Autore:
Ayumi Yoshida
Titolo: der Wand - Il
muro
Personaggi e Pairing: Naruto,
Hinata, altre comparse – NaruHina <3
Genere: Azione, Introspettivo,
Storico
Rating: giallo
Avvertimenti: AU, one shot
Introduzione: 9 novembre 1989.
La caduta della dottrina, la caduta delle illusioni, la caduta del
muro.
Note dell'Autore: alla fine della
fic. ^^
***
Avviso
importante: il
contenuto di questa fic è altamente intriso di ideologie politiche, per
cui, se
non gradite questo genere oppure quanto è scritto vi invito ad
interrompere la lettura. Detto ciò, se siete temerari e vorrete
proseguire, non
posso che esserne felice. ^^
der
Wand - Il muro
Prima
classificata al contest NaruHina Contest [III Edizione: Saltando nel
tempo] di
Mokochan e Yume_no_Namida
Doveva
essere un giorno particolare.
Naruto l’aveva capito subito quando, sin dall’alba, voci concitate e
sgomente
l’avevano svegliato senza alcuna pietà. Non poteva sapere cosa esse
dicessero,
gli uomini parlavano la loro lingua, il russo, ma continuarono dal
sorgere del
sole alla prima mattinata, quando il suo carceriere, tanto alto e
corpulento quanto
agitato, si avvicinò alle grate come non aveva mai fatto prima e
finalmente si
tolse le chiavi dalla cinta di pelle.
Lo
avrebbe liberato.
Naruto
si sentì quasi mancare il respiro: era davvero un giorno particolare.
Finalmente lo liberavano, e avrebbe ripreso a fare ciò che faceva
sempre.
Mentre l’uomo gli urlava contro parole incomprensibili e si contorceva
come in
preda ad una maledizione, il ragazzo afferrò la custodia del suo
violino, che
gli aveva fatto compagnia durante tutto quel tempo, e si affrettò ad
uscire per
non farsi scortare. Ormai era diventato talmente assiduo di quel posto
da poter
dire in giro che ci lavorava. Per coloro che lo conoscevano, ormai non
era più
un violinista che tentava di guadagnarsi da vivere con la sua musica,
ma un
pazzo che fomentava rivolte dovunque se ne presentasse l’occasione e
per questo
veniva messo sempre dentro.
Naruto,
tipico ragazzo nordico, alto, capelli e occhi chiari, un vero tedesco,
avrebbe
potuto vivere tranquillo se non avesse avuto un piccolo problema:
odiava con tutto
se stesso il comunismo. Detestava i comunisti, le loro dottrine, le
loro parole
vuote ai comizi.
Ma chi
abita a Berlino Est non può odiare i comunisti.
Naruto,
vero tedesco dell’Est, avrebbe potuto vivere tranquillo dedicandosi
alla sua
musica e facendo finta di non vivere a Berlino Est, a pochi centimetri
da
Berlino Ovest, due città, lo stesso nome. Avrebbe potuto fingere che il
governo
di Berlino Est, fatto di veri tedeschi come lui, non fosse una
marionetta nelle
mani dei comunisti russi, ma per una personalità impetuosa come la sua
tutto
ciò sarebbe stato offensivo.
Odiava
il comunismo che infangava le strade, le case e inondava le vie di fumo
nero
che rendeva incapaci gli uomini di vedere,
di capire come stavano davvero le cose. C’era gente che continuava la
sua
esistenza felice, nella propria casa, non sapendo che avrebbe potuto
perderla
per sempre, non pensando che a pochi centimetri, dietro quel muro che
divideva
la città, c’erano altri volti, altri uomini che sperimentavano davvero
libertà di
vita e di scelta.
Il suo
temperamento focoso e libero lo cacciava sempre nei guai: ogniqualvolta
a
Berlino Est qualcuno si sollevava, la causa della rivolta era lui ed
era lui
che la polizia russa arrestava ogni volta sotto segnalazione di quella
tedesca.
Di solito lo tenevano dentro qualche giorno, al massimo qualche
settimana, ma
l’ultima volta l’avevano tenuto prigioniero tanto a lungo che aveva
perso la
cognizione del tempo. Soltanto il violino che aveva in spalla gli aveva
fatto
un poco di compagnia. Non aveva potuto parlare con nessuno, perché
nessuno
poteva capirlo e aveva rivolto ai suoi carcerieri solo bestemmie e
insulti per
essersi fatti plagiare da quell’insulsa dottrina politica.
