Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ismene_    28/12/2011    2 recensioni
Dalla storia:
"E' così che dobbiamo ricordarci di noi. Sdraiati a terra, mentre il sole tramonta, a ridere. Insieme. Perché noi continueremo ad essere felici, insieme. Di giorno, ricorderemo momenti come questo. Di notte ne sogneremo dei nuovi” non si rendeva conto di quanto fosse triste e malinconica, ma infondo vera, questa frase.
Restarono stretti in un abbraccio fino all’alba. Poi, dopo averla baciata sulla fronte, se ne andò. Sarebbe voluto restare, ma sapeva che questo non era possibile. Era Minerva a decidere, sempre, e ormai aveva deciso.
E, mentre si allontanava, le sembrò bello come un dio greco. Perché infondo ci rendiamo conto della bellezza delle persone solo quando se ne vanno, per sempre, da noi.

Partecipa al "Una carrellata di primi baci-contest" di Acquamarine_
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Albus mi sono precipitata appena ho potuto. Spero non sia successo nulla di grave, come d’altronde accade ogni volta che mi fai chiamare con urgenza”.

“Minerva. Sono lieto che tu sia arrivata presto. Volevo che fossi la prima a saperlo. Non è nulla di grave o terribile, anzi, direi che è un’ottima notizia per Hogwarts” la guardò di sottecchi attraverso gli occhiali a mezzaluna per vedere la sua reazione.

“Come ben sai Severus quest’anno prenderà il posto di insegnante di difesa contro le arti oscure. C’era quindi bisogno di un insegnate di pozioni che prendesse la sua vecchia cattedra. Dopo non pochi sforzi per convincerlo, grazie ad Harry Potter ha accettato. Si tratta di un mio, beh potrei dire nostro, vecchio amico …”.

La McGranitt tuttavia aveva già smesso di ascoltarlo da un po’. Appena aveva pronunciato le parole “insegnante di pozioni”, aveva capito.

Non riusciva a credere che Albus avesse potuto farle una cosa simile. Non lui, che era l’unico a conoscere tutta la storia. Andò nel panico, e sentiva delle lacrime che volevano a tutti i costi uscire dai suoi occhi. Non piangeva dall’ultima sera della sua vecchia vita. Sera che aveva messo la parola fine alla sua adolescenza. Represse le lacrime e si sforzò di tornare alla realtà.

Silente la osservava attentamente. Conosceva benissimo la sua collega, che un tempo era stata anche sua allieva. E sapeva che non si arrendeva facilmente alle sue emozioni. Cercava di essere sempre impassibile. Capì tuttavia che in quel momento aveva bisogno di realizzare ad accettare ciò che le aveva appena comunicato.

Così le disse “Se ora vuoi scusarmi Minerva, ho molto lavoro da sbrigare. Spero di rivederti in sala grande a pranzo per l’incontro con il personale prima dell’arrivo degli studenti”.

 Fu lieta ad Albus per averle evitato di scoppiare in lacrime di fronte a lui. Uscì dall’ufficio del preside ma, senza rendersene conto, si ritrovò, invece che nel suo studio, in quello che era stato il suo dormitorio quando era una giovane Grifondoro del terzo anno.

Ricordava con affetto quella stanza, il letto a baldacchino, le tende color corallo. Colore che le riportò alla mente un oggetto dal quale non si separava mai. Da quando, al suo terzo anno, lo aveva ricevuto era sempre restato nelle sue tasche.

 Era una pallina di Natale del colore di quelle tende, una pallina speciale. Innanzi tutto era un Suo regalo, il che avrebbe reso prezioso anche un sasso raccolto sulle rive del lago nero. In più ogni volta che la toccava, e soltanto se l’avesse toccata lei, scopriva una foto. Una loro foto due. Del periodo in cui potevano stare insieme senza complicazioni. Senza dover pensare alle conseguenze della loro “amicizia”. Due giovani come tutti gli altri. Loro tuttavia non lo erano.

Quando compresero che la loro stava diventando di più di una semplice amicizia si resero conto che ciò non poteva accadere. Non soltanto perché lei apparteneva ad una famiglia di Purosangue, RIGORSAMENTE GRIFONDORO, e lui ad una famiglia di Purosangue , RIGOROSAMENTE SERPEVERDE. Soprattutto perché entrambi, nonostante la loro giovane età, sapevano già chi avrebbero sposato. Le famiglie più nobili erano molto simili alle famiglie reali. Alla nascita veniva combinato il matrimonio; e non era affatto preso in considerazione che i due futuri sposi si rifiutassero.

Avevano così deciso di non vivere una storia d’amore per pochi anni. Avrebbe solo portato ad un periodo molto più lungo di sofferenza per la nostalgia di quell’amore. Si sarebbero concessi soltanto qualche settimana.

Quell’anno infatti sarebbero entrambi restati ad Hogwarts per le vacanze di Natale. Soli, dato che la maggior parte degli studenti faceva ritorno a casa. Per porre fine all’inizio della loro vita. Sapeva con certezza che non ci sarebbe stato un futuro insieme per loro due. E le idee chiare e precise sono le più pericolose, perché non si osa più cambiarle.

Si erano incontrati lungo il corridoio del secondo piano mentre entrambi accompagnavano gli amici che sarebbero partiti di lì a poco. Lui senza farsi notare le mise qualcosa in mano. Tornata nel dormitorio vide quella pallina, con una breve lettera che le chiedeva di incontrarsi all’imbrunire nella foresta proibita. La lettera terminava con la frase che lui le ripeteva più spesso “Spero che tu venga. Perché Minerva devi sapere che ieri è passato, domani è un mistero, ma oggi, oggi è un dono. Per questo di chiama presente.

Sempre tuo, Tu Sai Chi.”

