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Autore: thecarnival    28/12/2011    1 recensioni
Il Natale è ciò che ha sempre unito le famiglie e le persone, ma non questa volta.
Ethan Crowford è un Babbo Natale un po' imbranato assunto da poco al 'The Mall' da lei, Honey Heartworth. Una donna -un capo- troppo esigente e rigido per i gusti di Ethan.
Sunshine è una bambina di 5 anni, cresciuta un po' troppo in fretta, perchè privata da ogni magia che c'è nell'infanzia. Cos'hanno Ethan e la piccola Sunshine in comune?Oltre all'affetto -chi ancora incosapevole e chi esplicito- per Honey, la grande passione per il Natale.
La donna però, dopo la morte del marito, ha un rifiuto per questa festa. Cosa succederà quando si ritroverà davanti i più grandi addobbi mai visti? E come reagirà quando scoprirà la più grande bugia nascostale da Ethan?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scusate il ritardo, ma non sto molto bene! Sarò infatti di pochissime parole. 
Ringrazio, insieme alla mia metà-gemella/sosia, tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra i seguiti, preferiti e ricordati, e le dolci fanciulle che hanno commentato. Spero vi piaccia anche questo capitolo, che ho scritto per voi con tanto ammmore! xD
Ovviamente il prossimo aggiornamento arriverà tra due giorni.
Buona lettura!

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3.Don't leave me.. please.

Ero ancora nervoso per tutto quello che era successo quella sera, e solo un caffè, accompagnato da una sigaretta, avrebbe potuto rilassarmi e distrarmi a dovere. Me ne stavo seduto in una piccolissima caffetteria quasi di fronte il The Mall, strano come non l'avessi mai notata fino ad allora, anche perchè il caffè era davvero ottimo. Lo bevvi velocemente, come se, ingerendo quel bollente liquido nero, sciogliesse via portando con sé, tutti i miei cattivi pensieri.

Desidera altro signore?” Quella gentilissima ragazza si era avvicinata, con il suo taccuino, e per un attimo, ricordo di aver davvero desiderato di ordinare altro, solo per ringraziarla di quel meraviglioso sorriso. Era così complicato ridere? Era così complicato evitare di trattare male la gente? Anche gli altri potevano aver trascorso un brutto momento, o una brutta giornata, perchè non stamparsi sul viso un finto sorriso e far credere al mondo che tutto vada bene? Non è mentire, solo cercare di far sorridere gli altri.
Sospirai soddisfatto quando gettai fuori la prima boccata di Marlboro Touch, durò un istante, il momento in cui mi parve di essere da solo in tutta New York, in cui ci fosse un silenzio assoluto, io i grattacieli e la mia sigaretta. Riaprii gli occhi, e, incredibile dirlo, anche quello accadde tutto troppo velocemente.. Quella bambina che scappava, attraversando la strada, mi fece gettare la sigaretta ancora a metà, e riuscii a prenderla in tempo, salvandola dalle auto impazzite di NY.

Sei come Mufasa!”
“Come?” risi sentendo quello strano nomigliolo. Mi era familiare ma non riuscivo a ricordare dove lo avessi sentito. Solo quando disse di essere Simba, capii che si stesse riferendo al cartone animato della Disney “Il re Leone”, l'avevo salvata dalla mandria impazzita. “Sono un Mufasa Babbo Natale” Non mi accorsi nemmeno della presenza accanto a noi, che continuava a guardarmi e gesticolare preoccupata. Possibile che quel giorno ogni cosa avesse a che fare con lei? Improvvisamente mi venne voglia di accendermi un'altra sigaretta, di quel passo, se ad ogni pensiero a lei associato avessi fumato, sarei sicuramente morto a 40 anni. Mentre lei mi ringraziava, strano a dirsi ma sembrava davvero grata, e dispiaciuta, quasi un'altra persona rispetto a quella con cui avevo parlato un'oretta prima, la bambina saltellava al mio fianco, tirandomi per la giacca, chiedendomi se fossi davvero io il Babbo Natale del centro commerciale.

