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Autore: Soffiablabla_    27/12/2011    5 recensioni
Rimase a riflettere sugli avvenimenti dell’ultimo periodo: il Torneo Tremaghi, l’arrivo degli studenti stranieri e Potter, che ancora una volta aveva trovato il modo di mettersi in mostra. Lo odiava, lo odiava con tutto sé stesso. Ma si poteva essere più egocentrici di così? Eppure anche lui avrebbe voluto essere uno dei Campioni, per dimostrare a tutti chi era veramente e quanto valeva.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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“Pansy, ti ho detto che adesso devi sparire!” era già la quinta volta che Draco Malfoy ripeteva a quella zecca della Parkinson di togliersi dai piedi. E tutti sapevano quanto Draco Malfoy odiasse ripetere le cose. All’ennesimo “ma dai, Draco, torniamo dentro a divertirci!” il Biondo si girò verso di lei col fuoco negli occhi, facendola immediatamente allontanare intimorita. Finalmente rimasto solo, Draco tirò fuori il pacchetto di sigarette alla menta dalla tasca interna del mantello e ne accese una portandosela alle labbra; si appoggiò sul davanzale della finestra e chiuse gli occhi. Rimase a riflettere sugli avvenimenti dell’ultimo periodo: il Torneo Tremaghi, l’arrivo degli studenti stranieri e Potter, che ancora una volta aveva trovato il modo di mettersi in mostra. Lo odiava, lo odiava con tutto sé stesso. Ma si poteva essere più egocentrici di così? Eppure anche lui avrebbe voluto essere uno dei Campioni, per dimostrare a tutti chi era veramente e quanto valeva. Sentendo dei rumori alle sue spalle, Draco si ridestò e si voltò a guardare. Due Armadioni di Durmstrang attraversavano il corridoio a passo di marcia parlottando tra di loro in lingua bulgara. Li odiava, odiava tanto anche loro. Primo fra tutti quel Krum, che come ultima baggianata aveva scelto proprio LEI come dama. A dire il vero Draco quella sera era rimasto (…piacevolmente?) sorpreso dalla Granger. Mai in quattro anni l’aveva guardata da questo punto di vista; per lui era sempre stata la bambina insopportabile saputella con i dentoni amica di San Potty, Mezzosangue. Probabilmente se non l’avesse realmente vista gli sarebbe risultato parecchio difficile immaginarsela così… così… così come? Draco non sapeva neanche in che modo definirla, era consapevole però che nel corso della serata avrebbe volentieri più volte fatto a cambio con quell’altro Armadio, per poter anche lui volteggiare con lei. Peccato che ad un certo punto con una nota di amarezza si era reso conto che era sparita dalla Sala Grande. Solo un momento, che cosa stava pensando? Amarezza? Scosse debolmente la testa per allontanare quei pensieri, decidendo che forse per quella sera aveva bevuto anche troppo. Spense la sigaretta e con noncuranza gettò il mozzicone per terra, avviandosi verso il suo dormitorio nei sotterranei, ma un sonoro ‘clop, clop’ lo fece voltare. Era il tipico rumore di tacchi femminili, si disse, aveva imparato a riconoscerlo da piccolo, quando combinava qualcosa che non andava e doveva assicurarsi di non essere scoperto da sua madre. Il rumore intanto seppur persistente, iniziava a scemare e come attirato da una forza sconosciuta, Draco decise di seguire la ragazza misteriosa. Ad un certo punto del corridoio dovette fermarsi, dandosi mentalmente dello stupido realizzò che aveva indugiato troppo, e che così facendo quella si era già allontanata, per questo non riusciva più ad udire i suoi passi. Con aria seccata lanciò un rapido sguardo alla finestra di lato, e nel buio riuscì a scorgere un movimento. Un ghigno si formò sulle sue labbra: aveva avvistato nuovamente la sua preda. Quasi correndo percorse la strada che lo separava dal parco, e una volta arrivato davanti al portone d’ingresso, si guardò