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Autore: Melanto    29/12/2011    8 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 11: I segreti di Mamoru (parte III)

Dhyla – Regno degli Ozora, Terre del Sud Nord-occidentali

Rientrarono alla locanda in tempi diversi.
Mamoru arrivò per primo, Yuzo circa quattro ore più tardi.
Il buio era già calato su Dhyla, ma le strade erano ancora piene di gente che rientrava dal mercato che solo allora aveva cominciato a chiudere.
Yuzo si era trascinato un passo alla volta per le labirintiche strade della città, percorrendo il tragitto più lungo.
Aveva sbagliato.
Aveva cercato di fare qualcosa e aveva sbagliato, ferendolo ancora di più. Mamoru aveva ragione: era stato presuntuoso e ora aveva perso anche quella fiducia così faticosamente guadagnata. Non era poi tanto bravo a sedare gli animi come gli aveva detto Rika. O forse era solo quello di Mamoru a essere davvero indomabile?
A giocar col fuoco ci si finiva per bruciare. Niente di più vero.
Si fermò ad alcuni passi dall’ingresso della locanda. La porta era chiusa, la cena doveva essere già stata servita. Mamoru era oltre quella soglia e lui non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi. Prima di entrare s’aggrappò con tutto sé stesso alle discipline mentali della scuola, l’unica certezza a essergli rimasta.
Con passo che mimava sicurezza, raggiunse la sala da pranzo. Hajime e Teppei erano ancora lì, al tavolo. Nessuna traccia della Fiamma.
Appena lo vide, il Tritone s’alzò in piedi, nervoso e preoccupato.
“Yuzo, finalmente! Ma dove sei-” Inarcò un sopracciglio senza terminare la frase. Gli occhi si accorsero delle ferite sul collo. Non erano altro che graffi di poco conto, ma erano arrossati e avevano stillato qualche goccia di sangue. “Che è successo?”
“Le tue mani…” notò Teppei. Gli toccò il braccio, attirandosi il suo sguardo. “Stai bene?”
Il volante lo rassicurò ma non sorrise. “Sì. Non è successo nulla.”
“Ti sei messo in mezzo?” Il tono di Hajime fu brusco e lo sguardo cupo. Si passò nervosamente una mano tra i capelli. “Avrei dovuto capirlo non appena Mamoru ha messo piede qua dentro, dannazione! Allora ha ragione a dire che sei testardo, alle volte! Eppure eravamo d’accordo di tenerci fuori!”
“Hajime, non essere così duro!”
Yuzo interruppe Teppei, scuotendo il capo. “No, ha ragione. Non avrei dovuto. Mi dispiace.”
“Ma qualunque cosa tu abbia fatto, hai agito solo per il suo bene, no?”
Hajime appoggiò con decisione le mani sul tavolo, sporgendosi verso il tyrano.
“Non contano le motivazioni. A volte ci sono porte che non devono essere aperte. Mamoru ce l’aveva detto fin da subito, per rispetto avremmo dovuto stare ad ascoltarlo.”
Teppei si portò le mani dietro la testa, storcendo la bocca in una smorfia. “Me ne sbatto del rispetto e non rispetto: se un mio amico è in difficoltà, sono capace di sfondarla a calci quella dannata porta!”
“E buonanotte alla delicatezza” sospirò Hajime.
“Mamoru è già rientrato, quindi.” Yuzo era rimasto in piedi.
“Sì, ha finto di cenare e ha detto che non ci sono novità nemmeno qui. Il Doge ha parlato di una visita tranquilla e nella norma. Le misure di sicurezza erano molto alte poiché la città è enorme. I Minister del Fuoco hanno presidiato il corteo non appena è entrato a Dhyla, scortandolo fino al palazzo dogale.” Emise un sospiro basso e pesante. “Comincio a pensare che, seppure debbano esserci Stregoni coinvolti in questa faccenda, abbiano agito con modalità diverse da quelle che crediamo. Anche Mamoru è del mio stesso avviso.”
Il volante annuì. “Lui dov’è
?”
“E’ salito in camera subito dopo cena. Molto probabilmente starà compilando il diario dei rapporti che dovrà consegnare alla fine della missione. Domattina continueremo la perlustrazione della città. Ci vorrà più del solito, visto quanto è grande.” Hajime gli rivolse uno sguardo meno severo e più preoccupato. “Ci siamo divisi come al solito, ma forse è meglio se dormo io con lui.”
“No. Non ce n’è bisogno.”
Teppei si intromise con vigore. “Ma Yuzo! Mamoru ti ha-”
“Mamoru non ha fatto niente, Teppei. Niente.” Lo sguardo del volante era strano, padrone d’una sicurezza solida e distaccata tanto che il giovane di Terra preferì non insistere. Si ostinava a proteggere la Fiamma nonostante fosse chiaro che le schegge non fossero finite da sole nella sua pelle.
“Buonanotte.” L’uccellino si diresse alle scale. Hajime lo fermò che era a cavallo della soglia della sala.
“Non mangi nulla?”
“No. Non ho fame.” Chiuse il discorso senza voltarsi e se ne andò, lasciandoli da soli.
“Per tutte le Dee, che casino.” Teppei appoggiò la fronte sul tavolo e il suo sospiro si infranse contro la superficie, restituendogli un leggero odore di legno umido.
Hajime, invece, rigirò la tazza di tè, guardandone il fondo.
“Questa volta non ho proprio idea di come finirà.”

