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Autore: Lilith82    27/12/2011    9 recensioni
Una Cappuccetto Rosso rivisitata con un Lupo davvero speciale!
Semplice e profonda, come solo una favola può essere.
L'ho scritta un anno fa e solo leggermente modificata perché nel bene e nel male mi piace che le mie storie le leggiate così come sono venute fuori!
Fatemi sapere ;-)
dal testo: “Ma tornerai lupo?” disse, dando voce al neonato tormento.
Non sapeva -o non voleva rivelarsene- il motivo ma quella prospettiva non l’entusiasmava come avrebbe dovuto.
Lui tirò su le spalle.
Non lo sapeva...
“Ma... la prima volta... come hai fatto a tornare... a tornare lupo?”
Lui ripeté il gesto.
Non sapeva nemmeno quello..
Lei si sentì travolgere dall’inquietudine.
Cosa voleva?Cosa temeva?Cosa era giusto volere?Cosa era saggio temere?
Ma il ragazzo che era stato il suo lupo le prese il mento con due dita e le fece sollevare lo sguardo.
Lì, negli occhi di lui... lì, persa negli occhi di lui... lei seppe tutto quello che, in quel caso, era necessario sapere.
Ossia... niente!
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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C’era una volta, in una terra lontana lontana, in mezzo al bosco, una casetta in pietra bianca, piccola e perfetta.
In quella amena, curata villetta vivevano due genitori innamorati fra loro e della loro figlia.
Lei, Renesmee, era... beh... lei non era ancora una donna... purtroppo no, ma nemmeno una bambina... non più ormai, lei aveva compiuto dodici anni, nel giorno in cui comincia il nostro racconto.
E proprio in quella ricorrenza, Renesmee aveva ricevuto una particolare “sorpresa”.
una sorpresa decisamente vermiglia
Quel pomeriggio, Bella le aveva spiegato che la macchia era la testimonianza tangibile della sua crescita e del fatto che lei, da quel momento in poi, avrebbe potuto avere dei bambini.
Renesmee sobbalzò alla sola parola... bambini! ma sua madre le assicurò che avrebbero avuto modo di riparlarne, al momento opportuno...
La nostra giovane nonancoradonnamanemmenopiùbambina si sentiva inquieta... e gonfia... e strana... si sentiva come un ibrido, un qualche cosa di lavorato a metà... perciò decise di uscire.
Sulla soglia incontrò Edward.
Lui la strinse a sé nascondendo la sua testa ricciuta sotto il proprio braccio e cullandola a lungo.
Staccatosi le baciò la fronte e le raccomandò: “Non allontanarti, principessa!”
Renesmee annuì sincera, ma, dopo pochi minuti, aveva già dimenticato la sua promessa e si era ritrovata a vagare nei suoi pensieri non chiaramente formulati, nei suoi dubbi confusi... e nel bosco!
Se ne rese conto quando la luce del giorno cominciò ad affievolirsi: si era persa!

Si era persa... da sola... nel bosco!


Il panico s’impossessò di lei, cominciò a girare in tondo, seguendo percorsi immaginari tra le alte querce che la riportavano sempre allo stesso punto.
Si fermò ansimante, agitata, con le lacrime agli occhi e nella pancia un prepotente bisogno di urlare.
Fu allora che l’avvertì.. alle sue spalle... scricchiolio d’arbusti spezzati, rumore di passi leggeri sull’erba umida di Settembre.
E così lei lo vide... un lupo...

