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Autore: Hermes Shoes    29/12/2011    1 recensioni
ATTENZIONE!!!! STORIA SOSPESA (al momento, almeno)!!!! D:
Questa volta Jack Sparrow è alla ricerca di un tesoro irlandese, seguendo una leggenda. C'è una mappa che indica dove si trova il tesoro, ma per rubarla Jack necessita di qualcuno in grado di prendere la cartina senza essere visto e chi potrebbe farlo meglio di ladri professionisti?
Il tesoro è sepolto in acqua e per respirare in mare serve un tricorno magico, segnalato anch'esso sulla mappa.
Ma Jack non è l'unico a cercare il tesoro:c'è Barbossa, uno strano ragazzo e ci sono anche numerosi nemici tra cui i Waldorf e Finnigan, il cacciatore di pirati. Immergetevi in questa nuova avventura tra irlandesi, leggende viventi, ladri, spade, navi, tesori e tricorni... Siete pronti a solcare i magici mari d'Irlanda?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Nono –Tre capitani. Tre ciurme. Una nave.

Dedichiamo questo capitolo a:

Carmaux_95 per il suo compleanno e per le sue bellissime recensioni,

Lord Beckett perchè è un mito e per la sua costante "partecipazione",

Malika perchè continua a seguirci e per la sua pazienza (P.S.: non vediamo l'ora di vedere il tuo capolavoro!)

Un bacione. E grazie a tutti coloro che leggono.

(scusateci per la lunga assenza -anche se sappiamo che era meglio quando non c'eravamo-)

Irene era scattata in piedi e aveva preso tra le mani il pomello della porta tentando di aprirlo, prima con le buone, poi, esasperata, cominciò a scuoterlo con forza. Notando che ciò non dava alcun risultato, o almeno apparente, passò alle maniere ancora più violente colpendo il legno con pugni e calci. Naturalmente non ottenendo nessun effetto. Diede un’occhiata semi-disperata a Vivian che prese il posto della bionda per dare forti calci, con cui, in conclusione, si faceva più male lei che la porta.

-Ma di cosa è fatta? Di ferro?-  si lagnò Irene passandosi una mano tra i capelli e buttandosi su una poltrona, fece una smorfia e prese la pistola sopra la quale si era seduta. Vivian la guardò, pardon, guardò ciò che aveva in mano e le si illuminarono gli occhi. Irene la guardò, poi guardò la pistola, poi di nuovo Vivian (che a dirla tutta sembrava Michael in quel momento) e ancora l’arma e poi disse: -Non vorrai mica ….?-

-Ooooh, si! Lo sai che sei un genio alle volte?- rispose lei prendendo una pistola a caso dal tavolo, Irene era troppo scioccata per ribattere, così si limitò ad osservare ogni suo movimento, allibita.

La rossa prese per bene la mira, il dito sul grilletto, pronta a sparare.  Irene aprì la bocca più volte, come un pesce fuor d’acqua. Jack Sparrow le avrebbe senza dubbio trucidate.

 Vivian sparò un colpo secco alla porta.

O almeno pensò di aver sparato, perché la pistola era del tutto scarica. La ragazza iniziò a premere velocemente più volte il grilletto senza ottenere nessun risultato.

 -Accidenti a quel pirata!- si lagnò la rossa e si buttò dietro le spalle l’arma da cui, solo ora, partì uno sparo che colpì una già pericolante e stracolma mensola. Tutto ciò che sorreggeva cadde per terra.

Le due ragazze si guardarono per un istante e dissero all’unisono:-Ci ucciderà di sicuro.-

-Ulteriore motivo per uscire di qui al più presto.- aggiunse Vivian, Irene intanto era passata dalle parole ai fatti: dopo aver preso una pistola, aveva sparato verso la serratura che si aprì.