Mamoru non sollevò lo sguardo su di lui quando entrò nella stanza, quasi non fosse stato nemmeno presente. Stava compilando il rapporto, seduto sul letto che faceva già parte del mobilio; quello aggiuntivo era stato posizionato più vicino alla finestra: il posto che di solito occupava il volante quando dormivano in una doppia.
Yuzo chiuse pianissimo la porta. Non voleva fare rumore, voleva divenire invisibile.
I passi non si udirono quando si mosse per raggiungere il letto. Tolse la casacca e la appoggiò sulle coltri, ripiegandola con la solita cura, altrettanto fece anche con la maglia di lino leggero. Si avvicinò al tavolo sul quale, assieme al piccolo specchio, vi era anche un bacile con brocca. Per quanto non sanguinassero si decise a ripulire ugualmente i graffi e disinfettarli. Così, sempre silenzioso come un fantasma, si sedette iniziando dal collo.
Solo allora, quando ormai gli voltava le spalle, Mamoru mosse lo sguardo.
La penna d’oca interruppe il ruvido scrivere e rimase appena sollevata dal foglio per evitare di macchiarlo.
La schiena nuda del volante occupava il suo campo visivo e la fissò a lungo, seguendo i movimenti di Yuzo: il panno di spugna che veniva immerso nel bacile con l’acqua, il capo leggermente inclinato per tendere il collo, il modo lento in cui passava la stoffa sui segni lasciati dalle schegge del muro mandato in frantumi.
Non aveva smesso di pensarci per un solo attimo, non riusciva a crederci d’essersi comportato in quel modo. Nonostante non l’avesse colpito direttamente, aveva ferito proprio il compagno che aveva sempre cercato di proteggere. Quel che era peggio, era che l’avesse fatto intenzionalmente. Aveva desiderato fargli del male, in quell’attimo di pura follia, aveva desiderato annientare la sua presenza, cavargli gli occhi e strappargli la lingua affinché non potesse guardarlo nel modo in cui sembrava conoscerlo meglio di chiunque altro. Affinché non potesse piangere per lui e non gli potesse dire di non volere che soffrisse. S’era fermato all’ultimo momento, deviando il pugno nel muro, ma, alla fine, del male gliene aveva fatto lo stesso e non per le schegge.
Pensò che Yuzo lo odiasse.
Doveva essere così e Mamoru non riuscì a comprendere per quale motivo anche il solo pensarlo gli schiacciasse il petto.
Aveva maledetto il modo in cui lentamente si era insinuato nella sua esistenza, aveva fatto di tutto per fermarlo, l’aveva sempre trattato male, aveva cercato con ogni mezzo di provare a cambiarlo, ma nessuna delle sue armi era stata efficace e chi si era avvicinato, tra loro, era stato lui, e chi ne stava uscendo cambiato era ancora lui e chi non riusciva a smettere di proteggerlo era sempre e solo lui.
Lui che faceva e disfaceva le cose.
Lui che odiava, ma solo sé stesso.
Lui che spezzava i legàmi ma che sembrava non poter fare nulla per quello che sentiva verso Yuzo.
Perché c’era un legame, tra loro.
Un legame che non sapeva gestire e diveniva sempre più forte; cambiava forma, come una fiamma nel vento.
Un legame cui non voleva dare nome per non ammetterne del tutto l’esistenza.
Un legame che, nonostante Yuzo gli apparisse così distante da essere irraggiungibile, era ancora lì, come una corda infinita.
L’occhio gli cadde sull’onice. Il platino dell’incastonatura emergeva dalla carne e risaltava sul bel colorito della pelle. Yuzo non era di carnagione chiara, perché Alastra sorgeva nel cielo libero e il sole vi batteva tutto il giorno.
