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Autore: Sirio J Dawson    27/12/2011    3 recensioni
..Era cambiato, aveva diciassette anni ormai, la voce era diversa, lui era diverso.
- Sei davvero bravo. – gli dissi molto sinceramente.
- Grazie baby. – ci guardammo e sorridemmo entrambi.
Rimanemmo lì a coccolarci.
Era come stare in paradiso, non ero mai stata trattata così, davvero.
- Senti… - ispirai un po’ del suo dolce profumo.
- Dimmi. – stavamo fronte contro fronte, eravamo così vicini che quando parlavamo le nostre labbra si toccavano.
- Grazie.. – arrossì.
- Di cosa? – disse in tono giocoso.
- Di tutto. – sorrisi debolmente.
- Non dire sciocchezze. – mi prese il mento e mi baciò.
Si era svolto tutto così in fretta, così velocemente, non riuscivo a rendermi conto, aveva le labbra così morbide, i suoi baci guidavano i miei, le sue mani sui miei fianchi mi rendevano quasi impotente, faceva tutto lui, perché così doveva essere...
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 A cosa serve amare se non si viene amati?
 

In casa ero da sola, mangiai quello che c’era scritto nella dieta e accesi il PC.
Andai su Facebook dove trovai le solite ragazzine vissute con link deprimenti, che parlano della solitudine quando non sanno neanche come si divide in sillabe quella parola.
Io so che cos’è la solitudine.
Non è il semplice sentirsi soli, è molto di più.
E’ quando non hai amici ed hai tutta un’intera scuola contro che ti giudica per quello che sei, anche se ti conosce solo esteriormente.
Ti senti maltrattata, vorresti fuggire via, ma ti trattieni perché sai che c’è sempre qualcuno che ti aspetta.
Io invece chi avevo?
Tutti si facevano influenzare da quella spara minchiate di Alessia, che mi dipingeva per quella che non ero, mi prendevano in giro perché invece di guardare il grande fratello, l’isola dei famosi preferivo guardare Naruto, Dragon Ball e Shaman King invece di farmi rincoglionire da gente ignorante che sta 9 mesi in una casa o su un’isola sperduta.
Ogni tanto esprimevo un desiderio, quello di essere bella come loro.
Solo dopo mi accorgevo che avevo espresso una cazzata.
Loro non erano belle, ma venivano considerate tali perché mettevano i vestiti firmati, si tingevano i capelli e si compravano le collane di Tiffany.
Io invece evitavo di far spendere soldi inutili ai miei genitori, ma evidentemente questo a quelle ragazzine viziate non interessava.
Se per essere accettati nel gruppo dovevi avere questi requisiti preferivo rimanere da sola.
Così infatti è stato.
- Baby ci sei?  - sentii bussare alla porta.
- Si eccomi. – mi misi le pantofole e andai ad aprire.
- Ciao Justin. – sorrisi, non volevo farmi vedere con gli occhi lucidi, non volevo piangere davanti a lui.
- C’è qualcosa che non va? – mi chiese entrando.
- No, tutto apposto. – mentii.
- Non mi dire bugie si vede dal colore dei tuoi occhi che non va tutto bene. – mi accarezzò una guancia e mi strinse forte a se.
Nessun ragazzo mi aveva mai abbracciata così spontaneamente.
- Ricordati che è inutile tenersi tutto dentro, fai si che i tuoi problemi non ti uccidano.- andammo in camera e ci sedemmo sul mio letto.
Mi misi a gambe incrociate lui fece altrettanto.
- Allora che musica ascolti? – bella domanda, io non avevo un cantante preferito.
- Ehm, domanda di riserva? – abbassai la testa sconsolata.
- Non mi dire che non hai un cantante preferito perché non ci crederò mai! – disse incredulo.
- Mi piacciono le sigle. – che figura di merda.
- Senti, ti faccio ascoltare qualche mia canzone, vediamo se ti piacciono. – la proposta non era male, magari mi sarei potuta sfogare.
- Proponimi qualcosa che mi si adatti. – volevo sentire una canzone che mi rispecchiasse.
- Non posso decidere, prima devi raccontarmi almeno qualcosa di te, altrimenti come faccio? – si mise a gattoni e si avvicinò, a mio parere un po’ troppo.
- Ricordati, senza paura. – mi fece l’occhiolino, era così maledettamente rassicurante.
- Basta che pensi alla giornata di oggi, moltiplicala per 365 giorni l’anno per tre anni e dimmi il risultato. –  presi un cuscino e me lo poggiai sulle ginocchia.
- Depressione, ecco il risultato. – disse sottovoce.
- Sai cosa significa pensare che sei diversa, credere che essere del sud sia un difetto che non potrai mai cambiare che così sei e così rimarrai, sono sempre stata considerata un essere inferiore, che non merita rispetto, una contro una scuola intera, professori che se ne fottono altamente, ed io devo soffrire per una mandria di imbecilli? NO GRAZIE! – ne parlavo così tante volte con me stessa di questo problema che ogni volta mi veniva da piangere, ed anche questa volta le lacrime non esitarono a scendere.
Presi il cuscino e incurante del fatto che lo avrei sicuramente macchiato di trucco me lo portai davanti agli occhi, poggiando le spalle al muro.
- Ti prego non fare così… - era evidente che non sapeva come consolarmi, ed era altrettanto vero che non potevo pretendere nulla da un ragazzo che conoscevo da mezza giornata.
- Non ti preoccupare, faccio sempre così. – singhiozzai.
- Ehì, devi stare tranquilla, non ce la faccio a guardarti piangere, devi essere forte, se la gente ti critica è solo perché è invidiosa, guarda me per esempio, sai quanta gente mi odia? –  mi accarezzò e mi abbracciò.
- Invidiosa di che, io son un mostro non mi vedi?! – in questi momenti mi sminuivo molto, soprattutto quando mi sentivo male, io ero quella classica ragazza romantica, piena di idee, semplice, curiosa, ma tutte queste qualità si erano andate a farsi fottere.
- Sei bellissima invece. – mi sorrise dolcemente dandomi un bacio sul naso, mi asciugò le lacrime e mi tolse tutta la matita che si era sciolta.
- Mettiti un paio di occhiali per favore. – cercai di non sembrare un’anima in pena, ma non ce la facevo.
Justin mi invitò a mettersi accanto a lui, si era sdraiato comodamente sul mio letto, io non mi feci attendere e accettai l’invito.
Era buio fuori, a ad illuminare la stanza c’era solo la lampada del mio comodino.
Sentii il suo braccio allungarsi sul mio fianco, giocava con il lembo della mia maglietta, aveva le mani gelide, ma sono dettagli.
Mi diede un bacio sul collo, rabbrividii a quel contatto così improvviso, sorrisi, non avevo mai provato una sensazione del genere.
- Allora, proviamo con Down to the earth? – sentivo il suo respiro sul mio orecchio, era qualcosa di fantastico.
- Va bene, incomincia pure. – lo abbracciai e ci guardammo.
 