Finalmente
rivedeva facce umane, camminando lungo le larghe vie di Berlino Est.
Riconobbe
volti noti che gli concessero solo un rapido cenno di mano, correndo
via
velocemente e lasciando le strade stranamente deserte. Era forse perché
ormai
si era spinto troppo oltre che fingevano di non conoscerlo?
Frugò
nelle tasche dei jeans e vi scoprì degli spiccioli inutilizzati che non
ricordava neppure di avere. Pregò che potessero ancora bastare per
acquistare
un quotidiano per conoscere cosa era accaduto mentre lui aveva occupato
la
solita cella e si mise in cerca di qualcuno che vendesse giornali.
Trovò un
uomo con una borsa a tracolla piena di quotidiani poco lontano e gli
mise gli
spiccioli nelle mani. Dispiegò il giornale: era il 9 novembre 1989. Era
stato
in carcere più di tre mesi. Spostò gli occhi sul resto della prima
pagina, e
finalmente respirò: caratteri grandi e neri strillavano “Ungheria apre le frontiere con l’Austria, non si
fermano i disordini” e più sotto, in piccolo “Provvedimenti da parte
delle
autorità per chi attraversi il confine”.
I
comunisti temevano la fuga degli abitanti dell’est, in quel momento in
cui
l’Ungheria si era aperta alla democrazia. Il viaggio per giungere in
Europa
attraverso l’Austria era lungo e faticoso, ma era talmente possibile da
sembrare semplice, e Naruto poteva ben scommettere che, mentre lui era
in
prigione, migliaia di persone avessero rischiato la vita per
abbandonare l’est.
Allora anche qualcun altro combatteva contro la gabbia di ferro imposta
dai
comunisti, non solo lui! Naruto si sentì pieno di orgoglio.
Infuocato,
arrotolò il giornale, lo infilò nella tasca del cappotto di panno e si
spinse
lontano dalle carceri, molto lontano, quasi vicino al muro, che ormai
era un
richiamo irresistibile. In giro, però, non trovò nessuno: le strade
puzzavano
di comunismo e basta.
Quando
si avvicinò al muro capì perché: le truppe di frontiera aumentate di
moltissime
unità marciavano davanti al muro in formazione così stretta da formare
quasi
una parete umana e molti abitanti di Berlino Est si erano radunati
davanti a
loro in assembramento. Naruto notò che tutti i soldati sembravano
sull’attenti,
come se stessero attendendo un’inesorabile catastrofe. Temevano il
collasso.
Pieno
di gioia, senza pensarci due volte si slanciò verso il muro, a pochi
centimetri
dalla linea dei soldati e, rimosso il violino dalla custodia e
afferrato
l’archetto, cominciò a suonare una Ouverture*
di Wagner volteggiando davanti a tutti coloro che lo guardavano.
Riservò degli
sguardi d’astio ai soldati e pregò con tutto se stesso che quei
cittadini che
lo stavano guardando così come fissavano il muro capissero.
Quello
era il momento.
“Il
comunismo ha fallito in Ungheria!” gridò sovrastando la sua musica e i
soldati
cominciarono a scalpitare davanti al muro. “Il primo muro è caduto,
facciamo
crollare anche questo!”
Un
mormorio concitato si alzò dagli assembramenti di uomini comuni che
avevano
preso ad avvicinarsi gli uni agli altri e qualcuno più coraggioso fece
qualche
passo avanti.
“Sì,
buttiamolo giù!” ululò una voce e tutti si avventarono sui soldati.
Naruto
lasciò il violino per terra e cercò di crearsi un varco tra gli uomini
che
lottavano davanti al muro. Superò un gruppetto di soldati e trovò un
pezzetto
di muro scoperto: voleva arrampicarsi e superarlo per mettere
finalmente piede
nell’altra Berlino. Puntellò un piede in una piccola cavità aperta
nella pietra
e si spinse sul bordo del muro. Dall’altra parte, a
Berlino Ovest, alcune donne ingombre di sacchetti pieni di cibo
lo fissarono tra l’incuriosito e lo spaventato e Naruto rivolse loro un
grande
sorriso.