intorno. Poco dopo sentì dei singulti provenire dalla grande quercia e silenziosamente si avvicinò: quello che vide per poco non lo fece cadere all’indietro. Ai piedi del grande albero Hermione Granger era seduta con la testa nascosta tra le ginocchia scossa da forti singulti, e sentendo una presenza avvicinarsi a lei, parlò: “Risparmia il fiato, Harry, ti ho già detto che non ho alcuna intenzione di tornare in dormitorio!” il suo tono autoritario però non riuscì a nascondere il tremore della voce. “Sei patetica, Mezzosangue, talmente tanto che scambi me, Draco Malfoy (il che è tutto dire!), per quell’idiota del tuo amico Sfregiato” replicò il ragazzo con tono di scherno. Con uno scatto Hermione sollevò la testa realizzando solo in quel momento chi effettivamente ci fosse con lei. Vedendo che si limitava a fissarlo con gli occhi sgranati, rossi e gonfi per il pianto, Draco parlò ancora: “Che hai da frignare?” chiese curioso. “Non stavo affatto frignando, Furetto, e in ogni caso non sono affari che ti riguardano!” rispose stizzita lei, stropicciandosi distrattamente gli occhi con il dorso della mano; fece per alzarsi e andar via, ma una stretta gelida sul polso le impedì di muovere qualsiasi altro muscolo “Si può sapere che diamine ti prende?” insistette Draco, palesemente infastidito dai modi scontrosi di lei, che per tutta risposta abbassò lo sguardo riprendendo silenziosamente a piangere. La guardò perplesso, indeciso sul da farsi, all’improvviso però la lasciò, voltandosi dall’altro lato e fischiando un paio di volte in direzione del cielo stellato. Qualche attimo dopo, sfrecciando alla velocità della luce, si parò davanti a loro una scopa di colore nero e lucidissimo che la faceva sembrare nuova di zecca, la scritta argentea ‘Nimbus 2001’ che spiccava nel buio della notte. Rimase per un po’ a guardarla orgoglioso, poi si avvicinò e la cavalcò con gesti eleganti. Volando a circa un metro da terra si avvicinò a Hermione allungando una mano nella sua direzione “Non ci penso neanche!” disse lei in tono quasi offeso. “Perché no?” replicò lui “Io… ecco, io ho… ho paura di volare…” rispose la ragazza in un sussurro, quasi sperando di non essere stata sentita. “Andiamo Granger, non dirmi che non ti fidi di me!” chiese allora Draco con fare angelico, tendendo sempre il braccio verso di lei “Certo che no! E come potrei mai?” rispose Hermione, come a voler sottolineare qualcosa di ovvio. Con impazienza il ragazzo le riafferrò il polso “Poche storie Mezzosangue, chiudi il becco e sali!” contrariata, ma anche incuriosita, la ragazza si posizionò dietro il Biondo, forse anche un po’ intimorita dal tono particolarmente severo che aveva usato. “Allora, ti fidi di me?” richiese lui, stavolta con aria divertita “Ancora? Ti ho già detto di no!” “Davvero? Beh, allora ti conviene reggerti forte!” e detto questo partì a tutta velocità verso l’oscurità della volta celeste. “Per favore, và piano!” Hermione avrebbe tanto voluto dirgli questo, ma non ne ebbe il tempo, perché immediatamente dopo fu investita da una forza invisibile che la spingeva verso terra, per questo fu costretta ad ancorarsi al petto di Draco, e anche se non poteva vederlo era certa del ghigno che gli era spuntato sul viso. Aveva la guancia a contatto con la giacca del suo completo vellutato, poteva inspirare appieno tutto il suo profumo di menta misto a tabacco, e ingenuamente le venne da sorridere pensando che quel profumo non le dispiaceva affatto. “Rilassati, Mezzosangue, non c’è pericolo che tu cada” le disse (…dolcemente?) Draco, sentendo che Hermione non accennava a diminuire la stretta delle sue esili braccia sul suo torace. Rallentò appena la corsa, permettendo a lei di godere di quella meravigliosa sensazione di libertà che le stava dando, ma proprio quando meno lei se lo sarebbe