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Autore: Saralasse    29/12/2011    10 recensioni
[...]Una sensazione di pericolo l’aveva colta quando aveva inserito la richiesta fra le altre sul tabellone delle missioni, tuttavia si era detta che non poteva essere niente di reale, non era una missione complessa e il villaggio da cui giungeva si trovava nei pressi della città.[...] Una nuova storia sulla mia coppia preferita, NaLu naturalmente! Enjoy it ;)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Natsu lasciò andare Lucy e si allontanò da lei, piazzandosi a braccia incrociate davanti al camino spento. Non poteva sopportarlo: quel mostro era più potente di lui ma da quando si arrendeva alla prima difficoltà? Però… non poteva far del male a Lucy, e per colpire Angĕlus non c’era altro modo che ferire lei, lo avevano incastrato.

“Cosa c’è? Sei arrabbiato perché l’ho portata via? Ti ho già detto che potrà essere tua se lo vorrai, perché quel broncio?”.

“Non ci pensare nemmeno. Non farò mai qualcosa che Lucy non voglia”.

“Lo farai”, disse Angĕlus con un tono che non ammetteva repliche e in un battito di ciglia lo raggiunse alle spalle. “Sei un uomo dopotutto. E sei fatto di carne anche tu…”, gli sussurrò all’orecchio mentre lo accarezzava in maniera tutt’altro che innocente. “E non venirmi a dire che non hai mai avuto qualche pensiero poco casto sulla tua compagna… con un corpo come il suo, poi”.

Angĕlus continuava a toccare Natsu, strusciandoglisi addosso, costringendolo a chiudere gli occhi, i denti stretti mentre tentava di scacciare dalla mente la coscienza che quello fosse il corpo di Lucy. L’aveva desiderata e la desiderava ancora, certo: eppure, non sarebbe venuto meno alla sua parola, le aveva assicurato che non avrebbe ceduto all’istinto e non poteva lasciare che Angĕlus conducesse quel gioco con il sembiante di Lucy.

“Smettila!”, sbottò all’improvviso liberandosi della sua stretta e indietreggiando di un passo. “Smettila di usare il suo corpo come se fosse tuo, non te lo lascerò mai, a costo di farle del male!”.

“Stai cominciando a stancarmi sul serio”, disse Angĕlus fissando gli occhi, diventati cremisi, nei suoi. “Immagino che la tua amica ti avrà raccontato dei tentativi falliti di farmi consegnare il suo corpo, definitivamente. Lei crede che sia così. La realtà è che erano soltanto un modo per rintracciare te, la persona che la fa soffrire e per mia grande fortuna, un utilizzatore di Lost Magic; quando scoccherà il sesto mese, lei sarà tua e io avrò finalmente il suo corpo, con il quale potrò liberare Pravus. A quel punto non ti importerà poi molto averla persa, desidererai soltanto la morte. Volevo concederle qualche giorno di gioia con te ma tu rifiuti di assecondarmi… che crudele, dopo averla praticamente consegnata nelle mie mani!”.

Natsu strinse i pugni, colpendola violentemente al viso. “Sta’ zitta! Tu non sai niente di me e Lucy, niente!”.

Il mago ardeva, le fiamme alimentate dalla furia che gli aveva invaso la mente e dal dolore che le parole di Angĕlus avevano acuito: sicuramente sapeva che il senso di colpa non gli dava tregua, e volgeva la sua sofferenza a suo vantaggio, tentando di minare la sua forza di volontà, di indurlo a trarre godimento dal corpo di Lucy come fosse un oggetto senz’anima. Lucifer non sapeva, o forse non capiva, quanto quello che voleva lui fosse ben lontano dal semplice piacere fisico.

Lei lo fissava, la mano posata sulla guancia ustionata dal colpo del mago. “Ah-ha, non farlo più, sai? Questo è il corpo della tua bella, io non posso renderlo invulnerabile e se esageri potresti ucciderla”, disse mentre si avvicinava a Natsu, incurante delle ferite che avrebbero potuto causare a Lucy le fiamme che lo avvolgevano. “Tu la ami. La ragazzina ha tentato di ingannarmi ma tu la consideri di più che una semplice amica, vero? Non sopporto chi tenta di raggirarmi e per questo la pagherete entrambi. Farò in modo che i vostri ultimi giorni siano i peggiori che avrete mai vissuto”.

 

Succuba si sollevò dalle coltri, lasciando che il sole le illuminasse la pelle nuda. Si stiracchiò pigramente e si voltò verso il letto, allungandosi mollemente verso il suo compagno che la fissava.

“Cosa c’è?”.

“Angĕlus sta perdendo il controllo della situazione. I ragazzi che ha scelto le stanno causando non pochi problemi e questo la infastidisce oltremodo, lo sai, soprattutto perché ancora una volta abbiamo perso l’occasione di liberare Pravus. Penso che in capo a poche ore non ci chiederà più di mantenerli incolumi”.

Succuba sorrise sorniona, passandosi la lingua sulle labbra. “Pensi che mi lascerà divertire con lui?”.

