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Autore: Ayumi Yoshida    29/12/2011    5 recensioni
9 novembre 1989. La caduta della dottrina, la caduta delle illusioni, la caduta del muro.
( Fanfiction vincitrice del contest NaruHina - III edizione: Saltando nel tempo - di Mokochan e Yume_no_Namida )
Genere: Azione, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Autore: Ayumi Yoshida
Titolo: der Wand  - Il muro
Personaggi e Pairing: Naruto, Hinata, altre comparse – NaruHina <3
Genere: Azione, Introspettivo, Storico
Rating: giallo
Avvertimenti: AU, one shot
Introduzione: 9 novembre 1989. La caduta della dottrina, la caduta delle illusioni, la caduta del muro.
Note dell'Autore: alla fine della fic. ^^

 

***

Avviso importante: il contenuto di questa fic è altamente intriso di ideologie politiche, per cui, se non gradite questo genere oppure quanto è scritto vi invito ad interrompere la lettura. Detto ciò, se siete temerari e vorrete proseguire, non posso che esserne felice. ^^

 

 

 

der Wand  - Il muro
Prima classificata al contest NaruHina Contest [III Edizione: Saltando nel tempo] di Mokochan e Yume_no_Namida

 

 

Doveva essere un giorno particolare.
Naruto l’aveva capito subito quando, sin dall’alba, voci concitate e sgomente l’avevano svegliato senza alcuna pietà. Non poteva sapere cosa esse dicessero, gli uomini parlavano la loro lingua, il russo, ma continuarono dal sorgere del sole alla prima mattinata, quando il suo carceriere, tanto alto e corpulento quanto agitato, si avvicinò alle grate come non aveva mai fatto prima e finalmente si tolse le chiavi dalla cinta di pelle.

Lo avrebbe liberato.

Naruto si sentì quasi mancare il respiro: era davvero un giorno particolare. Finalmente lo liberavano, e avrebbe ripreso a fare ciò che faceva sempre. Mentre l’uomo gli urlava contro parole incomprensibili e si contorceva come in preda ad una maledizione, il ragazzo afferrò la custodia del suo violino, che gli aveva fatto compagnia durante tutto quel tempo, e si affrettò ad uscire per non farsi scortare. Ormai era diventato talmente assiduo di quel posto da poter dire in giro che ci lavorava. Per coloro che lo conoscevano, ormai non era più un violinista che tentava di guadagnarsi da vivere con la sua musica, ma un pazzo che fomentava rivolte dovunque se ne presentasse l’occasione e per questo veniva messo sempre dentro.

Naruto, tipico ragazzo nordico, alto, capelli e occhi chiari, un vero tedesco, avrebbe potuto vivere tranquillo se non avesse avuto un piccolo problema: odiava con tutto se stesso il comunismo. Detestava i comunisti, le loro dottrine, le loro parole vuote ai comizi.

Ma chi abita a Berlino Est non può odiare i comunisti.

Naruto, vero tedesco dell’Est, avrebbe potuto vivere tranquillo dedicandosi alla sua musica e facendo finta di non vivere a Berlino Est, a pochi centimetri da Berlino Ovest, due città, lo stesso nome. Avrebbe potuto fingere che il governo di Berlino Est, fatto di veri tedeschi come lui, non fosse una marionetta nelle mani dei comunisti russi, ma per una personalità impetuosa come la sua tutto ciò sarebbe stato offensivo.

Odiava il comunismo che infangava le strade, le case e inondava le vie di fumo nero che rendeva incapaci gli uomini di vedere, di capire come stavano davvero le cose. C’era gente che continuava la sua esistenza felice, nella propria casa, non sapendo che avrebbe potuto perderla per sempre, non pensando che a pochi centimetri, dietro quel muro che divideva la città, c’erano altri volti, altri uomini che sperimentavano davvero libertà di vita e di scelta.

