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Autore: Kodamy    13/08/2006    10 recensioni
E Sakura è sicura che un giorno rivedrà il suo volto. Probabilmente, però, quel volto non apparterrà più a lui.
[SakuSasu]
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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You are my sunshine, my only sunshine...”

L’Oscurità è attorno a me.
Mi ghermisce, mi avvolge, mi culla, e non oppongo alcuna resistenza. Non intende farmi del male.
No, non è quel tipo di oscurità, quella che mi attanaglia, mi soffoca di giorno, con dolci promesse di potere sussurrate all’orecchio, mentre implacabile brucia e consuma anima, mente e corpo, prendendo controllo e danzando fra le ceneri. E’ quel tipo di oscurità che protegge, che nasconde alla vista le cose che sono troppo orribili da vedere. Come un abbraccio materno protegge il suo bambino, quella sensazione così giusta all’altezza del petto…

(quel calore che si spande dove si suppone debba essere il cuore quel calore negato e dimenticato quel calore ambito come…)

Cammino, e quel buio è soffice sotto i miei piedi nudi. Come camminare sulle nuvole. Sogno, lo so, poiché i miei pensieri sono coerenti solo qui, in questa realtà dove terra e cielo divengono la stessa cosa.
Il silenzio mi sibila nelle orecchie, ed assorbe ogni altro suono.
Solo il silenzio, sordo, violento.
E poi, quella voce ovattata, che lo infrange quasi fosse cristallo. “You are my sunshine... my only sunshine…
E, come sempre, io lì mi fermo. Alzo lo sguardo dove avrebbe dovuto essere il cielo, ma c’è soltanto il Buio.
Quell’Oscurità così familiare. Familiare come quella voce, naturale, vera, non angelica, non divina, neppur del tutto intonata, appartenente ad un passato di sole, un passato lontano, un passato sopito. Quella voce dolce che sapeva di fragole, di primavera.
You make me happy when skies are gray…”
E, sebbene non possa vedere il volto della persona a cui quella voce appartiene, so che sorride. Mesta, amara di caffè, dolce e flebile come la malinconia.
Ed è lì.
Solo un’ombra scarlatta che mi da’ le spalle, china sull’oscurità che sa di nuvole. Lei, la Primavera, attorniata da erba lucida di brina, fiori colmi di rugiada. Dita sottili, delicate alla vista

(non è delicata lei è forte lei è la mia primavera lei è...)

ne carezzano i petali luminosi.
You’ll never know, dear, how much I loved you…
Ciocche di caramella ne attorniano il viso, nascondendolo al mio sguardo, quando l’unica cosa che bramo fare è guardarla negli occhi. Occhi verde foglia, lo sapevo, lo sapevo chi era

(non è vero che non lo so lo sapevo lo sapevo davvero grazie mi dispiace potessi io…)

ma il suo nome è solo una parte dei tanti cocci di quel passato, infranti in una memoria ormai assuefatta dalle droghe.

(voltati voltati dove sei...)

”Please… don’t take my sunshine away…”
Un sussurro, un unico sussurro. Sfugge, lei sfugge via, sfugge da me mentre tendo la mano verso di lei

(so chi sei so chi sei portami con te lo so chi sei non vado via non lo farò più mai più mi dispiace )

ma lei è sfuggente come spirito, lei si limita a ricambiare rassegnata il mio sguardo con il suo. E si dissolve, come Eco, in uno stormire di foglie portate via dal vento, inghiottite da quell’oscurità. Quell’oscurità che ghermisce, che avvolge, che culla, che attanaglia, che soffoca, che protegge, che nasconde, perché tutta l’oscurità è uguale ad ogni altra oscurità perchè preclude la luce la luce che ormai appartiene a quel passato che ormai è sepolto sotto manti di foglie

(le foglie sempre le foglie sempre loro perché…)

d’autunno cadute dagli alberi, mai sempreverdi, mai…

(la mia anima è qui muta lei la soffoca il cielo la soffoca l’aria la soffoca non vede non ti vede più non ti conosce ma io lo so io…)

”Please… don’t take my sunshine away…”
Riaffioro… respiro… e riaffioro…

The other night dear, as I lay sleeping
I dreamed I held you in my arms
But when I awoke, dear, I was mistaken
So I hung my head and I cried.

