Warning: fanfic zuccherosa, per chi vuole
una semplice e romantica versione di come Sirius
Black ha accalappiato Remus Lupin.
In pratica: John Doe ha
preso una bella botta in testa ed è entrato in modalità fantasticheria romantisciccosa.
Cinque
motivi per amarmi…
“Ma
come fai ad essere sempre così controllato?”
La
primavera era ormai sbocciata e anche nel grande parco di Hogwarts
la natura si stava risvegliando. La giornata era tiepida, probabilmente calda
se non ci fosse stato un piacevole venticello a donare freschezza ai ragazzi
che studiavano seduti sotto i grandi alberi e a far ondulare foglie e fronde in
modo suggestivo.
I
giardini della Scuola di Magia e Stregoneria, in quel periodo, erano uno
spettacolo!
Perfino
i professori, durante le pause tra una lezione e l’altra, si concedevano una
passeggiata nel verde, accompagnati spesso dal Preside che, appena i fiori
iniziavano a germogliare, dimenticava completamente di avere impegni e
responsabilità e gettava tutto alle ortiche, passando i giorni a vagabondare in
compagnia di colleghi o studenti per i sentieri che Hagrid,
e i guardiacaccia prima di lui, avevano tracciato affiancando pietra a pietra
nel corso dei secoli.
‘Ottimo tempo per il Quidditch’ si complimentavano
poi le squadre delle quattro Case, e i rispettivi capitani ne approfittavano
per incrementare le sessioni di allenamento prima delle ultime partite, sapendo
che le belle giornate contribuivano a sollevare il morale dei giocatori e a
renderli più concentrati e motivati.
‘Ma
si tratta solo della calma prima della tempesta’-
iniziavano a dirsi i più attenti e responsabili- ‘Tra poco ci saranno le
verifiche e poi gli esami a cui, se passeremo tutto il tempo a passeggiare per
i prati, arriveremo completamente impreparati’.
Sarà
facile capire quindi perché Remus Lupin,
prefetto di Hogwarts e uno degli studenti più
brillanti che la scuola avesse mai ospitato, non si
stava dedicando alla prima esposizione al sole, in modo da rimediare alla sua
carnagione troppo chiara, ma si trovava in biblioteca, quasi invisibile dietro
alla pila di libri che si ostinava a trasportare tutti insieme verso il suo
tavolo.
Nessuno
però avrebbe mai immaginato che non fosse solo, o meglio che fosse in compagnia
della persona che invece, incredibilmente, lo stava aspettando già seduto,
inorridendo alla vista del mucchio di libri che gli si stava avvicinando. (???)
Una
persona chiamata Sirius Black e che, in tutta la sua
vita, si era recato solo due volte in biblioteca: la prima per prendere in
prestito ‘Il Quidditch attraverso i secoli’, che gli aveva consigliato James,
e la seconda per riportarlo indietro, dopo che al terzo capitolo si era reso
conto che tutti quei dati, informazioni e statistiche non gli sarebbero serviti
per diventare un asso nel volare sulla scopa più di quanto non lo fosse già.
Ma
ecco cosa stava accadendo…
“Non
saranno per me, tutti quei libri?” aveva chiesto il moro, allontanando di
scatto la sedia dal tavolo appena Remus vi aveva
appoggiato su il mucchio di pesanti tomi che reggeva fra le braccia.
“Ti
pare che io stia preparando qualcun altro agli esami?” rispose ironico l’altro
con un sorrisino, facendogli segno di avvicinarsi e sedendosi a sua volta.
Sirius
era titubante e, nonostante non volesse contraddire il licantropo, si tenne
comunque a distanza di un braccio da quegli spaventosi testi che, per quanto ne
sapeva, potevano essere carnivori o pestilenziali.
“Ma
come ho fatto a perdere così tante lezioni?”
“Più
o meno scegliendo arbitrariamente quante e quali ore seguire ogni giorno e
decidendo sempre per un numero che fosse inferiore al
quattro e che comprendesse almeno una materia fra Cura delle Creature Magiche,
Volo e Divinazione. E saltando almeno due mesi di Trasfigurazione e Incantesimi
e tre –e non ho ancora capito come hai fatto a non essere espulso- di pozioni…
L’unica aula che hai frequentato sempre, in pratica, è solo quella di Difesa
contro le Arti Oscure.”
Sirius
sbuffò, infelice.
“Era
una domanda retorica Moony, solo una domanda
retorica… E comunque devi ammettere che in Difesa contro le Arti Oscure sono un
capo!”
Il
licantropo sorrise, malizioso e orgoglioso allo stesso tempo.
“Ti
sbagli. Io sono il capo di Difesa contro le Arti Oscure, come lo sono in
tutto, naturalmente!”
Sirius
lo fissò sottecchi, per poi fargli il verso e concludere la scenetta con una
linguaccia.