 

Adrian stava spingendo una botte che avrebbe dovuto contenere rum, ma dentro c’era qualcosa di decisamente più prezioso per la famiglia Waldorf. La battaglia attorno al ragazzo (che era diventato temporaneamente, e solo per questa speciale occasione, capitano) non si percepiva in alcun modo, infatti quasi tutti gli uomini erano sul bordo della nave indaffarati a sparare sulla ciurma del pirata che aveva scoperto essere Jack Sparrow. Tutti erano concentrati sulla Black Lady. Ed Adrian sperò che ci fosse anche Gallagher, là in mezzo alla battaglia, ma questo non poteva saperlo, dato che non aveva visto la sua figura ammantata di nero da nessuna parte, a partire da quella fatidica serata.

Iniziò quasi a credere che Lady Rachel gliel’avesse presentato solo per incutergli paura.

-Inizia a girarmi la testa- si lamentò Diaspro da dentro la botte, -Manca poco, non dovete preoccuparvi- rispose lui. Un uomo lì vicino lo squadrò da capo a piedi giudicando il suo capitano semplicemente matto.

-Da bere per tutti alla fine!- disse Adrian rivolto al marinaio che,  a quelle parole,  sollevò i pollici facendo un sorrisone: doveva aver bevuto un goccetto di troppo. Il giovane tirò un sospiro di sollievo, era a due passi dalla dispensa, quando sentì il sibilo di una pallottola venire verso di lui, si girò per schivarla, ma sembrava impossibile: era troppo vicina.

Tutto accadde in fretta.

Vide una figura indistinta arrivare davanti a lui e bloccare il proiettile con due dita.

Guantate di nero.

La testa di Gallagher si girò lentamente verso di lui, e Adrian poté intravedere sotto tutto quel nero, soltanto due pupille verdi brillare soddisfatte su una pelle lattea.

Il ragazzo deglutì e sbatté le palpebre una volta, ma quando riaprì gli occhi non c’era più nessuno davanti a lui.

-Allora Adrian?- sentì da dentro la botte, -Quanto manca ancora?-

 

Jack Sparrow si guardò intorno, la battaglia imperversava furiosa. Momento perfetto per darsela a gambe. Parò un fendente e rispose con un affondo che andò a segno, schivò una pallottola e prese la pistola dalla fondina di un uomo della ciurma di Barbossa, sparò un paio di colpi in aria e, come in una danza, si mosse velocemente per raggiungere la sottocoperta.

Adrian, dopo aver messo Diaspro al sicuro, fece agganciare la Black Lady con una passerella  e fece spargere metà dei suoi  uomini sulla piccola nave, ma lui rimase a guardare sul parapetto per un’eventuale ritirata.

-Ma guarda un po’ chi si rivede- disse Alexander parando una frecciata della ragazza dai capelli fulvi.                          –Sai com’è il detto, no? Chi non muore si rivede- rispose Vivian Mitchell, -Purtroppo- aggiunse evitando una botta dritta di O’Donnell.

 

Come se fosse estraneo a tutto quello che stava accadendo, Damian Finnigan non aveva alcuna voglia di combattere, lui era la mente e la sua ciurma, o meglio quella di sua maestà re Giorgio, era il braccio.

Dunque, mentre là fuori lo scontro infuriava, il commodoro Finnigan se ne stava nella sua cabina sottocoperta, intento a leggere un libro sulla Cina e sul Giappone. Sentì un paio di spari sopra la sua testa e un tonfo sordo, fatto che gli fece alzare gli occhi dal libro, tirò una boccata dalla pipa e ritornò al suo piacevole scritto.

In mezzo alla battaglia, nell’altra nave, l’altra componente della famiglia Finnigan, si era buttata in mezzo allo scontro. Irene bloccò un soldato della marina che aveva intenzione di mozzare la testa al povero Gibbs, e disse all’uomo che aveva appena salvato: -Mastro Gibbs! Vi siete ricordato di noi, ma non di Michael. Com’è potuto avvenire?-

-Non è avvenuto, infatti.- disse lui lievemente infastidito mentre sparava ad un marinaio di Barbossa, -Il piccoletto è al sicuro nella cabina del capitano.-