Aveva una bella muscolatura e una bella schiena.
Scosse il capo e tornò a concentrarsi sull’onice: una pietra così piccola per una maledizione così grande. Infine si focalizzò di nuovo sul collo che Yuzo aveva appena finito di medicare.
Carpì il riflesso del suo viso nello specchio.
Il volante aveva un’espressione concentrata e lui si domandò come avrebbe dovuto comportarsi.
Incupì lo sguardo. Era arrabbiato e confuso, una miscela letale per lui che doveva sempre essere sicuro e non poteva permettersi di conoscere l’incertezza.
Ma quell’incertezza gli era piombata davanti da mesi e aveva un nome, un volto, un corpo… un fottutissimo carattere che non sapeva fronteggiare, e ogni volta che si trovava spalle al muro o annaspava tra sentimenti che voleva rifiutare l’unica cosa che riusciva a pensare era perché diavolo lui fosse fatto proprio così, in quel modo preciso.
Nel momento in cui prese un unguento da mettere sulle ferite, Yuzo incrociò il suo sguardo attraverso lo specchio. Mamoru lo fissava dritto negli occhi, con espressione dura.
Il volante distolse in fretta le proprie iridi, ingoiando a vuoto. Sforzandosi di ignorare quei brividi che gli avevano azzannato la carne, finse di dedicarsi a ciò che stava facendo. Aprì il barattolo e l’odore pungente di erbe medicinali gli pizzicò le narici.
Poi, il rumore del libro che veniva chiuso e qualcuno che si alzava. Passi nella stanza si avvicinarono a lui.
Yuzo deglutì ancora e si sforzò d’apparire distaccato, impegnato in tutt’altre faccende. Applicò il medicamento sul collo, con movimenti circolari.
Mamoru era al suo fianco.
Avevano più o meno la stessa altezza eppure gli parve che torreggiasse come un gigante.
Con un’occhiata fugace gli vide poggiare il diario sul tavolo, ma la sua presenza, sempre così vicina, non riuscì ad acquietarlo. Soprattutto perché era rimasto lì, fermo.
Yuzo non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo, ma mosse solo leggermente la coda dell’occhio. In quella frazione di secondo colse il movimento della sua mano.
Agì d’istinto, senza pensare.
Sollevò di scatto le braccia, frapponendole tra loro due, per proteggersi, e lo guardò dritto negli occhi. Per il movimento brusco, l’acqua nel bacile aveva oscillato assieme a tutti gli oggetti sul tavolo.
Mamoru si immobilizzò con la mano a mezz’aria. Assorbì interamente la paura che lesse nelle iridi del volante. Paura che potesse avere ancora una reazione violenta, paura che potesse ancora costringerlo a non nascondersi.
Di nuovo, la sensazione d’essere un mostro lo impietrì e lo fece sentire colpevole. Lo stomaco schiacciato da un pugno dato con così tanta forza da trapassarlo.
Aveva… aveva solo cercato di toccargli la spalla, voleva provare a parlargli, magari tentare di scusarsi… ma Yuzo aveva paura di lui.
Non riuscì a nascondere un’espressione ferita.
Il volante si rese conto della propria reazione solo in un secondo momento, quando negli occhi della Fiamma lesse dolore per essere stato respinto in quel modo.
“M-mi… mi dispiace, i-io… io non volevo, è stato solo… un riflesso condizionato. Avevo creduto che tu… che tu…” -…volessi colpirmi…-
Ma ormai era troppo tardi e le sue parole non ebbero alcun effetto su Mamoru.
Quest’ultimo storse le labbra in una smorfia e sollevò il mento. Il gelo invase la stanza e, come era avvenuto nel vicolo, gli volse le spalle senza replicare. Lasciò la camera, sbattendo la porta.

