CAPITOLO 23
Per Ryo non fu facile raggiungere
la barca orientandosi nell’oscurità sottomarina senza alcuna fonte di luce, ma
non poteva correre il rischio che dalla nave lo scorgessero. Alla fine, arrivato
all’imbarcazione, risalì in superficie il più silenziosamente possibile. Guardò
verso l’alto e constatò con sollievo che nessuno degli uomini di guardia stava
controllando il mare sotto di loro, sicuri di se e del fatto che era troppo
presto per ricevere un qualsiasi tipo di attacco. “Questo è il vostro secondo
errore” pensò Ryo “Il primo è stato rapire Kaori”. Sempre cercando di non fare
rumore, si avvicinò all’uscita di sicurezza che si trovava solo pochi centimetri
sopra di lui. Prese l’esplosivo dalla sacca e ne piazzò un po’ sulla porta.
Collegò i fili e, per sicurezza, si allontanò un po’, poi premette il tasto di
innesco. Mick aveva ragione nel dire che il suo amico Kenny era un genio in
fatto di esplosivi. Non ci fu il minimo rumore, solo qualche scintilla che però
non poteva essere scorta dagli uomini di Ramirez, troppo in alto rispetto a lui.
L’uscita di sicurezza era ora
socchiusa e Ryo l’aprì con circospezione, attento ad ogni possibile rumore
proveniente dall’interno. Assicuratosi che non ci fosse nessuno in vista,
afferrò il bordo dell’apertura e, con un colpo di reni, si issò all’interno
della nave. Una volta dentro, accostò nuovamente la porta in modo che, se
qualcuno fosse passato di lì, non si accorgesse che era stata aperta.
Secondo la piantina che Mick si era
procurato, il luogo in cui presupponeva fosse tenuta prigioniera Kaori si
trovava al piano sopra di lui. Sperava solo di non sbagliarsi e che Ramirez non
la tenesse da qualche altra parte. Soprattutto, sperava per lui che non le
avesse torto nemmeno un capello, altrimenti...
Sempre mantenendo i sensi all’erta,
si diresse verso le scale. Aveva appena fatto un paio di gradini, quando sentì
un rumore di passi sopra di se. Si nascose perciò dietro la scala ed attese.
Pochi secondi dopo, vide un uomo armato di mitra scendere gli scalini. Ryo
aspettò il momento più propizio, poi gli arrivò alle spalle, lo afferrò per la
gola e gli fece perdere conoscenza. Dopo aver controllato che non stesse
arrivando nessun altro, lo trascinò dietro le scale, lo legò e imbavagliò e
tornò sui suoi passi. Questa volta poté salire i gradini indisturbato. Arrivato
in cima, si trovò di fronte ad un corridoio, che poco dopo si divideva in due
rami. Restando al riparo dietro l’angolo, controllò sia a destra che a sinistra.
Su entrambi i lati si affacciavano una serie di porte, ma indovinò che quella
dietro cui si trovava Kaori fosse l’unica in quel momento sorvegliata da un uomo
armato. Non c’era modo di raggiungerlo cogliendolo di sorpresa, perciò Ryo
decise di uscire allo scoperto. Appena lo vide, l’uomo gli puntò il mitra
contro, ma prima che avesse il tempo di premere il grilletto, l’altro lo aveva
già raggiunto e messo fuori combattimento con un paio di pugni ben assestati. La
guardia crollò a terra priva di conoscenza. Ryo gli tolse il mitra di mano e
cercò le chiavi per aprire la porta della cabina. Alla fine riuscì a trovarle in
una tasca interna e le infilò nella serratura...
Kaori si stava chiedendo da quanto
tempo ormai fosse rinchiusa in quella stanza. Doveva essere trascorsa qualche
ora, ma a lei sembravano secoli. Il polso le faceva un po’ meno male, però si
stava gonfiando e sentiva che la stessa sorte stava capitando alla guancia dove
Ramirez l’aveva colpita.
-Accidenti a quel sudamericano!-
borbottò –Non poteva colpirmi un po’ meno forte?! E Ryo quanto ci mette a
muovere il suo bel sedere e a venire a salvarmi?-
Ryo...Ormai l’ironia era l’unico
metodo che le restava da usare per combattere la paura e il disperato desiderio
di avere Ryo al suo fianco. Voleva averlo lì con lei. Voleva che le sue forti
braccia la circondassero, facendola sentire protetta. Voleva che la sua voce
roca le sussurrasse che tutto sarebbe andato bene, che lui l’avrebbe
protetta...
Le sue fantasie furono interrotte
da un tonfo proveniente dall’esterno e poi dal rumore della serratura che veniva
aperta. Usando il braccio sano, Kaori si alzò in piedi, tremante di paura e
chiedendosi cosa l’aspettasse dietro quella porta. Con sorpresa e sollievo, vide
che si trattava di Ryo. Sbatté le palpebre, pregando che quello non fosse solo
uno scherzo della sua immaginazione, ma la figura dell’uomo che amava era ancora
lì quando riaprì gli occhi.
-Ryo!- esclamò rifugiandosi tra le
sue braccia
Felice di averla ritrovata, lui le
prese il viso tra le mani e le catturò le labbra in un bacio esigente. Solo dopo
qualche secondo si staccò da lei e la percorse con lo sguardo per sincerarsi
delle sue condizioni. Si accorse del livido che le si stava formando su una
guancia e del polso gonfio. La sua espressione si indurì all’istante.
