Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: ButterflySeven    30/12/2011    1 recensioni
Il Natale vissuto sotto due ideologie differenti. Un uomo malinconico ed una ragazzina fresca e vitale. In apparenza i loro destini sono bloccati da un semaforo rosso, ma l'inevitabile farà si che la Dolce Magia renda possibile l'impossibile.
Quell'anno, il natale bussò alle porte dell'Amore...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, questo capitolo l'anno scorso mi ha sconvolta, non mi credevo capace di scrivere queste cose... XD torno a dire che rileggendo adesso mi viene da ridere, ma va be, credo sia normale...
Buona lettura!

Capitolo 21

Tra le tiepidi notti invernali, il frutto dell’amore sbocciava sempre di più, ma cosa succede se improvvisamente una persona lo strappa dall’albero e se lo mangia?
I giorni a seguito del natale, furono per tutti dolorosi ed estenuanti, con l’avvicinarsi della prima della Dea, Ayumi e Maya tornavano a casa sempre più stanche ed affaticate, i loro ragazzi erano sempre in giro per trovare prove schiaccianti sulla colpevolezza di Shin Otaki, ma soprattutto per la complicità di Shiori Takamya. Dai tabulati telefonici non erano riusciti ad individuare delle prove certe, ma il suo comportamento era comunque molto sospetto. Masumi l’aveva messa sotto pedaggio ed effettivamente era risultato che la donna aveva intrapreso una relazione con Shin. A Masumi stava più che bene, con le foto che aveva scattato poteva sciogliere il loro legame, ma riflettendo capiva che, se effettivamente Shiori era complice di Shin, allora avrebbe potuto usare la stessa arma contro di lui. Davvero furba…
Maya e Ayumi intanto, oltre all’estenuante allenamento psicologico per entrare nella Dea, avevano il terrore di quell’ombra che le inseguiva in ogni dove. Sempre più spesso si sorprendevano a guardarsi dubbiose le spalle, persino sulla metro, Maya non riusciva a rimanere seduta tranquillamente. Masumi le era sempre accanto, si fermava da lei con frequenza sempre maggiore. In quei momenti, Maya dava libero sfogo al suo stress concedendosi il piacere di quel dolce amore che li fondeva in un’unica entità. Si stingeva ogni giorno con più forza su Masumi, era diventato il suo ossigeno, senza di lui si sentiva mancare, non riusciva a sopravvivere in quella tana di lupi.
Così, una sera che Rei ed Hijiri erano fuori per assistere allo spettacolo di lei, Maya era coricata nel divano, in attesa del suo lui. Sentì bussare alla porta ed aprì buttandosi con forza sopra di lui. Un gelo le perforò l’anima, il suo respiro era come bloccato, le mani le si erano congelate, la bocca si era seccata, gli occhi erano spalancati, ma non avevano il coraggio di alzare lo sguardo dal pavimento. Il suo cuore aveva parlato e non c’era bisogno della vista, gli altri sensi parlavano al suo posto. L’olfatto gridava che quel profumo era davvero nauseante, il tatto era rimasto intrappolato da una tela sottile, l’udito sentiva una risata glaciale. Si staccò con forza, ma quelle braccia pesanti la stritolavano fino a farla gridare dal dolore. Una mano tappò la sua bocca, che si rifiutava di stare zitta. Si diede della stupida, Masumi l’aveva rimproverata parecchie volte su quel cattivo vizio dicendogli “Non devi mai aprire senza vedere dallo spioncino chi c’è dietro la porta, cosa succede se un giorno ti sbuca lui?”, ecco Msumi aveva centrato in pieno ed ora eccola lì, a dimenarsi inutilmente da quella salda presa. Quella risata la stava nauseando in maniera inverosimile, vide il volto di Shin Otaki avvicinarsi al suo e sussurrarle:
- Io ti vedo, Ragazzina… Non prenderti gioco della mia intelligenza…-
- E tu non prenderti gioco della nostra…- Si voltò, per osservare il sensuale corpo di Ayumi e quegli occhi infuocati che lo guardavano con disgusto. Ma quella distrazione gli fu fatale, Maya riuscì ad aprire la bocca e mordergli violentemente una mano. Si ritrasse e così Maya potè sistemarsi accanto ad Ayumi stringendola per un braccio. L’accordo era di non rimanere mai soli in casa, così Ayumi, aspettando Masumi ed Hamil, aveva deciso di farsi una doccia e sfogare con l’acqua la tensione accumulata, ma improvvisamente sentì la porta di casa aprirsi ed entrare un gran gelo. Nella sua vita, solo una persona era stato capace di procurargli simili reazioni.
