Choose your Side;
“Minerva, ascoltami…”
Lei si erse in tutta la sua altezza, con determinazione ed eleganza che la caratterizzavano, dinanzi a lui.
“No, Horace. Ascoltami tu.” La sua voce era acuta, e carica di rabbia. Rabbia per la sua codardia, per la sua paura, per una volta, di stare nelle prime file di una battaglia, e non sempre dietro alle quinte, al sicuro, al riparo.
“Io combatterò. Per questa scuola, per i nostri studenti, per tutto ciò per cui sono restata qui fino ad ora. Per Albus, Horace. Che non avrebbe mai voluto tutto questo. Che ha sempre cercato di non farlo succedere.
Combatterò, finché avrò una bacchetta in mano. E se dovessi morire, morirò con la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che era in mio potere per vincere.
Combatterò. Con o senza di te, Horace.”
Il fragore della battaglia lontano, impercettibile ma presente nella sua mente.
Un uomo, seduto su una poltrona imbottita, sorseggiando un liquido ambrato.
La bacchetta nell’altra mano, all’erta, nervoso.
La mente altrove, in quel castello, lontano chilometri e chilometri, a pensare cosa succederà e cosa sta già succedendo.
Preferisci questo, oppure lottare con loro?
Sta tutta a te la scelta.
Hai tu il potere di scegliere il tuo destino.
Puoi dimostrare finalmente cosa sei, adesso.
“Hai fatto la tua scelta, Horace?” Il suono della sua voce ferma, lo distolse dai suoi percorsi interiori, costringendolo finalmente a dare voce ai propri pensieri. “E’ tempo, ormai. Voldemort - si Voldemort, Horace. Non capisco come tu possa ancora aver paura del suo nome-, ci ha dato un ultimatum. Come io lo do a te, adesso. Restare, o andarsene”
Horace guardò Minerva. Sua collega, sua studente, un tempo.
Aveva accettato di tornare in quel posto, dopo tanti anni. E ora si ritrovava a dover decidere se lasciarlo di nuovo oppure restare per difenderlo, per conservare la memoria di un posto in cui era stato felice e sicuro.
Sfoderò la bacchetta e le rivolse l’ultimo, lungo sguardo prima di dirigersi verso la massa Verde-Argento, sussurrandole. “Non me ne andrò, stanotte.”
Minerva sapeva che alla fine avrebbe fatto la scelta giusta, nobile e degna di lui.
Sapeva che anche se era un Serpeverde, possedeva il coraggio da qualche parte, dentro di lui.
E con un debole sorriso, sfoderò anch’essa la bacchetta, e con un movimento rapido, si diresse verso la sua Casa.
Baaaaaaaah! Eccomi qui, di nuovo, dopo un po’ di tempo in cui non sono riuscita a buttar giù uno straccio d’idea.
Spero che questa Flash vi piaccia. In teoria doveva essere una storia scritta per uno di un GDR, ma ci ho messo molto per farla. Troppo direi.
Ribadisco che non è una Horace/Minerva.
Volevo solo mostrare uno spaccato del loro ipotetico discorso prima della battaglia finale, quando Horace non sapeva se restare o andarsene.
Lasciate un commento, se vi va.
alla prossima.
El,