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Autore: John Doe    12/08/2006    17 recensioni
Sirius non ha la benchemminima idea di come dichiararsi a Remus, ma non è un problema se imparerà che ascoltare è meglio che parlare. Perché a volte per vincere una partita basta imparare ed usare le regole dell’avversario, e copiare le sue mosse piegandole ai tuoi giochi…
In fondo poi, cosa ci vuole a trovare cinque motivi per amare Sirius Black? ^^
One-shot senza pretese, dettata più dalla carenza di zucchero e da tre motti a sonno intermittente che da una Reale Trama Ben Studiata (non che Istinto di Lupo sia stata studiata, ma comunque c’è stato un lavoro…). Perché anch’io so abbozzare qualcosa di romantico lasciando la lingua tagliente vicino agli scarponi chiodati, checché i miei parenti dicano…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cinque motivi per amarmi…

 

Warning: fanfic zuccherosa, per chi vuole una semplice e romantica versione di come Sirius Black ha accalappiato Remus Lupin. In pratica: John Doe ha preso una bella botta in testa ed è entrato in modalità fantasticheria romantisciccosa.

 

Cinque motivi per amarmi…

 

“Ma come fai ad essere sempre così controllato?”

La primavera era ormai sbocciata e anche nel grande parco di Hogwarts la natura si stava risvegliando. La giornata era tiepida, probabilmente calda se non ci fosse stato un piacevole venticello a donare freschezza ai ragazzi che studiavano seduti sotto i grandi alberi e a far ondulare foglie e fronde in modo suggestivo.

I giardini della Scuola di Magia e Stregoneria, in quel periodo, erano uno spettacolo!

Perfino i professori, durante le pause tra una lezione e l’altra, si concedevano una passeggiata nel verde, accompagnati spesso dal Preside che, appena i fiori iniziavano a germogliare, dimenticava completamente di avere impegni e responsabilità e gettava tutto alle ortiche, passando i giorni a vagabondare in compagnia di colleghi o studenti per i sentieri che Hagrid, e i guardiacaccia prima di lui, avevano tracciato affiancando pietra a pietra nel corso dei secoli.

‘Ottimo tempo per il Quidditch’ si complimentavano poi le squadre delle quattro Case, e i rispettivi capitani ne approfittavano per incrementare le sessioni di allenamento prima delle ultime partite, sapendo che le belle giornate contribuivano a sollevare il morale dei giocatori e a renderli più concentrati e motivati.

‘Ma si tratta solo della calma prima della tempesta’- iniziavano a dirsi i più attenti e responsabili- ‘Tra poco ci saranno le verifiche e poi gli esami a cui, se passeremo tutto il tempo a passeggiare per i prati, arriveremo completamente impreparati’.

Sarà facile capire quindi perché Remus Lupin, prefetto di Hogwarts e uno degli studenti più brillanti che la scuola avesse mai ospitato, non si stava dedicando alla prima esposizione al sole, in modo da rimediare alla sua carnagione troppo chiara, ma si trovava in biblioteca, quasi invisibile dietro alla pila di libri che si ostinava a trasportare tutti insieme verso il suo tavolo.

Nessuno però avrebbe mai immaginato che non fosse solo, o meglio che fosse in compagnia della persona che invece, incredibilmente, lo stava aspettando già seduto, inorridendo alla vista del mucchio di libri che gli si stava avvicinando. (???)

Una persona chiamata Sirius Black e che, in tutta la sua vita, si era recato solo due volte in biblioteca: la prima per prendere in prestito ‘Il Quidditch attraverso i secoli’, che gli aveva consigliato James, e la seconda per riportarlo indietro, dopo che al terzo capitolo si era reso conto che tutti quei dati, informazioni e statistiche non gli sarebbero serviti per diventare un asso nel volare sulla scopa più di quanto non lo fosse già.

Ma ecco cosa stava accadendo…

“Non saranno per me, tutti quei libri?” aveva chiesto il moro, allontanando di scatto la sedia dal tavolo appena Remus vi aveva appoggiato su il mucchio di pesanti tomi che reggeva fra le braccia.

“Ti pare che io stia preparando qualcun altro agli esami?” rispose ironico l’altro con un sorrisino, facendogli segno di avvicinarsi e sedendosi a sua volta.

Sirius era titubante e, nonostante non volesse contraddire il licantropo, si tenne comunque a distanza di un braccio da quegli spaventosi testi che, per quanto ne sapeva, potevano essere carnivori o pestilenziali.

“Ma come ho fatto a perdere così tante lezioni?”

“Più o meno scegliendo arbitrariamente quante e quali ore seguire ogni giorno e decidendo sempre per un numero che fosse inferiore al quattro e che comprendesse almeno una materia fra Cura delle Creature Magiche, Volo e Divinazione. E saltando almeno due mesi di Trasfigurazione e Incantesimi e tre –e non ho ancora capito come hai fatto a non essere espulso- di pozioni… L’unica aula che hai frequentato sempre, in pratica, è solo quella di Difesa contro le Arti Oscure.

