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Autore: Ariel Bliss Russo    27/12/2011    3 recensioni
L'amore non è mai una coincidenza.
C'è sempre qualcuno che ci mette lo zampino, magari una bambina bionda e con gli occhi azzurri.
No, nessuna coincidenza.
Solo che a volte ci vuole del tempo, per capirlo davvero.
Ed è quello, il tempo, ciò di cui un ragazzo e una ragazza che si trovano per caso hanno bisogno.
Anche se, a volte, non basta l'amore a risolvere tutto.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora una volta, Violet.
Come sta il piede?
Consideralo un piccolo regalo
di, uhm...
pronta guarigione?

~Come il giorno e la notte.

La camera di Arianna, che ovviamente si trovava al piano di sopra, era la seconda delle quattro porte che si affacciavano al corridoio.
Lo capii perchè era l'unica aperta e dalla voce della bambina che mi incitava ad entrare.
«Vieni, mica mordo!» la sentii ridere.
Il corridoio, proprio come quello di sotto, era luminoso, con tanti bei quadri di paesaggi diversi appesi sul muro color beige.
Dava un pò la sensazione di trovarsi dal dentista, con quelle pareti chiare e la luce che sembrava arrivare dappertutto, anche se non c'erano finestre.
Solo che nel corridoio, lì, non c'erano quelle brutte macchie sul muro causate da colpi di scarpe o scritte e disegni a penna che trovavo sempre quando, da piccola, mamma e papà mi ci portavano.
Mi fermai davanti la porta della stanza.
Avevo già capito che sarebbe stata particolare, ma non mi ero chiesta troppo il motivo di tale presagio, per non rovinarmi la sorpresa.
Il mondo di Arianna, come lo aveva chiamato lei, era davvero degno di questo nome.
Non sembrava proprio la tipica camera associabile ad una bimba della sua età, ma, come ho detto, da lei ormai mi sarei aspettata di tutto.
Era letteralmente divisa in due.
Ma non c'era un confine netto a dichiararlo, come il giorno e la notte rappresentati nei libri di astronomia attorno al globo.
Ogni elemento faceva capire subito, a chi lo guardava, che tipo di oggetto era.
Prevalevano due aspetti, mi accorsi, in completo contrasto fra loro e comunque sempre legati.
Proprio come il giorno e la notte.
Nella parete di fronte alla porta c'era un'ampia finestra che rientrava nel muro, come a sporgersi verso l'esterno, e sotto vi era una panca in legno piena di cuscini celesti e lilla. Il letto, coperto da un semplice plaid leggero azzurro, si trovava alla mia destra, di quattro o cinque passi lontano dalla finestra, e accanto aveva un comodino con una lampada sopra. Frontale alla finestra c'era un grosso armadio a muro, dello stesso legno scuro del comodino, con quattro ante e qualche altro cassetto sotto.
Poi, sulla sinistra, c'era un enorme scrivania, ordinata nel suo disordine, come dicevo sempre, e svariati mobili di diverse altezze ai lati.
Insieme a qualche altra mensola sospesa e inchiodata alla parete, descritta così sarebbe sembrata una stanza normalissima.
Eppure Arianna aveva aggiunto il suo tocco personale. Uno dei mobili accanto alla scrivania a cui era seduta era diventato una specie di libreria, ed era così piena da farmi pensare che, magari, la libreria vista di sfuggita in soggiorno fosse talmente piena da aver convito la bambina ad ospitare qualche volume in camera sua.
Ma se conoscevo almeno un pò Arianna, sapevo che non avrebbe mai permesso a nessuno di fare una cosa del genere nel suo rifugio privato.
Non avrei acconsentito nemmeno io!
C'era un libro dimenticato sul comodino, accanto alla lampada, e intravidi la sagoma di un segnalibro fra le pagine.
Incuriosita, mi avvicinai, tanto per vedere cosa stava leggendo di preciso.
Sorrisi non appena mi accorsi quale fosse la storia in questione.
Matilde di Roald Dahl. Un pò me lo aspettavo e un pò no.
Sicuramente c'era qualcosa di forte che accomunava la protagonista e Arianna.
Forse era quel qualcosa di cui lei ancora non voleva parlare ma che io avevo già intuito.
Poi fu il turno della libreria.
C'erano titoli che conoscevo e altri che non avevo mai sentito nominare.
Individuai Harry Potter, Le Cronache di Narnia, Fairy Oak e qualcosa di un pò più vecchio o classico, come Pinocchio, La Sirenetta, Raperonzolo.
Poi, guardando le mensole e l'altro mobiletto al fianco della scrivania, sorrisi.
Fate.
Di tutti i tipi, ogni modello possibile e immaginabile.
Alcune avevano le ali in uno strano tessuto luccicante, altre erano interamente statuine molto graziose, di varie dimensioni, altre ancora bambole curatissime con piccolissimi specchi e pettinini incorporati accanto.
Ero affascinata.