aspettato, scese in picchiata, accompagnato da un urlo agghiacciante della ragazza. Draco si fermò poco prima di tuffarsi nel Lago Nero, continuando però a volare a pelo d’acqua, facendo sì che i loro piedi sfiorassero la superficie cristallina; il Serpeverde tolse la mano dal manico della scopa e la appoggiò delicatamente all’altezza del cuore, proprio dove c’era quella di Hermione, per staccare anche la sua da lì e far immergere le punte delle loro dita intrecciate abbassandosi appena. Hermione spalancò gli occhi, sorpresa da quel gesto, e rabbrividì al contatto delle sue falangi con l’acqua ghiacciata; dopo tutto, non aveva altro che quel leggero vestito blu pervinca a proteggerla dal freddo di dicembre. Ben presto atterrarono sull’altra sponda del lago, e Hermione, ancora un po’ tremante rimase a riflettere su quanto accaduto quella sera: aveva passato gran parte del pomeriggio chiusa in camera a farsi bella, perché era stata invitata al Ballo del Ceppo dal ragazzo più corteggiato di tutti, si era sentita così emozionata mentre danzava con lui con gli occhi dei presenti puntati su di lei; nessuno, neanche i suoi amici di sempre Harry e Ron, si sarebbero mai aspettati di vederla al braccio di Viktor Krum, non per niente si era ritrovata a piangere come una fontana dopo la furiosa lite avvenuta con Ron, una volta tornati nella Sala Comune. Si era chiusa nella sua stanza a versare lacrime amare, ripensando a quanto erano stati inutili i tentativi di fare ingelosire proprio lui, di cui aveva scoperto essersi innamorata. Aveva violentemente sbattuto la porta del suo dormitorio, ma con tanta veemenza l’aveva riaperta circa un’ora dopo per scappare da tutto quel senso di angoscia che l’aveva invasa nel giro di qualche mezz’ora. A niente erano valse le parole di Harry che tentava di ricondurla nella sua camera, facendole giustamente notare che il modo migliore per beccarsi una polmonite era di certo passare la notte fuori in pieno dicembre. Effettivamente non poteva dargli tutti i torti, iniziava davvero a battere i denti per il freddo, ma si beò subito dopo dell’avvolgente calore del mantello di Draco che quest’ultimo le aveva gentilmente adagiato sulle spalle. “Grazie…” mormorò, visibilmente imbarazzata da tanta carineria. Il Biondo non le rispose neanche, si limitò a sedersi sull’erba umida e accese una delle sue sigarette. Hermione si era quasi scordata di lui, una volta arrivata sotto la grande quercia l’ultima persona da cui si aspettava di ricevere conforto era invece accorsa in suo aiuto, tirandola fuori da quel mare insensato di lacrime nel quale stava annegando. Draco era stato inaspettatamente dolce, le piaceva il modo in cui le aveva sorriso per convincerla a montare sulla sua Nimbus 2001. Senza attendere oltre, prese posto accanto a lui decisa a chiedergli una qualche spiegazione, ma lui la precedette: “Non mi hai ancora detto perché piangevi, Granger” non la guardava in faccia, fissava un punto indefinito davanti a sé. “E tu perché me lo chiedi?” fu la replica della ragazza. “Sono solo curioso di capire che motivo avrà mai la ragazza di Viktor – guardate quanto sono strafigo – Krum di piangere!” disse Draco, nel tono una nota di irritazione. “Non sono la ragazza di Viktor!” rispose impettita Hermione. “Ah no? Beh, sei andata alla ballo con lui… insomma, chi lo avrebbe mai detto? La Mezzosangue zannuta so-tutto-io , al Ballo del Ceppo con il Campione bulgaro! Scommetto che a San Potty gli è andato il cuore in frantumi quando ti ha vista tra le braccia di quel gorilla” disse sprezzante Draco, nessun segno della gentilezza di prima era minimamente percepibile. “Ah no, Malfoy! Anche tu con questa storia! Viktor non mi ha invitata solo per tentare di estorcermi qualche informazione su Harry o roba simile! Ma tu e Ron vi siete messi