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Autore: _Sihaya    13/08/2006    1 recensioni
E’ una sorta di prequel di Sihaya’s Wild West e anticipa i fatti che ho già raccontato. Cosa è accaduto a Rukawa prima del suo ritorno a Jage Town?
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Sendoh, Kaede Rukawa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sihaya's Wild West'
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Hand Of Devil

Hand Of Devil

By Sihaya

 

* * *

How far down that road you've gone a long way
from the first stay when you've picked up and gone
(**)

 

* * *

 

CAPITOLO 10 – The Top of the west (*)

 

Sendo entrò nel Moonlight Inn e trovò Avril rannicchiata su un tavolino, con la testa nascosta fra le braccia. Anche se ormai si era calmata, i suoi occhi erano rossi ed era evidente che aveva pianto.

S’avvicinò.

Avril se ne accorse e balzò in piedi cominciando a metterlo in guardia: «devi scappare, sei in pericolo!» gridò.

«Sono una stupida. Sono stata un’ingenua e l’ho condotto dritto da te!» ammise e le costò caro, «devi andartene!! Lui ti sta cercando.»

 

Sendo la guardò con espressione interrogativa.

«Kaede Rukawa ti sta cercando!! Lo vuoi capire!? Ha scoperto chi sei e vuole la tua taglia! », gridò ancora più forse come se un tono più alto potesse servire a convincere il fratello, «DEVI SCAPPARE! DEVI ANDARTENE SUBITO DA QUI!!»

 

«Non dire sciocchezze.», sdrammatizzò Sendo, «ormai ho accettato la sua sfida…»

 

«CH….C-COSA!?» la notizia arrivò con la forza dirompente di un fiume in piena.

Avril non resse la tensione e scoppiò di nuovo in lacrime. «Cosa hai fatto? C-come  come hai potuto!?»

 

Sendo sollevò le spalle: «devo metterlo alla prova, no? Per assicurarmi che sia l’uomo giusto per te!»

 

«Sei uno scemo! SEI SOLO UNO SCEMO! Se t’accadesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo!», le lacrime sembravano impossibili da fermare e rigavano il viso della ragazza già arrossato.

 

«Fammi un sorriso, dai! Non voglio vederti piangere.», Sendo sembrava non volersi rendere conto della gravità della situazione. Era sereno e parlò con voce dolce cercando di calmare la sorella: «non c’è da preoccuparsi: non mi accadrà nulla. Lo sai che tornerò, ti ho fatto una promessa. Ricordi?»

Avril scosse la testa.

 

«Non avrò pietà né perdono per chiunque osi anche solo torcerti un capello.»

 

Avril lo guardò a lungo negli occhi.

Erano tante le promesse che si erano scambiati, e lui non aveva  mai mancato alla sua parola.

 

D’improvviso l’espressione sul suo viso cambiò e si fece scura e piena di rabbia.

 

«Allora uccidilo!!», gridò lasciando Sendo di sasso.

Nonostante la conoscesse la sorella minore da quando era in fasce, non si era ancora abituato ai suoi repentini cambi d’umore…

«Quel vigliacco mi ha…mi ha… mi ha ingannato! Mi ha trascinato in quella stanza e… mi ha fatto credere di… di… - com’era difficile trovale la parola giusta! - QUEL BASTARDO MI HA USATO PER FARE I SUOI COMODI!», Avril arrossì vistosamente per l’imbarazzo. Chissà se Sendo aveva capito!?

 

«Si è preso gioco di me… e l’ha fatto solo per trovarti!  Se crede che gliela faccia passare liscia… io…» le parole morirono soffocate dalla rabbia.

 

Sendo sorrise dolce e abbracciò la sorella baciandola affettuosamente sulla fronte:«vedrò di farlo ragionare…», disse.

 

* * *

 

Poco dopo l’ora di pranzo, Mokito sembrava una città fantasma. Il silenzio assoluto regnava sovrano tutt’intorno alla periferia.

Rukawa sbuffò; strisciò nervosamente gli stivali in terra e calciò una pietruzza davanti ai suoi piedi.