Jack guardò a destra, poi a sinistra e, per esserne totalmente  certo, fece un giro su sé stesso. Dopo aver appurato che nessuno lo aveva seguito, allungò la mano verso la maniglia e aprì la porta. Rimase senza parole contemplando la situazione, la bocca aperta, sembrava immobilizzato. Quando si fu ripreso da quella vista riuscì a fare solamente una domanda: -E tu che ci fai qui?-

Jack scrutò meglio il piccolo Michael Cirmond davanti a lui e notò che stava giocando (cioè, giocando!) con la sua Perla Nera e l’orsacchiotto. Il bimbo alzò gli occhi sul pirata, -Joshamee mi ha portato qui- rispose facendo avvicinare l’orsacchiotto alla bottiglia, -E’ tanto gentile lui, non come te.- aggiunse guardando accigliato i due “giocattoli”. –Si,si- rispose Jack muovendo una mano, -Adesso ridammi la mia Perla, grazie- ribadì, con una mano teneva il sacco, mentre con l’altra gli faceva segno di consegnargliela.

-No.- rispose Michael

-No?-

-No.-

-Come “no”?- Jack ripeté per la seconda volta il monosillabo, -Se tu dicessi di no, allora io prenderei il tuo orsacchiotto, ma siccome tu gli vuoi bene, non vuoi che questo faccia una brutta fine, perché se tu dicessi di no sarebbe solo colpa tua, mentre se dicessi di sì saremmo tutti più contenti.-  disse tutto velocemente senza riprendere fiato. –Comprendi?- concluse inarcando le sopracciglia mentre il suo solito sorriso furbo si dipingeva sul volto, sporgendosi in avanti.

Michael non gli aveva staccato gli occhi di dosso  mentre Jack stava facendo il suo soliloquio, poi ripeté il discorso tra sé e rispose: -Sì, ma se io dico di no, tu hai il mio orsetto e io la tua (mia) Perla. Così io ho la tua cosa mentre tu hai la mia. Così siamo pari, no?-

-Eh?- fu preso alla sprovvista Jack, -Mia Perla!- riassunse in due parole Michael passando sotto le gambe del pirata con in braccio sia l’orso di pezza che la preziosa bottiglia.

Allora Jack comprese di essere stato ingannato da un bambino, -Sbagliato Michael, vieni qua, da bravo …- e iniziò a corrergli dietro, ma quel bambino era peggio di una scimmietta: correva velocissimo schivando tutti e tutto, ma si fermò di botto quando si trovò davanti al combattimento. Jack per poco non gli rovinò addosso.

Michael era terrorizzato, si girò e si attaccò alla gamba destra di Sparrow con le lacrime agli occhi piagnucolando che aveva tanta, tanta paura, Jack lo guardò un attimo e iniziò a muovere la gamba per togliersi di dosso il piccoletto. Dopo aver verificato che tutto ciò era inutile, sfilò la bottiglia dalla mano del bambino e la mise assieme alle altre, poi si mise in spalla Michael e, senza farsi vedere da nessuno, arrivò alla passerella che collegava la Black Lady con una delle tre navi.

-Irene, attenta!- gridò Robin e parò un colpo che le stava per arrivare dritto alla schiena, Thomas si abbassò schivando la sciabola di un soldato della marina, poi gli diede un colpo in testa.

Un uomo dei Waldorf sparò in direzione della testa rossa che spuntava qua e là, ma O’Donnell spinse Vivian verso l’albero maestro della nave e le fece scudo con il suo corpo. Ripresero fiato, poi Alexander le domandò: -Beh? Non mi ringrazi?-, la ragazza lo fulminò con gli occhi azzurri, lui le rispose con un ghigno divertito e si allontanò per buttarsi di nuovo nella battaglia. La rossa si sporse per riprendere il suo combattimento, ma vide una pallottola puntare al cuore del giovane che era lì accanto. Lo prese per un braccio attirandolo a sé, salvandolo, -Io non sono in debito con nessuno- sibilò tra i denti.