Non si fermò fino a che non uscì dalla locanda. Il passo svelto, deciso.
Sembrava stesse scappando.
Strinse i pugni. Perché illudersi? Lui era scappato.
Scappato da Yuzo e dai suoi occhi che lo avevano colpito in pieno petto: la paura si era trasformata in lama ed era affondata facilmente nella carne. Avrebbe tagliato anche il ferro.
In un’altra situazione avrebbe sogghignato di piacere sentendosi forte del timore che poteva incutere. Ma adesso… adesso non c’era nessuna forza, solo un dolore insopportabile che pulsava al ritmo del suo cuore.
Quando uscì all’aperto e il fresco serale lo investì, facendolo rabbrividire, per un momento Mamoru si domandò perché. Perché soffrisse, perché si sentisse ferito.
Perché era Yuzo?
Era la stessa domanda che si era posto anche a Sendai, quando si era scoperto preoccupato per la sua scomparsa.
Perché era Yuzo?
Le sensazioni di quando si trovavano a Rhanka gli ricordarono il benessere provato tra le sue braccia e nell'abbracciarlo a sua volta.
Perché era Yuzo?
I fili della promessa fatta a sua madre iniziarono a divenire cenere. Si sfaldarono e si persero nel tempo, lasciando al cuore la libertà di tornare alla vera forma.
Sentì il calore della fiamma avvolgerlo di nuovo e rinascere un po' alla volta, da sotto le braci.
Sì, perché era Yuzo.
Sconfitto da sé stesso, riprese a camminare senza una meta precisa.

