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Autore: Pwhore    30/12/2011    0 recensioni
Frank e Gerard sono fidanzati e felici, ma un giorno Frank riceve un telegramma dalla madre e tutto attorno a loro cambia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Buongiorno, Frankie  -
Frank si rigirò nelle coperte, socchiudendo gli occhi e grugnendo. Come ogni mattina speciale, Gerard si era alzato prima di lui e gli aveva preparato la colazione, portandogliela a letto. Il ragazzo sbadigliò e si tirò a sedere, stiracchiandosi.
- 'giorno - salutò il fidanzato, dandogli un rapido bacio sulle labbra. - Come va? -
Gerard sorrise, sorseggiando del caffè. - Non c'è male, tu? -
Frank annuì, come a dire che per lui era lo stesso. Era come un rito per i due, visto che nelle loro vite non c'era mai molto che andasse male. Certo, erano musicisti e tutto quanto, ma la normalità delle giornate colpisce tutti, senza distinzioni.
Una volta finita la colazione, Frank si alzò in piedi e lavò i piatti, mentre Gerard si vestiva tranquillamente.
- Sai, oggi è il nostro anniversario - gongolò il rosso, baciando il moro sul collo. - Pensavo potessimo fare qualcosa di speciale, che dici? - sussurrò con voce provocante, leccandogli la base del collo e facendo scendere le mani lungo i fianchi dell'altro. Frank si voltò e lo baciò profondamente, avvinghiandosi al corpo dell'amante e stringendolo a se.
- Mi pare un'ottima idea - rispose con una smorfia soddisfatta, leccandosi le labbra e stringendo la mano attorno al sedere di Gerard, che gemette contento. - Ma risparmiamocelo per dopo, okay? - sussurrò poi allontanandosi. Il rosso sbuffò e tornò in salotto, infilandosi una maglietta.
- Peggio per te - esclamò sospirando, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoseli tutti. Frank scosse la testa, ridendo sotto i baffi.
- Me ne sto già pentendo - lo informò con un sorriso rassegnato. Si vestì velocemente sotto gli occhi dell'altro e si mise le chiavi in tasca, vicino al portafoglio, poi si avvicinò alla porta.
- Devo fare un paio di commissioni, ci vediamo dopo - lo salutò.
- Aspetta, faccio un pezzo con te! Ho appuntamento al parco con Ray tra mezz'ora e se tardo anche stavolta mi ammazza - ribadì il rosso, acchiappando la giacca e seguendolo. Scesero le scale insieme e camminarono lungo il viale alberato per un centinaio di metri, poi Gerard dovette cambiar strada.
- Non prendere impegni per stasera - gli ricordò il cantante, avviandosi per la traversa. - Voglio il tuo bel culetto tutto per me - specificò lanciandogli un bacio. Frank alzò gli occhi al cielo e continuò a camminare, arrivando quindi all'ufficio postale. Respirò a fondo ed entrò. L'aria era calda e la stanza affollata, ma il ragazzo riuscì comunque a distinguere la fila che doveva seguire. Prese un numeretto, in caso potesse servirgli, e si sistemò dietro a un omaccione enorme, probabilmente un camionista. Frank lo osservò attentamente. Era alto all'incirca una trentina di centimetri più di lui e indossava una canottiera bianca, nonostante fossero solo i primi di aprile. Aveva addosso una salopette verde scuro e degli scarponi da trekking, quindi poteva anche essere un giardiniere. Frank si chiese chi mai potesse assumere un colosso del genere per curare dei fiori, ma tenne la bocca chiusa. Si guardò intorno, in cerca di qualcosa con cui passare il tempo, e il suo sguardo si posò su una ragazza seduta vicino all'entrata. Era rossa anche lei, magra, carina anche se c'era qualcosa che stonava nel suo corpo. Le guardò le mani. Aveva le unghie smaltate di nero e qualche dozzina di braccialetti ai polsi. Sembrava essere a suo agio lì e Frank si domandò il perché. Lui odiava i posti piccoli e affollati - a meno che non fossero locali per concerti, e anche in quei casi non era particolarmente contento. Si voltò a guardarla nuovamente, ma lei non c'era più. Il ragazzo sospirò, dando uno sguardo alle persone prima di lui. Ce n'erano ancora due, così decise di farsi i cavoli suoi per un altro po' di tempo. In dieci minuti fu davanti a un'impiegata.
- Come posso aiutarla? - gracchiò la donna, limandosi le unghie.
- Mi chiamo Frank Iero, ho ricevuto una lettera che diceva che avete qualcosa per me - riferì il moro, sbirciando oltre la spalla della signora.
- Aspetti un attimo - disse quella, scomparendo dalla vista del chitarrista e tornando al suo posto dopo tre minuti. - Ecco qua. Ha un documento? - domandò. Frank annuì e glielo mostrò, rimettendolo poi nel portafoglio.
- Ok, perfetto, tenga - borbottò la donna, allungandogli sgraziatamente una busta. Il ragazzo la prese, ringraziò l'impiegata e si congedò, uscendo rapidamente dall'edificio. Una volta fuori, prese una gran boccata d'aria e si rilassò un attimo sotto i raggi del sole. Poi decise di andare a sedersi sotto un albero e aprire la busta. Camminò rapidamente fino al parco più vicino e scorse Gerard in lontananza, ma si tenne in disparte e si sedette in un posto isolato. Si appoggiò al tronco di un castagno e aprì la busta, facendo scivolare la lettera sulla mano destra. Sul davanti c'era scritto il suo nome, così l'aprì, curioso. La lettera era scritta molto fitta, con una calligrafia familiare al ragazzo, che cominciò subito a leggere.

