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Autore: noceur    28/12/2011    6 recensioni
The lingering question kept me up
2 AM, who do you love?
I wonder till I'm wide awake.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maddison si strinse forte nel cappotto marrone, si sistemò le lunghe trecce e attraversò le strisce pedonali davanti all’ingresso della sua scuola, senza nemmeno preoccuparsi di controllare se arrivassero o meno delle macchine. Tanto chi vuoi che passi da queste parti? Pensò, ed effettivamente aveva ragione: la zona dove frequentava la scuola non era mai molto trafficata, quasi per niente.
Per questo la spaventava il luogo dove si stava dirigendo. Il college più grande della sua città. Deglutì solo al pensiero, e strinse la spalla del suo zainetto viola ancora di più, come per sfogare la tensione, ma procurandosi solamente due grosse strisce rosse sul palmo della mano. Sbuffò, e aprì la cerniera della cartella, per cercare il grosso impacco di carta stagnola. Quando lo trovò, dopo circa cinque minuti buoni, per poco non esultò in mezzo alla strada. Scartò il pacchettino, e morsicò un pezzo dell’enorme panino al prosciutto, compratole dalla sua apprensiva, a volte troppo, madre.
Prima che potesse accorgersene, era già arrivata davanti al grosso edificio grigio, in cemento, dove avrebbe dovuto svolgere i test per entrare in quello stesso college, dove erano stati alunni anche i suoi due fratellastri. Addentò un cioccolatino extra-fondente, e buttò la carta per terra, facendosi guardare male da una vecchietta di passaggio. Alzò gli occhi al cielo, e si avvicinò all’orda di gente che aspettava al gelo, davanti a quel portone trasparente, la stessa porta che per alcuni era un miraggio, per altri una certezza, e per tutti i genitori, una speranza. Anche se quelle di molti non sarebbero diventati realtà. Illusi pensò Maddison. Lei era una ragazza molto sicura di sé, e sapeva che sarebbe passata, non aveva dubbi.
Si appoggiò ad un palo, vicino ad un motorino, e iniziò a mordicchiarsi nervosamente le unghie, nonostante non fosse da lei farlo, perché odiava apparire insicura, ma                   quella era l’occasione della sua vita, l’occasione per diventare qualcuno, come diceva suo padre. Diede un’occhiata in giro: ragazzi di tutte le etnie, colori, altezza e ‘dimensioni’ aspettavano impazienti e agitati. Poi il suo sguardo si soffermò su una ragazza dalla pelle olivastra, i piccoli occhi neri contornati da una montatura dai colori sgargianti, e i capelli neri e liscissimi. Strizzò gli occhi per mettere meglio a fuoco maledetta miopia si lamentò nella sua testa, ma dopo poco riconobbe la sua vicina di casa nonché compagna di scuola delle scuole elementari:  Lea, la ragazza filippina con cui aveva passato un sacco di avventure, ma che non vedeva da troppi anni, a suo parere.
Per apparire sempre perfetta, si specchiò nello specchietto del motorino, scostandosi un ciuffo di capelli più davanti agli occhi, per coprire un piccolo puntino rosso sulla fronte. Si mise il più dritta possibile sulla schiena, e camminò convinta fino dalla sua amica.
«Lea, ciao, anche tu qui per i test? » chiese raggiante.
«Maddy, tesoro – la abbracciò calorosa – come stai? Comunque sì, anche io per i test.» sussurrò, con aria leggermente agitata.