Yuzo rimase a guardare la porta chiusa con un senso di dolorosa rassegnazione.
Si sentiva uno stupido per aver reagito in quel modo, per averlo allontanato nell’unico momento in cui avrebbe dovuto stargli più vicino. Perché era di questo che Mamoru aveva bisogno, ormai l’aveva capito, proprio di quei legàmi che si ostinava a recidere a ogni costo. La madre aveva scelto la propria fede, il padre era troppo orgoglioso per aprirgli il suo cuore e Mamoru aveva bisogno di avere accanto qualcuno di cui potersi fidare, che non gli voltasse le spalle.
E lui non era stato all’altezza.
Yuzo si disinteressò alle medicazioni e rimase fermo presso lo scrittoio ad aspettare senza avvertire il freddo sulla pelle nuda.
Aspettava il suo ritorno.
Ma dopo un’ora di Mamoru non ci fu traccia.
Avrebbe dovuto arrendersi? Abbandonare ogni proposito di agire, di interferire ancora con i suoi problemi?
Nel riflesso del proprio sguardo cercò le risposte a quelle domande.
Abbandonare, farsi da parte, rinunciare.
Si toccò distrattamente i segni sul collo.
Mamoru non lo aveva mai abbandonato quando si era trovato in difficoltà né aveva temuto d’affrontarlo quando Hans aveva sciolto parte del mostro che dormiva dentro di lui. Non aveva avuto paura di uscirne ferito nello spirito e nel corpo.
Lui quali ferite temeva?
Abbandonare…
Il suo riflesso indurì lo sguardo.
Non avrebbe mai abbandonato nessuno.
Allontanò la sedia con un gesto deciso. Infilò la maglia e guadagnò l’esterno tagliando per la finestra, tanto a Dhyla non era raro vedere Elementi di tutte le scuole; era una città di passaggio per chi si spingeva verso l’estremo Sud del Regno degli Ozora.
Spiccò un balzo e atterrò silenziosamente svariati metri più lontano dalla locanda. Girò su sé stesso, guardando in tutte le direzioni, ma quella città gli era sconosciuta, non sapeva dove Mamoru potesse essersi diretto per starsene da solo e lui aveva fretta di trovarlo. Voleva almeno assicurarsi che stesse bene.
Corse per le ampie strade, sui tappeti di petali abbandonati che si sollevarono al passaggio dei suoi passi. Volò tra i vicoli, perdendosi in quel labirinto di edifici che affacciavano su altre vie, altri svincoli. Dall’alto, Dhyla sembrava tutta uguale, coperta da un mantello chiaro che al buio della notte e alla luce dei lampioni sembrava neve.
La neve che Mamoru non aveva mai visto.
Così non sarebbe mai riuscito a trovarlo. Yuzo strinse i pugni. Non si sarebbe dato per vinto, a costo di cercarlo per tutta la notte.
Con lo sguardo individuò l’incrocio più vicino e lo raggiunse, volando a tutta velocità. Quando atterrò, i petali crearono un mulinello attorno a lui e si aprirono, lasciando vuoto lo spazio su cui poggiò i piedi. Certo, un incrocio qualunque di strade non era altrettanto efficace come un Crocevia dell’Aria, ma se lo sarebbe fatto bastare.
Il volante si posizionò giusto al centro. A quell’ora, in quella zona, non passava nemmeno una carrozza. Chiuse gli occhi e concentrò tutte le sue percezioni nell’udito. Sarebbe riuscito a sentire anche il più piccolo rumore che il vento gli avrebbe portato. Il suo elemento non lo avrebbe abbandonato nel momento del bisogno.
Il brusio era basso, confuso, farfugliato. Le voci si sommavano le une alle altre ed erano così deboli che scinderle sembrava impossibile anche per lui; si sforzò di concentrarsi solo su quella di Mamoru, sul suo suono. A un Crocevia sarebbe stato diverso, ma aveva solo quello; se non fosse riuscito a trovarlo così, avrebbe setacciato la città strada per strada, giardino per giardino, taverna per taverna.

