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Autore: _Sihaya    13/08/2006    4 recensioni
E' una fic in prima persona ambientata fra gli eventi descritti nel fumetto di Inoue, nei momenti che l’autore non ha raccontato.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hisashi Mitsui, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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uno

Time is running out

By Sihaya

 

* * *

 

CAPITOLO 8

 

Mi sveglio e mi siedo sul letto con un mal di testa atroce. Questa notte ho dormito poco e male.

 

Ho pianto.

 

Mia sorella siede sul suo letto accanto al mio e legge un libro.

 

«Finalmente ti sei svegliata!», esclama sorridente mostrandomi la sveglia che segna ormai le dieci e mezza di mattina.

 

Io non dico nulla. Ho un peso sul cuore che mi impedisce di parlare.

 

Mi alzo per inerzia dal letto e prendo l’uniforme scolastica. Mi vesto di malavoglia, ma ho una cosa urgente da fare.

 

«Dove vai?», chiede mia sorella sorpresa.

 

«A scuola», faccio io.

 

«Da quando vai a scuola anche in agosto? Hai delle materie da recuperare?», mi chiede come se non sapesse la risposta.

 

«No», le dico mentre mi allaccio la gonna, e parlarle mi riesce tremendamente faticoso, «devo parlare con il prof. d’inglese.»

 

Lei mi guarda stupita.

 

«Ho vinto il concorso d’inglese», le dico lasciandole il tempo di trarre le dovute conclusioni. L’espressione sul suo viso si trasforma da stupita a sconvolta: «non … non vorrai partire…?», chiede con una vocina acuta e preoccupata.

 

«Certo che parto.», faccio io fingendomi baldanzosa e orgogliosa di questa insulsa vittoria.

 

«Tu... tu non puoi farlo…», dice lei come se fosse una tragedia.

 

«Che c’è? Ti mancherò?», chiedo sarcastica, «Mi avete rotto le scatole per settimane con la storia che dovevo partecipare e adesso che ho vinto batti in ritirata?», le dico riferendomi a tutto quello che lei, i nostri genitori e il professore hanno fatto per convincermi a tentare quel maledetto test. 

 

Minako continua a guardarmi senza parlare.

 

Io penso a quanto sono perfida e a quanto lei riesca ad essere ingenua. Inutile che nasconda il motivo della mia scelta, presa d’istinto solo poche ore fa. Non ho il coraggio di affrontare la realtà e scapperò dai miei errori come si addice ad una vigliacca.

 

Prendo le mie cose ed esco dalla stanza senza nemmeno salutarla.

 

* * *

 

Esco dalla segreteria scolastica carica di fogli e moduli che dovrò compilare prima della partenza.

 

Non prima di un mese. Ancora non so cosa farò fino a quel giorno, ma concentro i miei pensieri solo sulla data definitiva in cui uscirò da questa vita, dove non trovo posto per me.

 

Infilo i fogli in cartella e cammino decisa verso la palestra. Di certo troverò la squadra ancora là nonostante il campionato sia terminato. Dubito che riescano a stare lontani dal campo da basket per più di qualche giorno.

 

So che ci sarà Mina là con loro e troverò anche Mitsui.

 

Ma qualcosa di perfido mi spinge a raggiungerli per avvisare della mia partenza. Credo che la mia superbia abbia sete di vittoria e voglia conoscere le loro reazioni.

 

Non so perché ma riesco sempre a farmi sottomettere dalla mia impulsività. Ho scelto di partire e ho cercato di convincere me stessa che questo è quello che voglio, ma ho bisogno ancora una volta di mettermi alla prova. Di dimostrare che, per quanto squallida, anche io ho avuto parte in questa storia.

 

Attraverso la porta aperta e lancio un’occhiata fuggevole al sole che tramonta dietro le mie spalle, quasi voglia segnare la fine di tutto questo.

 

Entro a testa alta e mi avvicino ai ragazzi che chiacchierano assieme a fine allenamento. Mia sorella parla con il capitano. Mitsui si volta ed è il primo ad accorgersi di me.

 

«Ciao», mi dice con un tono che nasconde mille altre parole.