Sirius sbuffò, infelice.

“Era una domanda retorica Moony, solo una domanda retorica… E comunque devi ammettere che in Difesa contro le Arti Oscure sono un capo!”

Il licantropo sorrise, malizioso e orgoglioso allo stesso tempo.

“Ti sbagli. Io sono il capo di Difesa contro le Arti Oscure, come lo sono in tutto, naturalmente!”

Sirius lo fissò sottecchi, per poi fargli il verso e concludere la scenetta con una linguaccia.

“Il che ci riporta, maleducato” continuò Remus canzonatorio “al motivo per cui mi hai chiesto implorando di darti delle ripetizioni. Hai fatto anche una pausa prima, grazie agli amici serpeverde, quindi…”

Il ragazzo dai capelli castano chiaro non sentì il bisogno di continuare la frase e, regalandogli un sorriso e un’occhiata incoraggiante, gli indicò il capitolo che l’altro non aveva ancora finito di leggere.

Alla seconda parola però il Purosangue si fermò di nuovo, ma stavolta serio, più di quanto volesse egli stesso.

“Mi piacerebbe davvero sapere, Remus, e mi pare di avertelo già chiesto qualche minuto fa, come fai ad essere sempre così controllato. Snape e Malfoy sono arrivati, ci hanno dato dei perdenti e ti hanno chiamato ‘sporco mezzosangue’ ma tu, come se niente fosse, hai continuato a scegliere i libri con cui martirizzarmi per le prossime due settimane. Non hai fatto una virgola, né li hai calcolati, manco di striscio. Se chiamassero me ‘sporco mezzosangue’, farei in modo che si rendessero conto di quanto è lurido il loro, di sangue. Sono parole molto offensive, Remus, e tu lo sai. Perché non hai fatto nulla? Avresti almeno potuto togliere loro dei punti…”

Sotto gli occhi dell’Animagus, Moony distolse lo sguardo, adocchiando una pagina che già aveva letto, ed abbozzò un sorriso.

“Vuoi sapere come faccio?” fece, e ridacchiò imbarazzato, come se stesse pensando ad una cosa ridicola “ Cerco solo di arrivare a non contare fino a cinque…”
”Cosa
?” Sirius era confuso. “Spiega, mi interessa…” disse, cercando di non far notare che pendeva dalle sue labbra, cosa che ormai succedeva da un po’ sia che Remus parlasse, sia che non lo facesse.

“E’ una cosa stupida, davvero. Credo sia meglio tornare a studiare…”

“No. Dimmi come fai.”

E Remus a quegli occhini imploranti non seppe dire di no, anche se probabilmente stava per fare la figura dello stupido.

“E’ una specie di gioco, o meglio di tattica per mantenere la calma. Devi trovare minimo cinque buoni motivi per fare una cosa ma, per ognuno di quelli che ti dicono che è meglio dissuadere, ne devi togliere uno.”

“Cioè come?”

“Prendi ad esempio quello che è successo prima” spiegò Remus indicando la porta da cui, pochi minuti prima erano usciti i due serpeverde. “Avevo diversi buoni motivi per alzarmi, prendere la bacchetta e schiantarli contro il muro più vicino: mi hanno chiamato sporco mezzosangue, ci hanno dato dei perdenti, passano la vita a insultare credendosi superiori, Snape ieri ha fatto quella orrenda battuta sui licantropi e Lucius, forte del fatto che è Prefetto anche lui, toglie arbitrariamente punti ai grifondoro per i motivi più stupidi.

“E quindi sono giusto giusto cinque, Moony! Perché sei stato zitto?”

“Perché, e qui viene il bello, avevo buoni motivi anche per far finta di niente: c’è la Price e, se mi avesse visto scagliare un incantesimo a due serpeverde, avrei subito detto addio alla mia spilla ma comunque, se anche me ne fossi fregato e li avessi schiantati, tra oggi e domani avrebbero trovato il modo di farmela pagare e, visto che per loro non sono un’entità singola ma ‘l’amico di Potter e Black’, avrei messo in mezzo anche voi, probabilmente pure Peter, e questo non mi piace. E poi odio la violenza. Quindi cinque meno tre è due…”

Sirius era esterrefatto ma non si preoccupava a farlo notare troppo.

“Ma fai così per ogni cosa?”

“No, solo per le scelte importanti e per quelle che coinvolgono altra gente…”

Di nuovo silenzio, la conversazione sembrava dover finire lì. Ma invece…

“Non è una cosa stupida” riprese Sirius, serio. “E tu sei davvero un bravo ragazzo.

Remus inspiegabilmente arrossì e si schiarì la voce, tamburellando con le dita sul tomo davanti al ragazzo.

“Non mi comprerai con i complimenti, Sirius Black. Torna a leggere!”

Sirius si lamentò.

“Ma stavo cercando qualche buon motivo per non studiare… Conta il fatto che sia una giornata troppo splendida per chiudersi in biblioteca in compagnia di tomi ammuffiti?” chiese, con voce strascicata.

