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Autore: imane   Capitolo: 4
Fanfiction. Una parola diventata ormai consuetudine che indica quell’insieme di storie scritte per diletto e piacere dai giovani scrittori. Anna è appunto una di questi: una ragazza ventunenne, una giovane cuoca con la sua piccola attività – la Trattoria dei No - che alla continua ricerca di un modo per pubblicare ufficialmente la sua storia. Abbiamo poi Simona, educatrice d’infanzia immersa nel suo mondo di cerchi e affetto, che se potesse essere paragonata a qualcosa sarebbe un cielo azzurro. Un cielo che ben presto diventerà tempestoso, a causa del cancro che colpisce uno dei suoi birbantelli –per usare il termine con cui lei si riferisce ai suoi piccoli alunni-. Coraggiosa e intraprendente come sempre, ben presto abbandonerà la via dello sconforto, per trovare il modo si salvare il suo allievo. Non dimentichiamoci di Alessandro, stronzo affermato che dice una cosa e ne pensa un’altra, dietro a suoi sorrisi sghembi e volutamente provocatori. Come disse Petrarca, sono le persone che si mostrano fredde, ad essere quelle che ardono di sentimenti al loro interno. Alessandro ha un amico: Diego, con cui ha condiviso le più svariate delle esperienze. Diego è un ragazzo dolce, simpatico alla mano. Un po’ sbadato forse.
E poi abbiamo Piero con le sue battute, Francesca con i suoi detti che non stanno né in cielo né in terra, loro figlio, e tanti altri ancora. Perché Torino è così: una città piccola, dove spesso e volentieri più vite finiscono col l’incontrarsi, l’intrecciarsi, senza nemmeno rendersene conto.
Tratto dal capitolo 2.
«Quanti anni ha?» le chiese lui, con gli occhi che brillavano divertiti, come se stesse scherzando con un amico di vecchia data, e non con una ragazza incontrata nemmeno trenta minuti prima.
Una persona ben disposta verso tutto e tutti.
«Più di quanto non immagina.» ribatté, acidamente, Anna.
«Ne dubito. Più di trentacinque non credo proprio. Altrimenti la giusta definizione per lei, non sarebbe più vecchia, ma bensì cariatide
Qualche anno dopo, gli abitanti della Superga, di Torino, e più in generale di tutto il Piemonte, giurarono di aver sentito, la mattinata dell’otto gennaio, l’acuto ululare di un lupo. Alcuni descrissero quel verso, come un suono capace di straziare ed intenerire il più duro dei cuori. Altri lo descrissero, come il pianto di un cucciolo di qualche specie. Ma solo coloro che erano già presenti sulla scena del crimine, poterono descrivere l’arco che la gamba di Anna compì, prima di centrare con immensa grazia, un paio di rotondità maschili. […]
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