Il suo temperamento focoso e libero lo cacciava sempre nei guai: ogniqualvolta a Berlino Est qualcuno si sollevava, la causa della rivolta era lui ed era lui che la polizia russa arrestava ogni volta sotto segnalazione di quella tedesca. Di solito lo tenevano dentro qualche giorno, al massimo qualche settimana, ma l’ultima volta l’avevano tenuto prigioniero tanto a lungo che aveva perso la cognizione del tempo. Soltanto il violino che aveva in spalla gli aveva fatto un poco di compagnia. Non aveva potuto parlare con nessuno, perché nessuno poteva capirlo e aveva rivolto ai suoi carcerieri solo bestemmie e insulti per essersi fatti plagiare da quell’insulsa dottrina politica.

Finalmente rivedeva facce umane, camminando lungo le larghe vie di Berlino Est. Riconobbe volti noti che gli concessero solo un rapido cenno di mano, correndo via velocemente e lasciando le strade stranamente deserte. Era forse perché ormai si era spinto troppo oltre che fingevano di non conoscerlo?

Frugò nelle tasche dei jeans e vi scoprì degli spiccioli inutilizzati che non ricordava neppure di avere. Pregò che potessero ancora bastare per acquistare un quotidiano per conoscere cosa era accaduto mentre lui aveva occupato la solita cella e si mise in cerca di qualcuno che vendesse giornali. Trovò un uomo con una borsa a tracolla piena di quotidiani poco lontano e gli mise gli spiccioli nelle mani. Dispiegò il giornale: era il 9 novembre 1989. Era stato in carcere più di tre mesi. Spostò gli occhi sul resto della prima pagina, e finalmente respirò: caratteri grandi e neri strillavano “Ungheria  apre le frontiere con l’Austria, non si fermano i disordini” e più sotto, in piccolo “Provvedimenti da parte delle autorità per chi attraversi il confine”.

I comunisti temevano la fuga degli abitanti dell’est, in quel momento in cui l’Ungheria si era aperta alla democrazia. Il viaggio per giungere in Europa attraverso l’Austria era lungo e faticoso, ma era talmente possibile da sembrare semplice, e Naruto poteva ben scommettere che, mentre lui era in prigione, migliaia di persone avessero rischiato la vita per abbandonare l’est. Allora anche qualcun altro combatteva contro la gabbia di ferro imposta dai comunisti, non solo lui! Naruto si sentì pieno di orgoglio.

Infuocato, arrotolò il giornale, lo infilò nella tasca del cappotto di panno e si spinse lontano dalle carceri, molto lontano, quasi vicino al muro, che ormai era un richiamo irresistibile. In giro, però, non trovò nessuno: le strade puzzavano di comunismo e basta.

Quando si avvicinò al muro capì perché: le truppe di frontiera aumentate di moltissime unità marciavano davanti al muro in formazione così stretta da formare quasi una parete umana e molti abitanti di Berlino Est si erano radunati davanti a loro in assembramento. Naruto notò che tutti i soldati sembravano sull’attenti, come se stessero attendendo un’inesorabile catastrofe. Temevano il collasso.

Pieno di gioia, senza pensarci due volte si slanciò verso il muro, a pochi centimetri dalla linea dei soldati e, rimosso il violino dalla custodia e afferrato l’archetto, cominciò a suonare una Ouverture* di Wagner volteggiando davanti a tutti coloro che lo guardavano. Riservò degli sguardi d’astio ai soldati e pregò con tutto se stesso che quei cittadini che lo stavano guardando così come fissavano il muro capissero.

Quello era il momento.

“Il comunismo ha fallito in Ungheria!” gridò sovrastando la sua musica e i soldati cominciarono a scalpitare davanti al muro. “Il primo muro è caduto, facciamo crollare anche questo!”

Un mormorio concitato si alzò dagli assembramenti di uomini comuni che avevano preso ad avvicinarsi gli uni agli altri e qualcuno più coraggioso fece qualche passo avanti.

“Sì, buttiamolo giù!” ululò una voce e tutti si avventarono sui soldati. Naruto lasciò il violino per terra e cercò di crearsi un varco tra gli uomini che lottavano davanti al muro. Superò un gruppetto di soldati e trovò un pezzetto di muro scoperto: voleva arrampicarsi e superarlo per mettere finalmente piede nell’altra Berlino. Puntellò un piede in una piccola cavità aperta nella pietra e si spinse sul bordo del muro. Dall’altra parte, a Berlino Ovest, alcune donne ingombre di sacchetti pieni di cibo lo fissarono tra l’incuriosito e lo spaventato e Naruto rivolse loro un grande sorriso.

