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Autore: Emily Kingston    28/12/2011    5 recensioni
Harry Potter, Ron/Hermione | One-shot, Missing Moments
Ce l’aveva messa tutta per recuperare il suo tempo, si era rimboccato le maniche e aveva cercato in tutti i modi di riacciuffarlo, eppure il tempo era riuscito a seminarlo lo stesso.
E Ron si sentiva un po’ arrabbiato per questo, perché in fondo, lui se lo meritava quel tempo. Era suo di diritto.
Sospirò, seguendo il percorso dell’ultimo granello di sabbia che scendeva lentamente.
Poi alzò gli occhi e notò che fuori stava piovendo. Se n’era accorto perché i vetri della finestra della sua stanza erano percorsi dalle scie di centinaia di migliaia di goccioline. Alcune sembravano addirittura rincorrersi, senza trovarsi mai.
Un po’ come lui ed Hermione.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A sarainsb,
perché, in un certo senso,
 glielo avevo promesso.


Durante il temporale (Inside out)

Ron posò distrattamente gli occhi sulla piccola clessidra appoggiata sul comodino.
La sabbia chiara, probabilmente prelevata sulla spiaggia di Villa Conchiglia, scendeva lenta, ammassandosi elegantemente.
Era stato Bill a regalargli quella clessidra, per i suoi diciotto anni; era stato un regalo arrivato con un po’ di ritardo, come quello di tutti gli altri del resto, ma un regalo assai gradito.
Per qualche strana ragione, che neanche Ron stesso riusciva a spiegarsi, il tempo l’aveva sempre affascinato.
Il modo in cui correva più veloce quando facevi qualcosa di piacevole ed il modo in cui rallentava quando eri annoiato. Il modo in cui, in ogni caso, passava comunque troppo in fretta. Perché alla gente mancava sempre tempo?
Ron se l’era sempre chiesto.
Qualsiasi cosa accadesse, alle persone mancava sempre del tempo per fare qualcosa.
Tempo per parlare di un determinato argomento, tempo per comprare una cosa, tempo per scambiarsi uno sguardo, tempo per recuperare un’occasione perduta.
Ecco, Ron si riteneva molto vicino a quell’ultima categoria.
Ce l’aveva messa tutta per recuperare il suo tempo, si era rimboccato le maniche e aveva cercato in tutti i modi di riacciuffarlo, eppure il tempo era riuscito a seminarlo lo stesso.
E Ron si sentiva un po’ arrabbiato per questo, perché in fondo, lui se lo meritava quel tempo. Era suo di diritto.
Sospirò, seguendo il percorso dell’ultimo granello di sabbia che scendeva lentamente.
Poi alzò gli occhi e notò che fuori stava piovendo. Se n’era accorto perché i vetri della finestra della sua stanza erano percorsi dalle scie di centinaia di migliaia di goccioline. Alcune sembravano addirittura rincorrersi, senza trovarsi mai.
Un po’ come lui ed Hermione.
Sentì uno strano senso di amarezza e malinconia rimestarsi nel suo stomaco; con Hermione era sempre stata tutta una corsa, un po’ come quella con il tempo. E anche la corsa con Hermione lo faceva arrabbiare perché, nel profondo del suo cuore, sentiva di meritarsela Hermione; sentiva di meritarsela proprio.
Perché l’aveva aspettata per tantissimo tempo, sopportando di rincorrerla e di inciampare mille e mille volte nel farlo. Ed aveva sopportato tutte le volte che avevano litigato perché lei era troppo permalosa e lui troppo idiota e perché erano entrambi due stupidi orgogliosi, degli orgogliosi innamorati. Ed aveva sopportato di perderla e riprenderla, aveva sopportato un sacco di cose per lei e poi si erano pure baciati, miseriaccia! Lei l’aveva baciato!
Forse erano solo due stupidi.
Sentì un lieve bussare alla porta ma non disse niente ed Harry fece capolino dal corridoio.
“Posso entrare?”
Ron annuì, continuando a guardare verso la finestra, dove le gocce continuavano ad imbrattare il vetro e la pioggia continuava a battere, insistente.
“Ginny vuole sapere se ti va un po’ di tè.”
“Non mi va, ma grazie lo stesso.”
Harry annuì, sedendosi sul bordo del letto di Ron e sistemandosi meglio gli occhiali.
“Io penso che dobbiate parlare,” disse il moro, dopo un po’. “Penso che tu le debba parlare.”
Ron si voltò, lentamente, osservando il suo amico con attenzione, come se non l’avesse mai visto prima.
“Perché io? Non può farlo lei e basta?”
“No, Ron,” rispose Harry, scuotendo il capo. “E lo sai anche tu che non può.”
“Ma perché?”
Harry lo guardò inarcando un sopracciglio ed incrociando le braccia al petto.
“Lei ti ha baciato, Ron – e non fare quella faccia da finto tonto perché vi ho visti, c’ero anch’io!” Ron arrossì, abbassando lo sguardo. “Comunque, lei ti ha baciato ed ha fatto il primo passo. Si è esposta. Adesso tocca a te. Lei ti ha dimostrato quello che prova e tu? Tu l’hai fatto?”
Ron scosse il capo, osservando con la coda dell’occhio la clessidra di Bill, dove ormai ogni granello di sabbia aveva smesso di cadere.
“E’ che…è che…” balbettò, sfuggendo lo sguardo di Harry. “Io…io ho paura.”
Si sentì molto stupido a dire una cosa del genere e, per un attimo, credé che anche Harry la pensasse a quel modo.
“Ho paura di un sacco di cose,” continuò, incespicando con le parole. In fondo, non era mai stato bravo con le parole, era Hermione la cervellona. E forse sì, aveva bisogno di lei anche per quello. “Ho paura perché…perché adesso c’è un futuro da costruire e fino a qualche mese fa non sapevo neanche se ce l’avrei avuto, un futuro. Quindi adesso, l’idea di costruirmene uno mi fa più paura di quanto me ne facesse l’idea di non averne nessuno.”
“Lo so,” lo rassicurò Harry, appoggiandogli una mano sulla spalla ed abbozzando un sorriso. “Ma penso che la sfida sia proprio questa, Ron. Penso che faccia una paura del diavolo, ma penso anche che sarà una grandissima ficata.”
Il sorriso di Harry si allargò, contagiando le labbra di Ron che si arcuarono all’insù.
La pioggia aveva iniziato a cadere con più insistenza, colpendo con violenza contro i vetri delle finestre mentre qualche tuono squarciava il silenzio della campagna.
“Hermione è di sotto?” domandò Ron, alzandosi in piedi.
Harry annuì, continuando a sorridere.
“Sì, Hermione è di sotto.”
E Ron uscì dalla sua stanza quasi correndo, lanciando un ultimo sguardo alla clessidra che gli aveva regalato suo fratello.
 
