6° CAPITOLO: Imladris e il Consiglio
Quando
Telperion vide Imladris rimase sbalordito; era come gliel’aveva descritta suo
fratello: i porticati, il boschetto, le fini decorazioni, le piccole cascate,
il candore dell’insieme si fondeva in un unico perfetto quadro.
Erano
appena arrivati nella dimora di Elrond e degli stallieri li avevano accolti
portando i loro cavalli nelle stalle e rifocillandoli; delle dame li avevano
accompagnati ai loro alloggi lasciandoli riposare e invitandoli alla cena che
si sarebbe tenuta quella sera alla tavola di sire Elrond.
Avevano
viaggiato velocemente e senza soste. A loro si era aggiunto Boromir, contento
di un po’ di compagnia dopo il lungo tragitto dal regno di Gondor.
Telperion
aveva avuto molto tempo per studiare l’animo di quello strano uomo, così
chiuso, serio, scontroso…….ma buono.
Legolas
non aveva avuto il tempo di pensare a lui, ma era curioso di sapere che notizie
e che domande portasse dal regno degli uomini, il regno di Aragorn.
Adesso
erano stanchi, spossati dalla cavalcata.
Legolas,
per rispetto, andò subito da Elrond per porgergli i saluti del Bosco Atro.
-
Principe Legolas, siete il benvenuto nella mia casa in questi tempi oscuri. -
- Grazie.
– disse Legolas abbassando il capo in segno di riverenza.
- So che
con te è venuto anche tuo fratello, Telperion. –
- Si, mio
signore. –
Elrond
poggiò una mano al mento e rimase in silenzio pensoso.
Legolas
attendeva.
- Tuo
fratello avrà uno strano futuro…….complesso – sussurrò.
Legolas
corrucciò lo sguardo interrogativamente.
- Ma non
è di lui che siamo qui per discutere. – disse rialzando il tono di voce, - Come
avete viaggiato, avete incontrato impedimenti? -
Legolas
narrò delle varie imboscate da parte di vari ed esigui gruppi di orchi, anche
nelle vicinanze di Imladris, nessun luogo era più sicuro.
Parlò
dell’uomo che era arrivato da Gondor e ancora Elrond rimase pensoso, ma subito
congedò Legolas con un cordiale sorriso. Legolas s’inchinò portandosi una mano
al petto ed uscì.
Appena
fuori respirò profondamente, sollevato.
Telperion
era uscito dalla sua stanza e stava visitando la dimora elfica.
Quelle
bianche terrazze sullo strapiombo, che si affacciavano su cascate di rara
bellezza che giocavano con le pietre sulle quali si poggiavano creando una
sottile cortina di vapore che imperlava l’aria, possedevano un’eterea serenità.
Rimase
fermo, immerso in quell’atmosfera di pace: un’illusione in quel periodo di
dolore.
Si
allontanò vagando per i corridoi del luogo. Non incontrò molte persone, ma chi
incontrava gli rivolgeva un cordiale saluto.
Solo
verso sera l’ambiente si animò. Arrivarono quattro mezz’uomini con un uomo, un
ramingo del nord, gli parve. Vide elfi da Lothlorien e uomini, ma le presenze
che più lo disturbarono furono due nani.
Si ritirò
nella sua stanza, voleva riposare prima di cena.
Legolas
stava andando verso la sala dei banchetti.
Era
vestito con una tunica verde a maniche svasate e colletto alto. Come solito, in
queste occasioni ufficiali doveva portare la corona da principe. Lui era
l’ambasciatore di Bosco Atro.
Stava
proseguendo per un corridoio quando una porta si aprì e ne uscì Telperion.
Legolas
sorrise, finalmente una persona che lo risollevava dal peso dei suoi pensieri.
-
Telperion. -
L’elfo si
girò sorpreso: vestiva anche lui un abito verde con maniche strette e pantaloni leggermente svasati di un verde
più tenue.
-
Telperion, ti sei riposato? Sei pronto per la cena? -
- Certo,
questo luogo è splendido per la pace interiore. Comunque per la cena sono
prontissimo a seguirti dato che non so dove si debba andare. –
Legolas sorrise.
- Non ti
preoccupare c’è sempre tuo fratello che provvede a tutto. -
Chiacchierando
si diressero verso la sala.
Davanti
alla porta si fermarono e si guardarono a vicenda.
Nessuno
dei due voleva entrare per primo.
- Sei tu
l’ambasciatore! – disse Telperion.
-
Telperion ti prenderei volentieri a coltellate. –
Aprì il
portone ed entrò seguito da suo fratello.
Calò il
silenzio.
Uno dei
due nani sbuffò.
-
Benvenuti principi di Bosco Atro, accomodatevi. - li invitò Elrond.
Il silenzio
terminò mentre tutti gli invitati tornavano agli argomenti che stavano
discutendo.
Boromir
bloccò i due elfi salutandoli e cominciando a discorrere con loro su Imladris.
Legolas
si staccò quasi subito dai due rifugiandosi su una sedia solitario: non aveva
voglia di parlare.