“Madre…”

Aprì gli occhi, trattenendo il fiato. Era stato nient’altro che un guizzo veloce, un suono più deciso nella moltitudine.

“Madre…”

A sinistra.
Yuzo prese il volo come un fulmine. Si aggrappò alla sua voce come fosse stata una corda e più la risaliva, più diveniva forte e chiara, vicina. Affranta.
Quel tono combattuto gli parve impossibile da associare a Mamoru; il cinico, il tenace. Eppure non si era ingannato.

“…io ho sbagliato?”

Yuzo atterrò, sollevando una piccola folata di vento a causa dello spostamento d’aria.
Le parole provenivano da lì. Si guardò intorno e s’accorse d’essere all’ingresso di quello che sembrava un parco o un giardino. Era immenso, costellato di ciliegi a perdita d’occhio. Gli ricordò quello al palazzo reale.
Sì, Mamoru poteva essere solo lì.
Avanzò stando ben attento a non fare rumore. Si lasciò inghiottire dalla vegetazione talmente fitta che gli bastò passeggiare per un po’ tra gli alberi per non scorgere più da dove era entrato.
Non c’erano luci accese, nemmeno lampioni, ma il chiarore dei petali stemperava l’oscurità, definendo i contorni e i passi da compiere.
Il volante camminò seguendo sentieri inesistenti fin nel cuore del ciliegeto.
Lo trovò lì, seduto su di un ramo, con la schiena appoggiata al tronco e un piede che oscillava nel vuoto. Lo sguardo era perso in un punto invisibile.
I petali piovevano su Mamoru, s’appoggiavano sui capelli corvini e poi scivolavano in basso, lasciandosi cadere nel vuoto.
Yuzo non si avvicinò oltre, rimanendo celato dietro un grosso tronco. Lo osservò da quell'angolo, Mamoru parlava a un interlocutore invisibile.
“Mi hanno detto che la mia fiamma si sta spegnendo. È vero, secondo te?” Un sorriso ironico gli increspò le labbra. “Se così fosse, immagino che ti arrabbieresti. A maggior ragione se lo dicesse qualcuno che non è del Fuoco, come noi.” Inspirò a fondo, lasciando che l’attesa divorasse il breve silenzio. “Me lo ha detto un dannato Elemento d’Aria. Un volante…” ripeté adagio, scandendo quella parola come se racchiudesse troppi significati che richiedevano tempo per essere compresi. “Non ti piacerebbe. È un impiccione e poi è troppo buono e i buoni non possono essere degli Elementi affidabili perché si fanno piegare dalla propria bontà. Non è così che mi dicesti? I buoni sono coloro che fanno soccombere i popoli. Per questo noi dobbiamo essere la Fiamma, di sempiterna potenza.”
Yuzo avvertì, di riflesso, il rigore con cui quella donna doveva averlo cresciuto; gli insegnamenti di Fyar estremizzati fino all’inverosimile, bloccati in una visione talmente esclusivista da essere cieca. Valori che non esaltavano la forza d’animo e la devozione erano considerati una debolezza inaccettabile.
Quindi era per questo motivo che Mamoru lo aveva sempre osteggiato, fin dal loro primo incontro. Lui era pacifico, lui non combatteva, lui voleva sempre aiutare gli altri, lui era ingenuo. Lui era debole e quindi non era un buon Elemento.
Chinò il capo; ora era tutto chiaro…
“Avevi torto.”
…o forse no?
“Avevi torto marcio.”
Yuzo strinse istintivamente le dita contro il tronco. Sul viso un’espressione incredula e carica d’attesa. Poteva sperare di avere ancora la sua fiducia? Poteva sperare di non essere considerato un peso, un intralcio, un fastidio?
“Perché lui è un ottimo Elemento. Certo, è sempre uno stupido volante, ma il suo spirito è puro. E è in quella purezza che nasce la sua bontà.”
Era questo che pensava di lui? Era davvero questo?
L’espressione sorpresa di Yuzo si sciolse in un sorriso d’affetto sincero. Il loro legame, quello che avevano costruito dal niente, era ancora lì.
“Hai sbagliato e anche io.” Mamoru piegò la gamba distesa sul ramo, cercando un appoggio per il braccio. Lo sguardo ancora arenato come se avesse potuto davvero vedere la donna nel disfarsi dei fiori di ciliegio. Quei petali. Le loro Lucciole di Fuoco(1).
“Mi sarebbe bastato prendermela con la persona giusta, anni fa. Avrebbe fatto male lo stesso, ma non saremmo arrivati a questo punto.” Sospirò. “Dovrai pazientare ancora un po’ per tornare a Vestalys. Papà è un osso duro, lo sai anche tu, ma terrò fede alla promessa. A qualunque costo. Indietro non si torna.”
Mamoru non si sarebbe mosso dalla sua posizione. Yuzo ormai ne era sicuro, non avrebbe mai piegato il suo orgoglio, e lui seppe finalmente cosa fare. No, non sarebbe rimasto a guardare.
Adagio, sollevò la mano. Due petali caddero nel palmo e lui li soffiò via, con delicatezza.
“Fagli compagnia per un po’” mormorò al vento e con lo stesso silenzio con cui era arrivato, se ne andò.
Nel ciliegeto, Mamoru rimase da solo con i suoi fantasmi.
“L’altra promessa non credo potrò più mantenerla. Mi perdonerai, spero; nessuno è perfetto. Nemmeno io.”
Chiuse gli occhi con una certa stanchezza, quando un refolo d'aria si insinuò tra i crini scuri. La brezza si era levata all’improvviso, tiepida e accogliente. Mamoru la sentì carezzargli il viso in maniera amorevole; sapeva consolare anche senza parole e sapeva alimentare la fiamma che stava morendo.
Ossigeno.
Adagio aprì gli occhi e vide le fronde scuotersi appena, mormorare nella danza dei fiori. Due petali, attraverso la moltitudine, gli passarono davanti. Li racchiuse nel palmo prima che potessero scappare via. Li guardò giacere sulla pelle, uno sull’altro.
Anche loro erano come quei petali?
Sorrise.
“Madre, sono innamorato del Vento.”