Lo ero fino a prima che tua mamma mi mandasse via” Un sorriso alla dolce bambina, una frecciatina velenosa alla vipera della madre. Ma lei mi ignorò, era il suo modo di fare, ignorare ciò che non era di suo interesse o gradimento, ma questo l'avrei scoperto solo con l'andar del tempo..
“Mi dica come posso sdebitarmi” E' incredibile come ricordi ancora ogni singola parola, e ogni singolo pensiero, ma fu il nostro primo incontro, l'inizio di tutto, come poterlo dimenticare? Le risposi che mi sarebbe piaciuto riavere il lavoro, e giuro che lo dissi con tutta la calma e gentilezza possibile, ma a quanto pare non bastarono a farle mantenere quella poco pazienza fino ad allora dimostrata. “Questo non è possibile signor Crowford.. Non torno indietro sui miei passi, lei non merita quel lavoro” Aveva ragione solo su un punto, lei non tornava indietro sui suoi passi...
“Lo merito eccome! Amo i bambini, e..”
“Vuoi venire a cena con noi? Oggi è Merc.Mc.” Abbassai lo sguardo, puntando i miei occhi in quelli di Sunshine, mi guardava sorridente e nello stesso tempo supplichevole.. Avrei tanto voluto negare, tornare a casa e non rivedere mai più quella strega, ma mi ritrovai seduto di fronte le donne Heartworth, in uno dei tavoli del Mc Donald's. L'imbarazzo si tagliava a fette. Non sapevo cosa dire, e ogni argomento sembrava inopportuno e finiva per essere immediatamente esaurito, così piombavamo nuovamente nel silenzio più assoluto. “Mamma, domani devo per forza andare dalla signora Plumbery?”
“Sì” Una risposta secca, che mi fece gelare il sangue.
“Ma mi obbliga a mangiare i suoi biscotti, e sono duri.. e non mi fa giocare, né guardare la tv. Io mi annoio..”
“Non mi interessa Sun, dovrai andare.”
Come poteva mandare sua figlia in un posto contro la sua volontà? Mi ritrovai a pensare tantissime cose. Mi chiesi il motivo per cui la bambina non stesse in casa con il padre, e capii che sicuramente i due avevano divorziato, e mi spiegai il perchè di tutta quella cattiveria ed acidità nei confronti degli uomini e delle persone in generale. Sorrisi quando pensai che quella donna aveva semplicemente bisogno di andare a letto con qualcuno per rilassare i suoi nervi.
Non ero neanche lontanamente vicino alla realtà dei fatti.
“C'è qualcosa che la fa sorridere in particolare?”
“Questa signora mi ricorda una persona che conosco sai?” Mi rivolsi direttamente alla piccola Sunshine, meno parlavo con quella donna, meglio era per la mia salute mentale! “Anche io da piccolo andavo in casa di una mia vicina, e sai cosa mi costringeva a fare?” Negò con il capo interessata e le feci cenno con la mano di avvicinarsi a me, come per confessarle un segreto “Mi vestiva da femminuccia..” Mi scoppiò a ridere in faccia. Ricordo ancora quel bellissimo suono naturale, quegli occhi chiusi con delle lacrime ai lati, le mani sullo stomaco e la testa all'indietro. Fu in quel preciso istante che mi innamorai di quella bambina, che capii che non avrei potuto più farne a meno. “Ehi, non ridere, così mi offendi” Più parlavo e più rideva, e risi insieme a lei. Mi bloccai quando uno strano suono arrivò alle mie orecchie, e non fui l'unico. Honey stava ridendo con noi. Sua figlia la guardò come incantata, e poi le sorrise riprendendo a ridere, e sfottendomi per il resto della cena.
“Mi sarebbe piaciuto vederti con il tutù”
“Posso vedere se trovo qualche foto e te le faccio vedere” Si mise a saltare contenta, mentre uscivamo dal locale. Honey la rimproverò più volte, intimandole di stare ferma, ma lei non l'ascoltava. “Dai Sun, ascolta tua mamma.. se la fai arrabbiare poi le vengono le rughe e diventa brutta e cattiva come la signora Plumbery” Cercai di buttarla sul ridere, e funzionò, dato che la piccola Sunshine, si fermò di saltare e si strinse alla mia mano.