A tavola
vennero discussi vari argomenti.
Tutti
mangiarono a sazietà, dopodiché la folla cominciò a separarsi in gruppetti per
continuare i discorsi precedentemente abbandonati.
Legolas
aveva già abbandonato la sala e Telperion lo fece poco dopo, quando terminò la
discussione con Boromir.
Uscì, ma
Legolas non c’era già più.
Si
diresse in un corridoio in cerca del fratello, ma gli unici due che incontrò
furono i due nani.
Appena li
vide fece un inchino alle due figure che, con uno sguardo bieco, risposero con
un impercettibile cenno del capo e se ne andarono voltandogli le spalle e
borbottando.
- Questi
elfi, gente strana. Ascolta tuo padre, Gimli, questa è gente sgarbata! -
Telperion
non sapendo stare zitto rispose a tono.
- Senti
chi parla, il barbuto di turno! -
I due
nani si voltarono e ribatterono con foga.
- Voi
elfi, feccia della Terra di Mezzo, vi vantate per la vostra bellezza e altezza,
ma siete solo delle sciacquette! L’unica cosa che sapete fare è tendere l’arco
e cantare. –
- Almeno
non siamo sgraziati come voi e non parliamo a sproposito……..vi ricordo che
siete in una dimora elfica. –
- Noi non
guardiamo in faccia a nessuno. –
-
Mmmmh,………..penso che così vi rendiate più apprezzabili agli altri. – disse ironicamente.
- Elfo
impertinente. –
- Nano
scorbutico. –
L’atmosfera
si stava scaldando.
- Che
succede qui? -
- Non
impicciarti, uomo, in faccende che non ti riguardano. – gli ringhiò Gloin.
- Scusalo
buon uomo ma non capisce che è scortesia. Il suo cervello è troppo ristretto. –
- Cosa
hai detto?! Ripetilo se ne hai il coraggio. –
- Certo
che te lo ripeto! Non hai cervello. –
Il viso
di Gloin diventò paonazzo e stava per avventarsi su Telperion quando l’uomo,
preceduto da Legolas, si frappose tra i due.
- Basta,
finitela con questa inutile discussione! – gridò Aragorn sovrastando le loro
voci.
Calò il
silenzio.
I due
nani indignati si voltarono e se ne andarono.
Telperion
sospirò chiudendo gli occhi e calmandosi.
Aragorn
squadrò con aria interrogativa l’elfo, mentre Legolas guardava con compatimento
i due nani che si stavano allontanando.
- Salve
Legolas – interruppe il silenzio l’uomo, - finalmente posso parlarti. -
- Salve
amico mio – rispose Legolas posando una mano sulla spalla dell’uomo, - è da
tanto tempo che non ci vediamo, anni ormai. –
Telperion
che era rimasto in silenzio richiamò l’attenzione del fratello tamburellando
con le dita sulla sua spalla.
- Oh,
salve anche a te……….- cominciò l’uomo.
-
Telperion……è mio fratello, quello impulsivo di cui ti avevo parlato…-
- Ma… -
- Sai è
un po’ strano… -
- Ma… -
- A volte
esagera… -
- Ma… -
- Parla
troppo… -
- Ma… -
- Poi… -
- Mi fai
parlare si o no?! O parlo io e faccio da solo conoscenza con quest’uomo o me lo
presenti tu! –
- Te
l’avevo detto che è impulsivo. –
- Non sono
impulsivo, il fatto e che tu…… -
- Basta
non litigate anche voi! – esclamò l’uomo esasperato. – Mi presento: sono
Aragorn figlio di Arathorn…… -
- …ed
erede al Trono di Gondor! –
Telperion
era molto felice di quell’incontro. Suo fratello gli aveva parlato a lungo di
quell’uomo ed ora poteva finalmente vederlo.
Parlarono
insieme finché Telperion raggiunse la sua stanza e li salutò cordialmente.
Il giorno
seguente di mattina Telperion si svegliò completamente riposato.
Aveva
riflettuto su molte cose quella notte e una di queste era Boromir. Quell’uomo
enigmatico lo incuriosiva. Per tutto il viaggio aveva tenuto un aspetto
enigmatico e riservato.
Ma si sa
che agli elfi nulla si nasconde e tutto nascondono.
Comunque
quella mattina sarebbe stata movimentata: si sarebbe svolto il Consiglio.
Telperion
era ancora ignaro che dopo quell’evento la sua vita avrebbe avuto una svolta
incredibile.
Legolas
era già arrivato davanti al terrazzo dove si sarebbe svolto il Consiglio. Il
suo morale era a terra.
Non c’era
ancora nessuno.
Si
appoggiò ad una colonna tenendo lo sguardo basso.
Aragorn
raggiunse il terrazzo e trovandovi l’elfo lo richiamò.
Legolas
calò quella sua solita maschera di serenità sorridendo all’uomo.
Ma non
era facile ingannare il ramingo difatti:
- Legolas
smetti di sorridere. -
Legolas
spaesato divenne serio.
