Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: biebsmisteltoe    27/12/2011    1 recensioni
Quando l'amore può volare libero, beh, è da quel momento che si è felici, davvero.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Spero vi piaccia.
xxx
Charlie.

What are you say to me?

L’indomani la ragazza si svegliò, aprì gli occhi lentamente e si stiracchiò.
Si alzò dal letto e andò immediatamente alla finestra, scostò le tende e notò subito Justin che dormiva ancora beato.
Istintivamente sorrise.
Ammetti che ti piace, pensò.
Scosse leggermente il capo per cacciare via quel pensiero, poi si recò in bagno per farsi una doccia.
Aprì l’acqua e quando essa raggiunse la temperatura ideale, si infilò sotto il getto d’acqua calda.
Poco dopo uscì dalla doccia e prese un asciugamano grande in modo da avvolgere il suo corpo.
Raccolse i capelli lunghi ancora umidi con un mollettone e poi ritornò nella sua camera.
Aprì l’armadio e dopo pochi secondi ne estrasse un paio di collant neri pesanti, un paio di pantaloncini corti di jeans,
una maglia nera con la scritta ‘Find me’ bianca, il cardigan pesante nero e i suoi fidati Ugg bassi grigi.
Si vestì e poi guardò in camera di Justin, lui non c’era più nel suo letto, così la ragazza scese in cucina.
Poco dopo, suonò il campanello.
Charlie andò ad aprire e vide Justin tutto sorridente sulla porta.
«Ciao stupenda» esordì il ragazzo.
«Buondì moccioso, che hai già da rompere?» chiese in modo ironico Charlie.
«Mi manda mia mamma, ha detto che devi venire a fare colazione da noi» spiegò il biondo.
«Dille che la ringrazio, ma faccio colazione a casa, ma perché ha mandato te?» domandò la ragazza.
«Sa che non hai da mangiare in casa e ha mandato me perché dice che tra di noi c’è una sorta di alchimia» rispose Justin.
«Vedi? È per questo che non vengo» obiettò Charlie.
Justin prese il polso della ragazza e la trascinò fin dentro casa sua e la fece accomodare al tavolo della cucina.
«Ah buongiorno Charlie, sono contenta che tu abbia accettato l’invito, poi ti devo anche parlare» disse frettolosamente Pattie,
per poi passare alla ragazza un croissant.
Fecero colazione velocemente, poi Pattie disse al figlio di uscire in giardino e lei e Charlie si accomodarono sul divano in salotto.
La donna prese le mani di Charlie tra le sue e le intrecciò.
«Vedi Charlotte, ho bisogno di parlarti» osservò Pattie.
La ragazza si chiese subito come facesse a sapere il suo nome complemento, ma la lasciò andare avanti.
«Io ti conosco» aggiunse la donna.
«Certo, ci siamo conosc..» Charlie non finì la frase perché Pattie la zittì.
«No, io ti conosco da prima di ieri, io ti conosco da quando sei nata, io ero la migliore amica di tua madre, adoravo Denise,
la conosceva fin dai tempi dell’asilo e la sua morte o meglio il suo suicidio mi ha lasciato distrutta. Mi ricordo che era l’inizio della primavera, quando un giorno tu e Justin stavate giocando in giardino, tu avevi all’incirca quattro anni,
li avevi appena compiuti e il mio Justin ne aveva tre,
quel giorno dopo le voci che erano circolate in paese sul fatto che un ex ragazzo di tua mamma aveva l’Aids,
lei mi disse che voleva andare a fare degli esami, io l’accompagnai e le consigliai di far arrivare i suoi esami direttamente al suo dottore di fiducia, così lei fece.
Dopo pochi giorni il dottore chiamò Denise, per dirle che gli esami erano arrivati e che lui aveva da dirle qualcosa d’importante,
ma non poteva dirglielo al telefono.
Così, presa dalla paura, tua madre ti lasciò a me e senza dirmi niente, scomparve per alcuni giorni, poco tempo dopo,
ritrovarono il  suo corpo in un canale poco distante da qui,
il dottore poi disse a tuo padre,
che la notizia che doveva darle era che aspettava un altro bambino» concluse Pattie con le lacrime che le rigavano il volto.
Charlie aveva ascoltato tutto, si sentiva vuota.
Si alzò in piedi e slegò le sue mani da quelle della donna che gliele aveva tenute per tutto il tempo.
«Scusami Pattie, scus..» riuscì a biascicare, poi uscì da quella casa, sbattendo la porta.
Charlie iniziò a camminare velocemente nella direzione opposta a casa sua,
ma poi venne fermata da una mano che era intrecciata alla sua.
«Che succede?» chiese Justin preoccupato.
«Tua mamma, mi ha appena detto che mia madre si è suicidata» rispose bruscamente,
in mezzo ai singhiozzi Charlie.
«Ah te l’ha detto» osservò amareggiato Justin.
«Tu lo sapevi?» urlò Charlie, prima di tirare uno schiaffo a Justin.
La ragazza continuava a piangere, il ragazzo non le aveva ancora lasciato la mano.
Justin la trasse a sé e Charlie l’abbracciò.
Lui iniziò ad accarezzarle la testa.
«Andrà tutto bene piccola, vedrai andrà tutto bene» ripeteva continuamente Justin,
mentre la coccolava e le lacrime di lei sporcavano di mascara la felpa bianca, la sua preferita, ma non ci badò.
Sentiva il profumo di pesca di Charlie inebriargli le narici e questo, a lui, bastava.
  
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