“Il
che ci riporta, maleducato” continuò Remus
canzonatorio “al motivo per cui mi hai chiesto
implorando di darti delle ripetizioni. Hai fatto anche una pausa prima, grazie
agli amici serpeverde, quindi…”
Il
ragazzo dai capelli castano chiaro non sentì il bisogno di continuare la frase
e, regalandogli un sorriso e un’occhiata
incoraggiante, gli indicò il capitolo che l’altro non aveva ancora finito di
leggere.
Alla
seconda parola però il Purosangue si fermò di nuovo, ma stavolta serio, più di
quanto volesse egli stesso.
“Mi
piacerebbe davvero sapere, Remus, e mi pare di
avertelo già chiesto qualche minuto fa, come fai ad essere sempre così
controllato. Snape e Malfoy
sono arrivati, ci hanno dato dei perdenti e ti hanno chiamato ‘sporco mezzosangue’ ma tu, come se niente fosse, hai continuato a
scegliere i libri con cui martirizzarmi per le prossime due settimane. Non hai
fatto una virgola, né li hai calcolati, manco di striscio. Se chiamassero me
‘sporco mezzosangue’, farei in modo che si rendessero
conto di quanto è lurido il loro, di sangue. Sono parole molto offensive, Remus, e tu lo sai. Perché non hai fatto nulla? Avresti
almeno potuto togliere loro dei punti…”
Sotto
gli occhi dell’Animagus, Moony
distolse lo sguardo, adocchiando una pagina che già aveva letto, ed abbozzò un sorriso.
“Vuoi
sapere come faccio?” fece, e ridacchiò imbarazzato, come se stesse pensando ad
una cosa ridicola “ Cerco solo di arrivare a non contare fino a cinque…”
”Cosa?” Sirius era confuso. “Spiega, mi
interessa…” disse, cercando di non far notare che pendeva dalle sue labbra,
cosa che ormai succedeva da un po’ sia che Remus
parlasse, sia che non lo facesse.
“E’
una cosa stupida, davvero. Credo sia meglio tornare a studiare…”
“No.
Dimmi come fai.”
E
Remus a quegli occhini imploranti non seppe dire di no,
anche se probabilmente stava per fare la figura dello stupido.
“E’
una specie di gioco, o meglio di tattica per mantenere la calma. Devi trovare minimo cinque buoni motivi per fare una cosa ma, per ognuno
di quelli che ti dicono che è meglio dissuadere, ne devi togliere uno.”
“Cioè
come?”
“Prendi
ad esempio quello che è successo prima” spiegò Remus
indicando la porta da cui, pochi minuti prima erano
usciti i due serpeverde. “Avevo diversi buoni motivi
per alzarmi, prendere la bacchetta e schiantarli contro il muro più vicino: mi
hanno chiamato sporco mezzosangue, ci hanno dato dei perdenti, passano la vita
a insultare credendosi superiori, Snape ieri ha fatto
quella orrenda battuta sui licantropi e Lucius, forte
del fatto che è Prefetto anche lui, toglie arbitrariamente punti ai grifondoro per i motivi più stupidi.”
“E
quindi sono giusto giusto
cinque, Moony! Perché sei stato zitto?”
“Perché,
e qui viene il bello, avevo buoni motivi anche per far finta di niente: c’è
Sirius
era esterrefatto ma non si preoccupava a farlo notare
troppo.
“Ma
fai così per ogni cosa?”
“No,
solo per le scelte importanti e per quelle che coinvolgono altra gente…”
Di
nuovo silenzio, la conversazione sembrava dover finire lì. Ma invece…
“Non
è una cosa stupida” riprese Sirius, serio. “E tu sei
davvero un bravo ragazzo.”
Remus
inspiegabilmente arrossì e si schiarì la voce, tamburellando con le dita sul
tomo davanti al ragazzo.
“Non
mi comprerai con i complimenti, Sirius Black. Torna a
leggere!”
Sirius
si lamentò.
“Ma
stavo cercando qualche buon motivo per non studiare… Conta il fatto che sia una
giornata troppo splendida per chiudersi in biblioteca in compagnia di tomi
ammuffiti?” chiese, con voce strascicata.
“NO!
E adesso studia, o giuro che ti pianto qui e me ne vado a giocare a ping-pong
con Silente ed Hagrid!” disse seccato l’altro, le
braccia incrociate al petto.
“Davvero?
Ma dove hanno messo il tavolin-“
“SIRIUS!
IL LIBRO! ORA!”
E
Sirius obbedì… Il gioco è bello solo finché il
licantropo non inizia a trovare ‘interessante’ la tua giugulare…
***
Sirius
stava davvero cercando si studiare.
Davvero
davvero.
Si
era messo il libro davanti, teneva il segno facendo scorrere l’indice da
sinistra a destra e si era anche imposto di ripetersi mentalmente tre volte
tutte le frasi che non riusciva a capire dopo l’ennesima spiegazione del
licantropo, in modo da impararle almeno a memoria.
Non
doveva diventare un genio, in fondo, ma solo passare uno stupido test.
Beh,
più di uno stupido test, se si voleva essere precisi, ma
Sirius Black non era un pignolo e, soprattutto, era
ottimista!
