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Autore: Akemi_Kaires    28/12/2011    11 recensioni
Natale non sè solamente una festa commerciale o religiosa.
E' un'occasione di ritrovo in famiglia, di unione e, perché no, anche di amore.
You know Me: Silver considerava da sempre il suo compleanno una fregatura colossale.
I can always make you Smile: Per Sandra, il Natale era sinonimo di confusione, noia e rottura di scatole.
Dancing Together: Da dove fosse nata l’idea malsana di trasformare casa sua in una sottospecie di discoteca, proprio non riusciva a spiegarselo.
Prince and Princess: «Il buon dovere di un cavaliere è quello di proteggere la sua principessa dal re malvagio. Non è sempre così nelle favole?».
Without Words: «I regali adatti a Lance non lo sono per Eugenius e viceversa. Anzi, sarebbe preoccupante se avessero gusti simili. Ce lo vedi mio cugino vestito di viola, con tanto di papillon rosso? Che incubo».
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'With You, My Love'
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I Can Always Make You Smile

I Can Always Make You Smile

 

Per Sandra, il Natale era sinonimo di confusione, noia e rottura di scatole.

Anche quell'anno, era stata costretta - sebbene non lo desiderasse affatto - a partecipare alla consueta festa che tutto il paese di Ebanopoli organizzava con dedizione e passione per il magico ventiquattro Dicembre. Inutile dire quanto fosse contraria alla sola idea di trascorrere una serata immersa nel caos e nell'assordante rumore che minacciava di infierire sulla sua salute mentale.

Odiava essere obbligata a sentire quegli odiosi cori natalizi - stonati, per giunta - e non poter passare quella notte in santa pace, specie dopo una giornata di spossante vigilanza ai preparativi del cenone. Era ben conscia che, essendo Capopalestra, tutto ciò rientrava negli obblighi del suo ruolo; tuttavia, non poteva affatto concepire la sola idea di dover sopravvivere ancora una volta a quell'agonia.

Pareva non esserci alcuna via d'uscita in grado di salvarla da quella dannata condanna. Avrebbe fatto reclamo al caro nonno, il Maestro, spiegandogli in modo gentile e garbato i motivi per i quali l'anno successivo si sarebbe rifiutata categoricamente di prendere parte a quella maledetta ricorrenza. E se lui non avesse ascoltato ragioni... allora avrebbe chiesto asilo politico alle regioni estere fino alla conclusione del periodo festivo.

Incrociò le braccia al petto, sbuffando sonoramente, non appena notò un gruppo di bambini che giocavano a scalare l'albero di Natale per afferrare la stella che gravava sulla cima. Se l'avessero fatto cadere, vanificando tutti gli sforzi che la gente aveva fatto per addobbarlo, li avrebbe sbriciolati. Non aveva alcuna voglia di dover assistere al dispiacere dei festeggianti, e non desiderava affatto ricevere una nota di biasimo dal consiglio dei Saggi per mancata sorveglianza.

- Allora? - esclamò con una punta di acidità nel tono di voce, non appena si presentò dinnanzi agli occhi della banda di ragazzini. - Che cosa stiamo facendo, qui? Sapete che è pericoloso?!

- Ehi, Sandra, ci puoi aiutare? - rispose uno di questi, sfoderando un sorrisetto entusiasta, come se avesse ignorato il rimprovero della Domadraghi. - Ci fai vedere come prendere la stella che c'è lassù? Ti prego!

La giovane si mise una mano sulla faccia, sospirando esasperata mentre gli sguardi indagatori dei bambini la squadravano sorpresi. - Qualcuno mi salvi... - mormorò, sull'orlo di una crisi di nervi.

Quello era solo l'inizio di una dura nottata che si preannunciava tutt'altro semplice da sopportare.

 

Qualcuno l'avrebbe fatta Santa, dopo quella serata, sicuramente. Forse il Paradiso avrebbe riservato un posto d'onore alla povera martire, o almeno questo sperava Sandra. Qualcuno l'avrebbe ricompensata dalle sue fatiche, oppure quella era una punizione divina?

Doveva aver fatto qualcosa di male, nella sua precedente vita, per aver meritato un simile castigo.

- Derek, il coltello per il pane non è una spada! - gridò la giovane, riprendendo il bambino e strappandogli "l'arma" dalle mani. Solo il cielo sapeva cosa la tratteneva dall'urlare pubblicamente e mostrare a tutti il suo nervosismo. - Potresti farti male!