“NO! E adesso studia, o giuro che ti pianto qui e me ne vado a giocare a ping-pong con Silente ed Hagrid!” disse seccato l’altro, le braccia incrociate al petto.

“Davvero? Ma dove hanno messo il tavolin-

“SIRIUS! IL LIBRO! ORA!”

E Sirius obbedì… Il gioco è bello solo finché il licantropo non inizia a trovare ‘interessante’ la tua giugulare…

***

Sirius stava davvero cercando si studiare.

Davvero davvero.

Si era messo il libro davanti, teneva il segno facendo scorrere l’indice da sinistra a destra e si era anche imposto di ripetersi mentalmente tre volte tutte le frasi che non riusciva a capire dopo l’ennesima spiegazione del licantropo, in modo da impararle almeno a memoria.

Non doveva diventare un genio, in fondo, ma solo passare uno stupido test.

Beh, più di uno stupido test, se si voleva essere precisi, ma Sirius Black non era un pignolo e, soprattutto, era ottimista!

Il problema era che l’Animagus trovava davvero molto difficile concentrarsi, nonostante l’amico avesse fatto di tutto per eliminare qualsiasi tipo di distrazione, quali il Quidditch (aveva preso infatti in custodia la sua scopa) e le ragazze (niente appuntamenti fino a che non avesse preso minimo un Oltre Ogni Previsione), perché in realtà ciò che lo distraeva di più era proprio Moony!

Non poteva realmente studiare le leggi ponderali della Trasfigurazione se Remus si avvicinava per leggere dallo stesso tomo e sentiva il suo respiro sul collo, insieme alla sensazione di avere la pelle d’oca dall’attaccatura dei capelli alla punta dei piedi.

Non poteva davvero concentrarsi su uno stupido libro di Incantesimi se una ciocca dei capelli del licantropo gli solleticava la guancia, facendogli venire voglia di accarezzare quei fili color del miele e di portarseli alla bocca, per sentire se avevano lo stesso sapore del nettare delle api.

Non poteva cercare di memorizzare i nomi dei dodici Goblin che parteciparono alla ribellione del ’69 se i suoi sensi percepivano l’odore della pelle di Moony e non riusciva a fare a meno di chiedersi se anche lui non avesse una parte ‘licantropo’, visto che sentiva il forte impulso di morderla dolcemente, e di assaggiarla gustandone il sapore.

E, soprattutto, non poteva pensare ad una qualsiasi altra cosa, che fosse una ragazza da conquistare, uno scherzo da organizzare o anche l’ultima partita di Quidditch che doveva disputare, se le labbra di Remus erano dannatamente così vicine alle sue e l’unica cosa che voleva fare era gettarsi famelico su quella bocca, per poi prenderlo in braccio e portarlo in un luogo più isolato.

Ecco, ogni volta era sempre peggio!

Fino a qualche mese prima i suoi sogni si limitavano a concludersi con un romantico bacio, o con una super slinguazzata nel dormitorio deserto se si sentiva particolarmente istintivo, ma da quando aveva scoperto di essere innamorato di Moony ad allora la sua fantasia, complice il fatto che ogni singola cellula del suo corpo era attirata dal licantropo, aveva galoppato molto, arrivando a nuovi vertici che ormai avevano poco e nulla da invidiare ai simpatici giornaletti che James Potter leggeva aspettando che Lily decidesse che essere casta e pura non costituiva più una costante inviolabile delle gentil pulzelle.

Gli sembravano dannatamente lontani i giorni in cui cercava di ripetersi che gli uomini non si innamorano di altri uomini e cercava disperatamente dei difetti in Remus per evitare di fissarlo prima trasognante, e poi lussurioso, ogni volta che se lo trovava davanti.

Sfortunatamente le sue attente analisi avevano dimostrato che il licantropo non aveva nessuna imperfezione, manco a pagarla con sacchi di galeoni tintinnanti.

Psicologicamente parlando:

Era sveglio…

Era gentile…

Era in gamba…

Era divertente…

Ed era buono come e più del pane…

Dal punto di vista fisico poi, neanche lì era riuscito a trovare nulla:

Era molto carino…

Aveva dei lineamenti delicati e un po’ femminei che lo facevano impazzire…

Aveva una bella voce…

E, se proprio questa doveva essere un’interiore presa di coscienza senza censure morali, non poteva esimersi dal dire che sei anni di condivisione le docce gli avevano fatto comprendere quanto l’amico avesse tutto al posto giusto, e un sedere che dire ‘da favola’ era dir poco…

Per essere poi proprio precisi, il ragazzo di fronte a lui, che gli risvegliava istinti poco utili quando si deve memorizzare il codice d’onore dell’Elfo Domestico, un difettuccio ce l’aveva.

Un solo ed unico neo, in fondo, ma Sirius non poteva fare a meno di pensarci: non era il suo fidanzato.