«Io tutto bene e tu? Da quanto tempo, almeno cinque anni!» esclamò, fingendo di pensarci, ma in quel momento l’ansia era troppa per mettersi a pensare a quanto tempo era passato. Quando si parlava di scuola Maddison non scherzava, e diventava davvero cinica, a volte. Anche più spesso che ‘a volte’.
Lea non fece tempo a rispondere che un ragazzo molto simile a lei per i colori della pelle e dei capelli, domandò sorpreso a Maddison «Maddison Hill?» insieme alla sua bocca, quella di moltissimi ragazzi intorno a lui, si spalancarono, tanto da sembrare in estasi.
«Già, sono io caro Zayn.» salutò la ragazza con un ampio gesto della mano, sorridendo.
«Wow, sei …. Cambiata. – bisbigliò lui – hai visto chi c’è?» chiese malizioso. La ragazza iniziò a guardarsi intorno, ma non notò nessuno di così importante da attirare la sua attenzione. «Harry! – urlò Zayn, ad un suo amico riccio, poco distante da lui – visto chi c’è?» domandò di nuovo, questa volta al ricciolino, che allungò la testa oltre le spalle dei ragazzi con cui stava ridendo e scherzando, e notò la figura slanciata di Maddison. E ne rimase visibilmente sconvolto. «Ciao Mad – salutò lui – come va?» chiese avvampando, come d’altronde la ragazza che non si aspettava di vederlo lì, con le guancie e il naso rossi, forse per il freddo, forse per l’imbarazzo.
«Bene, sono solo un po’ infreddolita, e agitata.» ammise lei abbassando lo sguardo sull’asfalto.
«Se sei rimasta come qualche anno fa, vedrai che ti prenderanno sicuramente.» la rassicurò lui, col suo solito fare dolce di quando stavano insieme.
«Grazie, tanti auguri anche a te.» fece lei sorridendo, e tornando a guardare Lea, in cerca di aiuto. Quella situazione la imbarazzava parecchio.
«Allora, ti sei emozionata di aver rivisto Harry?» ma non questo tipo di aiuto. La mora sbuffò, prendendosi una ciocca di capelli, e girandosela intorno al dito «E’ una storia vecchia, questa.» disse spazientita, come se il riccio non fosse stato lì. Ma tanto non gli importa più nulla di me, giusto? E’ finita. Pensò Mad, cercando di auto convincersi. I loro amici risero notando la faccia sconvolta del ricciolo, ma si trattennero dallo scoppiare.
«Okay, buona fortuna a tutti - ripeté Maddison  - vado da alcune mie compagne. Ciao ragazzi, a presto.» si voltò, e andò verso l’angolo dell’edificio, sentendo le voci confuse dei suoi amici salutarla.
In realtà non c’era nessuno, i suoi amici erano dei ‘perdenti’ che non avrebbero nemmeno mai provato a fare test del genere, non che Zayn potesse permetterselo, ma perché non tentare? Si appoggiò ad un muretto, e prese il telefono dalla tasca del giubbotto, e accese lo schermo. Un messaggio da  sua zia, uno dalla madre, uno da suo padre, perché lei non aveva amici. Poi un ultimo messaggio, da Harry, mandato da poco.
Mi eri mancata, Harry  xx aveva ancora il suo numero allora, non lo aveva cancellato come aveva detto il giorno della rottura. Maddison rispose subito Sì, anche tu. Mad x poi spense il telefono, tanto non avrebbe potuto usarlo entrata nella scuola. Dopo poco, i ragazzi iniziarono ad avvicinarsi all’entrata, per sentire quello che aveva da dire un magrissimo signore, con un megafono in mano «Allora, adesso inizierete ad entrare, partiamo con le lettere dalla ‘a’ alla ‘d’.» spiegò, con ampio gesto del braccio, che incitò i ragazzi ad entrare.