Poco più piccolo di un pastore tedesco, col muso allungato, il pelo rossiccio e lo sguardo lucido, scuro, intenso.
Renesmee tremò.
Conscia di essere alla mercé di quella fiera, non ne fu spaventata, non tanto spaventata quanto avrebbe dovuto essere!
Rabbrividì quando si accorse che il lupo le si stava avvicinando.
Lentamente e disegnando semicerchi sempre più stretti davanti a lei, lui le si approssimò.
Tenendo il muso basso, gli occhi fissi e concentrati, le narici completamente dilatate, lui arrivò fino ad un passo dalle sue ginocchia.
Si fermò lì a studiarla.
Renesmee deglutì con immenso sforzo e tentò invano di rallentare il martellare forsennato del suo cuore.
Chiuse gli occhi e si costrinse a fare un respiro profondo.
Non sapeva perché, non avrebbe trovato nessuna ragione minimamente valida per quello, ma lei desiderava che lui non andasse via.
Il suo unico pensiero che potesse dirsi lucido, la sua unica vera preoccupazione era: non far scappare il lupo!
Sobbalzò quando l’avvertì: il fiato dell’animale sul suo polso...
Il lupo si ritrasse indietro con un breve ringhio.
Ed allora fu Renesmee ad offrirglielo... il suo polso bianco, fragile, esposto...
Lui l’annusò a lungo, come cercasse, con quel gesto, di conoscerla... o ri-conoscerla...
Poi spostò la sua indagine sul palmo.
Lei rilassò le dita sospirando.
Il lupo si scostò e raggiunse l’altra mano.
Renesmee sentì le ginocchia farsi deboli nel momento in cui l’animale le passava davanti.
Il lupo compì la sua ispezione sull’altro polso, nell’altro palmo, su cui spinse il muso fino a strofinarlo su quella pelle morbida e profumata.
A Renesmee sfuggì una bassa risata.
Gli occhi intelligenti del lupo saettarono sul viso di lei per poi riportarsi sul precedente oggetto della sua attenzione, sulle dita bianche e sottili sulle quali alla fine lasciò scivolare la grossa umida lingua.
Renesmee rise apertamente questa volta, rise a lungo, tanto quanto a lungo il lupo insisté con le sue carezze.
Infine, stremata, s’accoccolò al suolo.
Il lupo le fece un giro intorno, soffermandosi ad apprezzare l’odore tra i suoi capelli o sulla pelle delicata del collo, spinse il muso fino al suo grembo, dove Renesmee sentì i muscoli contrarsi in una stretta, infine, lui si sistemò accanto a lei.
E così Renesmee si addormentò, col respiro di lui come ninna nanna, pensando che si era persa, nel bosco... ma non da sola!

La nostra giovane nonancorad... non seppe spiegarsi come ma si ritrovò sotto il portico in pietra della casetta bianca che era quasi l’alba.
Suo padre l’avvolse immediatamente tra le braccia:
“Renesmee, dove sei stata? Come hai fatto a tornare indietro? Come stai?”
Lei seppe rispondere solo all’ultima delle sue domande.
“Bene, papà, bene” disse semplicemente, sorridendo.
Da quel giorno, Renesmee rivide molte volte quello che intimamente nominò il mio lupo.  
Ogni volta, lei ritrovava il posto del loro primo incontro seguendo solo il proprio istinto, tutte le  volte, nello stesso periodo del mese, come una dolce ricompensa al suo cruccio femminile.
Non l’aveva mai confidato ai suoi genitori, però, non aveva mai parlato loro del suo amico-lupo, come fosse un segreto... un segreto che Renesmee amava avere!

Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, dopo che gli ultimi ospiti ebbero lasciato la casetta nel bosco, Renesmee si congedò da mamma e papà per recarsi a letto, così almeno disse loro...
Invece, sgattaiolò dalla sua camera grazie al grande acero che era sul retro e si diresse al suo appuntamento mensile.
Era molto tardi, una tonda e pallida luna sola illuminava la notte scura e mite.
Gli abitanti del bosco si muovevano, silenziosi e discreti, lungo il cammino della giovane.
Renesmee si sentiva diversa, quel giorno.
Più diversa del solito...
Era stranamente agitata, stranamente ansiosa di arrivare, stranamente preoccupata del suo aspetto.
Indossava ancora il vestito che le aveva regalato zia Alice, quell’abito per cui suo padre aveva spalancato gli occhi, quello stesso per cui sua madre aveva detto: “ora sembri davvero una principessa!” e ancor più stranamente le importava... le importava di come lui l’avrebbe vista!