Jack si ritrovò sulla nave di Barbossa, che era impegnato nello scontro, sulla Black Lady. Michael iniziò a dimenarsi sulla spalla del pirata, -Un attimo e ti chiudo in una cabina al sicuro, eh…  piccoletto?- gli disse e si diresse sottocoperta indisturbato. Nessuno era sulla nave, in effetti sarebbe stato un gran bel colpo prendere la Queen Anne’s Revenge sotto il naso di Hector, ma da solo era praticamente impossibile (figurarsi con Michael al seguito!). Con  questi pensieri aprì una porta e, per la seconda volta in quella giornata, non poté credere ai suoi occhi.

Davanti a lui c’era una ragazza dai capelli mori: sua cugina Violet.  Fece un paio di passi indietro, si voltò, tossì per ricomporsi, poi si girò con un balzo dicendo: -Violet! Cuginetta cara!-. La giovane fece un sorriso tirato e si avvicinò a Jack Sparrow.

Gli diede uno schiaffo.

 –Questo è per avermi rubato la nave.-, motivò,  -Questo è per avermi rubato il cappello e averlo perso*. E questo ….-  disse arrivando al terzo schiaffo, -Questo è per il semplice piacere di farlo.-

-Anch’io sono contento di rivederti, Violet!- rispose Jack sorridendo e mostrando i suoi denti d’oro, ondeggiando avanti e indietro.

Intanto sull’altro vascello, tutto sembrava andare per il peggio: i Waldorf e la ciurma di sua maestà stava mettendo in ginocchio Jack Sparrow, senza parlare di Barbossa che con i suoi uomini rovinavano la difesa della Black Lady.

Salvarsi sembrava praticamente impossibile, finché, inaspettatamente, non si udì Barbossa gridare: -Aiutateli codardi! Ci servono vivi!-. Il perché solamente Hector lo sapeva, e dunque ecco che il vecchio pirata dava inaspettatamente una mano al suo nemico mortale. Se solo avesse saputo che Jack era nella sua nave ….

-Non mi aspettavo di vederti qui. E quello chi è?- domandò indicando Klaus che era comodamente steso su un divanetto, rigirandosi tra le mani una pistola. –Prima di tutto io sono Klaus. Craig.- si presentò lanciando un’occhiata di traverso a Jack, -Secondo: cosa c’è lì dentro?- domandò indicando con la pistola il sacco che aveva in mano il pirata, -E terzo: che ci fa un bambino qui?-

-Ma bravo Klaus! Mi hai tolto le parole di bocca!- gli disse con un sorriso Violet. I due avevano legato durante quel tempo in cui erano stati chiusi in quella cabina. –Ehi! Una domanda alla volta.- disse Jack,

-Dunque, da quale iniziamo?- si domandò mentalmente cercando di svignarsela, -Dalla due- gli rispose la ragazza avvicinandosi con un sorriso “innocente” sul viso, -Cosa c’è lì dentro?- ripetè.

-Nulla!- rispose Jack mettendo il sacco dietro la schiena, -Non è vero.- si intromise Michael –C’è la mia Perla-

-Che Perla, piccolino?- chiese Violet abbassandosi, -La mia Perla Nera- precisò combattendo contro le mani di ferro di Jack. Un colpo partì dalla pistola di Klaus che bucò il soffitto. –La nave?- domandò incredulo,

-Come fa una nave a….- iniziò il ragazzino, ma fu interrotto da Jack che disse: -Credo che tu abbia fatto un bel guaio… temo che Hector non sarà molto contento di ciò….- e con queste parole se ne uscì dalla stanza e vi chiuse di nuovo dentro, Klaus, Violet e il piccolo Michael che era riuscito a prendergli la sua amata bottiglia.

Klaus e Violet si scambiarono uno sguardo d’intesa e sorrisero al piccolo Michael che indietreggiò spaventato.

Barbossa nel frattempo muoveva la sua spada con la perla di tritone, facendo cadere o appendendo con le cime i Waldorf e la marina. Ma quei  nemici sembravano non finire mai.