 

Mia sorella alza gli occhi verso di me, è spaventata. Credo che abbia capito quello che sto per annunciare. Allora l’accontento. Dico a tutti che partirò, che sono lì per salutarli e che non seguirò con loro gli ultimi mesi di scuola. Poi, come si addice ad un vero addio, elargisco “auguri” e “buona fortuna” per il futuro di tutti, tanto che non sembro più nemmeno io. Ancora qualche parola e sarò uguale a mia sorella.

 

Non proprio. Lei ci avrebbe aggiunto anche le lacrime.

 

Poi, sicura di aver detto abbastanza e di non voler sentire nulla di più, volto le spalle a tutti per uscire di scena.

 

«Non dire stronzate! Tu non puoi partire!», esordisce Mitsui e io mi fermo contro la mia volontà. La sua voce, come una calamita, mi costringe ad ascoltare le sue parole e rievoca nella mia mente le immagini e le emozioni di ieri sera.

 

Mi volto a guardarlo con un’espressione cupa sul volto, che gli faccia capire quanto desidero essere lasciata in pace. Mia sorella dietro di lui ha il viso contratto per trattenere le lacrime e stringe una mano del capitano, mentre si nasconde dietro la sua schiena, quasi avesse paura della mia reazione.

 

«Io posso fare quello che voglio», rispondo aggressiva.

 

Mitsui mi fissa impotente, come un bambino che sta perdendo tutti i suoi giocattoli. So perfettamente cosa sta pensando.

 

«Non è questo quello che vuoi», mi dice con la voce incrinata, «tu non volevi nemmeno partecipare a quel cazzo di concorso», sbotta agitando una mano verso di me.

 

Lo guardo sospettosa, lui come fa a saperlo? Poi guardo di nuovo mia sorella, che ha la lacrima facile e tra un po’ si metterà a piangere. Deve soltanto cominciare a capire.

 

«Ho cambiato idea», dico adducendo una scusa ignobile. Ma tutto va bene, pur di farlo tacere.

 

O di farlo parlare.

 

Che sia lui confessare quello che ha fatto: io non sono altro che una pedina nelle sue mani, lui mi ha trascinato in tutto questo senza farsi scrupoli e io l’ho seguito come una stronza.

 

Devo andarmene da qui, penso, ma lui mi afferra con violenza per un braccio sotto gli occhi sorpresi dei compagni di squadra. Ayako balza in piedi per fermarlo.

La sua mano stringe così forte il mio braccio e sono costretta a dirgli che mi sta facendo male.

 

Lui non ascolta le mie parole:«Tu non parti.», mi dice fra i denti.

 

«Dimmi il motivo per cui non dovrei farlo.», dico provocatoria fissandolo negli occhi con tutta l’arroganza che trovo dentro di me.

 

Lui è ammutolito e mi lascia il braccio. Non può parlare. Si guarda intorno e cerca mia sorella.

 

Potrei andarmene ora, ma ho ancora qualcosa, orgoglio credo, che ha un bisogno folle di sfogarsi.

 

«Dai, forza», lo sfido, «dammi un motivo per cui dovrei restare.»

 

Lui non parla. Mi guarda e le labbra gli tremano.

 

Io non ho pietà.

 

«DAMMI UN SOLO MOTIVO DEL CAZZO PER CUI DOVREI RESTARE!!», gli urlo in faccia e poi gli volto le spalle con un gesto deciso e aggressivo, gonfia di rabbia e d’orgoglio, scuotendo i miei capelli lunghi a sfiorargli il petto ancora una volta.

 

Mi allontano senza voltarmi indietro a guardare né lui, né mia sorella. Lascio i ragazzi in palestra ammutoliti e turbati, poiché non possono capire.

 

Ho fatto quello che volevo fare e ora mi nasconderò per sempre, dato che non esiste alcun motivo per cui dovrei restare.

 

«Ti amo.»

 

La voce di Mitsui, dal tono quasi disperato, mi gela nel mezzo del campo da basket.

 

Mia sorella lancia un grido e si trattiene con una mano sulla bocca.

 

«Che… che cooosa!?», sbraita il rossino spezzando il silenzio vitreo calato nella palestra.

 

Io ancora non riesco a parlare. Mi volto terrorizzata, scrutando con gli occhi sbarrati i volti dei presenti, il mio cuore batte impazzito e quasi mi strozza la voce.

 

Mia sorella si tiene una mano sulla bocca e stringe ancora più forte quella del capitano, dalla quale non si era staccata un secondo. La guardo e non piange.