Ma quando Renesmee raggiunse quel luogo tanto amato non lo trovò.
Il suo lupo non c’era!
Provò a scrutare nell’oscurità ma senza successo.
“La mamma non ti ha detto che non dovresti passeggiare da sola nel bosco, principessa?”
Renesmee sussultò e si volse di scatto alle sue spalle.
Si ritrovò faccia a faccia con due occhi gelidi, minacciosi.
Un uomo dalla corporatura enorme, coi tratti rudi e l’espressione... quell’espressione le trasmise una potente sensazione di... terrore!
“Non devi avere paura di me, bambina...”
E con quella frase le strinse le grosse, tozze dita attorno agli avambracci.
“Ti riporterò a casa, quando avrò finito...” sogghignò lui.
E, nonostante la situazione, Renesmee riuscì a dare un nome a tutto ciò che attraversò il viso del mostro.
sadica soddisfazione
pregustato lussurioso e perverso appagamento
violento proposito di sopraffazione

La giovane si divincolò dalla sua presa, ma senza successo, provò a scostarlo via da sé, ma invano, infine, l’istinto le suggerì di sferrare una ginocchiata alle sue parti basse e questa volta fu efficace.
Il suo carceriere la liberò, piegandosi sulle ginocchia, in un gemito.
Renesmee si lanciò nella fuga, ma lo strascico del mantello s’impigliò in un arbusto, lei lo strattonò e si ritrovò a terra.
Ebbe appena il tempo di voltarsi che l’aggressore le fu addosso.
Renesmee si dibatté ed urlò ma lui le aveva bloccato mani e piedi e la sovrastava.
La giovane fissò gli occhi cioccolato in quel gelido letale azzurro e si sentì... perduta... sola... nel bosco... e negli osceni propositi del suo cacciatore!

Ma si sbagliava...
Dalle spalle dell’uomo arrivò l’attacco del lupo.
Il suo lupo... afferrò il cacciatore per la spalla, addentandolo.
Quello si scosse di dosso con forza l’animale, quasi ringhiando.
Quindi imbracciò il fucile che aveva sempre avuto in spalla e glielo puntò contro.
Renesmee si rialzò non appena ebbe realizzato il suo intento.
Gli si gettò addosso ma non poté impedire che l’arma esplodesse il suo colpo.
Con orrore osservò la pallottola colpire il lupo all’attaccatura della zampa anteriore.
L’animale si accasciò al suolo guaendo.
Il cacciatore si rialzò e, ripreso il fucile, l’indirizzò ancora verso di lui, avvicinandosi.
Renesmee tentò di strapparglielo ma quello lo trattenne a sé.
“Vattene, stupida! Scappa finché puoi!” la minacciò.
Renesmee non staccò le mani dalla canna scura nemmeno quando lui la fece sporgere nella sua direzione.
Sentì l’arma venire caricata, poi, solo lo scoppio della polvere da sparo e le sue dita scivolare via dalla loro presa.
Cadde all’indietro con lo sguardo annebbiato e il cuore che batteva all’impazzata.
Quindi, tutto ciò che avvertì fu il silenzio nel buio della notte.

Solo dopo alcuni minuti, Renesmee si rese conto che stava respirando.
Lei stava ancora respirando!
La riscosse del tutto l’apprensione per le sorti del lupo... il suo lupo!
Renesmee lo trovò ai suoi piedi, ansimante per lo sforzo sostenuto, e allora lei realizzò.
Realizzò di aver rilevato con la coda dell’occhio il colpo di reni con cui si era lanciato nella loro direzione, azzannando il cacciatore allo stinco, facendolo sbilanciare e facendogli rilasciare il colpo che lo aveva ucciso.
Il cacciatore era morto...
Il cacciatore era morto con un colpo al cuore.
Un colpo del suo stesso fucile.
Il cacciatore era morto per mano propria!