“Evviva
Berlino Ovest!” gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni ed era
certo che
l’avrebbe raggiunta, ma molte mani conosciute lo trascinarono giù dal
muro.
“Ancora
tu!” esclamò furibondo un soldato riconoscendolo. L’aveva scovato non
sapeva
quante volte a fomentare rivolte e a cercare di scalare il muro. Gli
legò le
mani dietro la schiena e lo trascinò via attraverso la folla cercando
di non
farsi notare, mentre tutt’intorno continuavano i disordini: uomini che
lottavano, soldati che presidiavano il muro. Naruto, però, non voleva
affatto
scomparire nel nulla dopo aver originato quel magnifico colpo di testa;
guardò
il soldato in segno di sfida e urlò: “Finirò di nuovo in prigione, ma
non mi
arrendo! Viva Berlino Ovest! Viva Berlino Ovest!”
Il
soldato lo strattonò forte per farsi seguire immediatamente, ma Naruto
riuscì
comunque a recuperare il suo violino. Giunti in una stradina deserta
poco
lontana dal muro, l’uomo lo consegnò ad un manipolo di soldati russi
che
stavano pattugliando le strade e che lo portarono in prigione senza
dire nulla:
anche loro l’avevano riconosciuto e a Naruto parve di rivedere, nel
gruppo, il
soldato che l’aveva liberato e ne fu molto contento, così avrebbe fatto
capire
loro che non si sarebbe arreso davanti a nulla.
La
cella che gli assegnarono fu sempre la stessa, anche all’inizio
ebbe della compagnia nuova e sgradita:
fuori dalla cella, un crocchio di soldati russi parlottava fittamente
con
quella che, di spalle, sembrava essere una donna. Così i comunisti
avevano
mostrato la via del male anche alle
donne. Prese ad odiarla prima ancora di vederla in volto.
Quando
ella si voltò e rivolse lo sguardo verso di lui, Naruto si accorse che
non si
trattava di una donna, ma di una ragazza che poteva avere la sua stessa
età.
Carnagione chiara, non sembrava europea. Era truccata e pettinata
all’orientale, i capelli mantenuti da un nastro rosso. Doveva essere
comunista
fino al midollo.
I
soldati la lasciarono sola e, nervosamente, ella si sedette al posto
del solito
soldato di guardia che lo teneva d’occhio da di fronte la cella, però
non lo
guardò neanche per un attimo. Stette a testa bassa per tutto il tempo e
questo
fece innervosire Naruto. Detestava sapere di dividere lo stesso posto
di un
comunista, anche se erano metri lontani e divisi da una grata.
“Ehi
Mao**!” esclamò con strafottenza “Sei venuto dalla Cina perché non
c’era più
nessuno da trucidare? Quante persone hai ucciso, questo mese?”
La
ragazza alzò lentamente gli occhi, e Naruto si sentì un colpo al petto:
lo
stava fissando con il panico negli occhi, ma non disse nulla.
Probabilmente non
capiva il tedesco e avendo sentito il suo tono si era spaventata. Era
la prima
volta che riusciva ad incutere paura ad
un comunista, ma forse dipendeva dal fatto che lei fosse una
donna. Sentì uno strano senso di colpa guardando quegli occhi
chiarissimi, ancora più dei suoi e aggiunse, pur sapendo che era
perfettamente
inutile, perché lei non capiva: “Ehi, non è nulla di personale,
davvero. E’
solo che sei comunista.” Fece una
smorfia. “E’ stato tuo marito che ti ha plagiata?”
La
ragazza alzò di nuovo gli occhi e aprì la bocca. Naruto fu certo che
avrebbe
cominciato ad urlargli contro qualcosa di incomprensibile nella sua
lingua
natale, ma lei mormorò soltanto: “Non ho un marito.”
Allora
conosceva il tedesco! Era davvero strano; non aveva visto un uomo in
quella
prigione che parlasse la sua lingua, c’erano soltanto soldati russi. Si
avvicinò alle grate della cella per osservarla meglio: era bellissima e
di
solito doveva ispirare tranquillità con la sua aura, ma quel giorno
continuava
ad agitarsi e a mordersi le labbra.
“Non
hai un marito?” esclamò Naruto incredulo. “Allora chi è stato a farti
aderire a
questa farsa?”