In lontananza sopraggiungeva finalmente Sendo. Alla fine, mosso dalla curiosità, aveva ceduto accettando di partecipare alla sfida ingaggiata dal volpino, per testare se era all’altezza della fama che giornalisti come Hikohichi gli attribuivano.

Era in ritardo (il duello era stato fissato per mezzogiorno), ma nonostante questo arrivava a passo lento, sbadigliando.

Un atteggiamento davvero superficiale, il suo, visto il duello che lo attendeva…

Rukawa si sollevò dalla parete del casolare abbandonato presso il quale si erano dati appuntamento. Si sistemò il cappello sulla testa e il mantello dietro alla fondina, mettendo ben in mostra la sua colt.

Sendo non prestò attenzione a quel gesto di velata minaccia e continuò ad avvicinarsi con lo stesso ritmo.

Il cacciatore di taglie intanto si era portato al centro della via.

Si ergeva dritto in mezzo alla strada, a gambe aperte, con i pollici infilati nel cinturone.

Sendo finalmente lo raggiunse. Sorrideva e i suoi occhi vispi luccicavano eccitati.

In fondo era un sacco di tempo che non si misurava a duello con qualcuno. Anche se il ragazzo dai capelli scuri che lo sfidava non gli sembrava particolarmente minaccioso…

«Sicuro di volerlo fare?» domandò al cacciatore di taglie.

Negli occhi di Rukawa invece non c’era alcuna traccia d’eccitazione. Era teso poiché la prova che doveva affrontare era troppo importante per lui.

 

«Allora cominciamo?» Sendo era allegro come un bambino di fronte ad un gioco nuovo. Sorrise sfoderando la pistola argentea e aprendo il tamburo. Quindi prese un paio di proiettili e caricò l’arma.

«Mi stai sottovalutando…» Rukawa era tutto fuorché allegro. Il suo sguardo era deciso e concentrato.

 

«Che vuoi fare? Uccidermi?» ironizzò Sendo vedendolo tanto serio.

 

«Mi sembra ovvio.» rispose la volpe.

«Lancerò in aria questa…», disse mostrando una moneta di poco valore, «quando toccherà terra…»

 

«Sì, lo so…», lo interruppe Sendo, «lo so come funziona…»

 

Continuava a prendere la cosa poco sul serio.

Rukawa grugnì esasperato; quindi lanciò in aria il soldo. Il tintinnio del metallo sulla terra rossa diede inizio alla sfida.

In meno di un istante entrambi i ragazzi avevano impugnato l’arma, mirato l’uno contro l’altro e premuto il grilletto.

Due spari quasi contemporanei. Due echi nell’aria. Nessun’altro rumore.

La pistola di Sendo aveva sparato per prima. Un colpo rapidissimo, ma indeciso: non aveva colpito nessun punto vitale.

Aveva sparato verso Rukawa, ma non a Rukawa.

 

Era stato facile da evitare. Il cacciatore di taglie rotolò in terra rialzandosi in un batter d’occhio.

Anche il suo avversario era in piedi incolume.

Anche il suo colpo, dunque, non era andato a segno…

D’altronde non aveva mirato alla testa.

 

Con movimenti fulminei e frenetici i due sfidanti prepararono entrambi l’arma per un secondo colpo e spararono di nuovo. I proiettili sfrecciarono nell’aria.

Un bruciore inaspettato colpì Sendo al braccio destro, strinse i denti con rabbia. Era stato colpito in modo talmente improvviso che non fu in grado di trattenere la pistola; l’arma gli scivolò dalle dita e cadde a terra.

S’inginocchiò dolorante. «Dannazione!» sussurrò fra i denti. Il sangue cominciò a fluire lento sotto la camicia, sporcandogli le dita e gocciando a terra.

Aveva commesso un errore.

L’errore di chi non ha mai subito una sconfitta semplicemente perché non s’è mai trovato di fronte ad un avversario dello stesso calibro.

Aveva sottovalutato il nemico. Non per superbia, ma per inesperienza.