 

“And if I told you that I loved you /
E se ti dicessi che ti ho amato,
you'd maybe think there's something wrong /
tu potresti pensare che ci sia qualcosa di sbagliato.
I'm not a man of too many faces /
Non sono un uomo dalle molte facce,
the mask I wear is one /
la maschera che indosso è una.
[…]
I know that the Spades are the swords of a soldier /
So che questi Picche sono le spade di un soldato,
I know that the Clubs are weapons of War /
so che questi Fiori sono le armi della Guerra,
I know that Diamonds mean money for this art /
so che questi Quadri significano soldi per questo gioco, 
but that's not the shape of my Heart /
ma questa non è la forma del mio Cuore.
That's not the shape of my Heart /
Questa non è la forma del mio Cuore.

StingShape of my heart

 



[1]: riferimento al racconto "I Ciliegi di Dhyla" presente nella raccolta di spin-off: "Elementia: Fragments"


…Il Giardino Elementale…

 

Sono stata buona, ammettetelo. :3 Dopo che prima di Natale vi avevo lasciato con un capitolo in cui dominava la rabbia, per la fine dell'Anno vi lascio con un finale di capitolo molto votato alla puccioseria. In fondo, abbiamo la prima ammissione. *ride* E l'avreste mai detto che sarebbe stato Mamoru il primo a capirlo tra i due? Io credo di sì! X333
Nel frattempo, Yuzo è deciso - nonostante tutto quello che è accaduto - a non lasciare le cose come stanno tra Mamoru e suo padre (se è testardo, lo deve essere fino alla fine, cavolo! XD).
I prossimi due aggiornamenti penso che siano molto significativi ed è stato un piacere scriverli.
Ora arrivano le note dolenti che non avrei mai voluto darvi: sto ancora scrivendo il capitolo 12 (cioè il prossimo) e non penso di riuscire a darvelo per tempo una volta terminato questo in corso di pubblicazione. Purtroppo, real life sucks e mi ha decisamente frenato, molto più di quanto avrei creduto. Al momento, sono riuscita a stimarlo in 6 parti, di cui solo le prime due sono complete e le altre hanno delle scene mancanti qui e là. Spero di riuscire a terminarlo prima possibile, ma non prometto nulla. Ovviamente farò di tutto per ridurre all'osso i tempi di attesa e non temete: la storia non rischia nulla, solo che potrà avere qualche rallentamento. Anzi, posso già dirvi che verrà conclusa SICURAMENTE nel corso di questo 2012. :D E questa è una promessa.
Per quanto riguarda i "Fragments" me ne mancano da scrivere solo quattro e non dovrei impiegarci troppo. Ovviamente me ne occuperò appena ho un buco di respiro tra un capitolo e l'altro di "The War". :)

Detto questo, a tutti voi che iniziate a seguire questa storia, a voi che la seguite da tempi immemori e che avete aspettato tre anni per vedere come va avanti, a voi che non mi fate mai mancare i vostri meravigliosi commenti, a voi che l'avete inserita in qualche lista e a voi che siete lettori ninja vorrei augurare una buona fine e un meraviglioso principio e che questo 2012 possa portarvi tutto il bene di questo mondo. Vi ringrazio infinitamente per essere stati con me durante il corso di questo lungo anno e spero che possiate continuare a divertirvi con le mie storie :3

Auguri a tutti voi! :D


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)

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