Ovunque Robin rivolgeva lo sguardo ne venivano fuori altri, e, non essendo abituato ad uno sforzo fisico del genere, iniziava ad essere piuttosto stanco. Sperava che il leggendario capitan Jack Sparrow avesse in mente un piano o un’idea folle che potesse portarli sani e salvi via da lì. Anche se era da un po’ che non lo vedeva in giro….

Jack ghignò e decise di tornare sulla Black Lady per combattere con la sua ciurma. Non li avrebbe lasciati mai e poi mai! (forse …)

Si mise il sacco in spalla e si aggrappò ad una cima, decise di darsi un bello slancio per vedere per bene la situazione.

Mentre “volava” vide Adrian richiamare i suoi e dare ordine di preparare i cannoni, vide Barbossa aiutare Thomas e poi la fiancata della Queen Anne’s Revenge. Si bloccò un attimo –Accidenti- sussurrò, poi si diede un ulteriore slancio, questa volta in direzione della marina. Vide avvicinarsi sempre di più un uomo che aveva l’aria truce ed era sul parapetto, ad osservare lo scontro. Sempre di più, sempre di più….

Jack Sparrow urlò prima di rovinare addosso a Damian Finnigan. L’ex pirata, infuriato, iniziò ad imprecare in gaelico. Era semplicemente andato in collera. Non tanto perché uno stupido pirata gli era piombato addosso dal cielo, non tanto perché aveva rotto la sua pipa, ma perché aveva distolto la sua attenzione da una ragazza. Bionda. Gli ricordava terribilmente Alison, ma non poteva essere lei, dato che era fuggita in qualche posto. Comunque sia, questo lo distolse dai suoi pensieri, dal suo passato.

-Ciao!- sorrise a trentadue denti Jack.

Sparrow era comunque rimasto attaccato alla cima e il suo sguardo poté intercettare una quinta nave avvicinarsi a tutta velocità alle quattro. Era strano che si muovesse così velocemente, perché non c’era un filo di vento. Poteva essere soltanto una nave: la Steel Diamond.

-E… arrivederci (speriamo di no)!- continuò, dandosi uno slancio forte e veloce, e arrivò a toccare una seconda cima, ma senza riuscire ad afferrarla. Si diede un secondo slancio in avanti, poi indietro, e continuava così, urlando quando era vicinissimo alla cima da poterla toccare e tacendo quando tornava indietro. Tutto questo sotto gli occhi increduli (ma non lo dava a vedere) di Damian.

La nave si fermò presso lo scontro e il capitano diede ordine di assaltare quella nel mezzo. Ben presto la nave di Violet si riempì di ulteriori marinai, che però erano dalla parte di Jack ed Hector. E quando venivano colpiti non morivano.

Finalmente Jack riuscì ad afferrare la cima, che usò come liana, per tornare al punto di partenza.

-Arrivederci, una seconda volta!- urlò a Damian (che era ormai lontano), prese il cappello ad un pirata proprio sotto i suoi piedi, e lo portò al cuore, per poi metterselo in testa.

 Il giovane comandante della Steel Diamond era schiena contro schiena con Irene, circondati da cinque soldati della marina di sua maestà.

-Regola numero uno- disse il giovane dai capelli scuri, -Mai abbassare la guardia.-, sia lui che Irene guardarono in cagnesco i propri nemici. –Ora!- gridò lui, ed entrambi assalirono gli uomini che avevano davanti. Presto li sbaragliarono e finirono per incrociare le loro lame. Si studiarono un istante, -Niente male per una dilettante-  si complimentò lui, -Niente male per uno che non può morire- ribattè lei, il moro rise e finalmente si presentò: -Roger Ever, capitano della Steel Diamond, al vostro servizio.-

Mentre pronunciava queste parole, fece un inchino mentre una pallottola gli attraversava la spalla, senza che sentisse dolore, senza che uscisse del sangue. La bionda sbuffò e immobilizzò uno dei pochi Waldorf rimasti (riconoscibili perché avevano tutti una giacca azzurra con ricamata una “W”in oro).