Egli non poteva immaginare che quel morettino si battesse al suo stesso livello, semplicemente perché non aveva mai incontrato nessuno, prima d’allora, in grado di farlo.

Alzò lo sguardo verso il cacciatore di taglie che si stava avvicinando. Non era il momento di rimpiangere i propri errori: di fronte a lui, ora c’era un pericolo reale.

Tenendosi il braccio ferito con la mano sinistra cercò di raccogliere la pistola; ma Rukawa l’aveva ormai raggiunto. Con lo stivale calciò lontano la sua colt sollevando un nugolo di polvere.

Sogghignò guardandolo dall’alto in basso, soddisfatto come non mai. Teneva ancora in mano la pistola fumante e il dito sul grilletto.

Sendo deglutì.

Che fosse davvero giunto il suo momento?

Possibile che quella fosse la fine di Hand of Devil?

No.

Non era così.

Sorridente, alzò gli occhi verso il cacciatore di taglie:«cosa vuoi realmente da me?», domandò, «Non intendi riscuotere la mia taglia, vero? Te lo leggo negli occhi….»

Rukawa tacque.

«Avresti potuto spararmi in fronte e invece hai mirato al braccio. Si può sapere cosa volevi dimostrare con questa sfida da bambini?» insistette Sendo.

«Volevo batterti.», rispose candido Rukawa, «per dimostrare che sono il migliore. Ora sono pronto per partire.»

 

«Cosa?» esclamò Sendo allibito mentre l’avversario s’allontanava dandogli incautamente le spalle. Il suo pensiero corse improvvisamente ad Avril. «Hei! Dove pensi di andare!?» lo richiamò.

 

«La cosa non ti riguarda» Rukawa si fermò. Non era ben conscio del motivo per cui si tratteneva a rilasciare spiegazioni a quel fuorilegge, però…

«Non puoi andartene senza dirle nulla», Sendo non nominò la sorella, ma Rukawa intese che parlava di lei. «Non posso fermarmi. Ho una faccenda da sbrigare.» rispose seccamente.

 

«Vigliacco! Così le spezzerai il cuore!»

 

La volpe non disse nulla. C’era qualcosa di insopportabilmente fastidioso nella sua gola, che gli impediva di parlare.

«Mia sorella è innamorata di te.» disse Sendo all’improvviso. «E di certo lo sei anche tu!» aggiunse saccente, come se fosse impossibile il contrario.

 

«Chiudi la bocca! Avrei dovuto farti un buco in fronte!»

 

«Che razza di arrogante! Se la fai soffrire verrò a cercarti in capo al mondo per fartela pagare!»

 

«Voi due siete proprio uguali!», commentò sarcastico Rukawa, voltandogli le spalle.

 

* * *

 

Quando Sendo era comparso nel primo pomeriggio sulla soglia del Moonlight Inn, Avril lo aveva visto ferito, con gli abiti intrisi di sangue, ed aveva impiegato diversi minuti prima di calmarsi. Dopo aver inveito contro Rukawa e contro la sua crudeltà, aveva finalmente soccorso il fratello dolorante, accompagnandolo dal medico.

Il dottore, che aveva impiegato la maggior parte della giornata a cercare di tranquillizzare lei, piuttosto che a curare il ragazzo, l’aveva convinta a fatica della superficialità della ferita nel braccio di Sendo.

Solo dopo aver ascoltato la versione del duello riportata dal fratello, Avril parve calmarsi.

 

Nonostante la rabbia che esternava professando davanti a tutti un feroce odio per Rukawa, tutto ad un tratto quella le sembrava la soluzione migliore.

Se Sendo avesse avuto la meglio… Rukawa avrebbe potuto rimanere seriamente ferito.

Mentre Kaede, che aveva avuto la meglio nello scontro e avrebbe potuto catturare suo fratello portandoglielo via per sempre, si era accontentato di dimostrare la propria superiorità.

 

Tutto sommato era contenta di quel risvolto inaspettato, ma le sorprese non erano finite per lei.