Il
problema era che l’Animagus trovava davvero molto
difficile concentrarsi, nonostante l’amico avesse fatto di tutto per eliminare
qualsiasi tipo di distrazione, quali il Quidditch
(aveva preso infatti in custodia la sua scopa) e le
ragazze (niente appuntamenti fino a che non avesse preso minimo un Oltre Ogni
Previsione), perché in realtà ciò che lo distraeva di più era proprio Moony!
Non
poteva realmente studiare le
leggi ponderali della Trasfigurazione se Remus si
avvicinava per leggere dallo stesso tomo e sentiva il suo respiro sul collo,
insieme alla sensazione di avere la pelle d’oca dall’attaccatura dei capelli
alla punta dei piedi.
Non
poteva davvero concentrarsi su
uno stupido libro di Incantesimi se una ciocca dei capelli del licantropo gli
solleticava la guancia, facendogli venire voglia di accarezzare quei fili color
del miele e di portarseli alla bocca, per sentire se avevano lo stesso sapore
del nettare delle api.
Non
poteva cercare di memorizzare i
nomi dei dodici Goblin che parteciparono alla
ribellione del ’69 se i suoi sensi percepivano l’odore della pelle di Moony e non riusciva a fare a meno di chiedersi se anche
lui non avesse una parte ‘licantropo’, visto che sentiva il forte impulso di
morderla dolcemente, e di assaggiarla gustandone il sapore.
E,
soprattutto, non poteva pensare ad una qualsiasi altra cosa, che fosse
una ragazza da conquistare, uno scherzo da organizzare o anche l’ultima partita
di Quidditch che doveva disputare, se le labbra di Remus erano dannatamente così vicine alle sue e l’unica
cosa che voleva fare era gettarsi famelico su quella bocca, per poi prenderlo
in braccio e portarlo in un luogo più isolato.
Ecco,
ogni volta era sempre peggio!
Fino
a qualche mese prima i suoi sogni si limitavano a concludersi con un romantico
bacio, o con una super slinguazzata nel dormitorio
deserto se si sentiva particolarmente istintivo, ma da quando aveva scoperto di
essere innamorato di Moony ad allora la sua fantasia,
complice il fatto che ogni singola cellula del suo corpo era attirata dal
licantropo, aveva galoppato molto, arrivando a nuovi vertici che ormai avevano
poco e nulla da invidiare ai simpatici giornaletti che James
Potter leggeva aspettando che Lily decidesse che
essere casta e pura non costituiva più una costante inviolabile delle gentil
pulzelle.
Gli
sembravano dannatamente lontani i giorni in cui cercava di ripetersi che gli
uomini non si innamorano di altri uomini e cercava disperatamente dei difetti
in Remus per evitare di fissarlo prima trasognante, e
poi lussurioso, ogni volta che se lo trovava davanti.
Sfortunatamente
le sue attente analisi avevano dimostrato che il licantropo non aveva nessuna
imperfezione, manco a pagarla con sacchi di galeoni tintinnanti.
Psicologicamente
parlando:
Era
sveglio…
Era
gentile…
Era
in gamba…
Era
divertente…
Ed
era buono come e più del pane…
Dal
punto di vista fisico poi, neanche lì era riuscito a trovare nulla:
Era
molto carino…
Aveva
dei lineamenti delicati e un po’ femminei che lo facevano impazzire…
Aveva
una bella voce…
E,
se proprio questa doveva essere un’interiore presa di coscienza senza censure
morali, non poteva esimersi dal dire che sei anni di condivisione le docce gli
avevano fatto comprendere quanto l’amico avesse tutto al posto giusto, e un
sedere che dire ‘da favola’ era dir poco…
Per
essere poi proprio precisi, il ragazzo di fronte a lui, che gli risvegliava
istinti poco utili quando si deve memorizzare il
codice d’onore dell’Elfo Domestico, un difettuccio ce l’aveva.
Un
solo ed unico neo, in fondo, ma Sirius
non poteva fare a meno di pensarci: non era il suo fidanzato.
E,
a quanto sembrava, non lo sarebbe mai stato, a meno che non avesse trovato al
più presto un piano per dichiararsi, così da avere una piccola, minuscola,
microscopica possibilità di fargli capire quanto lo amasse e di…beh, di essere
ricambiato.
Sfortunatamente
questo era quel genere di situazioni per cui lui, che
non sapeva dove sbattere la testa, si rivolgeva a Remus,
domandando consiglio.
Ma
come poteva chiedergli ‘senti, ma se volessi dichiararmi a te, tu come gradiresti
la proposta? Preferisci che mi inginocchi in piena Sala Grande, o che srotoli
uno striscione con su scritto ‘I love you Moony’ durante la prossima
partita, quando segnerò il punto della vittoria?’
Diamine,
che complicatezza!