“Evviva Berlino Ovest!” gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni ed era certo che l’avrebbe raggiunta, ma molte mani conosciute lo trascinarono giù dal muro.

“Ancora tu!” esclamò furibondo un soldato riconoscendolo. L’aveva scovato non sapeva quante volte a fomentare rivolte e a cercare di scalare il muro. Gli legò le mani dietro la schiena e lo trascinò via attraverso la folla cercando di non farsi notare, mentre tutt’intorno continuavano i disordini: uomini che lottavano, soldati che presidiavano il muro. Naruto, però, non voleva affatto scomparire nel nulla dopo aver originato quel magnifico colpo di testa; guardò il soldato in segno di sfida e urlò: “Finirò di nuovo in prigione, ma non mi arrendo! Viva Berlino Ovest! Viva Berlino Ovest!”

Il soldato lo strattonò forte per farsi seguire immediatamente, ma Naruto riuscì comunque a recuperare il suo violino. Giunti in una stradina deserta poco lontana dal muro, l’uomo lo consegnò ad un manipolo di soldati russi che stavano pattugliando le strade e che lo portarono in prigione senza dire nulla: anche loro l’avevano riconosciuto e a Naruto parve di rivedere, nel gruppo, il soldato che l’aveva liberato e ne fu molto contento, così avrebbe fatto capire loro che non si sarebbe arreso davanti a nulla.

La cella che gli assegnarono fu sempre la stessa, anche  all’inizio ebbe della compagnia nuova e sgradita: fuori dalla cella, un crocchio di soldati russi parlottava fittamente con quella che, di spalle, sembrava essere una donna. Così i comunisti avevano mostrato la via del male anche alle donne. Prese ad odiarla prima ancora di vederla in volto.

Quando ella si voltò e rivolse lo sguardo verso di lui, Naruto si accorse che non si trattava di una donna, ma di una ragazza che poteva avere la sua stessa età. Carnagione chiara, non sembrava europea. Era truccata e pettinata all’orientale, i capelli mantenuti da un nastro rosso. Doveva essere comunista fino al midollo.

I soldati la lasciarono sola e, nervosamente, ella si sedette al posto del solito soldato di guardia che lo teneva d’occhio da di fronte la cella, però non lo guardò neanche per un attimo. Stette a testa bassa per tutto il tempo e questo fece innervosire Naruto. Detestava sapere di dividere lo stesso posto di un comunista, anche se erano metri lontani e divisi da una grata.

“Ehi Mao**!” esclamò con strafottenza “Sei venuto dalla Cina perché non c’era più nessuno da trucidare? Quante persone hai ucciso, questo mese?”

La ragazza alzò lentamente gli occhi, e Naruto si sentì un colpo al petto: lo stava fissando con il panico negli occhi, ma non disse nulla. Probabilmente non capiva il tedesco e avendo sentito il suo tono si era spaventata. Era la prima volta che riusciva ad incutere paura  ad un comunista, ma forse dipendeva dal fatto che lei fosse una donna. Sentì uno strano senso di colpa guardando quegli occhi chiarissimi, ancora più dei suoi e aggiunse, pur sapendo che era perfettamente inutile, perché lei non capiva: “Ehi, non è nulla di personale, davvero. E’ solo che sei comunista.” Fece una smorfia. “E’ stato tuo marito che ti ha plagiata?”

La ragazza alzò di nuovo gli occhi e aprì la bocca. Naruto fu certo che avrebbe cominciato ad urlargli contro qualcosa di incomprensibile nella sua lingua natale, ma lei mormorò soltanto: “Non ho un marito.”

Allora conosceva il tedesco! Era davvero strano; non aveva visto un uomo in quella prigione che parlasse la sua lingua, c’erano soltanto soldati russi. Si avvicinò alle grate della cella per osservarla meglio: era bellissima e di solito doveva ispirare tranquillità con la sua aura, ma quel giorno continuava ad agitarsi e a mordersi le labbra.