Adesso, uno di fronte all’altro si studiavano da lontano, finchè l’uomo non fece un passo avanti, causando un passo indietro delle fanciulle, poi un altro passo ed un altro ancora. Percorsero in quel modo l’intera circonferenza della stanza, finchè si ritrovarono nelle posizioni opposte di quelle di partenza: Maya e Ayumi erano a pochi metri dalla porta ancora spalancata, mentre Shin era con le spalle al muro, le ragazze pensarono così di aver il via libera, ma Maya sentì all’improvviso un dolore al retro del ginocchio e cadde su se stessa. Una mano piccola e forte allo stesso tempo la tirò per i capelli, quasi a stapparli, mentre un’altra si era fatta spazio sulla sua guancia posandovi un doloroso schiaffo. Alzò lo sguardo, mentre lacrime di dolore fuoriuscivano dai suoi pozzi di cielo. Shiori le sorrideva maligna, la vide rialzare il braccio e sollevandola da terra tirandole i capelli, posò un altro schiaffo nella guancia opposta.
- Ora capirai cosa vuol dire mettersi contro una donna innamorata…- Le disse con malignità sempre crescente.
Ayumi non era messa meglio dell’amica, approfittandone della sua distrazione, Shin le prese un polso e la trascinò lungo il divano, lei si dimenava e gridava, ma la bocca di lui le fece da tappo, allora cercò di dare dei calci all’addome, ma lui l’aveva fatta cadere nella lunghezza del divano, serrandole le gambe con le sue e posando in maniera brusca le mani sul suo corpo. Cercò di aprirgli la camicetta, ma Ayumi si voltava in ogni lato, come in preda ad una crisi epilettica. Le lacrime scolavano a fiume, ma erano il suo unico sfogo.
Alla ribellione, lui reagì iniziandola a picchiare, come a fargli capire chi comandava; più i secondi passavano, più Ayumi sentiva la forza della disperazione crescere in lei. Il soffio che attraversava prepotente le sue calde barriere, le stavano spegnendo pian piano tutte le funzionalità celebrali, facendo si che si trovasse alla stessa stregua di un burattino morto. La sua anima stava morendo, quell’alone nero, stava schiacciando nelle profondità del sottosuolo la luce dell’amore. In quel momento le menti sue e di Maya erano legate dallo stesso filo, quello dell’ultimo residuo di energia che cercavano di trasmettere l’una a l’altra. Shiori aveva iniziato a strappare le vesti alla povera Maya, che tremava infreddolita, impaurita, esterrefatta dalla crudeltà di lei. Si mise con pudore le mani davanti al corpo semi nudo. Non si era mai sentita così trapassata dentro, era una violazione ancora maggiore della violenza fisica. Shiori le stava facendo capire che di fronte a lei era come un corpo nudo, privo di qualsiasi bellezza estetica.
L’inevitabile diventò una belva. Quel ragionamento lo fanno solo le persone che vivono nella convinzione che sia l’apparenza a parlare al posto dell’anima. Di fronte all’amore siamo nudi, di fronte all’amicizia siamo nudi, nudi da ogni barriera che ci maschera per ciò che non siamo. In quel momento la persona nuda non era Maya, ma Shiori, che per la prima volta, aveva fatto cadere quella maschera che la rendeva bella e buona, trasformandola in un mostro dalle mille cecità. Sì, non si può che essere ciechi davanti alla schiacciante realtà che il vero amore le offriva su un piatto d’argento. La sua idea di bellezza era paragonabile solo ad un canto d’usignolo contrapposto allo stesso suono riprodotto alle orecchie da un lettore mp3. Ad un finto orecchio, può sembrare migliore il suono riprodotto in quanto se ne colgono le sfumature di tono, ma quella è un’illusione, perché la magia che può procurare il dolce canto di un usignolo nel cuore della foresta, non è minimamente paragonabile al filtro della città filtrato, a sua volta, da un oggetto inanimato.
Shiori, come percependo l’ira dell’inevitabile, si sporse maggiormente su di Maya, con una mano tesa pronta a quell’ulteriore affondo. Ma un’altra mano la fermò, strattonandola con rabbia, l’altra mano fermò la seconda di lei, poggiandole nella schiena come ammanettandola. Maya non vedeva più niente, non vedeva le figure, non sentiva le voci, il mondo di quel momento era uno apparente, sfocato, come il vetro appannato del finestrino di una macchina nel pieno dell’inverno. Si sentì sollevare amorevolmente. Un forte calore tornò a farla respirare, come quando si sta per affogare e grazie ad una stimolazione, si sputa tutta l’acqua ingurgitata. Il suo corpo venne poggiato su qualcosa di morbido. Com’era dolce quel tocco e quel profumo che le inebriava la mente. Una piccola fiammella tornò ad alimentarla, in modo che da essa, lentamente, il calore si diffondesse per il resto del corpo. La vista stava tornando a farle compagnia, adesso era abbagliata da tutta quella luce che proveniva dall’esterno. Alzò una mano debolmente, per posarla su quella “cosa” ovale che non riusciva ancora a mettere a fuoco. Sentì qualcosa di caldo, ma umido, cercò allora di alzarsi sul busto e d’istinto posò le labbra su qualcosa di soffice. Una scarica elettrica la fece rinsavire, il calore la stava aiutando a far riattivare le cellule del cervello, ricostruì tutti gli avvenimenti di quegli attimi di fuoco. Si strinse con forza sulle labbra di Masumi ed anche le sue lacrime andarono a far compagnia a quel pozzo senza fondo denominato amore.