 

Guardo Ayako, che è balzata in piedi per la sorpresa e mi guarda a bocca spalancata. Sakuragi fissa attonito il compagno di squadra e il playmaker accanto a lui è rosso in volto, imbarazzato come se avesse detto lui quelle parole.

 

Finalmente alzo gli occhi ad incrociare quelli di Mitsui, che mi guardano orgogliosi, sanno di avermi sconvolto.

 

«Cosa..?», sussurro senza riuscire a distogliere l’attenzione da lui.

 

E intorno me tutto comincia ad agitarsi in un modo che non riesco a comprendere. Ayako trascina alcuni ragazzi fuori dalla palestra mentre Akagi accompagna lontano mia sorella che non smette di guardaci allibita e di tenersi la mano sulla bocca.

 

Io sono ancora troppo stordita per capire.

 

«Come hai potuto dirlo davanti a mia sorella!?», chiedo sconvolta a Mitsui, appena vedo che tutti sono usciti e la voce finalmente mi torna. Lui mi guarda stupito. Sorride.

 

«Mina lo sa.», mi dice e io sento le ginocchia cedere, mentre il cuore si blocca.

 

«Ma…come?! Mina è… è la tua ragazza….come puoi…», protesto incapace di mettere insieme i pezzi di quello che vedo davanti a me. Lui china la testa e ride sommessamente.

 

Il battito cardiaco si fa sempre più intenso mentre qualcosa comincia a muoversi nella mia testa.

 

«Non stiamo insieme», dice lui.

 

«Cosa!?», sussurro.

 

«Non stiamo insieme», ripete lui divertito, «non è la mia ragazza».

 

«Ma…ma tu venivi sempre a prenderla e …e …io », balbetto infantile.

 

Lui ride, questa volta così forte che deve tenersi l’addome con un braccio. E io vedo quello che non volevo capire.

 

«Mi hai preso in giro!!?», grido furiosa.

 

Lui continua a ridere in modo spasmodico mentre scuote la testa per negare di essersi preso gioco di me:«Tua sorella non è la mia ragazza, …lei sta con il capitano! Io dovevo solo venire a prenderla per uscire perché lei non voleva che si sapesse in giro.», dice respirando a fatica mentre io mi trasformo letteralmente in una statua di pietra.

 

Che cosa!?

 

Proprio …il capitano!? Mi chiedo esterrefatta sbattendo le palpebre, cercando di ricostruire un puzzle i cui pezzi si incastrano alla perfezione sotto il mio naso.

 

Sono un’idiota.

 

«Voi…ma come …», annaspo in cerca della ragione, «Voi vi siete divertiti alle mie spalle!!! Vi siete presi gioco di me!», grido mentre sento la rabbia salirmi alla testa.

 

«SEI UNO STRONZO!! SEI UN MALEDETTO STRONZO!!», urlo stringendo la mano destra in un pugno e tirandolo con tutta la mia forza contro il suo stomaco.

 

Ma lui è più veloce, …come potevo dubitarne?

 

Mi afferra e mi immobilizza entrambe le braccia lungo i fianchi.

 

Continua a ridere di me, con arroganza: «non lo fatto apposta», dice a bassa voce avvicinandosi al mio viso. Un brivido mi percorre, «Me l’ha chiesto Minako, non voleva che si sapesse in giro di lei e Akagi. Voleva aspettare di presentarlo ai tuoi genitori.»

 

Non posso crederci. Non posso credere di essere stata così stupida e così imbecille da non voler capire quello che si svolgeva cristallino davanti ai miei occhi.

 

«Tu avevi capito!! Avevi capito tutto e hai continuato a fare finta di nulla!», lo accuso, «sei un vero bastardo!», ringhio a denti stretti e lo guardo, rassegnata, senza trovare la forza di ribellarmi alla mia stupidità. Lui non si lascia sfuggire l’occasione del mio silenzio per baciarmi sulle labbra.

 

Io che credevo non avrei mai più sentito il suo sapore…

 

Poi le sue mani afferrano il mio viso e il suo bacio si fa più intenso, poiché io non mi ribello e lo lascio fare, ancora stordita.

 

«Devo ammettere che è stato divertente», mi sussurra all’orecchio, «Non pensavo che ci avresti messo tanto a capire», dice quasi sadico, «non pensavo nemmeno che ieri sera…»

 

«SEI UNO STRONZO!!!», grido io per impedirgli di continuare a cacciare il coltello nella piaga.