Rise per quella firma. La adottavano entrambi quando si mandavano delle lettere per non essere scoperti da nessuno. Decise comunque che valeva la pensa rischiare. Sapeva di amarlo, e, qualsiasi cosa avesse fatto, non se ne sarebbe pentita.

Se le avessero chiesto perché lo amasse così, non avrebbe saputo cosa rispondere. Lo amava e basta. Non perché fosse bello, ma perché alzava il sopracciglio quando era perplesso. Perché citava frasi di autori famosi in ogni suo discorso. Perché sapeva farla sorride, e spesso anche ridere di gusto, anche quando sentiva che tutto sarebbe andato male. Perché era più bravo di lei in pozioni, ma non in trasfigurazione. Perché la spingeva ad infrangere le regole. Perché era lui, e lei non poteva fare a meno di amarlo.

Indossò la sua giacca e si preparò ad uscire. Si ritrovò a correre per le scale per l’agitazione; correre lungo la foresta ed inciampare più di una volta. Si sentiva viva, viva come non sarebbe stata mai più dopo quella sera. Finalmente arrivò.  Ma lui non c’era. Infondo se lo aspettava. Era più saggio di lei, aveva deciso di smettere prima di iniziare.

Poi la chiamò “Minni! Pensavo non venissi più” ma lei non riusciva a vederlo, forse stava immaginando tutto. “Minni sono qua su! Sali.”alzò lo sguardo, e lo vide appollaiato sul ramo di un albero. Non smetteva mai di sorprenderla.

“Buonasera principessa. Non sapete che onore mi fate con la vostra presenza”

“Mio principe, sono ben lieta di essere qui. Tuttavia dovrei essere sotto le coperte”

“Mia cara Minni, l’unico modo sensato di vivere è senza regole. E se proprio ci sono delle regole, di certo sono state create per non essere rispettate”

“Parole sagge Messere, parole sagge”

Ed entrambi scoppiarono a ridere, perché quella sera piangere sarebbe stato inutile.

Fecero silenzio per qualche minuto. Poi parlarono all’unisono.

“Devo dirti una cosa”

“Ti ascolto”

“Vai, prima tu” continuarono a parlare insieme per un po’, fin quando Minerva non prese la parola.

“Credo che entrambi sappiamo cosa vogliamo dire. Io ti amo. Non ho paura a dirlo, e so di non essere avventata. So che siamo giovani, ma sento che questo sentimento è talmente forte che mi impedirà di sposare chiunque altro.”

“Oh Minni, mi riemipie di gioia sentirtelo dire. Ti amo anch’io e credo di dimostrartelo ogni singolo giorno. E so che tu sei l’amore della mia vita, l’unica donna che possa amare. Se qualcuno mi sentisse, probabilmente mi prenderebbe per un folle. Ma io sento che tu sei stata creata su misura per me. E questo è un grandissimo onore. Vedi Minni, noi siamo il giorno e la notte, il giallo e il viola, Grifondoro e Serpeverde.  E proprio per questa nostra diversità ci completiamo. Nessun’altra potrà mai riempire quel vuoto che è in me. Solo tu puoi rendere perfetto l’essere imperfetto che sono. Poi mio tesoro, mi è stato concesso il dono di essere qui, sul ramo di quest’albero che credo non reggerà ancora per molto. Così, se mi dai il tuo permesso, vorrei infrangere per un’ultima volta le regole”

Non lo aveva mai sentito parlare così. Ora che capiva la grandezza del loro sentimento sentiva che sarebbe stato ancora più difficile rinunciarvici.

“Avrai sempre il mio permesso”

E, dopo averla guardata come mai nessuno l’aveva guardata, come se fosse una delle sette meraviglie del mondo, la pietra più preziosa e rara dell’universo, la baciò. Un bacio breve, che sembrò durare un’eternità. Dolce, come deve essere il primo bacio, e amaro, come deve esserlo l’ultimo.  In quell’attimo gioia e dolore, l’inizio e la fine di tutto. Perché entrambi sapevano che per loro non ci sarebbe stato un futuro alternativo a quello insieme.

“Ti amo Minnie, Ti amo alla follia”

“Tu sei folle dolce amore mio, sei folle”

“Diletta, voglio prometterti un’ultima cosa. Prometto, anzi giuro, sul mio onore che mai sposerò un’altra donna. Non serve che ti dica che mai guarderò nessun altra perché sarebbe superfluo. I miei occhi sono tuoi, e non possono vedere altra bellezza all’infuori della tua”

“Bisogna avere una buona memoria per non dimenticare le promesse” fu la sua risposta, ricca di tristezza.

“Dimenticare questa promessa coinciderebbe col dimenticare te. Cosa che so essere impossibile.”

Furono interrotti da un suono brusco.

“Non dirmi che è quello che penso”

“Spero davvero di no”

Ma si sbagliavano. Eccome se si sbagliavano. Il ramo si spezzò, e si ritrovarono a terra, a ridere, magicamente felici.

“Minni è così che dobbiamo ricordarci di noi. Sdraiati a terra, mentre il sole tramonta, a ridere. Insieme. Perché noi continueremo ad essere felici, insieme. Di giorno, ricorderemo momenti come questo. Di notte ne sogneremo dei nuovi” non si rendeva conto di quanto fosse triste e malinconica, ma infondo vera, questa frase.

Restarono stretti in un abbraccio fino all’alba. Poi, dopo averla baciata sulla fronte, se ne andò. Sarebbe voluto restare, ma sapeva che questo non era possibile. Era Minerva a decidere, sempre, e ormai aveva deciso.

E, mentre si allontanava, Horace Lumacorno le sembrò bello come un dio greco. Perché infondo ci rendiamo conto della bellezza delle persone solo quando se ne vanno, per sempre, da noi.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ismene_