“Non hai un marito?” esclamò Naruto incredulo. “Allora chi è stato a farti aderire a questa farsa?”

Per la prima volta un bagliore di orgoglio sfavillò negli occhi della ragazza e li liberò per un attimo dal panico, ma la sua voce continuò a non essere sicura.

“Sono una donna indipendente.” mormorò, pallidissima “Ho scelto autonomamente la mia dottrina.”

“Beh, hai scelto male.” ribatté Naruto, sicuro. “Vedi in che posto ti trovi adesso, non mi sembra adatto ad una ragazza come te.”

Ella abbassò gli occhi e non rispose; Naruto ne approfittò per continuare ad osservarla: sarebbe stata totalmente fuori posto se non avesse portato quella divisa che lui conosceva bene, si capiva subito che non aveva il temperamento violento e dispotico che contraddistingueva tutti i suoi simili. Provò pietà per lei.

“Come ti chiami?” esclamò all’improvviso.

“Hinata Hyuga.”

“Non sei russa.” constatò.

“Sono di origini cinesi e austriache.” replicò la ragazza e fece di nuovo silenzio. In realtà era lei che avrebbe dovuto fargli domande: era quello il compito che i soldati russi le avevano assegnato, ma per qualche motivo tutto ciò che stava succedendo al di fuori la sconvolgeva e quel ragazzo la metteva tremendamente a disagio. Continuava a conversare con lei come se si fossero conosciuti da una vita, ma la offendeva parlando male del suo credo. Inoltre, era stato proprio lui a dare origine a quei tremendi disordini che stavano sconvolgendo il confine con Berlino Ovest quel giorno. Si morse le labbra.

“Peccato che tu sia comunista!” esclamò improvvisamente Naruto con un mezzo sorriso “Sei talmente bella…” Hinata arrossì sommessamente e non ebbe più il coraggio di guardarlo. “Ma per quale motivo, tra tutte le vite che avresti potuto condurre, hai scelto la più fangosa?”

“Il comunismo non è fango.” balbettò lei cercando di acquistare sicurezza “Il comunismo è libertà, dignità. Una dottrina che si batte affinché tutti abbiamo le stesse possibilità non può essere sbagliata. Il comunismo ci rende uguali.” Alzò gli occhi e lo guardò, piena di forza, ma non incontrò lo sguardo di Naruto. A testa bassa e ad occhi chiusi, egli stringeva i pugni ed insorgeva contro quelle parole proferite con così tanta convinzione, ma inesorabilmente false.

“Guardami!” esclamò alzando la testa di scatto e catturando i suoi occhi “Credi davvero che in questo momento io sia uguale a te?”

Hinata annuì con forza. “Lo sei. Sei fatto di carne, si sangue, di ossa, come me. Abbiamo un anima, un cuore.”

Naruto respirava a fatica, il suo corpo scalpitante faticava a mantenersi. La guardò ancora una volta ed esclamò: “Se siamo tutti uguali, allora perché dividerci? Perché avete costruito quel dannato muro?”

Attese una risposta schiacciato contro le grate senza mai togliere gli occhi da lei. La ragazza smise di muoversi sulla sedia all’improvviso e vi si abbandonò, portandosi le mani davanti al volto.

“Io… non lo so.” balbettò sconvolta. Fuori, urla riempivano finalmente il silenzio che si era percepito per troppo tempo. Erano voci di tripudio, di incredulità, di uomini che lottavano per la loro libertà.

“Li senti?” chiese Naruto respirando piano “Li senti? Stanno davvero cercando di essere uguali, adesso. Il comunismo non potrà mai portare pace o dignità, perché chi usa la forza, chi provoca migliaia di morti e di prigionieri, chi divide famiglie non può sapere cosa sia l’uguaglianza.”

Non disse più niente. L’aveva ferita, lo sapeva, ma le aveva aperto gli occhi. Si allontanò dalla grata che li divideva e si distese su quello che i soldati chiamavano letto, una rete con un materasso sfondato, tentando di calmarsi, ma pochi secondi dopo era di nuovo in piedi a fissare il violino. Lo afferrò e cominciò a pizzicarne le corde con le dita senza un ordine preciso, poi lo suonò con l’archetto. Ne venne fuori di nuovo l’Ouverture di Wagner della mattina e questo lo innervosì ulteriormente. Sarebbe voluto essere anche lui fuori a lottare contro i comunisti per abbattere il muro. Si sfogò suonando con tutta la forza che aveva.