Renesmee avvolse il lupo nel suo mantello e fece per sollevarlo.
Voleva portarlo a casa per potergli dare soccorso.
Ma il peso dell’animale le consentì di proseguire per non più di 500 metri.
Non ce l’avrebbe fatta! Non sarebbe riuscita a salvarlo! A salvare il suo lupo!
Renesmee si lasciò andare accanto a lui, in lacrime.
Fu a quel punto che il suo salvatorechenonsarebberiuscitaasalvare spinse il muso sul suo grembo per richiamarla.
Lei allungò la mano verso di lui che si sporse ancora per poggiargli la grande testa sul braccio.
Annusò nuovamente la sua pelle e chiuse gli occhi... come fosse pronto a lasciarsi andare...
La mente di Renesmee si azzerrò come non potesse sostenere il pensiero del suo lupo che l’abbandonava.
Fu allora che la razionalità lasciò totalmente il posto a ciò che, nel profondo del cuore di Renesmee, l’aveva sempre guidata... a quella parte di lei che sapeva sempre cos’era giusto fare... e fu così che lo fece.

E Renesmee lo fece... il gesto più assurdo e sconsiderato della sua breve vita.
Afferrò il muso del lupo e scoprì la dentatura bianca ed aguzza, vi avvicinò il polso mentre quello, forse colto da un presentimento, si divincolava, ma impotente, non avendo più abbastanza forza, non gli permise di sfuggirle.
E Renesmee lo fece... senza saper perché, senza sapere da dove mai le venisse quel proposito... senza sapere se avrebbe sortito il desiderato effetto!
E lei lo fece...
Strofinò il polso sul canino del lupo, più e più volte, fino a che questo non cominciò a sanguinare.
Il lupo guaì, per il dolore di averle, involontariamente, inferto quella ferita.
Ma lei lo avvicinò di più a sé, all’arto che grondava rosso nettare... per lui!

“Da bravo, devi bere” lo incitò.
Lui si lamentò ancora... ma agli occhi... a quegli occhi al cioccolato... non poté resistere.
E bevve, bevve a lungo... del caldo e vischioso succo che sgorgava da quel frutto.
Bevve e leccò quella ferita fino a che essa non si fu del tutto e magicamente rimarginata.
Poi le volse un ultimo sguardo.
A lei... agli occhi fondi... al viso sottile... ai riccioli ramati...
Indi chiuse gli occhi e spirò.

A Renesmee si mozzò il fiato.
Com’era possibile?!
Lei non l’aveva salvato!
Com’era possibile che avesse solo pensato di poterlo salvare... in quello stupido, stupido modo?!

Qualcosa dentro di lei le disse che non avrebbe nemmeno potuto continuare a vivere lei stessa.
Non senza di lui...
Non senza di lui...
Non senza di lui...
Non senza di lui...
Non senza di lui... Non senza di lui...
Non senza di lui... Non senza di lui... Non senza di lui...
Non senza di lui... Non senza di lui... Non senza di lui... Non senza di lui.. .


E poi un battito.
sottile
Ma come un boato, nella foresta... e nelle sue orecchie!
E il corpo dell’animale che comincia ad essere scosso da fortissimi tremiti.
E le sue mani che sono costrette a staccarsi da lui... dal suo lupo...
Perché scotta... scotta troppo!
Come un pezzo di metallo incandescente!

E poi una luce gialla... accecante...
E poi il rumore di uno scoppio.. come tanti palloncini che esplodono tutti insieme...
E poi...



I suoi occhi non credettero a ciò che videro.
La sua mente non credette a ciò che vide.
Il suo cuore... il cuore di Renesmee... aveva sempre visto ciò a cui i suoi occhi e la sua mente non avevano mai creduto... fino a quel momento!
Il lupo... il suo lupo... e la sua faccia da uomo.
Il lupo...
il suo lupo... e le sue braccia da uomo.
Il lupo... il suo lupo... e le sue gambe da uomo.
Il lupo... il suo lupo... e il suo corpo... decisamente da uomo!