Un sogno è solo un sogno. Non è detto che debba significare qualcosa. Il sogno è una fantasia di una mente stanca, e lui ne è del tutto cosciente.
I suoi sogni sono sempre appartenuti al passato. Sa di non avere un futuro, l’ha sempre saputo. La sua è una vita a scadenza, una scadenza che già volge al termine.

(Io sarò li per sempre come un muro da scavalcare perchè è a questo che servono i fratelli maggiori ti amerò per sempre per quanto tu possa odiarmi ridammi mio fratello perché tu non sei lui non lo sei sei entrato nel suo corpo e finirai per morire al posto suo)

Non tutti i sogni hanno un senso, è vero. Ma quando si arriva al limite della propria vita, si hanno spesso rimpianti che non si vogliono ammettere. Rimpianti che non si ha il coraggio di ammettere. Se si ammettessero, la morte sarebbe ben più amara di quanto già non lo sia. Quando lui schiude gli occhi, nero inchiostro, nero pece, solo un sussurro sfugge dalle labbra. Un sussurro che sa di fiori di ciliegio appena sbocciati, fiori che a quel tempo gli eran familiari, quasi scontati.
Nella tana del serpente, ha persino dimenticato il Sole. Il raggi del sole non graziano la terra sconsacrata, non graziano l’inferno. E lui ha venduto la sua anima al diavolo, pur di correre dietro alla sua ambizione.

(ambizione non sogno i sogni sono menti stanche che pensano i sogni possono non avverarsi i sogni sono infantili i sogni possono essere infranti come il silenzio da una voce malinconica che ti supplica di restare)

Il sussurro di primavera muore presto sulle labbra, soffocato dalle dita affusolate d’una mano pallida, morta. Ossidiana che si perde in quelle sfere d’oro, non ne sente il sibilo. Non lo sente da tempo ormai.
Il sibilo del serpente tentatore che persuase Eva a raccogliere la mela proibita, ed esser cacciata dall’Eden.

(no fu eva ad andarsene perché lei non meritava lei lì non meritava nulla non fu cacciata lei andò via di sua volontà perché invidiava dio invidiava la sua grandezza lei voleva essere grande come lui e nell’eden non poteva perché nell’eden era…)

Nell’Eden non c’èpiù posto per lui. Non c’era mai stato. Ora non gli resta che attendere che il suo corpo diventi quello del suo maestro, al chè quell’unione possa portare a termine l’ambizione d’una vita. Non c’è spazio per rimorsi, ormai è troppo lontano. Non può tornare indietro, non può. Il sogno ormai è un ricordo vago, mentre lascia che l’oscurità lo divori vivo, in un’altra giornata di buio e sudore, di mente annebbiata dai fumi delle droghe.
Ma oggi sarà diversa. Sarà sfumata d’una vaga malinconia dei giorni della primavera passata, carezzata dalle note d’una canzone dolceamara.
Tutti i suoi sogni appartengono al passato, a volti ormai sfocati dalle sabbie del tempo.

( You are my sunshine, my only sunshine...
... You make me happy when skies are gray
You'll never know dear, how much I love you
Please don't take my sunshine away.)

In all my dreams, dear, you seem to leave me
When I awake my poor heart pains.
So when you come back and make me happy
I'll forgive you dear, I'll take all the blame.

“Allora, Sakura-chan, hai finito? Eh? Ti aspettiamo da Ichiraku? Così magari intanto…”
”Si, si, non ti preoccupare. Finisco di raccogliere queste erbe e sono da voi.”
”Sono per le lezioni di Tsunade-baaba?”
”Mh.”
”Che noia. Sei già diventanta bravissima, lo sai. Okay, allora ti aspettiamo. Non fare troppo tardi, però. Giusto il tempo per farmi offrire qualche porzione di ramen da Iruka-sensei!” il suo solito ghigno, un po’ sfacciato, così familiare “A più tardi allora. ”

“Mh mh.”
Come al solito, Naruto si accontenta di pochi sorrisi. Lei non è affatto convinta che lui li prenda sul serio. No, nemmeno lui è così ingenuo. Ma comprende che lei non vuol esser disturbata, non vuole che le rammentino la causa del suo dolore. E’ un dolore silenzioso, un dolore privato, che si suppone debba aver già dimenticato da un po’. O così le dicono.
E’ difficile credere che il mondo vada avanti. No, lei non era infatuata del suo Sasuke-kun. Per quanto possa apparire strano – era solo una bambina – il suo era amore. Che tipo di amore fosse, le è impossibile definirlo. Fraterno, materno, romantico… colori che si mischiavano, ed il risultato le apparteneva. Il risultato era il suo modo, del tutto personale, di amare.