Non ne avevo mai viste tante in vita mia, tranne qualche volta in quelle bancarelle che ogni tanto decorano il mercato in città.
Una bambina che legge, ma a cui piacciono le fate.
Intelligenza e fantasia.
Guardando la stanza da lontano, sembrava che la parte diligente e attenta della bambina nascondesse quella più sognante e romantica.
«Hai finito di scansionare la mia stanza?»
Mi voltai verso Arianna, che mi osservava attenta. Non sembrava proprio arrabbiata.
«Scusami. E' che... è davvero molto bella» sussurrai, scoccando qualche altra occhiata in giro.
«Non è la stanza tipo di una qualsiasi bambina della mia età, vero?» chiese titubante, incrociando il mio sguardo.
Le sorrisi. «Tu sei diversa, fuori dal comune, ma il mio è un complimento. Non sempre essere uguale agli altri ci fa sentire sicuri» spiegai.
Lei annuì. «E' quello che penso anche io. Però... a volte essere diversa, da fuori, può significare sentirsi superiori agli altri. E quindi do un immagine di me diverse da quella reale...»
«Tu ti senti superiore agli altri?»
Lei scosse forte la testa, abbandonando di colpo la sua sicurezza, come aveva fatto quella mattina al parco.
«E allora devi semplicemente aspettare. Trovare qualcuno che non si fermi solo al tuo aspetto esteriore, ma che guardi dentro di te. Tu, però, devi impegnarti a non respingere troppo le persone. Vedrai che troverai un'amica che non ti squadra dalla testa ai piedi quando ti vede» le diedi un buffetto affettuoso sulla guancia, e riuscì a farla ridere un pò.
Si difendeva con i gesti e con le parole, ma dentro di sè era piena di quella tenerezza e innocenza tanto tipica dei bambini che a volte persino per un tipino come lei era difficile nasconderla. Molti non la vedevano, per me invece era chiaro come il sole.
Abbassò la testa, riflettendo un pò sulle mie parole, e io mi sedetti sul letto dietro di lei.
Era comodissimo!
Non passò nemmeno un minuti che alzò di nuovi lo sguardo verso di me, girandosi sulla sedia per osservarmi meglio.
«Come fai a sapere tante cose?» domandò, col tono di una bambina che chiede alla propria maestra come fare due più due.
Inclinai lievemente il capo. Avevo esperienza, ecco cosa. «Beh.. non sono figlia unica. Ho» deglutii «un fratello e una sorella più piccoli di me»
Il viso di Arianna si tinse di aperta curiosità. «Davvero? Che età hanno?»
«Mio fratello Andrea ha dieci anni, Chiara invece ne ha sei» dissi. «Ehi, avete su per giù la stessa età. Quando compi sette anni?»
«Il 24 dicembre» sorrise.
Feci una piccola O con le labbra. «La vigilia di Natale? Dici sul serio?»
«Già! Ricevo sempre il doppio dei regali!» esclamò contenta.
«Approfittatrice! Comunque, vi scambiate giusto di due mesetti» continuai sovrappensiero.
Lei rimase in silenzio un attimo, guardandomi.
«Sono fortunati» si lasciò sfuggire, dato che subito dopo la sua espressione mi fece capire che non avrebbe voluto dirlo.
«Perchè?» ero sinceramente curiosa.
«Sei una brava sorella per loro, ecco perchè» disse poi, sospirando triste.
«Tuo fratello non lo è?»
Lei scosse la testa, incurvando le spalle e abbassando un pò il viso. «Non sa neanche che esisto» rivelò.
«Non dire così» provai a dirle per tirarla su di morale, ma non funzionò. Avrei volentieri fatto una ramanzina a quel Daniele, ma non potevo immischiarmi in faccende che non mi riguardavano. Poi mi venne un'idea.
«E se facessi finta di essere tua sorella?» proclamai, cercando una reazione.
Si raddrizzò lentamente, fissandomi con sospetto. «Ne sei sicura?». Pensava scherzassi.
Sorrisi. «Assolutamente»
Il suo viso fu attraversato da un lampo di gioia, oppresso poi da una scherzosa facciata indifferente.
Con un cenno infastidito della mano, Arianna disse: «Se proprio ci tieni...»
Ridemmo insieme, ma sottovoce, come fossimo complici di un segreto sussurrato appena.

Angolo autrice:
Francamente non credevo che avrei trovato del tempo per scriverne un altro prima di Capodanno, ma sono felice di averlo fatto.
Giselle e Arianna legano sempre di più!
E non mi aspettavo neanche che tante persone avrebbero seguito questa storia.
Dal più profondo del mio cuore, grazie!
A chi ha inserito la storia fra le seguite e chi perde un pò di tempo in più a recensire.
_Violet, Julia_Phantomhive e anonimaG, che ritrovo sempre fra le recensioni, chi prima chi dopo.
Grazie, davvero.
Non sapete quanto siete importanti per me!
Detto ciò, magari mi sorprenderò ancora e ne scriverò un altro prima del fatidico 2012.
Magari no.
Quindi, BUONE FESTE, di nuovo.
Baci,
_Bliss.
   
 
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