Quando chiamarono il gruppo dalla ‘h’ alla ‘l’ Maddison si affrettò ad entrare attraverso la porta a vetri, e seguì le indicazioni di alcuni bidelli, che le indicarono di dirigersi al secondo piano. Arrivata qui, una lunga fila di gente era ammassata davanti ad un povero signore, con un mucchietto di fogli in mano. Riuscì a sgattaiolare più avanti possibile, grazie alla sua altezza non molto sviluppata, così che riuscì a chiedere informazioni subito.
Il signore la scrutò da dietro i suoi piccoli occhiali neri «Sono Maddison Hill.» spiegò lei, e aspettò fino a quando l’uomo non ebbe trovato il suo nome. «Aula 240, qui, subito a destra.» le indicò, puntando il dito verso un corridoio dalle pareti azzurrine, ma senza staccare gli occhi dal foglio, e interpellando il ragazzo seguente.
Maddy si avvicinò titubante a una delle prime porte, contrassegnata dal numero 239, quindi probabilmente era vicina alla sua classe, e infatti, appena dopo i bagni maschili, ecco la targhetta con 240. Sorrise soddisfatta, per poi entrare in un’aula grandissima, ma poco accogliente: i finestroni a lato erano semi-diroccati, e lasciavano passare moltissimi spifferi, le lavagne nere dell’anteguerra erano ancora sporche di gesso, e i banchi disegnati sopra, sotto, di lato, dappertutto. Ma tutto ciò le piaceva; non voleva più stare nelle scuole di suore, tutte pulite ed ordinate dove nemmeno ci si poteva mettere gonne né orecchini. A lei piaceva il caos, e le piaceva quella scuola. La stanza era ancora vuota, così prese il posto migliore a suo parere: ultima fila, vicino al calorifero. Appoggiò la borsa sul banco, tirando fuori il documento, una penna, e un bloc-notes. Passarono circa due minuti, ed entrò un ragazzo basso, molto più basso di lei, cosa quasi impossibile, che si mise dall’altra parte della classe. Iniziò ad arrivare altra gente, e le voci si fecero più alte e concitate. Maddison iniziò a scrivere su un foglietto tutte le formule matematiche che in quel momento le venivano a mente, contornate da qualche cuoricino senza senso. Poi una voce squillante le chiese «Posso sedermi?» Maddison capì che il ragazzo si riferiva al banco vicino al suo, e annuì, senza alzare la testa.
«Piacere  - cominciò lui – mi chiamo Niall.» la ragazza non poté fare a meno di voltarsi. E di perdersi nei suoi occhi color oceano.
La ragazza cominciò a boccheggiare, ma lui non sembrò accorgersene, e le strinse la mano saldamente.
«M-maddison.» balbettò lei, ricambiando. Il biondino si mise a sedere, e iniziò a smanettare col cellulare, non curante del fatto che la ragazza affianco a lui lo fissava imbambolata. Appena lui alzava lo sguardo lei tornava al suo blocco, e alle sue ‘adorate’ formule.
«Nervosa?» chiese lui, comprensivo.
«Sì, molto.» spiegò lei, mordicchiandosi il labbro «tu no?» domandò di rimando.
«Naturalmente, ma se mi faccio prendere dall’ansia è peggio.» spiegò, stringendosi nelle spalle. In quel momento, entrò una professoressa dall’aria buffa ma simpatica, un po’ in carne, e non molto alta. «Buondì ragazzi. Io sono la professoressa di lettere, e sarò qui a controllare che durane i test voi non copiate, chiaro?» disse, spostando lo sguardo verso la classe ormai gremita di ragazzini, che annuirono preoccupati.
«Bene, allora distribuisco i fascicoli.» prese una busta gialla e passò fra i vari banchi, controllando i documenti, e facendo firmare ogni ragazzo, a cui venivano date le tre prove di lingua inglese e matematica. Niall si soffermò a guardare la sua vicina di banco, intenta a scrivere il suo nome «Buona fortuna.» le augurò sorridente, e nella sua testa una melodia gli martellava il cervello.
 

