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Autore: koneko    27/12/2011    1 recensioni
Consulente per relazioni.
...Altrimenti soprannominata Dottoressa rimorchio.
[...]
Per cui, in quella grigia mattinata di Gennaio, mentre premeva l'indice su un citofono senza nome – fatto assai strano – non immaginavana minimamente che in quella particolare circostanza, i suoi metodi schematici non le sarebbero serviti poi molto.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.


Il ragazzo, se possibile, aveva l'aria ancora più assonnata di quella del gemello. (Gemello che, non appena l'aveva visto, era visibilmente impallidito)

Aveva un paio d'occhi d'un nocciola incredibilmente familiari, una matassa di capelli neri terribilmente scompigliati, in netto contrasto con la carnagione pallida quasi quanto quella di un non morto. Scese le scale in un religioso silenzio e, quando finalmente ebbe posato il piede sul parquet, la guardò. O meglio, la notò. E non nella maniera in cui ogni ragazzo l'aveva sempre guardata la prima volta, ma in un modo completamente nuovo: con un po' di sorpresa e un accenno di imbarazzo.

“Ho interrotto qualcosa?” chiese, volgendo lo sguardo su un fratello che, - era piuttosto evidente – si trovava nel pieno di una crisi da 'merdamerdamerdaeadessochemiinvento?'.

Tom rimase in silenzio e finse di raccogliere una lattina di coca cola dal pavimento.

Amèlie avrebbe quasi voluto prenderlo a pugni per la stupidità che stava dimostrando.

Se almeno non vuoi essere scoperto, sii giusto un pochino più convincente, idiota!

...E, nonostante normalmente avrebbe esternato i propri pensieri senza starci troppo a pensar su, in quel caso non lo fece. La situazione la divertiva e voleva seguire l'evolversi delle cose. Le mancavano solo una ciotola di popcorn e un bel posticino comodo per rendere il tutto perfetto.

“Tom?” il ragazzo inclinò un sopracciglio e si appoggiò al corrimano delle scale “...Ho per caso interrotto qualcosa?” piuttosto perplesso, Bill ripetè la domanda, stavolta inarcando un sopracciglio.

Era capibile che quello stecchino – dannazione se era magro – stesse cominciando a diventare sospettoso, perchè Tom, dal canto suo, era completamente entrato nel pallone: continuava a rigirarsi la lattina di coca cola tra le mani e a borbottare frasi sconnesse e accenni di parole senza senso.

Amèlie, sforzandosi di non ridere e di sembrare al contempo convincente, decise – non che qualcuno le avesse mai dato l'opportunità di decidere; dato che il figaccione arrogante sembrava tutto d'un tratto esser diventato una sorta di ameba – che l'arduo – quanto divertente – compito di spiegare al dolce fratellino che cosa stesse succedendo sarebbe toccato a lei.

“Sì, effettivamente hai interrotto qualcosa...”

Al che, lo sguardo mezzo stralunato di Bill si portò su di lei.

“...ma tenendo conto del fatto che nel qualcosa in questione c'entri principalmente tu, non so se posso proprio dire che tu abbia effettivamente interrotto qualcosa...”

Tom le rivolse un'occhiataccia fredda e incazzata al punto da farla quasi rabbrividire, e l'espressione inebetita e insonnolita di Bill si fece ancora più confusa.

“Scusa la franchezza, ma... tu chi saresti?”

Amèlie diede un teatrale colpetto di tosse, dopodichè appoggiò entrambe le mani sui fianchi.

“Oh... solo la tua consulente sentimentale.”

E sorrise.


***


“Ma sei impazzito?! Io non ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a “rimorchiare”!

Dopo mezz'ora di battibecchi tra i due fratellini, Amèlie e Tom erano riusciti a convincere Bill a sedersi sul divano... non per fare quattro chiacchiere (o almeno, non ufficiosamente, ma il loro intento era proprio quello), ma almeno per schiarirgli le idee.

Tuttavia, a Tom non sembrava che il piano stesse procedendo molto bene.

Come aveva immaginato, suo fratello non aveva ovviamente reagito nella maniera che lui avrebbe apprezzato.