E, a quanto sembrava, non lo sarebbe mai stato, a meno che non avesse trovato al più presto un piano per dichiararsi, così da avere una piccola, minuscola, microscopica possibilità di fargli capire quanto lo amasse e di…beh, di essere ricambiato.

Sfortunatamente questo era quel genere di situazioni per cui lui, che non sapeva dove sbattere la testa, si rivolgeva a Remus, domandando consiglio.

Ma come poteva chiedergli ‘senti, ma se volessi dichiararmi a te, tu come gradiresti la proposta? Preferisci che mi inginocchi in piena Sala Grande, o che srotoli uno striscione con su scritto ‘I love you Moony’ durante la prossima partita, quando segnerò il punto della vittoria?’

Diamine, che complicatezza!

Ma non poteva certo agire di getto, senza un piano, come al suo solito, altrimenti non avrebbe avuto neanche il 5% di possibilità che il ragazzo in questione lo aiutasse a realizzare i suoi ultimi sogni e, probabilmente, avrebbe rovinato anche la loro amicizia.

Si sarebbe dunque dichiarato,  ma con stile, e sarebbe stato così irresistibilmente irresistibile che Remus, che fosse interessato al genere femminile o a quello maschile, gli sarebbe saltato al collo piangendo per la commozione.

E da lì naturalmente l’avrebbe baciato e poi preso in braccio per portarlo in un luogo più isolato, come nella fantasia ad occhi aperti di qualche minuto prima.

Certamente!

Beh, adesso che l’intenzione c’era,  serviva solo un piano, una strategia, un modo…e, senza ombra di dubbio, un buon consiglio da parte di un Remus inconsapevole, o sarebbe stato lì a pensarci fino alla fine del settimo anno!

Remus” lo chiamò convinto, e l’interpellato si voltò verso di lui interrogativo.

“Si?”

“Tu che sei così bravo con le parole…come ti dichiareresti a qualcuno?”

Non era previsto che Moony gli scoppiasse a ridere in faccia.

T-tu…” cercò di dire, prendendo fiato, mentre era ancora scosso dalle risate “T-tu vuoi da me consigli su come rimorchiare una ragazza?”

“Beh…si.”

“Mi sa che ti ho fatto studiare troppo… Inizi a scordare che sei il rubacuori di Hogwarts, Sirius!” rispose sghignazzando, alzandosi e prendendo la sua roba.

“Per oggi basta” continuò “vatti a fare un volo. Puoi prendere la scopa…”.

Gli sorrise, inclinando la testa verso destra in quel modo che Sirius adorava, per poi voltarsi e avviarsi verso la porta.

Ma Sirius non si perse d’animo.

“Voglio solo sapere tu cosa faresti, Moony…”

Remus sorrise di nuovo, consapevole che l’amico non l’avrebbe lasciato andare fino a che non avesse acconsentito a rispondere.

Ma il suo era un sorriso un po’ nervoso e traballante…

“Oggi vuoi proprio scoprire tutto di me, eh?” disse, appoggiando la borsa di libri alla sedia, ma rimanendo in piedi.

“Sembrerebbe di si! Lo sai che sei il mio idolo…” E il problema era che non stava scherzando. Un idolo è un simbolo, e il moro di sex simbol se ne intendeva alla grande…

“Diciamo che sono l’unico scemo che riesce a sopportarti per un pomeriggio intero senza perdere le facoltà mentali, che è più esatto…”

“Beh, anche!”

Fu la volta di Remus di fare una linguaccia.

“Se dovessi dichiararmi ad una ragazza... mormorava pensoso il licantropo, mentre Sirius lo fissava interessato, e non solo perché stava per dargli il consiglio più importante della sua vita, ma semplicemente perché era Remus “Beh, credo che cercherei di conoscere al meglio il territorio…”
”Cosa?” Sirius odiava non capire ciò che Remus diceva al primo colpo, ma spesso era inevitabile.

“Non dire cosa, Padfoot. Dì ‘scusa’!”

“Non parlare come mia madre, ti prego…e non cambiare argomento.

“Non sto cambiando argomento… Credo solo che ogni persona sia diversa e che, se prima non capisci se questa ‘lei’ è una romanticona da fiori e cioccolatini, o una che il sentimentalismo lo odia e preferisce una dichiarazione informale, oppure ancora una ragazza timida, a cui devi proporti in un luogo isolato, o al contrario una che andrebbe pazza per una bella serenata davanti a tutti, non puoi trovare il modo giusto per dirle ‘ti amo’!”

Diamine. Era più complicato del previsto.

Ma d’altronde era Moony! Che poteva aspettarsi?

Sirius?”

“Si?”

“Davvero tu non sai come dichiararti a questa fantomatica nuova fiamma?”

“Sono gli inconvenienti dell’essere il ragazzo più desiderato della scuola, Moony! Gli altri si dichiarano a te, non tu a loro! Io devo solo dire ‘si’ e far passare loro i momenti più belli della loro giovane esistenza…”
”Wow…romanticissimo…”

“Ehi, non darmi troppo credito, eh? Io sono un ragazzo sentimentale, dopotutto…”
”Ah, davvero?”

