piú quando notó
che un muro era scomparso, aprendo un altro corridoio.
Il messaggio, ormai, era ovvio...
Prima di cominciare il suo cammino, Ryo tornó a guardare
ancora una volta il muro dove era scomparsa Seshat, sperando, pregando, che in
qualche modo si salvasse; stava per staccarsi definitivamente dalla parete, la
mano rotta fasciata stretta e che mandava ancora fitte dolorose, quando una
scritta minuscola, proprio sotto il suo naso, attiró la sua attenzione.
Il ragazzo sbatté gli occhi due volte per riuscire a
decifrarla ed inorridí quando il messaggio scritto divenne chiaro e leggibile.
“La
caccia ha inizio...”
Scusate per l’ennesimo ritardo, ma pare che
tanto ci abbiate preso l’abitudine ^^;;;;;
Non vi siete dimenticati di me, vero? T_T
Perdonatemi se non ringrazio tutti coloro che
hanno recensito uno per uno, ma da quando sono qui nelle Filippine (dove ci
sono tutti i parenti di mia madre) il computer lo posso usare solo una volta
alla settimana perché quel moccioso del figlio di mio cugino (che abita assieme
a noi) deve per forza usarlo dalla
mattina alla sera... -.-****
Dato che qua ci devo stare fino al 30 Agosto
(e dato che quando l’hanno deciso i miei sono stati cosí carini da non chiedere
la mia opinione...) volevo scrivere un capitolo molto piú lungo, ma pare sia
impossibile.
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno
recensito, avvisandoli che appena torno in Italia continueró a modificare i
capitoli precedenti; a proposito di questo mio ultimo capitolo, secondo voi
cosa succederá? Ryo finiró per impazzire? Ed Elly è veramente morta? Aspetto le
vostre opinioni, è sempre un piacere leggerle ^O^
Auguro a tutti buone vacanze e spero che siano
meglio delle mie!
Bacioni e non scordatevi di me T_T
Dafy