Non che l'aspetto di Amèlie fosse dei più rassicuranti: era sicuramente bella, sembrava anche sentirsi molto sicura di se stessa e delle proprie capacità, ma era davvero strana... e oltretutto, anche se a malapena dimostrava diciannove anni – ma ne aveva ventitrè, gliel'aveva ripetuto cinque volte – quando parlava, a volte, sembrava averne quasi una quarantina. Una delle cose più assurde era probabilmente il fatto che sembrava una (gran bella, questo era da ammettere) donna in carriera, dato che faceva sembrare la propria dubbia – per quanto lo negasse, Tom doveva ammettere che anche per lui era una cosa un po' strana – professione al pari di quella di un avvocato o di un medico.

“Bill, se non mi lasci parlare allora è tutto inutile...”

“Effettivamente.” aveva annuito Amèlie, e Bill le aveva rivoltò un'occhiata quasi più gelida di quelle che aveva rivolto a lui quando aveva capito – brivido di terrore – che cosa stesse tramando.

“Voi due non state bene, lasciatemelo dire” anche se parlava al plurale, Bill stava guardando lui “...e poi tu! Ma che razza di lavoro dovrebbe essere, questo? Non sono nemmeno sicuro che sia legale!”

Amèlie non aveva battuto ciglio, gli aveva solo rivolto un'occhiata divertita prima di abbassare lo sguardo sulle proprie unghie laccate di nero. Aveva cominciato a controllarle minuziosamente, e aveva lasciato Tom solo ed indifeso in balia della situazione – barra bestia inferocita e insonnolita nella quale suo fratello si era trasformato.

E poi, a quel punto della conversazione Bill sembrava notevolmente offeso.

“Prima che tu dica qualsiasi cosa, sappi che la mia risposta è no.”

“Ma Bill...”

Suo fratello aveva volto il capo verso sinistra e aveva smesso di guardarlo.

E Tom si era arrabbiato.

D'accordo, poteva anche ammettere che forse si trattava di un'idea un tantino campata in aria, ma se era arrivato al punto da contattare una consulente sentimentale era stato solo per il bene – e la salute mentale – di suo fratello!

“Adesso mi hai proprio rotto le palle!” Aveva sbraitato, alzandosi di scatto dal divano “sono settimane che continui a deprimerti per Evelyn, e io non ce la faccio più a vederti in questo stato, dannazione!”

“Tom!” aveva urlato Bill, che, preso alla sprovvista dal modo senza tatto nel quale Tom aveva pubblicamente sputtanato i suoi sentimenti, aveva sgranato gli occhi e lanciato una velocissima occhiata dalle parti di una Amèlie che, ancora intenta a fissarsi le unghie, sembrava non averli nemmeno sentiti.

E così sarebbe sembrato a chiunque, perchè Amèlie, negli anni in cui aveva prestato servizio come aiutante di un amore nel quale nemmeno credeva, una cosa l'aveva imparata: osservare. Tutto: dal più piccolo particolare a quello più evidente; e l'aveva fatto così tante volte da riuscire a confondere le persone con le quali aveva a che fare. Non era strano, dunque, che ne Tom ne Bill si fossero accorti del modo minuzioso nel quale, mentalmente, stava prendendo appunti.

“Non c'è niente di cui tu ti debba vergognare” Amèlie alzò lo sguardo dalle unghie e sorrise al ragazzo pallido, cercando di apparire il più sincera possibile “...sono cose che ho sentito un miliardo di volte.”

In tutta risposta, Bill si fece prima pallido e poi paonazzo. Si alzò dal divano senza dire una parola e, velocemente, si dileguò in cucina, sparendo dalla loro visuale in pochi secondi.

Tom sospirò e mise le mani in quella strana capigliatura che aveva.

“Non so più che cosa fare... se nemmeno questa funziona giuro che mi arrendo...”

E nel modo in cui lo disse, Amèlie capì che non lo avrebbe fatto. Non si sarebbe arreso, mai, avrebbe continuato ad arrovellarsi il cervello per cercare di aiutare quel gemello scapestrato che s'era ritrovato. E se avessero dovuto tenere conto delle decisioni di Bill, beh, avrebbero mandato all'aria l'unica occasione che avevano – entrambi, a quanto pareva – di trovare un minimo di serenità. Sembrava quasi che quella di uno dipendesse da quella dell'altro, ed Amèlie, che era così sicura delle proprie capacità, era assolutamente convinta di poterli aiutare.