“Certamente…quando mi dichiarerò per la prima volta a qualcuno, sarà perché sono veramente innamorato e quindi mi farò avanti io, come qualsiasi cavaliere che si rispetti…”

Remus non seppe che dire, ma Sirius Black al contrario non era mai a corto di parole.

“E tu invece?”
”Io cosa?”

“Sei un tipo romantico?”
 Il licantropo sorrise, un sorriso che all’Animagus sembrò un po’ triste.

“Sono un tipo che non piace molto, da quel punto di vista. O almeno non a chi vorrebbe piacere…”

E a quel punto Sirius Black avrebbe solo voluto fermarlo e urlare ‘Piaci a me, cretino! Vieni qui!’ ma non lo fece.

Forse perché Remus era già sparito dietro alla porta…

Forse perché non era il modo giusto di agire…

O forse perché aveva avuto un piano così terribilmente malandrino che valeva la pena di attendere ancora qualche ora.

***

Remus Lupin si sentiva distrutto, come se avesse affrontato non una, non due, ma ben tre lune piene consecutive, e tutto per aver trascorso quattro ore con Sirius Black.

Era sempre così, da un po’ di tempo.

Beh, più specificamente da quando si era accorto di essere perdutamente innamorato di lui…

Chiuse gli occhi, steso sul suo letto e, come monito per gli altri occupanti del dormitorio, si appoggiò sul volto il grosso tomo di Trasfigurazione aperto.

Sbuffò, non voleva essere disturbato da nessuno.

Un tempo bastava mettersi lì e leggere un paio di capitoli soporiferi assegnati dalla Mc Granitt per non pensare a Sirius Black almeno per un paio d’ore mentre adesso, invece, ringraziava il cielo di riuscire a ritagliare dalle sue fantasie il tempo necessario per seguire le lezioni senza perdersi a scarabocchiare schizzi di loro due insieme, e per mangiare senza che i suoi pensieri lo distraessero al punto di cercare di imboccare con la forchetta il suo naso.

Ed adesso doveva dargli pure ripetizioni… Ma come cavolo gli era venuto in mente di accettare?

Non aveva mai aspirato a diventare un martire e un licantropo, sapendo quali sono le grandi disgrazie della vita, non cade mai nell’autolesionismo.

Sospirò, ringhiando ai suoi discorsi senza senso.

Essersi innamorato di Sirius Black voleva dire senza ombra di dubbio avere qualche rotella fuori posto e un’innata indole al farsi male, quindi poteva pure smetterla e farla finita subito!

 Soprattutto se poi uno decideva pure di fargli lezioni private, perché allora voleva dire che era proprio senza speranze…

Non che non ci avesse provato, a rispondergli di no, comunque.

Aveva detto che in quel periodo era impegnato, che non si sentiva bene, che era una brutta fase, che aveva contratto una malattia infettiva toccando per sbaglio un lembo della tunica di Snape, ma non era servito a niente.

Era passato quindi anche alle intimidazioni, così da non poter rimpiangere di non aver provato tutto: gli aveva detto che gli avrebbe sequestrato la scopa, vietato le uscite con le ragazze, mandato a letto presto la sera così da cominciare a studiare prima che iniziassero le lezioni vere e proprie, e perfino che non gli avrebbe fatto mangiare neanche una Caramella Tutti i gusti + 1 prima che avesse ottenuto un voto superiore ad Ogni Oltre Previsione, ma nonostante questo Sirius si era mostrato pronto ad accettare ogni singolo punto del suo programma di recupero senza lamentarsi per niente.

Poteva a questo punto dirgli di no, lui che lo aveva rimproverato per cinque anni della mancanza di ogni minimo interesse?

No, naturalmente, ed eccolo lì a subire le drammatiche conseguenze del non-farsi-mai-gli-affari-propri.

Aveva seriamente ringraziato tutte le anime del Paradiso di non aver trovato in biblioteca oggetti taglienti da usare per porre fine alla sua vita quando aveva sentito Sirius parlare della nuova fiamma -una stronza ragazzaccia meretrice fino all’anima, l’aveva subito ribattezzata in assenza del nome datole dai genitori, che sicuramente era Maddalena- ma aveva comunque cercato di utilizzare le sottili pagine di uno dei libri della biblioteca come lama per tagliarsi le vene non appena lo aveva sentito parlare di vero amore, dichiarazioni e ‘cavaliere’.

Era praticamente sul punto di strappare le strisce di stoffa usate come segnalibri nei tomi più costosi e di legarle ad una ad una fino a formare un cappio quando si era costretto a dargli un consiglio spassionato, ma fortunatamente se l’era data a gambe prima che l’aria disinteressata e amichevole che aveva assunto verso Sirius per mascherare i suoi sentimenti cadesse come una maschera mal messa e lo mostrasse in lacrime e distrutto dal dolore.

Il che era patetico.

Se lo disse e continuò a ripeterselo.

P-a-t-e-t-i-c-o!