Si sentì immediatamente in colpa, non appena vide gli occhi innocenti del piccolo infante velarsi dalle lacrime. Un nodo le si formò alla gola, e con riluttanza cercò di nascondere il suo essere arcigna.

Si chinò all'altezza del ragazzino, sfoderando un sorriso rassicurante e cercando di asciugare con due dita quelle piccole gocce salate che scivolavano lungo le guance rosee. - Ehi, non fare così! - disse dolcemente, facendo appello al poco tatto che possedeva. - Non è successo niente!

Nonostante ciò, l'altro non accennava a smettere di singhiozzare. - Mamma dice che... - piagnucolò, tirando su col naso, mentre nascodeva il viso con il braccio inzuppando così la manica del suo stesso pianto. - ...che se faccio il cattivo, Babbo Natale non mi porta i regali!

Con sua stessa grande sorpresa, la Domadraghi si ritrovò quasi intenerita di fronte all'affermazione del bambino. Il suo animo era così puro e innocente che quasi si pentì di averlo sgridato con così malomodo. Si sentì in dovere di rassicurarlo: dopotutto, il suo compito era di tenere in quadro un Natale gioioso, non drammatico!

- E piantala! - ridacchiò, dandogli un buffetto sulla guancia. - Ci parlo io con il Babbo. Vedrai che mi ascolterà! E se non lo farà...

Derek scoppiò in una fragorosa e genuina risata, non appena la ragazza imitò sonoramente e gestualmente una piccola lite tra due persone. Per quanto strano fosse - almeno, così sembrava ai suoi occhi -, quel comportamento assurdo la faceva quasi sentire in pace con se stessa.

Chissà se, quando era piccola, si preoccupava di compiacere anche quel vecchietto vestito di rosso. Sinceramente, pregò con il cuore che almeno la sua infanzia non fosse stata basata sul mero assecondare il volere altrui: voleva conservare un ricordo felice nei confronti di quella bambina dai codini azzurri che vedeva nelle foto di casa sua.

Se la sua vita avesse preso una strada differente, forse a quell'ora si sarebbe divertita a far baldoria con gli altri senza preoccuparsi troppo dei doveri da rispettare. Era sicuramente per colpa del suo dannato orgoglio, se in quel momento non poteva vedere il mondo con una prospettiva più rosea e serena.

La sua attenzione fu immediatamente richiamata dallo stesso Derek, che in quel momento le stava tirando la manica del maglione azzurro. - Cosa c'è? - domandò, scuotendo la testa per scacciare quelle assurde riflessioni che l'avevano trasportata alla deriva.

- C'è Babbo Natale! - esclamò lui, con gli occhi illuminati dalla gioia. - Ci parli, Sandra?

"Vuoi vedere che il vecchio si è messo pure ad ingannare i bambini?" pensò la Capopalestra, sogghignando mentre afferrava un bicchiere di thè e immaginando il caro Nonno vestito di rosso. "Ben gli sta! L'unica vittima non sarò io...".

Mi si ritrovò costretta a sputare la bevanda e a lasciar posto a una fragorosa risata, non appena riconobbe il volto di colui che portava una bella barba bianca.

 

- Oh oh oh! Buon Natale! - esclamò l'uomo vestito di rosso, imitando in modo alquanto fallimentare una voce roca e anziana. Si sforzò di sorridere, nonostante quell'assurda situazione lo mettesse in soggezione.

Per i bambini avrebbe fatto qualsiasi cosa, questo era certo, però se solo qualcuno avesse scoperto la sua identità si sarebbe giocato la reputazione. Ebanopoli avrebbe riso di lui, e non solo...

- Laaaaaance!!! - esclamarono gli infanti, precipitandosi verso di lui e gettandolo letteralmente a terra, abbracciandolo con vigore e soffocandolo quasi con il loro peso. Ebbene sì, la copertura era saltata. La fine della figura austera del Campione era vicina.

Suo nonno l'avrebbe pagata molto cara.

- Ma cosa dite? - cercò di dissuarderli, rialzandosi a fatica e cercando di allontanarli da sé con gesti piuttosto impacciati. - Io sono Babbo Natale!

- Ma Babbo Natale non dovrebbe arrivare di notte? - ribatté una ragazzina, squadrandolo con dubbio e accennando un ghignetto beffardo. Sembrava quasi soddisfatta nel metterlo in difficoltà, e ciò non fece altro che aumentare l'irritazione del giovane.