Renesmee non poté mascherare un sobbalzo a quest’ultima decisamente imbarazzante constatazione.
Fu allora che il lupo... cioè il ragazzo che era stato lupo... si sporse leggermente verso di lei.
Lei che si protese all’indietro emozionata ed intimorita o, più precisamente, intimorita... dalle sue stesse sconvolgenti emozioni!
In volto... sul volto del ragazzocheerastatolupo... comparve una espressione di cruccio talmente dolce e talmente bella che Renesmee si ritrovò ad accarezzarlo.. quel volto... il volto del ragazzocheeras... senza nemmeno rendersene conto.
Allo stesso modo, si lasciò scivolare di dosso tutto l’imbarazzo, non perché non ne provasse ancora, semplicemente perché si ritrovò catturata da quel volto...
Scottava... ma non come prima!
Era morbido... ma non come prima!
La sua carnagione era rossiccia... ma non come prima!
Il suo sguardo... lucido, scuro, intenso... era esattamente quello di prima!
Come la prima volta che l’aveva visto!

E, come la prima volta, una sensazione, che adesso non avrebbe chiamato paura, le attraversò la colonna vertebrale da cima a fondo, saettando precisamente al centro di ogni vertebra...
Renesmee fremette ma non si allontanò.
Fissò ancora di più gli occhi in quelli del ragazzo che aveva di fronte, per quello che poteva permettersi, visto  che l’altezza di lui era assai più considerevole di quella di lei.
Accostò il naso al suo collo istintivamente per conoscerlo... e ri-conoscerlo..!
Inspirò sulla pelle bronzea... setosa.
Inspirò l’odore di bosco, di corteccia, di foglie ed erba.
Inspirò ancora.
E lui fremette.
Lei lo guardò negli occhi ed anche lui lo fece.
E vi lesse un nuovo impellente impulso.
Lo stesso che attraversava lei!
Ma Renesmee mosse un passo indietro, sorridendo.
Mosse un passo indietro per ammirarlo, nella luce tenue di un’alba non del tutto sbocciata...
E lo vide di nuovo... uomo e non più lupo... dinanzi a lei.
E non indietreggiò più.
Seppure qualcosa le avesse stretto una morsa feroce nello stomaco, gli si riaccostò.
Si r-inebriò di lui, del suo aroma sulle spalle, lungo il braccio, fino a raggiungere il polso ed il palmo.
Mentre gli dispiegava le dita della mano, sentì lui rilassarsi e sospirare.
Allora accostò il viso al centro del suo grande palmo e vi lasciò un piccolo bacio.
Entrambi sussultarono, sorpresi entrambi da ciò che era appena accaduto.
Renesmee rimase interdetta colle dita sulle labbra... quelle labbra che avevano appena assaggiato la sua pelle... la pelle dell’uomo che una volta era stato il suo lupo...

E fu lui ad avvicinarsi a lei, stavolta.
Imitando i suoi gesti allungò una mano verso la sua guancia, sulla sua pelle pallida e fresca.
Renesmee sobbalzò e allora lui si ritrasse.
Ma lei lo trattenne, trattenne le dita con le sue e disse soltanto: “Continua”
Lui deglutì e lei lasciò che il suo palmo le catturasse tutto un lato della faccia, dal mento alla fronte.
Gli occhi di lui si approssimarono al viso di lei.
“Eri tu? Sei sempre stato tu?” domandò lei.
E lui annuì.
Il naso di lui si approssimò al viso di lei.
Lei deglutì.
“Io... mi chiamo... Renesmee” si presentò.
“Renesmee” ripeté lui.
E lei ricacciò a stento un verso inconsulto.
La sua voce... la voce del lupo...
roca
bassa
calda
calda come il fiato che le aveva appena soffiato sulle labbra


Rossa come l’unico colore che vide dopo che quelle labbra... le labbra del lupo... ebbero impattato sulle sue.
E fu morbido.
E soffice.
Ed avvolgente.
E, di nuovo, come ogni cosa di lui...
Fu inebriante, caldo, inaspettato!
Fu un bacio...
...bacio...
...bacio...
...bacio...
Lei non aveva mai baciato!
Lui non aveva mai baciato!