C’erano un sacco di motivi per cui non avrebbe mai, neanche potendo, iniziato una storia con Sirius Black, o con chiunque altro.

Era un licantropo, per Merlino!

E poi erano due ragazzi!

E i ragazzi non si innamorano di altri ragazzi!

E comunque, se tutto questo ancora non bastava, la giocata finale l’aveva persa nel momento in cui aveva spiegato a Sirius in che modo faceva le sue scelte.

Cioè, finché uno riflette qualche secondo e pensa alle conseguenze, tutto ok, ma quando ci si mette a trovare cinque motivi per fare/non fare una cosa, vuol dire che sei strano, ma strano forte.

O, naturalmente, che sei un licantropo che non accetta di esserlo e con una malformazione professionale da bambino-cresciuto-troppo-in-fretta con manie di vittimismo: nel tentativo di proteggerti dal dolore ormai analizzi minuziosamente ogni singola questione che possa condurti ad un nuovo problema, e finisci per far dire trentatre e ascoltare con lo stetoscopio ogni singolo respiro più particolare della tua vita.

E qui, se l’autrice non temesse la ripetizione, sillaberebbe ancora una volta la parola ‘patetico’.

La triste e dura realtà era però una, e prescindeva da tutti i motivi che la sua mente ingegnosa poteva trovare per convincerlo a dimenticare Sirius Black: lui, Remus, si era innamorato e, se avesse anche solo avuto il vago sospetto di essere ricambiato,  avrebbe combattuto, messo a terra, ed usato come poggiapiedi quella parte di lui che continuava a ripetergli che non era giusto senza farsi tanti scrupoli.

 

Era ormai sera quando le tragiche riflessioni di Remus -di cui il crescendo si sfiga e infelicità continuava, appunto, a ‘crescere’- vennero interrotte da un picchiettio proveniente dalla finestra: un gufo.

Grugnendo per esser stato disturbato e portato via dall’atmosfera di tristezza e depressione in cui si stava crogiolando, si alzò e prese tra le mani la piccola pergamenina che il gufo aveva lasciato cadere appena lo aveva visto.

Era rivolta a lui, quindi.

La aprì, e rimase esterrefatto da quello che lesse.

 

Mr Moony è atteso al lago di Hogwarts dal suo intimo amico Sirius Black.

Motivi per venire:

  1. è troppo tardi per studiare ancora (e comunque sono sicuro che tu abbia già finito i tuoi computi, o non avresti neanche iniziato a leggere questa pergamena);
  2. è troppo presto per andare a mangiare;
  3. hai finito ieri sera il libro che stavi leggendo, e non ne hai ancora preso un altro in biblioteca, quindi di certo non ti stai rilassando nel tuo solito modo;
  4. con te non ci sono né PeterJames, quindi di certo non stai facendo nulla di divertente;
  5. questo non è un biglietto anonimo e quindi sai esattamente chi te lo manda,e ciò implica che non puoi usare la stupida scusa del ‘poteva essere un maniaco pedofilo arrapato’;
  6. ti sto chiedendo per favore di raggiungermi immediatamente al lago e ho usato il ‘per favore’, evento più unico che raro, il che implica che ti devo parlare di una faccenda importate;
  7. ho con me dell’ottimo cioccolato di mielandia e dei dolcetti al miele, quindi ho conquistato con la gola l’attenzione della tua parte lupesca;

Sono sette motivi, e per non venire potresti solo appellarti ad un banale ‘sono stanco’o a un crudele e per niente degno di rispetto ‘potrebbe essere un brutto scherzo’.

Ne restano cinque, Moony bello, quindi non mi resta niente da dirti se non…

Il biglietto finiva così e Remus per un secondo non capì, perso nella rilettura all’infinito di ‘Moony bello’.

Fu riportato immediatamente alla realtà quando la pergamenina si accartocciò e prese la forma di una bocca che, con  voce che riconobbe immediatamente per quella di Sirius, urlò:

 “DATTI UNA MOSSA, SPLENDORE!”

Sirius aveva dimenticato un ottavo motivo, si disse in mente Moony mentre usciva di corsa dal dormitorio, rosso come un papavero.

Come avrebbe potuto realmente far finta di niente e restarsene steso a letto a lamentarsi nella sua depressione, quando tutti i ragazzi presenti lo fissavano sghignazzando e facevano il verso alla voce appena sentita, chiamandolo ‘splendore’?

***

Sirius Black aveva appena scoperto di soffrire di sbalzi d’umore: continuava a digrignare i denti maledicendo Remus e la sua lentezza ma, ad ogni minimo rumore, trasaliva e si scopriva a sperare che non fosse lui.

Al dodicesimo mini-infarto, segno che la natura risvegliandosi faceva molto ma molto casino, si trovò davvero davanti Moony, in carne, ossa e tutto quello che amava di lui.

Il ragazzo aveva il fiatone, dopo essersi fatto una corsa per arrivare fin lì, e il viso continuava a mantenere un po’ del rossore precedente.