“Ci penso io.”

Tom la guardò con un cipiglio allarmato, ma non si mosse mentre lei si alzava e seguiva la scia che aveva percorso quell'ostinato di suo fratello. Amèlie sfiorò il divano con le dita pallide mentre, dentro di se, cominciava a prepararsi un discorso convincente. Infine, con il mento alto e lo sguardo sicuro, accelerò il passo ed entrò in cucina.

Era piuttosto ampia, bianca e luminosa, con un grande tavolo vicino alla parete di sinistra. E proprio li lo trovò, quel ragazzo magro e apparentemente sconsolato, seduto su una sediolina marrone con il capo chino e lo sguardo perso.

“Ehy” lo chiamò, avvicinandoglisi, ma lui non le rispose ne si mosse.

Amèlie concordò con la vocina che nella sua testa le ordinava di non toccarlo: teso com'era, avrebbe finito per scattare, e la cosa non avrebbe aiutato il suo piano.

“Non intendevo offenderti, e sono sicura che nemmeno tuo fratello intendeva farlo...”

Ancora nessuna risposta. Bill si limitò a sospirare leggermente.

“Però devi credermi quando ti dico che sono cose che ho visto una marea di volte... e devi credermi anche quando ti dico che so perfettamente come aiutarti.”

Il ragazzo, improvvisamente, si voltò a fissarla. Era arrabbiato, e aveva una rughetta poco rassicurante in mezzo alle sopracciglia aggrottate.

“Te l'ho già detto: non ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a rimorchiare!”

Amèlie si concesse una risatina pacata, e quell'altro quasi la fulminò con un'occhiataccia fin troppo eloquente.

“Probabilmente non hai capito nemmeno che non è di questo che mi occupo... sono una consulente sentimentale, non una ti aiuto a rimorchiare e a farti la ragazza dei tuoi sogni, chiaro?”

Che?” Bill la stava fissando quasi come se improvvisamente si fosse tramutata in un alieno pazzo pieno di bitorzoli piuttosto inquietanti.

“Quella faccia non ti rende più attraente, sai? Per cui cestinala immediatamente. ...Comunque, ritornando a noi: so perfettamente come ti senti. Sei perdutamente innamorato di questa ragazza e molto probabilmente – sempre se vi siete mai parlati – per lei sei solo un amico... e tu non hai la minima idea di come comportarti, giusto? Visto che praticamente la situazione ti sta facendo diventare pazzo...”

Lui non rispose, ma si limitò a guardarla come se avesse detto nient'altro che la pura e semplice verità. Una verità particolarmente dolorosa, oltretutto.

“Oh, certo, correggimi se sbaglio, eh...”

“Dovresti cestinare il sarcasmo, non ti dona molto.”

Amèlie lo guardò male, ma l'ombra di un sorriso le colorava appena le labbra.

“Fino a prova contraria l'esperta qui sono io.”

Bill sbuffò, inarcando un sopracciglio.

“E certo, d'altronde sei una consulente sentimentale...”

Amèlie stroncò sul nascere quella battuta velenosa: “Esatto, e come tua consulente sentimentale, ho intenzione di aiutare la tua Evelyn a vederti non come un povero smidollato impacciato, ma per quello che sei realmente. Quando avrò fatto quel che devo fare, stai certo che vorrà che tu sia per lei molto più che un semplice amico.”

“Senti, io apprezzo quello che vorresti fare – o almeno credo sia così, ma, sul serio, non saprei... Mi sembra una cosa così meccanica e stupida.”

Amèlie sorrise perchè, per quanto non potesse sembrare, il suo piano stava procedendo nel verso giusto.

“Ti capisco, anche io sarei confusa... ma non ti chiedo altro che quattro giorni di prova. Se vedrai che la cosa non fa per te e non vedrai nessun miglioramento, allora potrai scaricarmi. Che ne dici?”

Bill la fissò per dei secondi che le parvero interminabili e, dopo aver fatto spallucce e aver distolto lo sguardo, brontolò un: “Come ti pare”.

  
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