Ma
non poteva certo agire di getto, senza un piano, come al suo solito, altrimenti
non avrebbe avuto neanche il 5% di possibilità che il ragazzo in questione lo
aiutasse a realizzare i suoi ultimi sogni e, probabilmente, avrebbe rovinato
anche la loro amicizia.
Si
sarebbe dunque dichiarato,
ma con stile, e sarebbe stato così irresistibilmente
irresistibile che Remus, che fosse interessato al
genere femminile o a quello maschile, gli sarebbe saltato al collo piangendo
per la commozione.
E
da lì naturalmente l’avrebbe baciato e poi preso in braccio per portarlo in un
luogo più isolato, come nella fantasia ad occhi aperti di qualche minuto prima.
Certamente!
Beh,
adesso che l’intenzione c’era, serviva solo un piano, una strategia,
un modo…e, senza ombra di dubbio, un buon consiglio da parte di un Remus inconsapevole, o sarebbe stato lì a pensarci fino
alla fine del settimo anno!
“Remus” lo chiamò convinto, e l’interpellato si voltò verso
di lui interrogativo.
“Si?”
“Tu
che sei così bravo con le parole…come ti dichiareresti a qualcuno?”
Non
era previsto che Moony gli scoppiasse a ridere in
faccia.
“T-tu…” cercò di dire, prendendo fiato, mentre era ancora
scosso dalle risate “T-tu vuoi da me consigli su come
rimorchiare una ragazza?”
“Beh…si.”
“Mi
sa che ti ho fatto studiare troppo… Inizi a scordare che sei il rubacuori di Hogwarts, Sirius!” rispose
sghignazzando, alzandosi e prendendo la sua roba.
“Per
oggi basta” continuò “vatti a fare un volo. Puoi prendere la scopa…”.
Gli sorrise, inclinando la testa verso destra in quel modo che Sirius adorava, per poi voltarsi e avviarsi verso la porta.
Ma
Sirius non si perse d’animo.
“Voglio
solo sapere tu cosa faresti, Moony…”
Remus
sorrise di nuovo, consapevole che l’amico non l’avrebbe lasciato andare fino a
che non avesse acconsentito a rispondere.
Ma
il suo era un sorriso un po’ nervoso e traballante…
“Oggi
vuoi proprio scoprire tutto di me, eh?” disse, appoggiando la borsa di libri
alla sedia, ma rimanendo in piedi.
“Sembrerebbe
di si! Lo sai che sei il mio idolo…” E il problema era
che non stava scherzando. Un idolo è un simbolo, e il moro di sex simbol se ne intendeva alla grande…
“Diciamo
che sono l’unico scemo che riesce a sopportarti per un pomeriggio intero senza
perdere le facoltà mentali, che è più esatto…”
“Beh,
anche!”
Fu
la volta di Remus di fare una linguaccia.
“Se
dovessi dichiararmi ad una ragazza...” mormorava pensoso il licantropo, mentre Sirius
lo fissava interessato, e non solo perché stava per dargli il consiglio più
importante della sua vita, ma semplicemente perché era Remus
“Beh, credo che cercherei di conoscere al meglio il territorio…”
”Cosa?” Sirius odiava non capire ciò che Remus diceva al primo colpo, ma spesso era inevitabile.
“Non
dire cosa, Padfoot. Dì ‘scusa’!”
“Non
parlare come mia madre, ti prego…e non cambiare argomento.”
“Non
sto cambiando argomento… Credo solo che ogni persona sia
diversa e che, se prima non capisci se questa ‘lei’ è una romanticona
da fiori e cioccolatini, o una che il sentimentalismo lo odia e preferisce una
dichiarazione informale, oppure ancora una ragazza timida, a cui devi proporti
in un luogo isolato, o al contrario una che andrebbe pazza per una bella
serenata davanti a tutti, non puoi trovare il modo giusto per dirle ‘ti amo’!”
Diamine.
Era più complicato del previsto.
Ma
d’altronde era Moony! Che poteva aspettarsi?
“Sirius?”
“Si?”
“Davvero
tu non sai come dichiararti a questa fantomatica nuova fiamma?”
“Sono
gli inconvenienti dell’essere il ragazzo più desiderato della scuola, Moony! Gli altri si dichiarano a te, non tu a loro! Io devo
solo dire ‘si’ e far passare loro i momenti più belli
della loro giovane esistenza…”
”Wow…romanticissimo…”
“Ehi,
non darmi troppo credito, eh? Io sono un ragazzo sentimentale, dopotutto…”
”Ah, davvero?”
“Certamente…quando
mi dichiarerò per la prima volta a qualcuno, sarà perché sono veramente
innamorato e quindi mi farò avanti io, come qualsiasi cavaliere che si
rispetti…”
Remus
non seppe che dire, ma Sirius Black al contrario non
era mai a corto di parole.
“E
tu invece?”
”Io cosa?”
“Sei
un tipo romantico?”
Il licantropo sorrise, un sorriso che
all’Animagus sembrò un po’ triste.