Per la
prima volta un bagliore di orgoglio sfavillò negli occhi della ragazza
e li
liberò per un attimo dal panico, ma la sua voce continuò a non essere
sicura.
“Sono
una donna indipendente.” mormorò, pallidissima “Ho scelto autonomamente
la mia
dottrina.”
“Beh,
hai scelto male.” ribatté Naruto, sicuro. “Vedi in che posto ti trovi
adesso,
non mi sembra adatto ad una ragazza come te.”
Ella
abbassò gli occhi e non rispose; Naruto ne approfittò per continuare ad
osservarla: sarebbe stata totalmente fuori posto se non avesse portato
quella
divisa che lui conosceva bene, si capiva subito che non aveva il
temperamento
violento e dispotico che contraddistingueva tutti i suoi simili. Provò
pietà
per lei.
“Come
ti chiami?” esclamò all’improvviso.
“Hinata
Hyuga.”
“Non
sei russa.” constatò.
“Sono
di origini cinesi e austriache.” replicò la ragazza e fece di nuovo
silenzio.
In realtà era lei che avrebbe dovuto fargli domande: era quello il
compito che
i soldati russi le avevano assegnato, ma per qualche motivo tutto ciò
che stava
succedendo al di fuori la sconvolgeva e quel ragazzo la metteva
tremendamente a
disagio. Continuava a conversare con lei come se si fossero conosciuti
da una
vita, ma la offendeva parlando male del suo credo. Inoltre, era stato
proprio lui
a dare origine a quei tremendi disordini che stavano sconvolgendo il
confine
con Berlino Ovest quel giorno. Si morse le labbra.
“Peccato
che tu sia comunista!” esclamò improvvisamente Naruto con un mezzo
sorriso “Sei
talmente bella…” Hinata arrossì sommessamente e non ebbe più il
coraggio di
guardarlo. “Ma per quale motivo, tra tutte le vite che avresti potuto
condurre,
hai scelto la più fangosa?”
“Il
comunismo non è fango.” balbettò lei cercando di acquistare sicurezza
“Il
comunismo è libertà, dignità. Una dottrina che si batte affinché tutti
abbiamo
le stesse possibilità non può essere sbagliata. Il comunismo ci rende
uguali.”
Alzò gli occhi e lo guardò, piena di forza, ma non incontrò lo sguardo
di
Naruto. A testa bassa e ad occhi chiusi, egli stringeva i pugni ed
insorgeva
contro quelle parole proferite con così tanta convinzione, ma
inesorabilmente
false.
“Guardami!”
esclamò alzando la testa di scatto e catturando i suoi occhi “Credi
davvero che
in questo momento io sia uguale a te?”
Hinata
annuì con forza. “Lo sei. Sei fatto di carne, si sangue, di ossa, come me. Abbiamo un anima, un cuore.”
Naruto
respirava a fatica, il suo corpo scalpitante faticava a mantenersi. La
guardò
ancora una volta ed esclamò: “Se siamo tutti uguali, allora perché
dividerci?
Perché avete costruito quel dannato muro?”
Attese
una risposta schiacciato contro le grate senza mai togliere gli occhi
da lei.
La ragazza smise di muoversi sulla sedia all’improvviso e vi si
abbandonò,
portandosi le mani davanti al volto.
“Io…
non lo so.” balbettò sconvolta. Fuori, urla riempivano finalmente il
silenzio
che si era percepito per troppo tempo. Erano voci di tripudio, di
incredulità,
di uomini che lottavano per la loro libertà.
“Li
senti?” chiese Naruto respirando piano “Li senti? Stanno davvero
cercando di
essere uguali, adesso. Il comunismo non potrà mai portare pace o
dignità,
perché chi usa la forza, chi provoca migliaia di morti e di
prigionieri, chi
divide famiglie non può sapere cosa sia l’uguaglianza.”
Non
disse più niente. L’aveva ferita, lo sapeva, ma le aveva aperto gli
occhi. Si
allontanò dalla grata che li divideva e si distese su quello che i
soldati
chiamavano letto, una rete con un materasso sfondato, tentando di
calmarsi, ma pochi
secondi dopo era di nuovo in piedi a fissare il violino. Lo afferrò e
cominciò
a pizzicarne le corde con le dita senza un ordine preciso, poi lo suonò
con
l’archetto. Ne venne fuori di nuovo l’Ouverture
di Wagner della mattina e questo lo innervosì ulteriormente. Sarebbe
voluto
essere anche lui fuori a lottare contro i comunisti per abbattere il
muro. Si
sfogò suonando con tutta la forza che aveva.