“No. Non ti lascerà mai possederlo, la conosci. È estremamente vendicativa e vorrà farli soffrire il più possibile prima di liberarsi di loro con le proprie mani. Ma forse, deciderà di tenere il corpo della ragazza per sè”.

La donna sbuffò contrariata, lasciandosi cadere con poca grazia accanto a Incŭbo. “Angĕlus è sempre stata molto prepotente, tiene sempre per lei i giocattoli più divertenti”, disse mentre si protendeva verso di lui. “Vorrà dire che sarai tu a soddisfarmi”.

Si sollevò su un gomito, guardandolo negli occhi e si chinò a baciarlo, lasciva, mordicchiandogli la lingua e le labbra, mentre la mano che gli aveva posato sul petto percorreva il corpo dell’uomo fino al ventre. Incŭbo gemette per il piacere che gli procuravano le carezze esperte di Succuba e l’afferrò per i fianchi, schiacciandola con forza tra sé e il letto. La guardò negli occhi per un istante, solo il tempo di scorgervi la stessa brama che accendeva i suoi, prima di entrare in lei deciso, senza preoccuparsi di essere delicato o tenero; non era quello che desiderava Succuba.

A entrambi interessava soltanto la forza che traevano da quegli incontri, non c’era nient’altro dietro le notti agitate che trascorrevano insieme[1].

 

Makarov tornò alla gilda con poche certezze e ancora più dubbi di quando l’aveva lasciata. Porlyusica dubitava che chiunque fra i suoi ragazzi potesse anche solo competere con Incŭbo o Succuba che utilizzavano incantesimi subdoli e letali per qualsiasi mago. E Lucifer, aveva detto, non era alla portata di nessuno di loro, compreso egli stesso. Tanto valeva sperare che Natsu e Lucy si tirassero fuori dai guai con le loro sole forze.

Il vecchio master però, era certo che Mirajane ed Erza sarebbero riuscite a tenere impegnati Incŭbo e Succuba il tempo necessario a Natsu e Lucy per fuggire dalla prigione nella quale si trovavano. Doveva parlare con le due maghe e chiedere loro se fossero disposte ad affrontare quella battaglia; non poteva nascondere loro che avrebbero rischiato le loro stesse vite.

Il suo arrivo alla gilda causò più agitazione del solito e non appena ebbe preso posto sul bancone, come di consueto, fu attorniato dai suoi maghi che attendevano con ansia di avere notizie da lui.

“Allora master, cosa le ha detto Porlyusica?”, chiese Mirajane con gentilezza. “Abbiamo qualche informazione in più su quegli esseri?”.

“Lei ritiene che nessuno di voi possa neanche lontanamente pensare di combattere Succuba e Incŭbo”, disse Makarov, la testa bassa sulle proprie mani incrociate. Il silenzio che lo circondò d’un tratto fu più che eloquente. “Però, io ritengo che voi possiate combatterli e anche forse sconfiggerli; almeno daremmo a Natsu e Lucy il tempo di fuggire. Una volta che entrambi saranno liberati da Lucifer, non dovremo più temerlo”.

Erza si fece avanti, le braccia conserte nella solita posa. “Lo faremo master. Natsu lo avrebbe fatto per chiunque di noi, glielo dobbiamo”.

Mirajane annuì sorridendo, affiancando Erza. “Non mi fermerò fino a quando i nostri nakama non saranno al sicuro”.

Makarov rialzò finalmente lo sguardo, sorridendo soddisfatto ai suoi ragazzi. “E’ questo lo spirito giusto, l’anima di Fairy Tail. Noi non abbandoniamo mai i nostri nakama”.

 

Lucifer avanzò verso Natsu, le mani protese come a volerlo afferrare. Ormai non si curava più di nascondere la sua reale identità e gli occhi cremisi mandavano bagliori sinistri ogni qualvolta lei cambiava espressione.

“Soffrirai Dragon Slayer. Soffrirai come mai in vita tua e il dolore fisico ti sembrerà ben poca cosa”.

Natsu sorrise spavaldo, incrociando le braccia al petto. “Tsk! Non mi conosci se pensi di spaventarmi così! Credi che mi fermerò perché sei nel corpo di Lucy? Lo hai detto tu che non puoi renderla invulnerabile, quando sarà esausta dovrai lasciarla!”.

Lucifer rise scuotendo la testa e si portò una mano alla fronte, apparentemente divertita dalle parole di Natsu. “Che cosa stai blaterando? L’unico modo per far sì che io la lasci è che tu la uccida: sei disposto ad arrivare a tanto?”.

Natsu non riuscì a impedirsi di scuotere la testa in un movimento appena accennato. “Sono sicuro che un altro modo c’è… ti caccerò via da Lucy!”.

La donna lo guardò divertita, volgendo i palmi delle mani verso l’alto: delle fiamme si formarono sulla sua pelle, galleggiando sospese a pochi millimetri da essa. “Vuoi sapere una cosa divertente? Le fiamme di Pravus possono bruciare anche i draghi… anche i Dragon Slayers”.

Senza dar modo al mago di replicare, Lucifer si scagliò contro di lui, colpendolo con tanta violenza allo stomaco da spezzargli il respiro e costringendolo ad appoggiarsi al muro dietro di sè.