“Sono
un tipo che non piace molto, da quel punto di vista. O almeno non a chi
vorrebbe piacere…”
E
a quel punto Sirius Black avrebbe solo voluto
fermarlo e urlare ‘Piaci a me, cretino! Vieni qui!’ ma
non lo fece.
Forse perché Remus era
già sparito dietro alla porta…
Forse perché non era il modo giusto di agire…
O forse perché aveva avuto un piano così
terribilmente malandrino che valeva la pena di attendere ancora qualche ora.
***
Remus
Lupin si sentiva distrutto, come se avesse affrontato
non una, non due, ma ben tre lune piene consecutive, e
tutto per aver trascorso quattro ore con Sirius
Black.
Era
sempre così, da un po’ di tempo.
Beh,
più specificamente da quando si era accorto di essere perdutamente innamorato
di lui…
Chiuse
gli occhi, steso sul suo letto e, come monito per gli altri occupanti del
dormitorio, si appoggiò sul volto il grosso tomo di Trasfigurazione aperto.
Sbuffò,
non voleva essere disturbato da nessuno.
Un
tempo bastava mettersi lì e leggere un paio di capitoli soporiferi assegnati
dalla Mc Granitt per non
pensare a Sirius Black almeno per un paio d’ore
mentre adesso, invece, ringraziava il cielo di riuscire a ritagliare dalle sue
fantasie il tempo necessario per seguire le lezioni senza perdersi a
scarabocchiare schizzi di loro due insieme, e per mangiare senza che i suoi
pensieri lo distraessero al punto di cercare di imboccare con la forchetta il
suo naso.
Ed
adesso doveva dargli pure ripetizioni… Ma come cavolo gli era venuto in mente
di accettare?
Non
aveva mai aspirato a diventare un martire e un licantropo, sapendo quali sono
le grandi disgrazie della vita, non cade mai nell’autolesionismo.
Sospirò,
ringhiando ai suoi discorsi senza senso.
Essersi
innamorato di Sirius Black voleva dire senza ombra di
dubbio avere qualche rotella fuori posto e un’innata indole al farsi male,
quindi poteva pure smetterla e farla finita subito!
Soprattutto se poi uno decideva pure di fargli
lezioni private, perché allora voleva dire che era proprio senza speranze…
Non
che non ci avesse provato, a rispondergli di no, comunque.
Aveva
detto che in quel periodo era impegnato, che non si sentiva bene, che era una
brutta fase, che aveva contratto una malattia infettiva toccando per sbaglio un
lembo della tunica di Snape, ma non era servito a
niente.
Era
passato quindi anche alle intimidazioni, così da non poter rimpiangere di non
aver provato tutto: gli aveva detto che gli avrebbe sequestrato la scopa,
vietato le uscite con le ragazze, mandato a letto presto la sera così da
cominciare a studiare prima che iniziassero le lezioni vere e proprie, e
perfino che non gli avrebbe fatto mangiare neanche una
Caramella Tutti i gusti + 1 prima che avesse ottenuto un voto superiore
ad Ogni Oltre Previsione, ma nonostante questo Sirius
si era mostrato pronto ad accettare ogni singolo punto del suo programma di
recupero senza lamentarsi per niente.
Poteva
a questo punto dirgli di no, lui che lo aveva rimproverato per cinque anni
della mancanza di ogni minimo interesse?
No,
naturalmente, ed eccolo lì a subire le drammatiche conseguenze del non-farsi-mai-gli-affari-propri.
Aveva
seriamente ringraziato tutte le anime del Paradiso di non aver trovato in
biblioteca oggetti taglienti da usare per porre fine alla sua vita quando aveva sentito Sirius
parlare della nuova fiamma -una stronza ragazzaccia
meretrice fino all’anima, l’aveva subito ribattezzata in assenza del nome
datole dai genitori, che sicuramente era Maddalena- ma aveva comunque cercato
di utilizzare le sottili pagine di uno dei libri della biblioteca come lama per
tagliarsi le vene non appena lo aveva sentito parlare di vero amore,
dichiarazioni e ‘cavaliere’.
Era
praticamente sul punto di strappare le strisce di stoffa usate come segnalibri
nei tomi più costosi e di legarle ad una ad una fino a
formare un cappio quando si era costretto a dargli un consiglio spassionato, ma
fortunatamente se l’era data a gambe prima che l’aria disinteressata e
amichevole che aveva assunto verso Sirius per
mascherare i suoi sentimenti cadesse come una maschera mal messa e lo mostrasse
in lacrime e distrutto dal dolore.
Il
che era patetico.
Se
lo disse e continuò a ripeterselo.
P-a-t-e-t-i-c-o!
C’erano
un sacco di motivi per cui non avrebbe mai, neanche
potendo, iniziato una storia con Sirius Black, o con
chiunque altro.
Era
un licantropo, per Merlino!
E
poi erano due ragazzi!
E
i ragazzi non si innamorano di altri ragazzi!
E
comunque, se tutto questo ancora non bastava, la giocata finale l’aveva persa
nel momento in cui aveva spiegato a Sirius in che
modo faceva le sue scelte.