Mamma, dobbiamo per forza andare a casa?”
“Sì, tesoro, è tardi..” Il suo broncio mi fece intenerire, anche a me dispiaceva salutarla, soprattutto perchè non sapevo se e quando l'avrei rivista. “Adesso saluta il signore..”
“Ciao Eth” Mi abbassai, scompigliandole i capelli, e mi sorrise così dolcemente da sciogliermi il cuore. Avevo sempre amato i bambini, ma lei era proprio speciale, aveva qualcosa nello sguardo.. qualcosa che a quei tempi non sapevo cosa fosse, ma l'avrei capito solo con il tempo, solo conoscendo bene quelle due bellissime donne..
“Ciao piccola..” Mi abbracciò “Non essere triste, ci vedremo presto!”
“Non è vero! Anche tu mi lascerai per sempre..” Non sapevo a cosa si stesse riferendo esattamente, ma l'abbracciai anche io, sussurrandole dolci parole. La conoscevo appena, ma le volevo già bene.. e gliene avrei voluto sempre di più. “Mamma, ti prego.. può venire a casa con noi?”
“Ma tesoro” Si abbassò anche lei, accarezzandole una guancia dolcemente “anche Ethan ha una casa, non può venire con noi..” Fu la prima volta che la sentii pronunciare il mio nome in quel modo. La prima volta, che la vidi rivolgersi in quel modo a sua figlia. E quella versione di Honey mi colpì, ma non ci feci caso più di tanto.. allora non sapevo che quel tono di voce, quella carezza, quel modo di dire 'Ethan' si erano insinuati, lentamente e profondamente, dentro di me, e niente li avrebbe più cancellati. “Andrebbe bene per lei?” La guardai interrogativo, non avevo ascoltato una parola. Le lacrime di Sunshine mi avevano bloccato. “Le andrebbe di lavorare come una sorta di baby-sitter o governante o quello che vuole, in casa mia? Sunshine si è affezionata e non vuole mettere piede dalla vicina e poi..”
“Certo che mi va bene.. Questa piccola peste mi ha rubato il cuore” Le sorrisi, e le sue lacrime sparirono nel sentire che mi avrebbe visto ogni giorno a partire dalla mattina successiva.

Allora ci vediamo domani alle 7, a questo indirizzo. Sia puntuale..”
“Honey..” Mi fissò “Abbiamo, più o meno, la stessa età, starò a stretto contatto con tua figlia, e passerò le mie giornate in casa tua, puoi chiamarmi Ethan e darmi del 'tu' per favore?” Sorrise, scuotendo la testa, e dopo aver preso la manina della figlia nella sua, mi salutò.
Mi ritrovai a pensare che mi ero messo in un bel guaio, lavorare in casa sua, e di nuovo per lei.. ma poi mi venne in mente quel patto con il direttore del centro commerciale, quello Scott e qualcosa. Sarebbe stato semplice arrivare all'obiettivo in quel modo, e poi avrei ottenuto la mia vendetta, non sapevo però, che non bisogna mai programmare qualcosa, perchè la vita ti sconvolge e stravolge i piani ogni giorno.