- Maya…- gli sentì dire tra un singhiozzo e l’altro, stava piangendo, non di un pianto timido, ma uno doloroso, impaurito e sconvolto. Le sue braccia la cullavano come quando una mamma trova il figlio piccolo, caduto dalla culla. Prese anche lei ad accarezzare il busto di lui, finalmente era tornata a casa, le sue mani si erano liberate da quella tela che fino a pochi attimi prima l’avevano stritolate.
- … Masumi… ho avuto paura… lei, lei…- singhiozzò forte e lui la strinse ancora di più a se… I loro corpi tremavano forte, uniti dallo stesso dolore.
Nella stanza accanto, Ayumi sorseggiava una tazza di cioccolato fumante, il corpo era ancora scosso da un forte tremito, ma Hamill le strofinava le braccia con le mani, a fare in modo che la sua energia la rianimasse. Era arrivato appena in tempo, Hamill aveva trovato Ayumi semi svenuta dal troppo dolore, ma ancora non era riuscito a farle del male, anche se quello psicologico non lo poteva guarire.
Shiori e Shin erano stati legati da una corda su due sedie, Hijiri e Rei ponevano infinite domande ai due, in cerca del perché di tutto ciò. Erano arrivati in tempo per evitare che i due scappassero e fermandoli, grazie anche ad una Rei dotata di grande forza fisica, li avevano imprigionati nella tela dell’amore. I due erano come due vampiri esposti alla luce del sole, a breve sarebbero bruciati da tutto quel calore che proveniva dalle anime dei presenti. Hijiri si avvicinò ancora di più e con aria brutale sbattè con violenza una mano sul tavolo. Era stanco, stanco di aver a che fare con gente come loro, subdola e meschina… Potevano godersi finalmente la felicità?
Maya e Masumi si tenevano stretti, i loro corpi erano intrecciati a formarne uno solo. Stavano piangendo ancora, consapevoli che quel dolore li avrebbe fortificati ed uniti ancora di più. Masumi le accarezzò la schiena, Maya ricambiò baciandogli il collo, senza rendersene conto, avevano iniziato ad accarezzarsi vogliosi, ma non della semplice unione di corpi, sentivano forte dentro di loro le anime gridare ferite, anche loro avevano bisogno di confortarsi a vicenda ed il modo migliore era quello. Guidati dall’amore, si leccavano le ferite, come povere bestie al ritorno da una feroce azzannata. Più stavano insieme, più il dolore lasciava spazio al loro sconfinato amore; le lacrime diminuivano, i singhiozzi erano di ritrovata felicità; la paura che li aveva tartassati per tutto quel tempo, adesso assumeva le sottili sfumature del senso della vita. Capirono che la vita, purtroppo, non è fatta solo di cose belle… Per esistere una “magia” ci deve essere qualcosa che ci destabilizzi da essa, solo allora capiamo cosa sia la felicità.
L’inevitabile è rammaricato di tutto quel dolore, ma lui sa che, appunto, è “inevitabile”… C’è un perché a tutto. Se non viviamo i dolori, rimarremmo fermi sempre allo stesso punto, senza mai comprendere la vera essenza delle cose. Tutto ci apparirebbe finto, come una tela sapientemente dipinta con un cesto di natura morta come soggetto, il fruitore si avvicina incantato e dice “sembra talmente vera, che mi sembra di afferrarla”… Ma l’artista in quel momento si sta prendendo gioco di noi, quello è un quadro, è finzione, non ha la pretesa di sostituire il reale, perché è solo pittura… Una persona che invece ha capito l’essenza delle cose si avvicinerà e dirà “questa tela è stata dipinta sapientemente, ma non è poi così vera… Le ombre che ci sono, non sono quelle che circondano me, la luce che colpisce la brocca, non riflette me, ma il suo contesto, questa è solo un’illusione”… Sono due differenze molto sottili, agli occhi di un profano, ma in realtà a dividere questi concetti c’è tutto un oceano. Maya e Masumi, adesso ne erano consapevoli…

Continua…

Non uccidetemi... Lo so che è una tristezza infinita... mi ha stretto il cuore... ma è uscito così, quindi pazienza...
Piccola nota: la parte finale l'ho vissuta in prima persona in un seminario tenutosi l'anno scorso all'accademia di belle arti. Mi ha colpita tantissimo e così l'ho riportata nella ff... Mi capita spesso d'inserire cose studiate all'interno della ff, o concetti di artisti... Credo che le esperienze vissute, rimangono dentro  per tutto il giorno ed è normale riportarle alla luce nella scrittura, nei discorsi a voce, o immagazinarle aspettando il momento più adatto per "tirarle fuori". (almeno spero che sia normale XD)

Beh, adesso scappo, a domani con un nuovo capitolo!
  
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