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Autore: mavi    16/08/2006    4 recensioni
Aveva aspettato settimane, ma alla fine l’occasione d’oro era arrivata. L’occasione per la sua vendetta, compiuta e riuscita in grande stile. Di sfuggita vide Draco, stranamente senza i suoi lecca piedi al seguito. Dov’ è che andava con tanta segretezza? Arricciò le labbra in un sorriso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Granger, la tua presenza mi infastidisce…”

Torno con una oneshot che può essere vista come il seguito del Drabble “Non lo capisci?” (si trova all’interno della storia “Di tutto e di più”) ma sono comunque due storie indipendenti l’una dall’altra. Questa è la terza volta che scrivo su Pansy Parkinson e devo dire che mi piace, si vedrà quindi una Pansy nettamente Serpeverde ma con dei sentimenti alla fine…

Buona lettura^^

 

 

“Granger, la tua presenza mi infastidisce…”

La Grifondoro si voltò di scatto, sorpresa. Quando realizzò chi aveva di fronte indurì lo sguardo e si affrettò a salvare il salvabile, ma era inutile, si vedeva lontano un miglio che aveva pianto.

I suoi occhi scuri scintillarono perfidamente mentre l’altra ragazza raccoglieva la borsa carica di libri da terra, intenzionata ad andarsene al più presto.

La vide camminare a passo spedito sino a ritrovarsi a pochi centimetri da lei. L’odio più puro la stava consumando, era chiaramente visibile.

“No. E’ la tua presenza che mi disturba, Parkinson.”

E così sparì, lasciandola sola con la sua immensa soddisfazione nel bagno femminile.

Era un genio, un maledetto, diabolico genio. Ghignò e si avvicinò ad uno specchio. Ammirando il suo riflesso si riavviò i corti e corposi capelli corvini all’indietro.

Draco era nervoso quella mattina, teso. Si era forse accorto che qualcosa nella sua fidanzata non andava? Chissà, forse per il fatto che non lo degnava più di uno sguardo, nemmeno di soppiatto…

Buttò la testa all’indietro felice come non mai. Ah quanto ci godeva lei! E pesare che era tutto merito suo…

Il tempismo della Mezzosangue era stato perfetto, e anche quello di Draco a cedere. D’altronde, aveva programmato tutto nei minimi particolari.

Aveva aspettato settimane, ma alla fine l’occasione d’oro era arrivata. L’occasione per la sua vendetta, compiuta e riuscita in grande stile.

Avevano litigato furiosamente i piccoincini, a quanto ne poteva capire. Erano bravi a mantenere i loro segreti ma lei era più brava di loro ad interpretare certi comportamenti. Era così che aveva scoperto della loro relazione segreta, dopo tutto. Perciò, da brava Serpeverde qual’era, aveva subito approfittato di quel momento di instabilità per la “coppia” e silenziosa come un serpente, felpata come un felino aveva portato a termine ciò che bramava da mesi.

Uscì dal bagno delle ragazze, diretta alla serra di Erbologia per la prossima lezione e si unì ad un gruppo di altre Serpeverde del settimo anno. Tra loro c’era Millicent che, quando la vide, le sorrise complice. Doveva ringraziare anche lei, se non si fosse occupata di far arrivare la Granger al posto giusto nel momento giusto (con qualche sporco trucchetto naturalmente)  il suo piano sarebbe stato realizzato solo per metà.

Di sfuggita vide Draco, stranamente senza i suoi lecca piedi al seguito. Stranamente, sì…

Dov’ è che andava con tanta segretezza?

Arricciò le labbra in un sorriso.

Conosceva Draco sin troppo bene. Ogni suo punto debole, ogni tratto di pelle più sensibile, ogni sfumatura del suo carattere, del suo umore. Sapeva qual era il momento giusto per parlare, per lasciarlo perdere, per non contraddirlo, per prenderlo in giro, per condividere un letto (che spesso era solo metaforico).

Purtroppo per Miss-so-tutto-io, qualche mese frammentato e affannato non poteva competere con anni di esperienza.

La sera precedente se ne andava in giro arrabbiato, rancoroso e ferito in qualche modo. Proprio perché lo conosceva, poteva dire che la sua era una ferita d’orgoglio. Le peggiori per uno come lui. Quello era appunto il momento giusto. Aveva bisogno di scaricarsi, Draco. Aveva bisogno di svagarsi e di agire per ripicca, inconsciamente. E così, era stato facile per lei condurlo nella sua rete.