Quella mattina, quando mi svegliai ero così nervoso che dovetti bere tre tazze di caffè e fumare non so quante sigarette per calmarmi. E fu ancora peggio quando arrivai di fronte quell'enorme palazzo, suonai il campanello con incertezza, e mi rispose la piccola Sunshine, che ovviamente urlò non appena sentì il mio nome.
“Allora sei davvero qui” Si attaccò alle mie gambe, e dovetti trascinarla dall'ascensore fino all'ingresso di casa sua.
“Sun! Dove diavolo sei? Dobbiamo finir.. OH.. sei qui” Presi la bambina in braccio, dandole un dolce bacio sulla fronte e la riposai per terra
“Sono qui. Non è un problema vero?”
“No, assolutamente, è che non ti aspettavo così puntuale, e devo ancora vestire Sunshine, e poi prepararmi per andare a lavoro..”
“Honey, rilassati. Dimmi quello che devo fare, alla piccola ci penso io..” Le sorrisi sincero, la vidi chiudere gli occhi per un attimo, come se avesse bisogno di sentirsi dire quelle parole da molto tempo. Ma durò solo un secondo, perchè li riaprì e in pochi minuti mi fece visitare l'appartamento, mi spiegò dov'erano i vestiti di Sun, e cosa avrei dovuto fare in caso di emergenza, se lei non avesse voluto mangiare, e roba varia..
“E per finire qui ci sono i cartoni animati.. se non vuole più giocare o studiare”
“Studiare?”
“Sì. L'anno prossimo andrà a scuola e deve pur imparare a leggere e scrivere prima degli altri, no?”
Mi venne da ridere nel sentire quelle parole, era solo una bambina, perchè doveva studiare e rovinarsi l'infanzia ancora prima di entrare a scuola? Però mi limitai ad annuire, non potevo di certo iniziare a contraddirla il primo giorno.
Andai in bagno con Sunshine e aspettai che finisse di farsi il bagnetto, era una piccola donna, e diceva che sapeva benissimo lavarsi da sola, voleva solo un piccolo aiuto per lo shampoo. Era tenera, dolce, una bambina incredibile.. vederla giocare con le paperelle poi, mentre le insaponavo i capelli, mi metteva sempre allegria.
“Allora io vado.. Per qualsiasi cosa..”
“Ti chiamo al cellulare. Lo so. Ho dei nipoti, so come badare ai bambini, ora vai o farai tardi, non vorrai mica farti licenziare!”
Buttò uno sguardo un po' preoccupato sia a me che alla figlia e poi sparì.
“Allora piccolo mostriciattolo, cosa vuoi fare dopo?”
“Voglio vedere tantissimi cartoni..”
“Mi sembra un'ottima idea”
Mi sorrise schizzandomi un po' d'acqua, e quando fu asciutta e vestita, corse in cucina buttandosi sul divano. Mi chiese se avessi sistemato il bagno, proprio mentre sceglieva il DVD di Mulan, mi limitai ad annuire e mi sedetti accanto a lei.
Solo quando mi rilassai un po', notai che in quella stanza, come nel resto della casa non c'era neanche un addobbo natalizio, pensai che forse Honey era troppo impegnata con il lavoro per pensare a fare un albero, o mettere qua e là qualche festone.
“Hai visto che simpatico Mushu?” mi chiese con le lacrime agli occhi per le risate.
“Sì.. sì..” Le carezzai il capo. “Sun, come mai non c'è un albero di Natale?”
“Oh, beh.. la mamma non vuole farlo” Divenne subito triste.
“E tu vorresti?” Sorrise raggiante, e i suoi occhi si illuminarono. “Allora ti prometto che prima di Natale lo faremo, ma non devi dirlo a nessuno. E' un nostro segreto..”
“Faremo una sorpresa alla mamma?” Chiese abbracciandomi, ed annuii.. “Che bello” Ritornò a guardare il cartone, e sorrisi nel vedere quanto fosse felice, non sapevo però in che guaio mi ero andato a cacciare con quella promessa.
Quell'albero di Natale sarebbe stato l'inizio di tutto, o la fine di ogni cosa.

*****

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