La musica si diffuse liberamente nella stanza e Hinata mostrò di nuovo il suo volto, stravolto e pallidissimo. I suoi occhi incrociarono quelli di Naruto mentre suonava, ma riuscì a sostenere il suo sguardo solo per un secondo. La dottrina era crollata rivelando tutta la sua violenza, la sua inefficienza, la sua cecità nei confronti degli uomini ed era stato tutto a causa sua. Per qualche motivo, però, non riusciva ad odiarlo: la sua espressione concentrata mentre suonava, i suoi occhi, la sua musica la rinfrancavano un poco.

Mosse le labbra per dire qualcosa, ma la musica cessò di scatto: Naruto stava fissando pieno d’odio il corridoio che portava alla cella in cui si stava facendo largo lo stesso soldato russo che l’aveva scortato in precedenza.

“Cosa vuoi adesso, bastardo?” esclamò pieno di rabbia, ma il soldato non lo notò neppure. Si avvicinò a Hinata, disse qualcosa gesticolando come un folle, sconvolto, e corse via. La ragazza impietrì.

“Cosa ha detto?” le chiese Naruto con veemenza, correndo alle sbarre e afferrandole.

Hinata fissò il muro e rantolò: “Il ministro della propaganda*** ha annunciato l’apertura delle frontiere.”

L’urlo di gioia “Viva la democrazia!” restò a Naruto sulle labbra. Il comunismo era crollato, il muro, la prima frontiera, era crollato sotto le voci dei cittadini di Berlino Est, ma lacrime solcavano in silenzio il viso di Hinata.

Il comunismo era davvero così importante per lei?

“Hinata,” disse a bassa voce, e lei sussultò nel sentire il suo nome “vuoi avvicinarti?”

La ragazza si accostò alla grata a testa bassa per non guardarlo. Non voleva leggere la vittoria sul suo volto.

“Tu stai… davvero piangendo perché il comunismo ha fallito?

Le sue mani bianche strinsero forte le sbarre.

 “Sin da piccola ho studiato il comunismo, i suoi scopi, le sue applicazioni” mormorò piangendo, disorientata, scioccata “Ho dedicato tutta la mia vita alla sua causa, mi sono arruolata pensando che esso potesse portare la pace dopo la guerra, invece, arrivata in Germania, ho trovato solo prigioni piene di uomini, un ordine mantenuto con il terrore…”

S’interruppe perché la mano di Naruto, passando tra le sbarre, le aveva sfiorato la guancia. Arrossì sommessamente ed alzò lo sguardo.

“Tu non puoi essere comunista.” le disse semplicemente Naruto, cercando di dare un senso a tutto quello che gli stava accadendo, avvicinandosi al suo viso. “Non puoi esserlo.”

Agitato e incredulo, unì le labbra alle sue, cancellando le sbarre che dividevano i loro volti.

Fuori, le urla di gioia diventavano sempre più intense: il muro che superava Berlino era finalmente caduto ed il mondo si era riunito.

Era finita la guerra, appena iniziata la vita.

 

 

The world closing in
Did you ever think
That we could be so close, like brothers?

(Wind of change – Scorpions)

 

 

 

 

Chiarificazioni

*Ouverture da “L’olandese volante”. Ho scelto Wagner, tedesco, perché ha aderito al movimento romantico, e il Romanticismo è stato il periodo delle grandi passioni e delle grandi lotte politiche patriottiche.

**Naruto si riferisce a Mao Tse-Tung, esponente comunista cinese di spicco dopo la seconda guerra mondiale.

***Schabowski

 

***

 

Note dell’autore

 

Non appena ho letto le opzioni del pacchetto che mi erano state inviate, ho impiegato due secondi per decidere che dovevo scrivere sulla caduta del muro di Berlino. Era un'occasione troppo ghiotta per lasciarmela sfuggire, però non avevo idee, così, come faccio di solito, ho preso ad informarmi sull'evento che, purtroppo, conoscevo soltanto sommariamente. Ho scoperto tantissime cose e questo mi ha spinto a scrivere. La fic che avete letto è nata in tre giorni, anche se la "gestazione" è durata più tempo per via delle modifiche e dei ripensamenti.