Hermione se ne stava rannicchiata sul divano, con un libro tra le mani e Grattastinchi che le riscaldava i piedi, nudi ed infreddoliti.
Ron sbucò in salotto all’improvviso, facendola sobbalzare.
“R-Ron, tutto bene?” domandò, ma Ron non rispose.
“Ci ho pensato, sai? Ci ho pensato davvero per un sacco di tempo, troppo in realtà, e ho capito che è inutile che continuiamo a scappare, che io continui a scappare.”
Hermione lo guardò sbattendo le palpebre e richiuse il libro, appoggiandolo sul tavolo.
Ron arrossì appena ma ingoiò il timore e la codardia, continuando a parlare.
“Io e te ci siamo baciati, Hermione, e non è una cosa che si può cancellare o dimenticare o ignorare. Almeno, io non sono assolutamente disposto a farlo,” sentiva le mani sudate e le gambe che tremavano, ma sapeva benissimo che se si fosse fermato adesso, non sarebbe arrivato alla fine e lui voleva farcela; voleva disperatamente. “Ho paura. Ho una paura del diavolo perché non so cosa sarà della mia vita, ora che posso progettare un futuro. Non so cosa farò domani, né il giorno dopo, né tra dieci anni. Non so niente Hermione, niente di niente. Ma una cosa la so. Solo una, ma la so.”
Hermione deglutì, guardando dentro ai suoi occhi ed improvvisamente si sentì rassicurata dal suo sguardo, come se quello che stava per venire fosse per forza qualcosa di bello.
“So che io sto cercando di pianificare la mia vita e voglio che tu faccia parte del mio piano. Che ne dici, ci stai?” abbozzò un sorriso e sentì il panico dell’attesa intorpidirgli ogni cellula. E sentì anche che gli mancava il fiato, perché quasi non aveva respirato tra una parola e l’altra, ma non gliene importava un accidente.
Forse non avrebbe mai smesso di essere il solito impacciato, imbranato ed insensibile Ronald Weasley, ma si sentiva fiero di sé, qualsiasi fosse stato l’esito di quella conversazione.
Hermione abbozzò un sorriso e Ron sentì il cuore farsi più leggero.
“Ci sto.”
Ron sorrise mentre il temporale diventava sempre più violento e rumoroso e la pioggia cadeva più fitta e più insistente. E lui pensò che adesso aveva tutto il tempo che gli serviva per pianificare il suo futuro. Con Hermione.

 

   
 
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