- Ehm... il mio orologio non funziona tanto bene! - improvvisò lui sul momento, mentre il sudore freddo imperlava la sua fronte. Doveva trovare un buon modo per uscire da quella maledetta situazione, prima che Lei lo notasse in quello stato...

- Allora regalati un orologio nuovo, Babbo Lance! - disse un bimbo, ingenuamente, cominciando a frugare dentro il sacco di regali che il ragazzo si portava appresso.

- Oh, buona idea! - esclamò il Domadraghi, facendo l'occhiolino al piccolo e porgendogli il suo dono. Non appena si capacitò dello sghignazzare che lo circondava, si rese conto di essersi smascherato con le sue stesse parole. - Ma... - cercò di rimediare, mentre sentiva il suo autocontrollo cedere. - Vi ho detto che non sono Lance! Chi mi prenderà in giro, non riceverà alcun regalo!!!

Non appena udì una risatina alle sue spalle, però, il sangue gli gelò nelle vene. Il suo peggior incubo era venuto a compimento e nulla sarebbe stato in grado di salvarlo.

L'unica cosa che gli era rimasta da fare era pregare il cielo che la voce sentita non appartenesse a Lei... ma si sa, la fortuna non lo aveva mai baciato in situazioni come queste.

- Il nonnetto sì è arrabbiato! - esclamò Sandra, sfoderando un ghignetto beffardo, trattenendosi dallo scoppiare a ridergli in faccia per l'abbigliamento che lui indossava.

La Domadraghi, però, doveva ammettere che al caro cugino quel costume - che prima avrebbe ritenuto a dir poco orrendo- donava. Ricacciò indietro quel pensiero, stupendosi alquanto di come era riuscita a dirselo in modo così serioso e deciso.

Le piaceva, in quegli abiti, ma la cosa che la lasciava senza fiato era la consapevolezza che quelle riflessioni non erano affatto sarcastiche o ironiche come aveva deciso di formularle. Il tono era così fermo e sicuro di sé che quasi si vergognò di aver osato concepire una tale affermazione mentale.

Osservandolo mentre consegnava i doni ai piccini, si ritrovò a cambiare le considerazioni che nutriva nei suoi confronti. Lo aveva sempre ritenuto un nemico, un rivale da eguagliare e poi superare, un ostacolo da abbattere in qualche modo.

Prima di allora, non aveva mai avuto occasione di notare quelle suo essere nobile, dolce e gentile con gli altri. Forse lo era stato perfino con lei: come poteva essere sempre stata così cieca da non averlo mai notato?

Non appena lui ebbe finito di regalare i doni ai bambini, Sandra si avvicinò silenziosamente, per poi sfilargli il berrettino rosso e la finta barba. Così al naturale le piaceva ancor più di quanto avesse mai pensato.

- Non hai nessun regalo da farmi, babbino? - sussurrò al suo orecchio, ridacchiando, sfoderando un sorriso genuino e quanto mai gioioso.

Sentirsi così vera, così improvvisamente libera da quella facciata di orgoglio e austerità, la rendeva a dir poco felice e contenta.

O il motivo di tale sensazione era dovuto a qualcos'altro? Che fosse la presenza del ragazzo a permetterle di gettare via quella maschera che era costretta a indossare, nonostante la ripugnasse così tanto?

- Sei davvero convinta che mi sia dimenticato di te? - mormorò l'altro con estrema dolcezza, cogliendola in fallo e avvicinandola improvvisamente a sé per trattenerla in un abbraccio. - Mi sottovaluti, San.

- Idiota! C'è un mucchio di gente, qui! - cercò di controbattere la giovane, con il volto in fiamme, tentando senza successo di divincolarsi dalla presa ferrea del cugino. - E... e poi non puoi permetterti di farmi lo stesso regalo che volevo farti io...

Ma venne immediatamente zittita da un bacio al sapore di miele, una piccola promessa d'amore in grado di far emergere e mostrare la verità che da tempo avevano nascosto in un angolo recondito del loro cuore.

Quello fu lo scambio di regali più bello che mai avevano potuto desiderare. Perché la consapevolezza che entrambi si sarebbero accettati per quello che erano, che si sarebbero completati a vicenda e che avrebbero perfino sfidato i limiti dell'amore per poter stare assieme, era il più bel dono che il Natale potesse fare a loro.



E questa shot, invece, è dedicata al caro berserker eagle!
Auguro sia di gradimento a tutti voi, nonostante sia un po' sdolcinata. Ci ho impiegato tutto il pomeriggio per farla!!!
Enjoy! :)
  
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