Era la prima volta che scrivevo una fic tanto "politica", ma avevo sempre desiderato farlo, in particolare in questo periodo, in cui sembra che tutto stia andando in malora. Scrivere questa fic è stato per me come un monito a non lasciarsi incastrare dalle ideologie tanto da perdere di vista chi ci sta intorno, come sta accadendo intorno a noi e come è successo a questi personaggi. Alla fine, in ogni caso, per questo motivo perdono tutti sul piano "politico", Hinata guardando il comunismo fallire con i suoi occhi e Naruto innamorandosi di una "nemica".

La mia battaglia è contro le ideologie politiche che “plagiano” e impediscono di ragionare con la propria testa, non contro un’ideologia in particolare. Se sono riuscita a far trapelare questo messaggio, ho fatto ciò che volevo, altrimenti, lo dico senza ripensamenti, ho fallito.

Parlando di cose meno serie (^^), scrivere questa fic ha davvero stuzzicato la mia fantasia: descrivendo Naruto e Hinata viaggiavo con loro, percorrevo le loro vite e le loro menti, immaginando ogni loro singolo dettaglio. Ho adorato descrivere Naruto come un tedesco sui generis, appassionato e impulsivo, a differenza del solito temperamento freddo che si associa agli abitanti della Germania, e rendere Hinata una sorta di suffragetta della fine del secolo, che si arruola e combatte per quello in cui crede. Per caratterizzarla, mi sono basata sugli ultimi spoiler del manga (*_*), più e meno recenti. Che altro dire? Stranamente la fine della fic è un po’ troppo rosea, ma, vista dagli occhi di Naruto e soprattutto di noi fans NaruHina, non potrebbe essere altrimenti. Lo ammetto, mi mancava così tanto scrivere una NaruHina che ho ideato un happy ending, anche se ben sappiamo che, caduto il muro, le cose non sono state poi così tanto serene. Bene, smetto di tediare con note che sono quasi più lunghe della fic. Spero davvero di essere riuscita a trasmettere qualcosa.

Grazie per averci dato questa opportunità. *inchino*

 

Note dell’autore (adesso)

 

Sono stata felicissima quando ho letto i risultati, così tanto che quasi mi sono sentita male. E’ passata più di una settimana (o forse due), ma finalmente riesco a pubblicare. Purtroppo, non posso dire di essere riuscita a leggere le fic delle mie compagne di contest, il tempo quando serve non c’è mai, ma, davvero, non vedo l’ora. Arriverò, prima o poi, aspettatemi. ^^

Un grazie particolare va a Yume che ha avuto la pazienza di inviarmi gli orrori della fic commentati e corretti. Grazie!

Spero che questa storia vi sia piaciuta almeno un po’ e sarò davvero contenta se deciderete di lasciarmi un parere.

 

Buone feste e alla prossima!



I classificata + miglior Naruto + miglior NaruHina + miglior IC + premio Moko: Ayumi Yoshida, con 'der Wand - Il Muro'

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Grammatica e stile: 14/15.

Originalità: 5/5.

IC: 14.5/15.