- Cosa ti
turba? – gli domandò l’uomo invitandolo a sedersi su una delle sedie del
terrazzo.
- Non lo
so, Aragorn……….presentimenti. –
-
Presentimenti su cosa? –
- Su
tutto: Bosco Atro, l’Anello, Gollum, mio fratello. –
- Tuo
fratello? –
- Si, non
so perché ma………ma…………lascia stare. –
Aragorn
capì che non era il caso di proseguire.
Poggiò
una mano su una spalla dell’elfo che sorrise contento di avere un amico al
fianco.
Telperion
si avviò verso il terrazzo.
Stava
facendo volare il suo pensiero in ricordi ameni quando il viso dell’elfa del
suo sogno gli apparve e scomparve come una folata di vento.
Si bloccò
in mezzo ad un corridoio.
Il
respiro veloce.
“Perché
proprio adesso?” si disse.
Serio
proseguì fino ad arrivare al terrazzo.
Molti
erano già arrivati.
Prese
posto al fianco di Legolas senza proferir parola.
Il
fratello lo guardò interrogativamente.
Telperion
incrociò il suo sguardo e scosse il capo.
Legolas
non volle insistere anche perché Elrond era giunto al suo seggio.
Il tanto
temuto Consiglio era cominciato.
Si parlò
della rinnovata minaccia di Sauron e Legolas annunciò la fuga di Gollum seguito
dall’annuncio del tradimento di Saruman svelato da Gandalf.
Era
peggio di quanto si sarebbero aspettati.
L’Anello
venne esposto.
Calò il
silenzio.
Boromir
si alzò come ipnotizzato dall’oggetto e quando vi si avvicinò Gandalf pronunciò
le parole nere di Mordor.
Un’ondata
di dolore, odio, crudeltà sommerse gli elfi presenti, memori delle sofferenze
subite dal loro popolo.
Ma
Boromir continuò imperterrito a voler utilizzare l’Anello come arma contro il
nemico.
Telperion
aveva scovato il suo punto debole che era quasi sicuro, lo avrebbe portato alla
distruzione interiore.
Telperion
divenne triste dopo che Boromir discusse animatamente con l’uomo: non avrebbe
mai voluto una cosa del genere.
I nani
insultarono gli elfi che di scatto si alzarono offesi.
Telperion
rimase seduto.
La
discussione si protrasse a lungo e Telperion era sempre più cupo e serio: prima
l’elfa poi Boromir e adesso anche una discussione su chi dovesse portare
l’Anello.
Ma lo
hobbit di nome Frodo prese questo incarico facendo terminare il dibattito.
Aragorn
si offrì per accompagnarlo insieme a Gandalf.
Poi una
voce:
- E hai
il mio arco. -
“No”
pensò Telperion, “Non puoi.”
Rimase
fermò immobile, bloccato.
Nel
frattempo la Compagnia che sarebbe partita divenne di nove membri e Elrond
annunciò la formazione di quest’ultima affermando che sarebbero partiti il
giorno dopo.
Telperion
non riuscì a trattenersi, si alzò e se ne andò senza parlare sotto lo sguardo
interrogativo dei presenti. Solo Legolas capì e chiedendo scusa andò a
raggiungere suo fratello.
Telperion
arrivato alla stanza si fermò e rimanendo nel corridoio si appoggiò alla porta
con la schiena scivolando lentamente sedendosi a terra.
Rimase li
immobile: il suo mondo era crollato.
Tutto era
successo in quelle poche ore: l’elfa, Legolas, Boromir, l’Anello.
Ora era
confuso e depresso.
Legolas
raggiunse il corridoio che portava alla stanza del fratello e lo vide lì,
seduto a terra.
Si
avvicinò e si accucciò al fianco davanti a Telperion che aveva la tesata
reclinata verso il pavimento.
-Telperion…!
–
Telperion
alzò lo sguardo su Legolas.
Quest’ultimo
si rattristò a vedere gli occhi lucidi di suo fratello.
Durante
il consiglio non aveva pensato a cosa poteva comportare la sua decisione, ma
ormai era presa.
- Il
mondo mi è crollato addosso, Legolas. -
Legolas
lo osservò.
- Questa
mattina presto il viso dell’elfa mi è apparso; Boromir, come avrai intuito è
segnato; il male è tornato di nuovo, quello stesso male che mi ha privato della
mia vera famiglia; e adesso tu………non andare, ti prego. - lo supplicò.
Legolas
scosse il capo.
- Non
posso ormai la decisone è stata fatta e non tornerò indietro. -
Le
lacrime salirono agli occhi di Telperion.
- Come
faccio…….adesso…… -
Legolas
lo abbracciò.
- Sono
ancora solo! – sussurrò Telperion.
Legolas
lo strinse a sé chiudendo gli occhi.
CONTINUA…
Eccomi,
un po’ in ritardo, ma eccomi!
Come va
carissimi lettori? Spero bene, direi che la storia si sta evolvendo piuttosto
bene! A me sembra di si………Commentate ciccini miei!
CIAO
Feade