Lui si trovava in biblioteca, era tardi, ma lo stupido compito di Difesa aveva impegnato più del dovuto tutti quanti. Lei il suo l’aveva finito poco prima e si era avvicinata a lui, che continuava a trattarla freddamente, troppo. E se ne sarebbe pentito…

Qualche parolina qua, e piano a piano sia faceva sempre più vicina, qualche battutina là, e piano a piano divenivano sempre più complici.

Draco era teso come una corda di violino, ma lei sapeva bene come rilassarlo, non era la prima volta. Sapeva bene che adorava essere toccato ed accarezzato dietro la nuca, e poi giù per il collo. Sapeva bene che lo faceva impazzire il solleticare leggero del fiato contro l’orecchio. Sapeva bene come portarlo a sé, un’ultima volta.

E così successe, si erano spostati nella parte più buia e recondita dell’immensa biblioteca e l’avevano fatto. Lui era più aggressivo di come se lo ricordava, le piaceva pensare che forse gli era mancata, o forse, che gli era mancato il buon sesso. In qualunque modo, era sempre gratificante.

Ed era arrivata quindi la Granger, come programmato. Non si fece vedere, e Draco non si accorse di nulla. Era un piano perfetto, il suo, solo avrebbe pagato oro per riuscire a vedere l’espressione della Mezzosangue in quel momento.

Era stato bello, e Draco era sempre bravo ma, quella notte, per lei era stato solo sesso. Nient’altro. Poteva dire che era la prima volta che aveva fatto del sesso con Draco Malfoy, perché, tutte le altre volte, per lei era sempre stato Amore. Ma aveva deciso di cambiare, di fargliela pagare e di voltare pagina.

Perché nessuno poteva usare e poi gettare via come un giocattolo rotto Pansy Parkinson, proprio come aveva fatto colui che riteneva essere il suo ragazzo.

L’aveva illusa, o forse era lei ad essersi illusa, ma questo non contava, perché arrivata la Granger lui l’aveva abbandonata come la peggiore delle sgualdrine.

Non avrebbe mai scordato quel giorno, di qualche mese prima, quando aveva chiesto spiegazioni, quando gli aveva domandato perché la Granger, quando al suo dichiarare, ferita, che non era una puttana, lui aveva alzato le sopracciglia con espressione sorpresa e al contempo menefreghista.

Parole non dette, ma chiaramente gridate tramite il suo viso e i suoi occhi, l’avevano spiazzata. Poteva sentirla, la sua voce fredda e calma: “A no?”

No, gli avrebbe risposto.

“Pansy, è andato tutto secondo i piani ieri sera?”

“Sì. Tutto secondo i piani, Millicent” rispose alla sua compagna fiocamente, persa ancora tra i ricordi e tra il turbine di emozioni che l’aveva travolta.

La giornata era proseguita normalmente e Draco non le rivolgeva parola da quella notte.

All’imbrunire stava tornando verso la Sala Comune dei Serpeverde ma, all’improvviso, la porta di una delle aule in disuso si spalancò ed Hermione Granger , lo sguardo a terra e i pugni chiusi, schizzò via per la scale dei sotterranei.

Si girò sorpresa a guardare dentro l’aula, stringeva al petto due libri di troppo per la capienza della sua borsa, e vide Draco. Era seduto su di un banco, le mani appoggiate ai bordi del piano e la gambe penzoloni, aveva uno sguardo pensieroso. Si fissarono per alcuni istanti, lui stava ragionando. E due più due deve fare per forza quattro, lo sanno tutti.  

Pansy ghignò di soddisfazione, lanciandogli un ultimo sguardo e riprendendo a camminare. Riuscì  a vedere i suoi occhi riempirsi di rabbia, prima di oltrepassare del tutto la porta. All’ultimo secondo, però, le sembrò di scorgere un ghigno di rassegnazione sulle sue labbra, come a dire che se lo sarebbe dovuto aspettare, unito ad uno scintillio perfido nelle iridi grige.

Decise di non pensarci e proseguì per la Sala Comune.

Probabilmente le cose tra quei due si sarebbero aggiustate, Draco era un grande persuasore.

Probabilmente lui sarebbe stato ancora più convinto della considerazione che aveva di lei. Probabilmente in qualche modo l’avrebbe pagata, perché ognuno fa in modo di compiere la propria vendetta, specialmente a Serpeverde. Ma per adesso le bastava sapere che c’era riuscita, era riuscita nel suo intento…

“Soffri Draco, soffri almeno una minima parte di quanto l’abbia fatto io…”

 

 

Lo so non è molto lunga, ma credo che non sempre è bene eccedere. Allora, che ne dite… un commentino?^^

 

 

 

 

 

 

  
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