La
musica si diffuse liberamente nella stanza e Hinata mostrò di nuovo il
suo
volto, stravolto e pallidissimo. I suoi occhi incrociarono quelli di
Naruto
mentre suonava, ma riuscì a sostenere il suo sguardo solo per un
secondo. La
dottrina era crollata rivelando tutta la sua violenza, la sua
inefficienza, la
sua cecità nei confronti degli uomini ed era stato tutto a causa sua. Per qualche motivo, però, non
riusciva ad odiarlo: la sua espressione concentrata mentre suonava, i suoi occhi, la sua musica la
rinfrancavano un poco.
Mosse
le labbra per dire qualcosa, ma la musica cessò di scatto: Naruto stava
fissando pieno d’odio il corridoio che portava alla cella in cui si
stava
facendo largo lo stesso soldato russo che l’aveva scortato in
precedenza.
“Cosa
vuoi adesso, bastardo?” esclamò pieno di rabbia, ma il soldato non lo
notò
neppure. Si avvicinò a Hinata, disse qualcosa gesticolando come un
folle,
sconvolto, e corse via. La ragazza impietrì.
“Cosa
ha detto?” le chiese Naruto con veemenza, correndo alle sbarre e
afferrandole.
Hinata
fissò il muro e rantolò: “Il ministro della propaganda*** ha annunciato
l’apertura delle frontiere.”
L’urlo
di gioia “Viva la democrazia!” restò a Naruto sulle labbra. Il
comunismo era
crollato, il muro, la prima frontiera,
era crollato sotto le voci dei cittadini di Berlino Est, ma lacrime
solcavano
in silenzio il viso di Hinata.
Il
comunismo era davvero così importante per lei?
“Hinata,”
disse a bassa voce, e lei sussultò nel sentire il suo nome “vuoi
avvicinarti?”
La
ragazza si accostò alla grata a testa bassa per non guardarlo. Non
voleva
leggere la vittoria sul suo volto.
“Tu
stai… davvero piangendo perché il
comunismo ha fallito?”
Le sue
mani bianche strinsero forte le sbarre.
“Sin da piccola
ho studiato il comunismo, i
suoi scopi, le sue applicazioni” mormorò piangendo, disorientata,
scioccata “Ho
dedicato tutta la mia vita alla sua causa, mi sono arruolata pensando
che esso
potesse portare la pace dopo la guerra, invece, arrivata in Germania,
ho
trovato solo prigioni piene di uomini, un ordine mantenuto con il
terrore…”
S’interruppe
perché la mano di Naruto, passando tra le sbarre, le aveva sfiorato la
guancia.
Arrossì sommessamente ed alzò lo sguardo.
“Tu non
puoi essere comunista.” le disse semplicemente Naruto, cercando di dare
un
senso a tutto quello che gli stava accadendo, avvicinandosi al suo
viso. “Non puoi esserlo.”
Agitato
e incredulo, unì le labbra alle sue, cancellando le sbarre che
dividevano i
loro volti.
Fuori,
le urla di gioia diventavano sempre più intense: il muro che superava
Berlino
era finalmente caduto ed il mondo si era riunito.
Era
finita la guerra, appena iniziata la vita.
The world
closing in
Did you ever think
That we could be so close, like brothers?
(Wind of
change – Scorpions)
Chiarificazioni
*Ouverture da
“L’olandese volante”. Ho scelto Wagner, tedesco, perché ha aderito al
movimento
romantico, e il Romanticismo è stato il periodo delle grandi passioni e
delle
grandi lotte politiche patriottiche.
**Naruto si
riferisce a Mao Tse-Tung, esponente comunista cinese di spicco dopo la
seconda
guerra mondiale.
***Schabowski
***
Note
dell’autore
Non
appena ho letto le opzioni del pacchetto che mi erano state inviate, ho
impiegato due secondi per decidere che dovevo scrivere sulla caduta del
muro di
Berlino. Era un'occasione troppo ghiotta per lasciarmela sfuggire, però
non
avevo idee, così, come faccio di solito, ho preso ad informarmi
sull'evento
che, purtroppo, conoscevo soltanto sommariamente. Ho scoperto
tantissime cose e
questo mi ha spinto a scrivere. La fic che avete letto è nata in tre
giorni,
anche se la "gestazione" è durata più tempo per via delle modifiche e
dei ripensamenti.