Eppure entrambi sapevano tutto quello che, in quel caso, era necessario sapere.
Ossia... niente!

Quando si staccarono, le loro labbra produssero uno schiocco che fece sorridere entrambi.
Renesmee si agganciò alle sue spalle per sorreggersi, dato che improvvisamente avvertiva le gambe molli.
Lui la sorresse carezzandole gli avambracci.
“Tu... tu... voglio dire...” provò lei “è la prima volta che sei..” non riuscendo a proseguire si limitò ad accennare col capo al grande corpo che la fronteggiava.
Lui fece un cenno di diniego con la testa.
Poi la indicò e mimò con le dita il gesto di camminare e poi il tetto di una casetta.
Renesmee capì ed arrossì.
“Solo quella volta?” riuscì ancora a chiedergli.
Lui annuì e lei arrossì ancora.
“Ma... tu... tu hai un nome?”
Lui fece segno di no.
Lei ci pensò un po’.
“Ti piace Jacob?”
Lui sorrise, del sorriso più ampio e luminoso che lei avesse mai visto.
Così luminoso da contrastare i raggi del sole che stava allora sorgendo...
“Jacob” ripeté lui splendendo.
“Jacob” sussurrò lei, riscaldata dalla luce di lui.
Un istante dopo si rabbuiò.
“Ma tornerai lupo?” disse, dando voce al neonato tormento.
Non sapeva -o non voleva rivelarsene- il motivo ma quella prospettiva non l’entusiasmava come avrebbe dovuto.
Lui tirò su le spalle.
Non lo sapeva...
“Ma... la prima volta... come hai fatto a tornare... a tornare lupo?”
Lui ripeté il gesto.
Non sapeva nemmeno quello...
Lei si sentì travolgere dall’inquietudine.
Cosa voleva?Cosa temeva?Cosa era giusto volere?Cosa era saggio temere?
Ma il ragazzo che era stato il suo lupo le prese il mento con due dita e le fece sollevare lo sguardo.
Lì, negli occhi di lui... lì, persa negli occhi di lui... lei seppe tutto quello che, in quel caso, era necessario sapere.
Ossia... niente!

Solo... delle braccia forti che l’accostarono al corpo grande e caldo.
Solo... delle mani che si strinsero sulle sue spalle.
Solo... delle dita che le cinsero la vita... che le afferrarono un fianco.
Solo... del viso di lui che s’insinuava sulla sua spalla, tra collo e clavicola.
Si contrasse istintivamente.
E lui si bloccò istintivamente.
“Continua” disse solo.
E lui lo fece...
E le sue labbra si posarono vellutate ed avide sul suo mento, sul collo, sulla gola, sullo sterno.
Il cuore di Renesmee fece un balzo fuori dal suo petto.

E il lupo se ne accorse.
Si scostò, leggermente.
E fu lei ad andargli incontro.
E fu lei a passare sul suo mento, sul collo, sulla gola, sullo sterno... di lui!
E fu lei a percorrerlo.. col naso, con le labbra, con le mani...
E fu lei a spingersi oltre...
Oltre  
Oltre quell’oltre che nessuno dei due aveva mai saputo esistesse.
E che potesse dare piacere!
Quel piacere che si poteva raggiungere solo... andando oltre!
E fu lei a sfiorare per prima l’apice fisico dell’oltre dell’uomo che era stato il suo lupo.
E fu lei a ritrarsi stupita, nell’avvertire il suo... oltre... così caldo, così teso, così... oltre!

Ma fu lui, questa volta, a rivolgerle roco quella semplice e speciale preghiera.
“Continua” disse solo.
E lei lo fece...

 

T’amo come si amano certe cose oscure,

segretamente, entro l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori,
T’amo senza sapere come, né da quando né da dove,

t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:

così ti amo perché non so amare altrimenti 

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,

così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,

così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
 Pablo Neruda

  
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