Cioè,
finché uno riflette qualche secondo e pensa alle conseguenze, tutto ok, ma
quando ci si mette a trovare cinque motivi per fare/non fare una cosa, vuol
dire che sei strano, ma strano forte.
O,
naturalmente, che sei un licantropo che non accetta di esserlo e con una
malformazione professionale da bambino-cresciuto-troppo-in-fretta
con manie di vittimismo: nel tentativo di proteggerti dal dolore ormai analizzi
minuziosamente ogni singola questione che possa condurti ad un nuovo problema,
e finisci per far dire trentatre e ascoltare con lo stetoscopio ogni singolo
respiro più particolare della tua vita.
E
qui, se l’autrice non temesse la ripetizione, sillaberebbe ancora una volta la
parola ‘patetico’.
La
triste e dura realtà era però una, e prescindeva da
tutti i motivi che la sua mente ingegnosa poteva trovare per convincerlo a
dimenticare Sirius Black: lui, Remus,
si era innamorato e, se avesse anche solo avuto il vago sospetto di essere
ricambiato, avrebbe combattuto, messo a
terra, ed usato come poggiapiedi quella parte di lui che continuava a
ripetergli che non era giusto senza farsi tanti scrupoli.
Era
ormai sera quando le tragiche riflessioni di Remus
-di cui il crescendo si sfiga e infelicità continuava,
appunto, a ‘crescere’- vennero interrotte da un picchiettio proveniente dalla
finestra: un gufo.
Grugnendo
per esser stato disturbato e portato via dall’atmosfera di tristezza e
depressione in cui si stava crogiolando, si alzò e prese tra le mani la piccola
pergamenina che il gufo aveva lasciato cadere appena
lo aveva visto.
Era
rivolta a lui, quindi.
La
aprì, e rimase esterrefatto da quello che lesse.
Mr Moony è atteso al lago di Hogwarts dal suo intimo amico Sirius
Black.
Motivi
per venire:
- è troppo tardi per studiare ancora (e comunque
sono sicuro che tu abbia già finito i tuoi computi, o non avresti neanche
iniziato a leggere questa pergamena);
- è troppo presto per andare a mangiare;
- hai finito ieri sera il libro che stavi
leggendo, e non ne hai ancora preso un altro in biblioteca, quindi di
certo non ti stai rilassando nel tuo solito modo;
- lì con te non ci sono né Peter
né James, quindi di certo non stai facendo nulla
di divertente;
- questo non è un biglietto anonimo e quindi sai
esattamente chi te lo manda,e ciò implica che non puoi usare la stupida
scusa del ‘poteva essere un maniaco pedofilo arrapato’;
- ti sto chiedendo per favore di raggiungermi
immediatamente al lago e ho usato il ‘per favore’,
evento più unico che raro, il che implica che ti devo parlare di una
faccenda importate;
- ho con me dell’ottimo cioccolato di mielandia e dei dolcetti al miele, quindi ho
conquistato con la gola l’attenzione della tua parte lupesca;
Sono
sette motivi, e per non venire potresti solo appellarti ad un banale ‘sono stanco’o a un crudele e per niente degno di rispetto
‘potrebbe essere un brutto scherzo’.
Ne
restano cinque, Moony bello,
quindi non mi resta niente da dirti se non…
Il
biglietto finiva così e Remus per un secondo non
capì, perso nella rilettura all’infinito di ‘Moony bello’.
Fu
riportato immediatamente alla realtà quando la pergamenina si accartocciò e prese la forma di una bocca
che, con voce che riconobbe
immediatamente per quella di Sirius, urlò:
“DATTI UNA MOSSA, SPLENDORE!”
Sirius
aveva dimenticato un ottavo motivo, si disse in mente Moony mentre usciva di corsa
dal dormitorio, rosso come un papavero.
Come
avrebbe potuto realmente far finta di niente e restarsene steso a letto a
lamentarsi nella sua depressione, quando tutti i ragazzi presenti lo fissavano
sghignazzando e facevano il verso alla voce appena sentita, chiamandolo
‘splendore’?
***
Sirius
Black aveva appena scoperto di soffrire di sbalzi d’umore: continuava a
digrignare i denti maledicendo Remus e la sua
lentezza ma, ad ogni minimo rumore, trasaliva e si scopriva a sperare che non
fosse lui.
Al
dodicesimo mini-infarto, segno che la natura risvegliandosi faceva molto ma molto casino, si trovò davvero davanti Moony, in carne, ossa e tutto quello che amava di lui.
Il
ragazzo aveva il fiatone, dopo essersi fatto una corsa per arrivare fin lì, e
il viso continuava a mantenere un po’ del rossore precedente.
Gli sorrise, comunque, Moony…e Sirius
perse un battito, conscio che si trovava ormai quasi al punto di non ritorno e
altrettanto consapevole che, per una volta nella vita, non sapeva che dire o
che fare.