Era la
prima volta che scrivevo una fic tanto "politica", ma avevo sempre
desiderato farlo, in particolare in questo periodo, in cui sembra che
tutto
stia andando in malora. Scrivere questa fic è stato per me come un
monito a non
lasciarsi incastrare dalle ideologie tanto da perdere di vista chi ci
sta
intorno, come sta accadendo intorno a noi e come è successo a questi
personaggi. Alla fine, in ogni caso, per questo motivo perdono tutti
sul piano
"politico", Hinata guardando il comunismo fallire con i suoi occhi e
Naruto innamorandosi di una "nemica".
La mia
battaglia è contro le ideologie politiche che “plagiano” e impediscono
di
ragionare con la propria testa, non contro un’ideologia in particolare.
Se sono
riuscita a far trapelare questo messaggio, ho fatto ciò che volevo,
altrimenti,
lo dico senza ripensamenti, ho fallito.
Parlando
di cose meno serie (^^), scrivere questa fic ha davvero stuzzicato la
mia
fantasia: descrivendo Naruto e Hinata viaggiavo con loro, percorrevo le
loro
vite e le loro menti, immaginando ogni loro singolo dettaglio. Ho
adorato
descrivere Naruto come un tedesco sui generis, appassionato e
impulsivo, a
differenza del solito temperamento freddo che si associa agli abitanti
della
Germania, e rendere Hinata una sorta di suffragetta della fine del
secolo, che
si arruola e combatte per quello in cui crede. Per caratterizzarla, mi
sono
basata sugli ultimi spoiler del manga (*_*), più e meno recenti. Che
altro
dire? Stranamente la fine della fic è un po’ troppo rosea, ma, vista
dagli
occhi di Naruto e soprattutto di noi fans NaruHina, non potrebbe essere
altrimenti. Lo ammetto, mi mancava così tanto scrivere una NaruHina che
ho
ideato un happy ending, anche se ben sappiamo che, caduto il muro, le
cose non
sono state poi così tanto serene. Bene, smetto di tediare con note che
sono
quasi più lunghe della fic. Spero davvero di essere riuscita a
trasmettere
qualcosa.
Grazie
per averci dato questa opportunità. *inchino*
Note
dell’autore (adesso)
Sono
stata felicissima quando ho letto i risultati, così tanto che quasi mi
sono
sentita male. E’ passata più di una settimana (o forse due), ma
finalmente
riesco a pubblicare. Purtroppo, non posso dire di essere riuscita a
leggere le
fic delle mie compagne di contest, il tempo quando serve non c’è mai,
ma,
davvero, non vedo l’ora. Arriverò, prima o poi, aspettatemi. ^^
Un
grazie particolare va a Yume che ha avuto la pazienza di inviarmi gli orrori della fic commentati e
corretti. Grazie!
Spero
che questa storia vi sia piaciuta almeno un po’ e sarò davvero contenta se deciderete di lasciarmi un parere.
Buone feste e alla prossima!
I classificata + miglior Naruto + miglior NaruHina + miglior IC + premio Moko: Ayumi Yoshida, con 'der Wand - Il Muro'
Banner (*___*) by Yume
Grammatica
e stile: 14/15.
Originalità:
5/5.
IC:
14.5/15.
Trama:
9.5/10
Uso
dell’Opzione contenuta nel Pacchetto Scelto: 10/10
Giudizio
personale: 9.8/10. Totale: 62.8/65
Commento
di Yume_no_Namida: Aaaaah, qui mi trovo parecchio in difficoltà.
Perché in realtà non ci sarebbe assolutamente nulla da dire: la tua
storia parla da sé e finisce per abbagliare! Già fin dalle prime
battute, risulta chiaro che si andrà a leggere qualcosa di ‘diverso’.
