Quella
mattina il sonno non si decideva a lasciar libera Roxy che coperta fino alla
punta dei suoi lucenti capelli rossi sonnecchiava beatamente incurante dello
scorrere delle ore della mattinata. Sciava tra le cime dei suoi monti onirici,
sognando tra le cose più disparate, alcune le avrebbe ricordate altre, invece,
sarebbero rimaste solo sogni irraggiungibili persino dalla sua memoria. I suoi
occhi verdi erano serrati dalle palpebre che come saracinesche ostruivano il
passaggio di ogni piccolo granello di luce così da non disturbare il sonno
della ragazza. D’improvviso un forte bagliore proveniente dalla finestra che
aveva davanti al suo letto costrinse i suoi occhi ad aprirsi, il tutto fu
accompagnato da un forte rumore che riconobbe come la sua porta che sbatteva
brutalmente contro il muro e poi ci furono tante parole che non riuscì a
decifrare. Ignorando la piccola folla che si era radunata intorno al suo letto,
Roxy aprì la bocca regalandosi un sonoro sbadiglio poi si mise a sedere, si
guardò intorno strabuzzando gli occhi e tutto le fu più chiaro: Sawyer se ne
stava ancora vicino alla finestra con una parte della tenda che aveva appena
scostato tra le mani e la guardava imbronciata, Blair invece era seduta ai
piedi del suo letto e cercava di rivolgergli uno sguardo severo ma quello che
le uscì fu solo uno sguardo languido e alquanto buffo mentre Purple era rimasta
all’entrata della camera, con la mano ancora poggiata sulla porta,
probabilmente era stata lei a sbatterla poco prima anche se Roxy avrebbe attribuito
quei modi bruschi a Sawyer, e le urlava contro insulti e imprecazioni.
“Roxy!
Dannazione! Cosa diavolo ti è saltato in mente ieri sera? Ci hai piantate nel
bel mezzo di un’operazione!” le ringhiò contro la donna dai capelli corvini .
La rossa presa in contropiede da quelle insolite parole, si prese ancora alcuni
minuti per rispondere, mentre si malediva per aver dato alle ragazze la chiave
di casa sua.
“Sono stata
bloccata da un uomo…” cercò di spiegare, tentando di
mettere insieme le parole adatte per giustificare la sua azione.
“Un uomo,
certo! L’abbiamo notato! Te ne stavi tranquilla a ridacchiare e sbevazzare
mentre noi facevamo il lavoro sporco per te!” la bloccò subito Purple ormai in
preda all’ira. Blair alzò la sua delicata manina cercando di zittire l’amica
che ormai continuava ad urlare contra l’altra, e si rivolse a Roxy con la sua
vocina tenue:
“Ci hai
mollate per un uomo. Non è da te Roxy!” ,
“Si non è da
te Roxy! Sapevo che stavi dando i numeri ma non avrei mai pensato che fossi capace
di arrivare a tanto!” al modo garbato
della bionda si contrappose ancora quello di Purple. La rossa ormai al limite
della pazienza, senza dire niente si alzò da letto buttando il lenzuolo per
terra e si diresse verso la cassettiere. Frugò per qualche minuto all’interno e
poi ne estrasse un foglio di giornale:
“Quello non
era un uomo qualunque, Idiota! Quello era Neal Caffrey!” disse amaramente
rivolta a Purple e quasi lanciandole il giornale, per mostrargli la foto, e
l’articolo che parlava di un grande falsario che era stato arrestato più o meno
quattro anni orsono. Roxy aveva sempre ammirato quel uomo, e aveva conservato
per anni quel foglio di giornale per ricordarsi di non fare lo stesso errore.
Si lasciò scappare un sorriso tra sé e sé quando ripensò al fatto che la sera
prima aveva provato a fregarla.
“Neal
Caffrey? Tu intendi veramente quel Neal Caffrey? Neal Caffrey il falsario?” a
parlare fu Sawyer, che fino a quel momento era rimasta lontano dalle altre e si
limitava solo a rivolgere qualche sguardo in cagnesco alla rossa.
“Si” rispose
Roxy accompagnando la parola da un generoso cenno son la testa.
“Ma non era
in prigione?” esclamò Blair che era rimasta evidentemente indietro con i fatti,
vi si aggiunse Purple: “Ma non era morto?!”