Sembrò
ricordarsi del suo romantico piano, solo quando
l’amico addentò un dolcetto al miele e si leccò la punta delle dita
impiastricciate del ripieno dolciastro e di zucchero a velo .
Decise
di contare fino a tre, in modo da entrare nella parte di ‘irresistibilmente irresistibile’. Non poteva essere tanto difficile, in
fondo, per il Rubacuori di Hogwarts.
Uno.
Due.
Tre.
E
lo spettacolo iniziò.
***
“Moony, per favore” attirò Sirius
l’attenzione della preda “devo parlarti di una questione di vitale
importanza”
L’altro,
che ormai si era seduto sull’erba e aveva preso possesso della scatola di
dolcetti al miele per il piacere del lupo e del ragazzo stesso, annuì
interessato.
“Carina
la pergamena” disse solo, sorridendo. “Non avrò mai più il coraggio di rifarmi
vedere in dormitorio…”
E Black, come tutti i Black della nobile e antichissima casata Black, sapeva
come prendere la palla al balzo, e lo fece.
“Devo
farmi perdonare, dunque, e fortunatamente già avevo preparato qualcosa”.
Con
un semplice incantesimo fece apparire un mazzo di fiori e glielo lanciò veloce.
“E
i cioccolatini sono lì, dietro di te, nel caso tu sia un tipo romantico. Visto
che non lo so con sicurezza, e quindi potresti volere qualcosa di più
informale, ho anche portato dolcetti al miele, come le tue papille gustative
hanno già avuto modo di notare, e due burrobirre, che
stanno a far compagnia ai cioccolatini se vuoi prenderle. Nel caso tu poi sia
timido, ti ho portato qui, dove non c’è nessuno, mentre se vuoi qualcosa di più
spettacolare rimedierò poi, e comunque già sto lavorando alla costruzione di un
cartello da piantare qui nel terreno. Ci scriverò sopra ‘territorio sacro: in
questo luogo Sirius Black si dichiarò a Remus Lupin’.”
L’Animagus si fermò un secondo a prendere fiato, visto che
non aveva fatto neanche una pausa per evitare di perdere coraggio
ma, appena si rese conto che Remus stava per
dire qualcosa, riprese immediatamente la parola.
“Non
dire nulla” gli ordinò, appoggiando un dito alle sue labbra “Non ho ancora
finito, Mr Moony, perché si
dà il caso che io abbia un elenco pronto di motivi per
cui tu dovresti, devi e dovrai amarmi!”
Non
se lo aspettava, ma Remus sorrise alle sue parole
chiamandolo sprezzantemente ‘preuntuoso di un cagnaccio’.
Anche
Sirius si lasciò andare ad un sorrisino per smaltire
il nervosismo e, con movimento sicuro si tolse dalla tasca una piccola
pergamena, della grandezza di quella che aveva mandato prima a Remus, e la srotolò, iniziando a leggere.
“Motivo
n°:
- ti renderò felice in ogni modo possibile,
impossibile o anche solo immaginabile che sia;
- non sarai mai più solo, perché non ti lascerò
neanche un momento;
- mi farò carico dei tuoi problemi, e questo vuol
dire che ti starò anche a sentire prima di ogni compito in classe, mentre
ti mangi le unghie e continui a ripetere che non hai studiato abbastanza,
per poi prendere Eccezionale come al solito;
- ti ascolterò e ti capirò sempre, e anche se non
capissi, cosa non rara quando a parlare sei tu, farò comunque come dici tu
e ti spalleggerò, perché so che tu non sbagli mai e hai un ottimo criterio
di scelta;
- ti farò sentire la persona più importante del
mondo, perché tu lo sei, almeno per me.”
Sospirò,
ormai quello che doveva dire l’aveva detto.
“Adesso
puoi obiettare, Remus. Su, cerca di scalfire questo
muro di motivazioni o vieni qui e baciami” lo sfidò,
divertito.
E
Remus accettò, con un altro sorriso.
Non
se ne andò, facendo crollare tutto con un semplice ‘non ti amo’,
ma anzi si alzò e gli si avvicinò, serio ma allo stesso tempo divertito.
“Sono
un licantropo, Sirius. Sarebbe una relazione molto
difficile e ti arrecherei molti problemi…”cominciò.
“Non
più di quanti me ne dai da amico, Signor Belva Pelosa. Conosco la tua
licantropia e la accetto: sarò il tuo compagno ad ogni Luna Piena, e la parte
umana che risiede nel lupo avrà me a garanzia di sicurezza”
Moony
scosse il capo, ma Sirius
sapeva di non aver perso nessun punto.
“Siamo
due ragazzi Sirius. Due maschi! Come la prenderà la
gente?”
“Come
l’ha presa quando tanti altri ragazzi maschi della
scuola hanno confessato di stare insieme, Remus. E
comunque, se anche provassero a dire qualcosa di poco carino, li pesterei a sangue prima che una qualunque voce maligna possa giungere
al tuo orecchio.”
Mitico!