Gli avrebbe donato tutta sé stessa.
Ma lui, lui l’aveva rifiutata. Quel grazie, quel grazie di tutto e grazie di niente, rimane un fantasma che aleggia, senza consistenza, nella sua memoria. A volte le suscita le lacrime. A volte le richiama un amaro sorriso.

Potrà essere una kunoichi niente male, ma sa d’aver effettivamente fallito nella missione più importante della sua vita. Tener vicino la persona che amava.
Non è colpa di Sasuke, se è andato via. Sebbene tutti si ostinino a dar lui la colpa. Quello che era andato via non era più Sasuke. Era l’ombra di ciò che il suo compagno di squadra era stato, un tempo ormai troppo lontano.

Non era colpa di nessuno, era questione di destino. Per uccidere il fratello tanto odiato, Sasuke ne aveva seguito le orme, e aveva abbandonato Konoha. Era solo uno stupido scherzo del destino, e nessuno dei due shinobi era più sé stesso, una volta abbandonato il villaggio.
Sakura è sicura che un giorno rivedrà il suo volto. Probabilmente, però, quel volto non apparterrà più a lui. Sarà il volto di Orochimaru, sarà il volto di un cadavere.
Ma lo vedrà ancora, vedrà ancora i capelli scuri, vedrà ancora gli occhi scuri, come macchie d’inchiostro. Forse quel giorno sarà pronta a prendersi la colpa di tutto l’accaduto.
Perché in fondo, tutti sono più gentili nei confronti dei defunti. La testa di Sasuke verrà portata indietro a Konoha, come si addice alle regole del villaggio. I suoi occhi, chiusi per sempre, conserveranno i segreti degli Uchiha.
Un sesto senso femminile tenta d’avvertirla, mestamente, che quel giorno è fin troppo vicino. Lei lo sa.
Si china sull’erba bagnata di rugiada, a cogliere quei fiori coperti di brina. E’ l’alba di un nuovo giorno.
Presto, lo rivedrà presto. E lui... lui non potrà riconoscerla. In alcun modo.
You are my sunshine, my only sunshine...”
Sente le lacrime minacciare di colar via sulle guance, e non fa nulla per fermarle. Glielo devono permettere. Quell’attimo di dolore personale e privato. La vista appena appannata.
”You make me happy when the skies are grey...”
Un singhiozzo, che tanto contrasta col fantasma di sorriso stirato sulle labbra di bocciolo. La primavera è arrivata, ma lui…
You’ll never know dear, how much I loved you..”
”Please don’t take my sunshine away...”

Sakura...?

Trasale, le erbe medicinali sfuggono alla debole presa, ritornando alla loro terra. Per un attimo, un sussurro...
Non sa se voltarsi. Forse non osa farlo.

Voltati... voltati...

Obbedisce a quel sussurro. Ma gli occhi appannati che gocciolano lacrime non incontrano nulla. Solo un’eco di un passato che non potrà più essere presente.
Un’eco crudele. Soffocando a stento un singhiozzo, torna a raccogliere le sue erbe. Dalle labbra sfugge solo un sussurro, un mormorio che sa di supplica.

“Please... don’t take my sunshine away…”




L'ispirazione è venuta da un amv creato da una mia amica, non su Naruto, ma con questa canzone. E' grazie a lei che m'è venuto di cercare il testo (per godermi meglio l'amv), e che mi è venuto il lampo u.u.
Si, la canzone è quella vecchia canzone cantata da Doris Day (nella versione che ho io), "You are my sunshine".
Concludo dicendo che non seguo il manga, e mi son basata sull'anime (rilasci settimanali pieni di filler u_u). Sperando che sia di vostro gradimento XD
Starei anche pensando di farne un "sequel" con il... 'ritorno' di Sasuke a Konoha... Mh, chissà. Se mi verrà l'ispirazione, un giorno di questi... *_*
  
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