“No, credetemi
lui è vivo e vegeto, e ieri sera mi ha offerto da bere!” sentenziò Roxy
guardando le sue compagne.
“Bè comunque
questo non è un buon motivo per abbandonarci durante un furto che per giunta tu
hai insisto per fare!” Purple aveva ripreso il suo tono altezzoso che faceva
innervosire Roxy
“Purple ma
ti sei bevuta il cervello? Invece di leggero solo quell’immondizia che tu e
quelli come te chiamate “Riviste di moda” dovresti leggere anche i giornali! Neal
Caffrey adesso sta finendo di scontare la sua pena lavorando come consulente
per l’F.B.I. , e questo significa che i federali erano lì! Ed erano vicini,
l’abbiamo scapata per un pelo. Per questo ho dovuto abbandonarvi! Ma davvero
avete pensato che vi avrei lasciate in una situazione così delicata per un uomo?”
adesso era Roxy ad essere accecata dalla rabbia,
“Scusaci,
noi non potevamo saperlo…” cercarono di farfugliare delle
scuse le ragazze, ma senza ascoltarle la rossa prese dall’armadio un vestito
senza farci troppa attenzione e si chiuse in bagno. Quando uscì aveva quasi
riacquistato la calma,forse l’acqua ghiacciata della doccia aveva contribuito a
far sbollire la rabbia.
“Comunque,
come è andata ieri sera?” chiese poi fredda mentre con il resto della banda si
spostava in cucina per prepararsi una bella tazza di caffè bollente.
“Benissimo.
Tutto è andato per il meglio. Anche se, senza la tua esperienza ci abbiamo
messo un po’ a tagliare il quadro dalla cornice, ma alla fine ce l’abbiamo
fatta!” rispose Blair quasi euforica tornando a sorridere serafica.
“Bene,
Sawyer hai già portato il Monet al magazzino?” chiese ancora Roxy sorseggiando
il suo caffè. Sawyer era l’unica addetta a nascondere la refurtiva nel
magazzino, dove gli oggetti rari se ne stavano ben nascosti aspettando che le
acque si calmassero per poi essere
venduti. Anche Roxy sapeva dove era il magazzino, ma non aveva mai osato
avvicinarcisi. Mentre Purple e Blair sapevano solo che si trovava nei sobborghi
della città e che era difficilmente raggiungibile e ben nascosto.
“Tranquilla,
Roxy. Il Monet è al sicuro!” la rassicurò Sawyer facendole strizzandole
l’occhio in segno d’intesa.
“A
proposito, vorrei vederlo anche io questo magazzino. E vedere se davvero la
merce è al sicuro. Non mi sta bene che siate solo tu e Roxy a vederlo.”
Commentò caustica Purple riaccendendosi.
“Ti prego
non ricominciare!” le disse la rossa mentre si massaggiava le tempie, il brusco
risveglio aveva portato con sé anche un forte mal di testa.
“Purple
neanche Roxy l’ha mai visto! Te l’ho già spiegato, se dovessero pedinarci
arriverebbero al nascondiglio, quindi alla refurtiva, quindi alla banda e
quindi tu marciresti in galera. Per questo vado solo io, così se dovessero
scoprirmi ne pagherei solo io le conseguenze.” Spiegò Sawyer spazientita e
stanca di ripetere sempre le stesse parole alla compagna.
“Ah e
vorresti farmi credere che tu sei così gentile da sacrificarti per la banda?”
aggiunse ancora Purple decisa a non lasciar cadere la conversazione anche una
volta.
“Io non ce
la faccio a starla a sentire. Pensateci voi!” disse Roxy, la rabbia cominciava
ad assalirla di nuovo, prese il cappotto e uscì senza salutare. Aveva bisogno
di un po’ della fresca aria newyorkese e di farsi un giro abbordo della sua
vecchia auto per rimettere in ordine la nebulosa di pensieri che invadeva la
sua mente e per far sbollire,di nuovo,la rabbia che cresceva dentro di lei.
***
“Oh Peter
abbiamo cercato per tutta la notte. Sono stanco, andiamo a casa!” disse Neal
sbadigliando,con un bicchiere di carta pieno di caffè bollente tra le mani,
mentre seguiva per l’ennesima volta Peter lungo la scala che li avrebbe portati
ancora una volta nella sala dove le ladre avevano trafugato il dipinto, alla
ricerca di un indizio che non c’era.