“Sirius, non sai mantenere una relazione per più di una
settimana. Sei inaffidabile, volubile e capriccioso…” provò il licantropo, che
sembrava in tutto e per tutto divertito dalla situazione surreale.
“Mi
sono dichiarato, Remus, e ciò implica che ho appeso
ad un chiodo le vecchie abitudini per costruire insieme a
te una bella, sana e duratura relazione stabile. Acquisterai molti punti agli
occhi della scuola poi: nessun altro può vantarsi di aver messo la testa a
posto a Sirius Black, e di averlo reso ‘prigioniero
d’amooooore’”.
Il
ragazzo dai capelli castano chiaro arrossì di nuovo, biascicando a mezza voce
che lui non aveva imprigionato proprio nessuno.
“Altro?”
gli chiese il moro, pronto a schivare altri attacchi.
“Mi
sa di no…” scherzò “Bandiera bianca, Sirius Black!”
“Bandiera
bianca non accettata, Moony. Io ho un altro colpo da
sferrare.”
”E sarebbe?”
“Motivo
n° 6: Ti amo”
Solitamente
il tempo a questo punto si ferma, ma in quel caso non fu così.
Scorse
anche ancor più velocemente, tanto che Remus si
lasciò sfuggire un ‘Maledizione’.
“Maledizione,
Remus? Ti dico che ti amo e tu rispondi
‘Maledizione’?”
“Si,
Sirius. Maledizione” rispose candidamente l’altro
“Volevo giocarmela meglio e invece a questo punto della conversazione già mi
hai estorto un ‘ti amo’. Il
che vuol dire che mi sono appena messo nei guai, regalandoti il motivo n° 7…”
“Ma
tu non mi hai detto ‘ti amo’!”
“L’ho
detto ora”
“Ah”
si rese conto allora e, come nelle sue fantasie più romantiche, posò dolcemente
le labbra sulle sue.
Capì
a quel punto che non avrebbe sognato mai più: la realtà era decisamente molto
meglio! ^_^
“Motivo
n° 8: non riuscirei a vivere senza baciarti ancora, e quindi mi avresti sulla
coscienza se rifiutassi di stare con me!”
“Hai
ragione, e poi non possiamo mica sprecare tutte le cose da mangiare che hai
portato!”
Un
altro bacio.
E
poi un terzo, prima che Sirius si mettesse a contare.
“Ma
siamo arrivati al n° 9!” disse sconvolto allontanando Remus
piuttosto poco gentilmente.
“Il
che è una buona cosa, Sirius. Perché ti agiti?”
“Perché
il 9 è un brutto numero, dovremmo arrivare a cifra tonda con 10!”.
Sirius
Black era fatto così, e Remus lo sapeva benissimo.
Quando
si incapocciava su una questione, non si riusciva più
a fargli pensare ad altro, finché non trovava una soluzione accettabile e
risolveva esattamente come voleva lui.
Però
Remus non voleva sprecare quello che negli anni a
venire sarebbe stato il loro Anniversario, a sentirlo lamentarsi perché le cose
non erano andate esattamente come desiderava.
Gli
catturò quindi le labbra con un bacio, per poi sussurrargli maliziosamente
all’orecchio:
“Aspetta
che sia notte, e vedrai che ne troveremo un altro”.
‘Più
chiaro di così’ si disse Sirius,
scoprendosi a sorridere come un beota, prima di prendere in braccio un Remus molto imbarazzato, contrariato da quel trattamento e
che cercava di rimangiarsi tutto, per portarlo al castello, dove doveva
assolutamente spiegare a James, Peter
e gli altri perché quella notte avrebbero dovuto dormire nella Sala Comune
lasciando a loro due l’intero dormitorio.
Sarebbe
riuscito a dar loro cinque validi motivi?
Vediamo…
- sennò vi uccido;
- vi spello;
- vi torturo in modo crudele e sadico;
- vi fustigo;
E…e…e
diamine, non glene veniva un altro!
Non
si preoccupò più di tanto, comunque. Sarebbe bastato lasciare un biglietto
davanti alla porta, tanti cuscini e qualche coperta nella Sala Comune, e
chiudersi loro due soli nel dormitorio…
Non
è una bella cosa da fare, dite?
Beh,
forse era vero, ma non gliene fregava niente e quindi non l’avrebbe detratto
dalle sue cinque –beh, in realtà quattro- motivazioni.
Perché
qualche volta nel gioco della vita era necessario barare o, meglio ancora,
fregarsi totalmente delle regole, quando ormai non ti possono più aiutare!
E
il ragazzo che si dibatteva tra le sue braccia urlando che sapeva camminare, lo
avrebbe imparato presto…
Quant’è
vero che si chiamava Sirius Black!
O, per essere romantici: Quant’è vero che lo amava.
Fine
^_^
John
Doe…
…o
quello che ne resta dopo aver momentaneamente perso qualsiasi vena sadica, ma
rileggerò Nick Hornby e
tornerò normale, non preoccupatevi. Sarà un virus ventiquattro-ore,
che invece di attaccare lo stomaco ha preso il cervello…