I never thought that it be easy
Cause we both so distance now
And walls are closing in on us
And we’re wondering how
No one has a solid answer
But just walking in the dark.

 
 

Era cambiato, aveva diciassette anni ormai, la voce era diversa, lui era diverso.
- Sei davvero bravo. – gli dissi molto sinceramente.
- Grazie baby. – ci guardammo e sorridemmo entrambi.
Rimanemmo lì a coccolarci.
Era come stare in paradiso, non ero mai stata trattata così, davvero.
- Senti… - ispirai un po’ del suo dolce profumo.
- Dimmi. – stavamo fronte contro fronte, eravamo così vicini che quando parlavamo le nostre labbra si toccavano.
- Grazie.. – arrossì.
- Di cosa? – disse in tono giocoso.
- Di tutto. – sorrisi debolmente.
- Non dire sciocchezze. – mi prese il mento e mi baciò.
Si era svolto tutto così in fretta, così velocemente, non riuscivo a rendermi conto, aveva le labbra così morbide, i suoi baci guidavano i miei, le sue mani sui miei fianchi mi rendevano quasi impotente, faceva tutto lui, perché così doveva essere.
- Mai baciato vero? – sorrise ancora, pareva che mi stessi per sciogliere.
- No, si vede? – mi accarezzò dolcemente i capelli.
- Sai le ragazze che hanno già baciato sono così fomentate così spigliate, mentre tu, sei così pacata, infinitamente dolce. – mi vergognavo quasi ma infondo con lui non c’erano specchi su cui arrampicarsi, ti sgamava in qualsiasi momento, non c’era tempo per dire bugie.
- Tu dici? – mi scostò i capelli da davanti agli occhi.
- Si..- ci baciammo nuovamente, non avevo mai pensato di baciare qualcuno, invece, proprio ad un diciassettenne come lui dovevo andare a piacere.
- A che pensi? – mi chiese gentilmente, aveva un’aria assopita.
- Bhè, a come ti sei innamorato di me, sai non sei tanto normale. – tutti i ragazzi mi mettevano sempre a distanza, la stupidità non ha mai fine.
- Chiediti più che altro perché gli altri non sono normali. – questa risposta mi lasciò atterrita, senza parole, davvero.
 
 

PEACH  - PIT ♥
 
Mie belle fanciulle, buonasera.
Eccomi con il secondo capitolo della mia FF.
Spero tanto che vi piaccia, perdonatemi se non è di vostro gradimento ma cercate di capirmi, oggi sono andata a pattinare, ovviamente sono scivolata ed ora la mia caviglia implora pietà talmente che mi fa male D:
Tralasciando queste quisquiglie, mi farebbe piacere che leggeste la mia storia e mi fareste sapere come la trovate!
Un bacio:
Sirio Dawson. ♥

   
 
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