Verso sera un ragazzo dal mantello bianco e i capelli corvini, camminando a fianco del proprio destriero, passò davanti al Moonlight Inn, senza avere il coraggio d’entrare.

Avril lo riconobbe a distanza.

L’aveva intravisto oltre le porte scorrevoli della locanda e si era precipitata fuori.

 

«Dove stai andando!?», gridò nervosa.

 

Non sapeva bene se essere furiosa con lui, o se essergli grata per aver lasciato in libertà suo fratello.

Rukawa si fermò senza guardarla negli occhi:«Jage Town. Ho una questione da risolvere.»

 

«Non puoi andartene!», la voce di lei era acuta e vibrava incontrollata in cerca di un motivo qualsiasi per farlo restare «N-non hai ancora pagato il conto della locanda!»

 

«Tornerò.» Evitava ancora il suo sguardo.

 

«E ti aspetti che ti creda!? Non lascerò che tu ti prenda ancora gioco di me!»

 

«Sei libera di credere quello che vuoi. Ho detto che tornerò.» il tono era il sostenuto e l’esasperato.

Avril si rabbuiò all’improvviso sentendo una fitta al petto: quello era un addio. Inutile farsi illusioni.

 

«Ma… almeno… lascerai in pace mio fratello?», domandò preoccupata.

 

Rukawa, che fino a quel momento era rimasto appiccicato al proprio cavallo, lasciò le briglie e s’avvicinò a lei.

Infilò la mano destra nella tasca dei pantaloni esibendo un foglio ingiallito e stropicciato, diverso da quello che Avril gli aveva sottratto.

«Scema!…» sussurrò, e con un sorriso appena accennato lo gettò ai piedi della ragazza.

«Hai preso il foglio sbagliato….» le disse guardandola con soddisfazione per poi tornare al suo cavallo.

Avril, rossa in volto e con il cuore a mille, lo seguì con lo sguardo senza proferire parola finché non montò in sella.

«Ti do un mese!» gridò all’improvviso, «Se non tornerai a pagare il tuo debito, giuro che vengo a cercarti in capo al mondo!»

 

Rukawa scosse le briglie e partì, sorridendo fra sé e sé: quella frase l’aveva sentita ormai un mucchio di volte!

 

* * *

 

Quando il ragazzo scomparve all’orizzonte e il cuore riprese un ritmo normale, Avril si chinò e raccolse il foglio che Rukawa le aveva lasciato e che tanto l’aveva incuriosita; cominciò a leggerlo.

Si trattava di un articolo del giornale locale, ormai vecchio di un paio di settimane.

Parlava di un bandito crudele, di un pericolo imminente per la città di Jage Town e di una vendetta rimandata a lungo. A chiusura dell’articolo erano riportate alcune righe:

 

“BILL HYCOC - WANTED DEAD

Nemmeno questa volta gli abitanti di Jage Town potranno contare sull’aiuto del noto cacciatore di taglie Kaede Rukawa, ma sembrano sicuri di potersi difendere da soli.

Un illustre cittadino, Hanamichi Sakuragi, dichiara:«Hycoc non ci fa paura. L’abbiamo cacciato una volta e lo rifaremo, grazie al mio insuperabile talento; Rukawa può benissimo starsene dove si trova: non ci serve il suo aiuto.

Io valgo mille volte di più di quella stupida volpe!»”

 

 

FINE

 

 

* * *

 

Come vi avevo promesso ora vi svelerò il film da cui ho tratto le citazioni e alcuni titoli.

Il clima e gli eventi di questa storia sono stati ispirati da alcuni tra i più famosi film western che ho visto; in particolare, ciò che ho contrassegnato con questi simboli (*)(**) è stato tratto dai brani Trinity (*) e Trinity stand tall (**), colonne sonore dei film Lo chiamavano Trinità e Continuavano a chiamarlo Trinità.

 

A parte l’AU e la mia personale visione dei protagonisti, che magari non tutti condividete…, spero che questa fic vi abbia divertito!^^

 

Sihaya

   
 
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