“Facciamo un bel gioco, vuoi? Lascerò che lei veda; non potrà controllare il suo corpo ma saprà tutto ciò che accade mentre io ne usufruisco”.

Natsu si rimise in piedi e rimase immobile scrutando Lucifer per qualche momento. “Karyū no Tekken!”, esclamò d’improvviso attaccandola. Ogni colpo sferrato era come lo ricevesse lui stesso, far del male a Lucy era l’ultima cosa che desiderava; però, se per liberarla da quel dannato essere doveva ferirla, allora doveva farsi forza e agire.

“Natsu…”, lo chiamò una voce nota, con quel tono riservato solo a lui. “Preferisco che tu mi uccida piuttosto che farti del male, non trattenerti, ti prego!”.

Il mago scosse la testa, troppo sconvolto per replicare. Quel demonio di Lucifer aveva fatto davvero ciò di cui parlava, continuava a tirare le fila dei movimenti di Lucy ma le aveva restituito la sua coscienza, e adesso lei gli chiedeva la cosa che temeva di più.

“No, Lucy. Tu tornerai a casa con me, non lascerò che quella stronza si impossessi di nuovo di te!”.

“Devi uccidermi, non c’è altro modo!”, urlò Lucy mentre lo colpiva con tanta forza da mandare in frantumi la parete dietro di lui.

Natsu si mise a sedere pulendo il sangue che gli sporcava il viso con il dorso della mano. Aveva bisogno di un piano, se avessero continuato a quel modo uno dei due ci avrebbe rimesso tanto… troppo. Alzò lo sguardo al cielo, fissandolo stupito: era certo che fosse ancora giorno, come mai era così nero da sembrare una notte senza luna né stelle?

“Natsu!”.

Non fece in tempo a schivarlo che Lucifer lo colpì di nuovo, potè solo parare il colpo alla meno peggio. ‘Se continua così mi farà a pezzi… ma lei sta piangendo ed è preoccupata per me, come posso colpirla?’. “Lascia andare Lucy prima che mi arrabbi sul serio”.

“Natsu, smettila di minacciarla e colpiscimi, non esitare!”. Lucy piangeva, le lacrime le scorrevano incessantemente sul volto; piangeva mentre le sue mani, armi letali sotto il controllo di Lucifer, continuavano a ferire la persona a cui teneva di più. “Sbrigati!”.

Facendo appello a tutta la sua forza di volontà, riuscì a bloccarsi per qualche momento, i denti digrignati per lo sforzo di contrastare il volere di Lucifer. Natsu si rialzò, eppure esitava ancora, troppo combattuto per poter prendere una decisione velocemente; l’ennesimo richiamo di Lucy lo convinse ad attaccare, consapevole che avrebbe ferito seriamente la sua compagna ma che quello era l’unico modo per tentare di salvarla.

Shiranui Gata: Guren Hōō Ken[2]!”.

Scagliò il suo attacco più devastante, sperando di riuscire a contenerlo abbastanza da non uccidere Lucy; la resistenza fisica non era un punto di forza per lei, un suo attacco diretto avrebbe potuto ucciderla facilmente. Il fragore dell’impatto non gli diede modo di sentire le poche parole che pronunciò Lucifer.

“Summa Obscura Clades”.

Tutto ciò che riuscì a vedere Natsu, furono gli occhi di Lucy nuovamente pieni di lacrime, prima che un’immane esplosione di oscurità inghiottisse il suo colpo per poi procedere ad alta velocità verso di lui. Dopotutto, non erano le membra lacerate a dolere di più: il suo cuore, affranto dal fallimento e appesantito da quelle lacrime che mai più avrebbe voluto vedere, gli dava una sofferenza molto più acuta.

L’oscurità lo inghiottì e chiuse gli occhi, nell’aria la voce disperata di Lucy che invocava il suo nome.

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Buonasera ^^

Mi rendo conto che visti i miei soliti tempi non aggiorno da un’eternità ma vi chiedo di essere pazienti, è un periodo piuttosto turbolento a causa di qualche problema in famiglia; nonostante ciò, non volevo farvi aspettare troppo quindi ho continuato a scrivere. Mi scuso se il capitolo dovesse risultare un po’ sottotono ma davvero è il meglio che sono riuscita a fare in queste condizioni, spero apprezzerete lo sforzo!

Ho inserito un paio di note:

[1] stesso discorso del capitolo scorso, non intendo scrivere un romanzo erotico ma questa è la natura di Succuba e Incŭbo, prendetelo come un ulteriore chiarimento;

[2] qui non c’entrano i miei problemi personali, sono incapace di descrivere come si deve gli attacchi di Natsu, perciò mi sono limitata a scriverne i nomi, vi chiedo perdono XD

E qui si chiude il mio angolino dell’autore, spero di non dovervi fare aspettare troppo per il prossimo aggiornamento e soprattutto che sia di un livello più alto! Un grazie sentitissimo alle gentili donzelle che recensiscono instancabili ogni capitolo e anche a chi legge soltanto, grazie davvero (_ _)

  
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