d’accordo?” sbottò esasperata agitando le mani. “Come? Per prima cosa, Granger, io e Lenticchia non potremmo mai essere d’accordo su niente. E poi cosa credi che m’importi dei patetici piani di Krum di carpire informazioni su Potter? Guarda che io mi riferivo all’articolo della Gazzetta del Profeta!” “Andiamo Malfoy, quella Rita Skeeter dice solo un mucchio di frottole!” “Ha detto che sei una ragazza straordinariamente graziosa” Hermione avvampò, boccheggiò un attimo, ma poi cercò di rispondere: “Beh… ecco, io… Io e Harry siamo soltanto ottimi amici, fine della storia. La Skeeter si sbaglia se crede che tra noi ci sia qualcos’altro.” Concluse risoluta la Grifondoro. “Non hai ancora risposto alla mia domanda. Perché piangevi?” insistette lui, stavolta guardandola intensamente negli occhi. “Vuoi saperlo davvero?” lui annuì, e Hermione continuò: “Mi sono innamorata di Ron. Sono stata una stupida, lui non si accorgeva di me e io ci stavo sempre più male, poi Viktor mi ha invitata e io ho pensato che quella era l’occasione perfetta per ingelosire Ron, ma mi sbagliavo. Lui si è arrabbiato tantissimo con me, mi ha accusato di ‘fraternizzare col nemico’, ha iniziato a urlarmi contro e a lanciarmi i peggiori insulti… Ho pianto tanto, mi sono anche sentita un verme per come ho trattato Viktor! Lui è stato così carino con me, pensa che veniva tutti i giorni in biblioteca solo per guardarmi e cercare il momento giusto per chiedermi di fargli da dama, e io l’ho piantato per colpa di quel… di quel…” “Ma come puoi dire di amarlo se ti ha causato tutti questi problemi?” la interruppe Draco. “Non lo so” rispose Hermione con un sospiro “lui molto spesso… anzi, quasi sempre è inopportuno, goffo, insensibile e completamente privo di tatto, ma io credo di essermi innamorata della sua semplicità, della tenerezza che c’è nei suoi piccoli gesti quotidiani, della sua faccia annoiata quando siamo a lezione di Storia della magia, o per esempio quando esulta per aver vinto a Quidditch” se all’inizio Hermione aveva gli occhi lucidi, adesso guardava il cielo con aria sognante. “Io penso che sia stupido” disse tranquillamente Draco “Stupido? Che cosa…?” chiese stupita Hermione. “È stupido il fatto che tu ci giri ancora intorno! Insomma, dovresti semplicemente andare da lui e dirgli che ti piace, non importa quale sia la sua reazione. È inutile che tu stia qui a piangerti addosso, meglio vivere di rimorsi che di rimpianti” le spiegò il ragazzo con ovvietà. “Questa l’hai letta nei cioccolatini?” chiese Hermione, sorridendo amaramente. “Cosa?” Draco era palesemente confuso. Che cosa c’entravano i cioccolatini? “Lascia perdere, Malfoy, roba da babbani” Draco storse il naso, poi si alzò e le disse: “È tardi, rientriamo al castello” salirono entrambi sulla scopa, e spiccarono il volo subito dopo. Hermione si sentiva più serena, quello sfogo le aveva fatto così bene… adesso era più leggera e sapeva cosa fare: il giorno dopo avrebbe rivelato i suoi sentimenti. Arrivarono davanti la grande quercia, in prossimità del portone d’ingresso e Hermione si sfilò il mantello per restituirglielo. “Ehm… il tuo mantello… beh grazie Malfoy!” disse un po’ impacciata. Draco sorrise, si avvicinò a lei per prendere l’indumento e… la baciò. Fu un contatto troppo breve, Hermione se ne accorse solo dopo che questo terminò e si ritrovò a sgranare gli occhi incredula. “Notte Granger” disse con noncuranza Draco, incamminandosi verso i sotterranei. Fissò il punto in cui il Biondo era sparito, poi si riscosse e focalizzò il suo obbiettivo principale: confessare a Ron di essersi innamorata di lui. Niente di difficile, ma… lei era davvero innamorata di Ron? Hermione si sfiorò le labbra con la punta delle dita, senza riuscire a darsi una risposta.
  
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