Diverso nel senso di ‘positivo’, di ‘unico’, di ‘non mi sarei mai
aspettata che...!’. Diverso che lascia il segno. Unica a trattare la
tematica scelta in modo impegnativo [ dentro c’è politica. Ci sono
idee, pensieri e riflessioni su cui si potrebbe discutere per tutta la
vita, senza mai arrivare a un compromesso o a una soluzione
soddisfacenti! - ed è una cosa che ho apprezzato molto, credimi!** -],
hai saputo conferire agli avvenimenti originalità e personalità,
semplicemente descrivendoli attraverso gli occhi di Naruto! Un Naruto
che si ribella, agita le folle, è assolutamente convinto delle proprie
posizioni, ma sa metterle da parte per lasciare spazio ai sentimenti...
un perfetto riadattamento del personaggio, a mio parere il migliore! E
Hinata così bella da sembrare quasi irreale, fragile ma risoluta,
‘fuori contesto’ - credo, ma in modo lieve - soltanto nel momento in
cui versa delle lacrime per il crollo di un’ideologia in cui era stata
abituata a credere fin da bambina [che però, in cuor suo, aveva già da
tempo abiurato]... e un NaruHina che è solo un lampo, un istante, un
veloce schizzo sulla tela! Ma c’è, ed è intenso. In più, citazione
finale particolarmente azzeccata! Unica pecca: qualche ripetizione, uno
o due termini utilizzati in modo improprio e la presenza di periodi fin
troppo lunghi, che finiscono per ‘togliere il fiato’ e appesantire la
narrazione. Nient’altro da aggiungere, se non tanti, tanti complimenti
e la speranza di beccarti ad un prossimo contest... mata ne! ;)
Grammatica
e stile: 14.8/15
Originalità:
5/5
IC:
14.9/15
Trama:
10/10
Uso
dell’Opzione contenuta nel Pacchetto Scelto: 10/10
Giudizio
personale: 10/10
Totale:
64.7/65
Commento
di Mokochan: devo dire che mi aspettavo tanto e tanto - troppo - ho
avuto in cambio. Ma cerchiamo di chiarire cosa intendo dire. Ti ho
giudicata nella scorsa edizione e ricordo benissimo la tua bravura così
come il modo davvero bello in cui riesci a comunicare con chi legge
rendendo le tue storie davvero sentite. Non a caso al Breakfast Contest
arrivasti prima, ma non devo ripeterlo, penso di essere stata capita
benissimo [e magari no, ma lasciamo stare D:]. Non ho visto errori di grammatica
e se ve ne sono non li ho nemmeno notati perché leggendo ho ignorato il
resto, lasciandomi trasportare dal protagonista della storia. Stile
scorrevole, intenso, mai pesante, ma bello, delicato, coraggioso e
vibrante nei momento giusti. Credo di non aver mai letto una storia
NaruHina così bella, curata. Sei stata l’unica, in questo contest, a
trattare in maniera seria l’opzione contenuta nel pacchetto da te
scelto [io ho strillato per la felicità, se lo devo proprio dire.
Insomma, stavo perdendo le speranze ^^”]. Che poi tradotto sarebbe: non
hai usato il tema libero ma hai parlato di qualcosa di importante. Io
volevo questo - Yume ed io lo volevamo. Ma andiamo avanti. Per me la
tua storia è originale , originale come Naruto e la sua
decisione, la lotta a quel Comunismo da lui tanto odiato, il suo non
arrendersi malgrado le continue notti chiuso in cella. Insomma, un
personaggio che mi ha catturata assieme alla dolcissima Hinata,
cresciuta con un’idea - idea che le hanno inculcato in testa fino a
farla diventare quasi la sua unica ragione di vita. Una ragazza che
vista dagli occhi di Naruto mi è parsa splendida. Davvero splendida e
delicata, bella e pura come noi la conosciamo. Quindi possiamo dire che
questi due personaggi, anche in un contesto simile, sono tremendamente IC
, curati meravigliosamente - e diciamo vivi, vivi, vivi. Naruto
soprattutto. La trama è buona, anzi bella, gestita in modo tale
da impedire al lettore di staccare gli occhi dal testo per immergersi
nella vita pericolosa e desiderosa di libertà rappresentata dal
protagonista. Lo stile aiuta, così come un il lessico buono,
buonissimo. Da quel poco (?) che si capisce dal mio commento, questa
storia mi è piaciuta tantissimo, ma davvero tanto e infatti il
punteggio per il gradimento personale è 10/10, segno che ho apprezzato
appieno il tuo lavoro. Complimenti, Ayumi, è davvero una bellissima
storia, intensa e piena di luce : )