Gli sorrise, comunque, Moony…e Sirius perse un battito, conscio che si trovava ormai quasi al punto di non ritorno e altrettanto consapevole che, per una volta nella vita, non sapeva che dire o che fare.

Sembrò ricordarsi del suo romantico piano, solo quando l’amico addentò un dolcetto al miele e si leccò la punta delle dita impiastricciate del ripieno dolciastro e di zucchero a velo .

Decise di contare fino a tre, in modo da entrare nella parte di ‘irresistibilmente irresistibile’. Non poteva essere tanto difficile, in fondo, per il Rubacuori di Hogwarts.

Uno.

Due.

Tre.

E lo spettacolo iniziò.

***

Moony, per favore” attirò Sirius l’attenzione della preda “devo parlarti di una questione di vitale importanza”

L’altro, che ormai si era seduto sull’erba e aveva preso possesso della scatola di dolcetti al miele per il piacere del lupo e del ragazzo stesso, annuì interessato.

“Carina la pergamena” disse solo, sorridendo. “Non avrò mai più il coraggio di rifarmi vedere in dormitorio…”
E Black, come tutti i Black della nobile e antichissima casata Black, sapeva come prendere la palla al balzo, e lo fece.

“Devo farmi perdonare, dunque, e fortunatamente già avevo preparato qualcosa”.

Con un semplice incantesimo fece apparire un mazzo di fiori e glielo lanciò veloce.

“E i cioccolatini sono lì, dietro di te, nel caso tu sia un tipo romantico. Visto che non lo so con sicurezza, e quindi potresti volere qualcosa di più informale, ho anche portato dolcetti al miele, come le tue papille gustative hanno già avuto modo di notare, e due burrobirre, che stanno a far compagnia ai cioccolatini se vuoi prenderle. Nel caso tu poi sia timido, ti ho portato qui, dove non c’è nessuno, mentre se vuoi qualcosa di più spettacolare rimedierò poi, e comunque già sto lavorando alla costruzione di un cartello da piantare qui nel terreno. Ci scriverò sopra ‘territorio sacro: in questo luogo Sirius Black si dichiarò a Remus Lupin’.

L’Animagus si fermò un secondo a prendere fiato, visto che non aveva fatto neanche una pausa per evitare di perdere coraggio ma, appena si rese conto che Remus stava per dire qualcosa, riprese immediatamente la parola.

“Non dire nulla” gli ordinò, appoggiando un dito alle sue labbra “Non ho ancora finito, Mr Moony, perché si il caso che io abbia un elenco pronto di motivi per cui tu dovresti, devi e dovrai amarmi!”

Non se lo aspettava, ma Remus sorrise alle sue parole chiamandolo sprezzantemente ‘preuntuoso di un cagnaccio’.

Anche Sirius si lasciò andare ad un sorrisino per smaltire il nervosismo e, con movimento sicuro si tolse dalla tasca una piccola pergamena, della grandezza di quella che aveva mandato prima a Remus, e la srotolò, iniziando a leggere.

“Motivo n°:

  1. ti renderò felice in ogni modo possibile, impossibile o anche solo immaginabile che sia;
  2. non sarai mai più solo, perché non ti lascerò neanche un momento;
  3. mi farò carico dei tuoi problemi, e questo vuol dire che ti starò anche a sentire prima di ogni compito in classe, mentre ti mangi le unghie e continui a ripetere che non hai studiato abbastanza, per poi prendere Eccezionale come al solito;
  4. ti ascolterò e ti capirò sempre, e anche se non capissi, cosa non rara quando a parlare sei tu, farò comunque come dici tu e ti spalleggerò, perché so che tu non sbagli mai e hai un ottimo criterio di scelta;
  5. ti farò sentire la persona più importante del mondo, perché tu lo sei, almeno per me.”

Sospirò, ormai quello che doveva dire l’aveva detto.

“Adesso puoi obiettare, Remus. Su, cerca di scalfire questo muro di motivazioni o vieni qui e baciami” lo sfidò, divertito.

E Remus accettò, con un altro sorriso.

Non se ne andò, facendo crollare tutto con un semplice ‘non ti amo’, ma anzi si alzò e gli si avvicinò, serio ma allo stesso tempo divertito.

“Sono un licantropo, Sirius. Sarebbe una relazione molto difficile e ti arrecherei molti problemi…”cominciò.

“Non più di quanti me ne dai da amico, Signor Belva Pelosa. Conosco la tua licantropia e la accetto: sarò il tuo compagno ad ogni Luna Piena, e la parte umana che risiede nel lupo avrà me a garanzia di sicurezza”

Moony scosse il capo, ma Sirius sapeva di non aver perso nessun punto.

“Siamo due ragazzi Sirius. Due maschi! Come la prenderà la gente?”

“Come l’ha presa quando tanti altri ragazzi maschi della scuola hanno confessato di stare insieme, Remus. E comunque, se anche provassero a dire qualcosa di poco carino, li pesterei a sangue prima che una qualunque voce maligna possa giungere al tuo orecchio.”