 

«Mai quanto te», sottolinea lui. Io lo guardo furiosa, ma lascio che mi abbracci.

 

Ho quasi l’impressione di essere felice.

 

Mi bacia dolcemente ancora una volta finchè io non ricambio, dimenticando fin troppo in fretta tutto quello che è accaduto. Le sue mani scendono dolci sotto la mia maglietta e mi sfiorano la pelle facendomi rabbrividire di nuovo.

 

«Non partirai vero?», mi chiede lui ad un certo punto, liberando le mie labbra.

 

Partire?

 

«Per dove?», gli chiedo anelando per un altro bacio, lui mi deride di nuovo.

 

Ah! L’Inghilterra!

 

L’avevo già dimenticata.

 

«Non avrai pensato che volessi partire davvero?», mi difendo cercando di salvare un po’ di quella dignità che lui mi ha sottratto.

 

Attendo un suo commento, ma per fortuna non dice nulla.

 

Credo che sappia che ho mentito, ma preferisco che mi lasci questa soddisfazione, penso lasciandomi baciare di nuovo, insaziabile.

 

* * *

 

«Certo che non pensavo che Mitsui potesse dichiararsi a quel modo davanti a tutti...», commenta Akagi seduto sui gradini dell’entrata alla palestra mentre mia sorella appoggia delicata la testa sulla sua spalla.

 

«Beh, è innamorato», commenta lei ingenua e infantile come sempre, considerando quel comportamento come la cosa più naturale del mondo.

 

«Sarà…», commenta il capitano dubbioso, «ma non mi sembrava ci fosse bisogno di tanto casino.»

 

Mina ride. «Io l’ho trovata una cosa molto romantica! Sono contenta che sia andata così! Avevo una paura che Saeko partisse davvero…», risponde felice, sempre con la testa fra le nuvole. «Quando Mitsui è venuto a chiedermi di dargli una mano per aiutarlo con mia sorella ho capito subito che era la persona giusta per lei! Però le cose sono state piuttosto difficili, non lo so, ma credo che ci fosse qualche incomprensione fra loro… » aggiunge dimostrando ancora una volta di non aver capito nulla di quello che stava accadendo solo a causa sua.

 

«Che dice Saeko di noi due?», cambia discorso Akagi, grande e grosso, ma insicuro come un bambino, di fronte allo spirito puro di mia sorella.

 

«Ecco… Ho paura che tu non le sia molto simpatico… ma non la devi prendere sul serio, lei fa così è solo un atteggiamento. Disprezza tutto per paura di farsi coinvolgere.», risponde mia sorella tentennante, scrutando il viso del ragazzo per paura che si offenda.

 

«Posso sapere cosa le hai detto di Akagi?», mi chiede Hisashi abbracciandomi divertito mentre ascoltiamo di nascosto, ad un passo dall’uscita della palestra, il discorso di quei due.

 

«Scemo,… mi riferivo a te quando le dicevo quella roba…»

 

Se sapesse alle parole di fuoco che ho detto… rischierei la morte….

 

Hisashi mi abbraccia più stretta e ridacchia:«non credi che dovresti fare qualcosa per questo tuo caratteraccio?», dice baciandomi fra i capelli.

 

Io gli lancio un’occhiata fulminante.

 

Mh…

 

Forse ha ragione e dovrei scusarmi con mia sorella….

 

O magari le dico soltanto che ho cambiato opinione sul suo ragazzo!

 

 

* * * FINE * * *

 

 

* * *

 

Saeko (riferito a Sihaya): Ma che cos’è questo finale deficiente!?

 

Sihaya: Buona tu! E molla quel disgraziato di Mitsui che mi serve per un’altra storia!

 

Saeko: Non puoi portarmelo via così presto!

 

Sihaya:  Io posso fare tutto!!!!  UAH HA HA HA HA (delirio di onnipotenza)

 

Hanamichi (incavolato): Perché io ho avuto una squallida battuta e basta in questa storia…

 

Rukawa (sbadiglia): Lo dici a me? Io ero solo una comparsa!

 

Sihaya (batte impaziente una bacchetta fra le mani):  Che è!? Osate forse lamentarvi!!!? Al lavoro disgraziati!!! Shaaa! Shaaa!

 

I want toooo break freeeeeeee…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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