-È stato quel bastardo di Ramirez a
farti questo?- le chiese Ryo accarezzandole delicatamente il
viso
-Sì, ma non ti preoccupare, non è
nulla di grave- rispose Kaori
-Non mentirmi, Kaori, probabilmente
hai un polso rotto. Ora ti porto via di qui, ce la fai a resistere?-
-Sì, ma cosa hai intenzione di
fare?-
-Mick e Umibozu ci stanno
aspettando poco distante da qui. Ti porterò fuori e tu starai con loro mentre io
mi occupo di quel bastardo-
-Ma non puoi affrontarlo da solo!-
esclamò Kaori spaventata –Fatti aiutare da Mick o da
Umibozu!-
-No. Ormai è diventata una faccenda
personale, voglio occuparmene io- rispose Ryo con sguardo
duro
-Allora fammi venire con te, ti
prego. Non posso starmene in disparte sapendoti qui da
solo!-
-Non se ne parla. È troppo
pericoloso-
-Ma...- tentò di protestare
lei
-Kaori...- la interruppe lui
prendendole il viso tra le mani e cercando il suo sguardo –Ho bisogno di saperti
al sicuro-
Vedendo la preoccupazione e la
dolcezza di quello sguardo, Kaori capitolò.
-E va bene- disse –Ma promettimi
che tornerai da me tutto intero. Non potrei più vivere se
tu...-
Ryo la zittì con un bacio.
-Te lo prometto- le sussurrò –Ora
andiamo-
Le prese la mano sana e la condusse
verso l’uscita. Prima di oltrepassare la soglia, controllò che non stesse
arrivando nessuno. L’uomo che era di guardia alla porta era ancora a terra privo
di conoscenza. Non sentendo alcun rumore, uscì dalla cabina, sempre tenendo la
mano di Kaori, e percorse a ritroso la strada fatta pochi minuti prima. Si
apprestavano a scendere le scale, quando sentirono delle voci provenire da sotto
di loro:
-Muovetevi! L’intruso deve essere
qui per la ragazza!-
Delle guardie stavano salendo le
scale.
-Maledizione!- imprecò Ryo girando
i tacchi e trascinando con se Kaori –Devono aver scoperto la guardia
svenuta-
-E adesso cosa facciamo?- gli
chiese lei
-L’unica via di uscita che ci
rimane è salire fino al ponte della nave-
Seguendo a memoria la piantina
della nave, Ryo si avventurò tra il labirinto di corridoi della nave, verso il
punto in cui sapeva si trovavano le altre scale. Incrociarono altre guardie, ma
Ryo le mise facilmente fuori gioco. E senza mai lasciare la mano di Kaori,
nemmeno per un secondo. Lei era stupita del fatto che, in un momento come
quello, circondata dal pericolo, non si sentiva spaventata. La sua presenza
rassicurante, la sua mano forte che teneva saldamente la sua, l’espressione
determinata del suo volto... Ogni particella del corpo di Ryo le trasmetteva un
unico e chiaro messaggio: lui era lì per lei. Lui l’avrebbe protetta. Ad ogni
costo.
Finalmente arrivarono alle scale,
che Ryo salì con circospezione. Come si aspettava, ben presto si udirono degli
spari sopra le loro teste. Lui prese la mira e sparò una serie di colpi. Gli
spari cessarono, non aveva sbagliato un colpo. Tuttavia, sentiva che c’era
qualcosa di strano...C’erano troppi pochi uomini a guardia della nave, dov’era
il piccolo esercito di cui aveva parlato Mick? Le possibilità erano due: o
Ramirez era così sicuro di se da essere convinto che quelle poche guardie
sarebbero bastate a farlo fuori oppure... Stavano finendo dritti in una
trappola. Il sesto senso di Ryo gli diceva che la seconda opzione era quella
giusta. Tuttavia, tornare indietro era impossibile, l’unica possibilità era
proseguire...E sperare di uscirne vivi. Lanciò un’occhiata a Kaori. Stava
affrontando tutta quella situazione con un coraggio incredibile. D’altronde, la
sua Kaori era sempre stata così: coraggiosa e indifesa al tempo stesso, così
forte eppure così fragile...Il polso doveva dolerle molto, eppure dalle sue
labbra non era uscito un lamento. Un lampo minaccioso gli attraversò lo sguardo.
Avrebbe ammazzato Ramirez solo per aver osato alzare le sue luride mani su di
lei. Sì, ne sarebbero usciti. La sconfitta non era contemplata nel suo piano.
Kaori aveva ancora tutta una vita da vivere, aveva un fratello che l’amava,
degli amici che l’adoravano...E aveva Ryo che l’amava più di se stesso e il cui
unico desiderio era trascorrere il resto della sua esistenza al suo fianco.
Quando arrivarono davanti alla
porta che conduceva al ponte della nave, Ryo ebbe la conferma ai suoi sospetti.
Sentiva numerose presenze nemiche all’esterno. Con circospezione, aprì la porta
e diede un’occhiata. Il ponte sembrava deserto all’apparenza, ma lui sapeva bene
che, appena avessero mosso un passo, sarebbero stati circondati. Ma se tutto
fosse andato come prevedeva...Come immaginato, appena fuori furono circondati da
una ventina di uomini armati e, subito dopo, anche Ramirez fece la sua
comparsa...