Some things gotta get loud
Cause I'm dying just to know your name
And I need you here with me now
Cause you've got that one thing

So get out, get out, get out of my head
And fall into my arms instead
I don't, I don't, don't know what it is
But I need that one thing
And you've got that one thing

So get out, get out, get out of my mind
And come on, come into my life
I don't, I don't, don't know what it is
But I need that one thing
And you've got that one thing


Il test passò velocemente, con qualche incertezza, qualche errore, e qualche buco lasciato in bianco. Maddison aveva finito venti minuti prima della fine dell’orario, e si era nascosta in bagno, aspettando che anche il biondino uscisse. Si distrasse per pochi secondi, e riuscì a vedere i capelli del ragazzo dietro alcuni ragazzi. Sembrava avere fretta di andarsene, così Maddy lo raggiunse correndo, rimanendo però sempre a dovuta distanza, mentre lui accelerava sempre di più, sgomitando per passare tra la folla.
Quando Maddison riuscì finalmente ad uscire, il ragazzo era già scomparso per le strade di Londra. O così credeva.
«Hey, spero ti sia andata bene la prova.» le disse Niall, piegandosi in avanti.
«Oh – sussultò la ragazza presa di sprovvista – lo spero anch’io, sia per me che per te.» sorrise, perdendosi di nuovo in quell’azzurro meraviglioso degli occhi del ragazzo. «Allora, spero di rivederti presto.» continuò, prendendo coraggio per dire poche parole, ma significative, o almeno per lei lo era. E se Niall non era proprio così stupido avrebbe capito quello che intendeva Maddison, lei ci sperava.
«Bene, a presto, ciao.» la salutò il biondino, muovendo un po' la mano timidamente.
Lei ricambiò «Ciao, piacere di averti conosciuto.» fece un grande sorriso, e aspettò che il ragazzo avesse fatto qualche metro per girarsi e tirare un lungo sospiro.
«Ti piace Horan?» chiese qualcuno alle sue spalle, facendola girare di scatto, preoccupata. Harry.
«Chi?!» chiese lei con voce stridula, nonostante sapesse benissimo chi era 'Horan'.
«Non fare la finta tonta con me. Il ragazzo biondo con cui stavi parlando.» disse, sollevando le sopracciglia.
«Nemmeno lo conosco!» esclamò lei, gesticolando nervosa, e spostando lo sguardo altrove.
Il ricciolino scoppiò a ridere, buttando la testa all'indietro «Okay, come vuoi. Ma sappi che non sei una brava attrice.» le stampò un bacio sulla guancia, per poi mordersi il labbro, e scomparire dietro l'edificio. Maddison rimase immobile per qualche secondo, bloccata da quel gesto: possibile che provasse ancora qualcosa per quel maledettissimo stronzo nonostante l'avesse fatta soffrire e nonostante fosse completamente finita tra di loro? Forse non voleva darlo a vedere ma in fondo quel ragazzo le piaceva davvero ancora, o non si sarebbe stata innamorata di lui per così tanto tempo. Scosse la testa per scacciare via i pensieri e torno a casa sua, confusa.
 
 
Nel cuore della notte la suoneria del suo blackberry fece svegliare Maddison, che sbuffò e accese lo schermo. Erano le due di mattina.
Senza leggere il nome di chi chiamava rispose, pronta a gridare un casino di insulti a chiunque fosse, ma una voce rauca e pacata la bloccò «Maddison, devo parlarti.» sussurrò il ragazzo dall'altro capo del telefono.
«Harry, ma sei stupido? Sono le due di notte.» si lamentò lei, strizzando gli occhi.
«Ora, devo parlarti ora.» disse serissimo, Maddison non lo aveva mai sentito più serio di così, allora tacque e lo lasciò parlare.
«Io …» in quel momento Maddison si rese conto di quello che ancora provava per lui, e rivide tutti i momenti che avevano passato assieme, negli anni precedenti.
Ti amo, dì 'ti amo' Styles. pensò, incrociando le dita.
« … sono andato a letto con tua sorella.»
 
Non era cambiato, proprio no. E lei non era innamorata di lui, proprio no. Ma forse un biondo l'avrebbe fatta sentire speciale in futuro.
Il problema per lei era capire chi amava davvero.


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salve a tutti! (direi di cambiare colore che questo lilla fa pena, e neanche si vede D:)
così va meglio (?) gli scleri fra i due emiferi del mio cervello. No, aspetta, quale cervello?
okay, la smetto.
Ciao a tutti, di nuovo. Ci tenevo a mettere questa os, perchè ho poca ispirazione per la long D: in realtà l'ispirazione ce l'ho, ma non so come buttarla giù, e  non c'ho proprio lo sbattimento.
E poi tra poche ora parto, in realtà dovrei già essere nel letto a dormire dato che devo alzarmi alle tre e andare in aereoporto, ma volevo avvisarvi proprio di ciò: parto e fino al primo sarò a Barcellona, e non mi porto il computer perchè non ci sta in valigia, e perchè non mi va di stare in hotel a scrivere quando sono in una città che non ho mai visto, per tutto il bene che vi voglia <3
Anzi, vi ringrazio per le 81 recensioni alla long, per le 36 preferite e 40 e passa seguite, e le otto ricordate *--* siete meravigliose davvero!
spero recensiate anche questa os, e ditemi se potrebbe diventare una long, se vi piacerebbe che lo diventasse.
Bene, buon2012, spero di trovare una rete wi-fi da qualche parte u.u
Il bellissimo banner me lo ha fatto Agata, conosciuta come @Egg___s o come @breakfastateggs ma tanto la conosciete tutti, quindi bando alle ciance.
Grazie mille ancora, agh c:
Bacioni, smart.

  
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