Trama: 9.5/10

Uso dell’Opzione contenuta nel Pacchetto Scelto: 10/10

Giudizio personale: 9.8/10. Totale: 62.8/65

Commento di Yume_no_Namida: Aaaaah, qui mi trovo parecchio in difficoltà. Perché in realtà non ci sarebbe assolutamente nulla da dire: la tua storia parla da sé e finisce per abbagliare! Già fin dalle prime battute, risulta chiaro che si andrà a leggere qualcosa di ‘diverso’. Diverso nel senso di ‘positivo’, di ‘unico’, di ‘non mi sarei mai aspettata che...!’. Diverso che lascia il segno. Unica a trattare la tematica scelta in modo impegnativo [ dentro c’è politica. Ci sono idee, pensieri e riflessioni su cui si potrebbe discutere per tutta la vita, senza mai arrivare a un compromesso o a una soluzione soddisfacenti! - ed è una cosa che ho apprezzato molto, credimi!** -], hai saputo conferire agli avvenimenti originalità e personalità, semplicemente descrivendoli attraverso gli occhi di Naruto! Un Naruto che si ribella, agita le folle, è assolutamente convinto delle proprie posizioni, ma sa metterle da parte per lasciare spazio ai sentimenti... un perfetto riadattamento del personaggio, a mio parere il migliore! E Hinata così bella da sembrare quasi irreale, fragile ma risoluta, ‘fuori contesto’ - credo, ma in modo lieve - soltanto nel momento in cui versa delle lacrime per il crollo di un’ideologia in cui era stata abituata a credere fin da bambina [che però, in cuor suo, aveva già da tempo abiurato]... e un NaruHina che è solo un lampo, un istante, un veloce schizzo sulla tela! Ma c’è, ed è intenso. In più, citazione finale particolarmente azzeccata! Unica pecca: qualche ripetizione, uno o due termini utilizzati in modo improprio e la presenza di periodi fin troppo lunghi, che finiscono per ‘togliere il fiato’ e appesantire la narrazione. Nient’altro da aggiungere, se non tanti, tanti complimenti e la speranza di beccarti ad un prossimo contest... mata ne! ;)


Grammatica e stile: 14.8/15

Originalità: 5/5

IC: 14.9/15

Trama: 10/10

Uso dell’Opzione contenuta nel Pacchetto Scelto: 10/10

Giudizio personale: 10/10

Totale: 64.7/65

Commento di Mokochan: devo dire che mi aspettavo tanto e tanto - troppo - ho avuto in cambio. Ma cerchiamo di chiarire cosa intendo dire. Ti ho giudicata nella scorsa edizione e ricordo benissimo la tua bravura così come il modo davvero bello in cui riesci a comunicare con chi legge rendendo le tue storie davvero sentite. Non a caso al Breakfast Contest arrivasti prima, ma non devo ripeterlo, penso di essere stata capita benissimo [e magari no, ma lasciamo stare D:]. Non ho visto errori di grammatica e se ve ne sono non li ho nemmeno notati perché leggendo ho ignorato il resto, lasciandomi trasportare dal protagonista della storia. Stile scorrevole, intenso, mai pesante, ma bello, delicato, coraggioso e vibrante nei momento giusti. Credo di non aver mai letto una storia NaruHina così bella, curata. Sei stata l’unica, in questo contest, a trattare in maniera seria l’opzione contenuta nel pacchetto da te scelto [io ho strillato per la felicità, se lo devo proprio dire. Insomma, stavo perdendo le speranze ^^”]. Che poi tradotto sarebbe: non hai usato il tema libero ma hai parlato di qualcosa di importante. Io volevo questo - Yume ed io lo volevamo. Ma andiamo avanti. Per me la tua storia è originale , originale come Naruto e la sua decisione, la lotta a quel Comunismo da lui tanto odiato, il suo non arrendersi malgrado le continue notti chiuso in cella. Insomma, un personaggio che mi ha catturata assieme alla dolcissima Hinata, cresciuta con un’idea - idea che le hanno inculcato in testa fino a farla diventare quasi la sua unica ragione di vita. Una ragazza che vista dagli occhi di Naruto mi è parsa splendida. Davvero splendida e delicata, bella e pura come noi la conosciamo. Quindi possiamo dire che questi due personaggi, anche in un contesto simile, sono tremendamente IC , curati meravigliosamente - e diciamo vivi, vivi, vivi. Naruto soprattutto. La trama è buona, anzi bella, gestita in modo tale da impedire al lettore di staccare gli occhi dal testo per immergersi nella vita pericolosa e desiderosa di libertà rappresentata dal protagonista. Lo stile aiuta, così come un il lessico buono, buonissimo. Da quel poco (?) che si capisce dal mio commento, questa storia mi è piaciuta tantissimo, ma davvero tanto e infatti il punteggio per il gradimento personale è 10/10, segno che ho apprezzato appieno il tuo lavoro. Complimenti, Ayumi, è davvero una bellissima storia, intensa e piena di luce : )


 

   
 
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