-Regola numero due: Mai fidarsi dei tuoi alleati.- continuò Roger, “rapendo” Irene.

Damian Finnigan fece il segnale per la ritirata e preparò i cannoni.

Ormai sulla nave c’erano solo le ciurme di Jack, Hector e Roger. –Stanno per distruggere la nave!- gridò Thomas, Jack si guardò intorno e studiò una strategia per svignarsela. –Tutti sulla mia nave!- urlò il comandante della Steel Diamond, -Ah beh, se non c’è di meglio …- commentò Jack. Tutti si rifugiarono (i pochi rimasti) chi sulla Steel Diamond, chi sulla Queen Anne’s Revenge.

Velocemente come non mai presero il largo. Non era difficile né per Roger né per Hector (muoveva la sua spada per far muovere i remi). Si allontanarono giusto in tempo per vedere la nave di Violet essere distrutta. Venire affondata.

-Oh, Jack Sparrow … Non finisce qui…- disse Damian con un sorriso che non prometteva nulla di buono.

 

-NOI- urlò Jack indicando prima sé stesso, i ladri dietro di lui e Roger, poi Hector, -DOBBIAMO PARLARE!- gridò per farsi sentire dal capitano dell’altra nave.

 –Che ha detto quel buon annulla?- domandò Barbossa a suo nipote Klaus, quello alzò le spalle.

–NOI-DOBBIAMO-PARLARE!-  ripeté Sparrow. Hector mimò con le sue labbra il movimento di quelle di Jack. –Noi dobbiamo parlare?- ripeté tra sé, -Aaah! CERTO!- rispose lui. –QUESTA SERA A LIMERICK!- propose l’uomo con una gamba sola.

Jack si girò verso Roger chiedendo spiegazioni. –Limerick è qua vicino- gli disse il giovane, -Arriveremo entro le nove, se va bene.-

Jack gridò:-OK!- in direzione di Hector,  -Non ti sei scordato qualcosa?- gli domandò Thomas

 -Ah. Giusto. Il bimbo malefico.- si ricordò il pirata. –NON E’ CHE CON TE C’E’ UN BAMBINO?- urlò ancora a Barbossa, -CHI? QUESTO?- chiese Hector indicando Michael che era in braccio a Violet.

Aveva in mano la sua Perla. Jack Sparrow sbarrò gli occhi. –Come-cosa…?- non aveva più parole. Digrignò i denti.

 –SI’!- rispose Thomas guardando di traverso Jack. –HA ANCHE LA TUA NAVE, SE E’ PER QUESTO- gridò Barbossa ridendosela assieme a Violet, Klaus e Alexander.

 

-Dunque, tu consigli di unire la mia ciurma con quella di quegli altri due?- ricapitolò Barbossa, -Per poi sfidarli una volta trovato il tesoro.- disse annuendo Klaus Craig.

–Una semplice collaborazione. Si arriva al tesoro e poi si vedrà.- ripetè il ragazzino.

Poco dopo Barbossa era seduto ad un tavolo, in una taverna a Limerick, esponendo il piano di suo nipote.

-Io ci sto-disse Jack Sparrow guardando il boccale di rum quasi vuoto.

-Siamo sicuri che non farete brutti scherzi?- domandò invece il ragazzo dai capelli scuri scrutando Jack, poi diede un’occhiata veloce al tavolo dietro di loro, dov’erano i cinque ladri, O’Donnell, Klaus e Violet, che si guardavano in cagnesco.

-Giuro solennemente- disse Barbossa, il giovane guardò Sparrow. -Quello che ha detto lui- confermò Jack muovendo una mano. -Allora siamo d’accordo- constatò Hector alzando il calice che fu seguito dagli altri due e sancirono il loro patto dicendo: -A Calypso e il suo tesoro!-

-Ah.- disse Roger, -Si prende la mia nave.- constatazione che suscitò un borbottio contrariato da parte di Hector e Jack.

  
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