Mitico! 2 a 0 per lui!

Sirius, non sai mantenere una relazione per più di una settimana. Sei inaffidabile, volubile e capriccioso…” provò il licantropo, che sembrava in tutto e per tutto divertito dalla situazione surreale.

“Mi sono dichiarato, Remus, e ciò implica che ho appeso ad un chiodo le vecchie abitudini per costruire insieme a te una bella, sana e duratura relazione stabile. Acquisterai molti punti agli occhi della scuola poi: nessun altro può vantarsi di aver messo la testa a posto a Sirius Black, e di averlo reso ‘prigioniero d’amooooore’”.

Il ragazzo dai capelli castano chiaro arrossì di nuovo, biascicando a mezza voce che lui non aveva imprigionato proprio nessuno.

“Altro?” gli chiese il moro, pronto a schivare altri attacchi.

“Mi sa di no…” scherzò “Bandiera bianca, Sirius Black!”

“Bandiera bianca non accettata, Moony. Io ho un altro colpo da sferrare.”
”E sarebbe?”

“Motivo n° 6: Ti amo”

Solitamente il tempo a questo punto si ferma, ma in quel caso non fu così.

Scorse anche ancor più velocemente, tanto che Remus si lasciò sfuggire un ‘Maledizione’.

“Maledizione, Remus? Ti dico che ti amo e tu rispondi ‘Maledizione’?”

“Si, Sirius. Maledizione” rispose candidamente l’altro “Volevo giocarmela meglio e invece a questo punto della conversazione già mi hai estorto unti amo’. Il che vuol dire che mi sono appena messo nei guai, regalandoti il motivo n° 7…”

“Ma tu non mi hai detto ‘ti amo’!”

“L’ho detto ora”

“Ah” si rese conto allora e, come nelle sue fantasie più romantiche, posò dolcemente le labbra sulle sue.

Capì a quel punto che non avrebbe sognato mai più: la realtà era decisamente molto meglio! ^_^

“Motivo n° 8: non riuscirei a vivere senza baciarti ancora, e quindi mi avresti sulla coscienza se rifiutassi di stare con me!”

“Hai ragione, e poi non possiamo mica sprecare tutte le cose da mangiare che hai portato!”

Un altro bacio.

E poi un terzo, prima che Sirius si mettesse a contare.

“Ma siamo arrivati al n° 9!” disse sconvolto allontanando Remus piuttosto poco gentilmente.

“Il che è una buona cosa,  Sirius. Perché ti agiti?”

“Perché il 9 è un brutto numero, dovremmo arrivare a cifra tonda con 10!”.

Sirius Black era fatto così, e Remus lo sapeva benissimo.

Quando si incapocciava su una questione, non si riusciva più a fargli pensare ad altro, finché non trovava una soluzione accettabile e risolveva esattamente come voleva lui.

Però Remus non voleva sprecare quello che negli anni a venire sarebbe stato il loro Anniversario, a sentirlo lamentarsi perché le cose non erano andate esattamente come desiderava.

Gli catturò quindi le labbra con un bacio, per poi sussurrargli maliziosamente all’orecchio:

“Aspetta che sia notte, e vedrai che ne troveremo un altro”.

‘Più chiaro di così’ si disse Sirius, scoprendosi a sorridere come un beota, prima di prendere in braccio un Remus molto imbarazzato, contrariato da quel trattamento e che cercava di rimangiarsi tutto, per portarlo al castello, dove doveva assolutamente spiegare a James, Peter e gli altri perché quella notte avrebbero dovuto dormire nella Sala Comune lasciando a loro due l’intero dormitorio.

Sarebbe riuscito a dar loro cinque validi motivi?

Vediamo…

  1. sennò vi uccido;
  2. vi spello;
  3. vi torturo in modo crudele e sadico;
  4. vi fustigo;

E…e…e diamine, non glene veniva un altro!

Non si preoccupò più di tanto, comunque. Sarebbe bastato lasciare un biglietto davanti alla porta, tanti cuscini e qualche coperta nella Sala Comune, e chiudersi loro due soli nel dormitorio…

Non è una bella cosa da fare, dite?

Beh, forse era vero, ma non gliene fregava niente e quindi non l’avrebbe detratto dalle sue cinque –beh, in realtà quattro- motivazioni.

Perché qualche volta nel gioco della vita era necessario barare o, meglio ancora, fregarsi totalmente delle regole, quando ormai non ti possono più aiutare!

E il ragazzo che si dibatteva tra le sue braccia urlando che sapeva camminare, lo avrebbe imparato presto…

Quant’è vero che si chiamava Sirius Black!
O, per essere romantici: Quant’è vero che lo amava.

 

Fine ^_^

John Doe

…o quello che ne resta dopo aver momentaneamente perso qualsiasi vena sadica, ma rileggerò Nick Hornby e tornerò normale, non preoccupatevi. Sarà un virus ventiquattro-ore, che invece di attaccare lo stomaco ha preso il cervello…

 

 

  
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