“No. Deve
pur esserci qualcosa. Devono aver lasciato una traccia! Ci hanno fregato una
volta, giuro che non lo permetterò di nuovo!” rispose l’agente infuocato dalla
voglia di acciuffare quelle ladre che la sera prima erano riuscite a rubare un
prezioso Monet proprio da sotto il suo naso.
“Ma non
c’è.” La voce del ragazza si era ridotta quasi a un sussurro, si abbandonò su
una panca nel bel mezzo della sala dove prima era custodito il quadro. Si
lasciò scappare un altro sbaglio, mentre i suoi occhi blu dovevano combattere contro
le palpebre pesanti per cercare di rimanere aperti.
“Non
arrendiamoci così presto” disse Peter dandogli una pacca sulla spalla “Jones
hai controllato le impronte su questa parete?” richiamò il suo collega mentre
correva freneticamente per la stanza alla ricerca di qualcosa.
“Si, Burke.
L’avrò fatto almeno cinque volte. Niente di niente!” gli rispose il collega
anche lui stanco e assonnato.
“Non è
possibile. Deve esserci per forza qualcosa!”si trovò a ripetere il federale sedendosi
affianco a Neal,quasi vinto dalla stanchezza anche lui. “Allora, Neal. Ripercorriamo ancora una volta
quello che hai fatto durante la serata. Hai visto qualcosa di strano?”
“Te l’ho già
detto! Sono sicuro di aver parlato con la rossa della banda. Se le ladre erano
lì lei era sicuro una di loro. Avevo progettato di seguirla quando sarebbe
andata con le altre per rubare il quadro, e quando ne sarei stato sicuro ti
avrei dato l’allarme. Ma non so per quale motivo lei non è andata!” raccontò di
nuovo esasperato il ragazzo.
“Quindi tu
sei proprio sicuro che quella ragazza che ha detto di chiamarsi Valerie sia
della banda della rossa?” chiese ancora una volta Peter, che non riusciva a credere
alle parole del amico.
“Si si e si.
Non chiedermi il perché ma sono certo che Valerie sia una ladra. è solo che
qualcosa deve averla insospettita e ha mandato solo le sue amiche a compiere il
lavoro.”
“Bha… tutto questo è strano. Ma voglio crederti.
Ricorderesti il viso della ragazza?” gli chiese ancora dubbioso.
“Certo” bofonchiò
Neal mentre con le mani continuava a stropicciarsi gli occhi e combattere
contro il sonno.
“Bene,
allora faremo un identikit e lo faremo vedere in giro per gli altri
dipartimenti e anche musei, forse qualcuno l’ha già vista. La ricercheremo in
tutta l’America se sarà necessario!” sancì Burke ormai più che ostinato a
trovare le colpevoli.
“D’accordo.
Ma tutto questo dopo che ci saremo fatti una bella dormita” gli rispose il
ragazzo alzandosi barcollando dalla panca e facendo per dirigersi verso l’uscita.
“No adesso.
Dai andiamo, non c’è un minuto da perdere. I criminali non aspettano, e
dovresti saperlo bene” insistette l’agente afferrando per la manica della
giacca Neal.
“Ma ti
prego, io ho sonno!” ripeté ancora una volta quella frase che sembrava ogni
volta sempre più una preghiera.
“Smettila di
lamentarti Caffrey, come puoi dormire sapendo che la “Banda della Rossa” è
ancora a piede libero?”
“Scommettiamo?”
rispose sarcasticamente il giovane; ma le sue obbiezioni furono inutili, Peter
senza ascoltarlo lo aveva trascinato nella sua auto dirigendosi verso la sede
del F.B.I.
Allora,
siamo arrivati al sesto capitolo di questo capitolo…
Allora che ne dite? Credo sia ora di iniziare a tirare le somme, che ne pensate?
Siete rimasti delusi a qualcosa? C’è qualcosa che non è chiaro? Vi piace la
storia? Vi fa schifo? La continuerete a leggere? Bè se avete voglia di
condividere con me quello che pensate io ne sarei felice! Io devo confessarvi
che sono piuttosto soddisfatta di questo mio lavoro, credo sia uno dei migliori
^_^ Ringrazio ancora una volta tutti quelli che mi seguono o che hanno messo la
storia tra le preferite *_* o tra le ricordate ^^ e un grazie speciale a chi si
è fermato a recensire ^^ Vi aspetto al prossimo capitolo! Baciii!!