“Ciao, Frank,
sono io, la mamma. So che non ti ho mai scritto e che non ci siamo parlati per un bel po' di tempo, ma volevo sapere come stavi e aggiornarti dell'ultima triste novità. Te lo dico senza giri di parole perché so che non ti piacciono e non li trovo opportuni, specialmente in un momento come questo. Vorrei tanto dirtelo a voce e spero mi perdonerai per non averlo fatto, ma non ce la facevo proprio.. Vedi, Frank, l'altra notte tuo padre ci ha lasciato. Non so bene tutti i particolari – non ho avuto il coraggio di chiederli –, ma il poliziotto che mi ha chiamato ha detto che c'è stato un incidente e che tuo padre ne è rimasto coinvolto. È morto sul colpo, però, quindi non ha sofferto. Questo mi fa stare un po' meglio, perché significa che i suoi ultimi istanti sulla Terra non sono stati segnati dal dolore e dalla tristezza..
Ascolta, Frank, so quanto tu stia soffrendo ora, leggendo queste righe, ma credimi, riuscirai a superare pure questo. Ci riusciremo tutti, in un modo o nell'altro; quindi ti prego di non fare niente di stupido e di aggrapparti alla tua vita di tutti i giorni con denti e unghie.
Ti voglio bene e so che puoi superare anche questo ostacolo.
Vieni al funerale solo se te ne senti in grado, mi raccomando. Non sforzarti inutilmente e cerca di tenere la mente lucida, perché se dovesse accaderti qualcosa non me ne capaciterei. Ti voglio tanto tanto bene, tesoro, e mi manchi davvero tanto. Avrei voluto parlarti in un'altra circostanza, ma a volte il destino è crudele e fa cose che non vorremmo facesse. Ricordati che tuo padre ti guarda sempre, dall'alto, e che è sempre stato fiero di te. Lui ti amava, Frank, come ti amo io.
Cerca di superare il colpo, e parlami se ne hai bisogno. Sono sempre qui per te.

Con amore,
mamma.”

Frank si sentì invadere da un senso di malessere e tristezza e si coprì gli occhi con le mani, incredulo. Dopo pochi secondi scoppiò a piangere, forte, e a tremare. Strinse a se la lettera, il profumo di sua madre che lo faceva sentire di nuovo a casa, e cercò di trovare una spiegazione alternativa a quello che era successo. Magari il poliziotto si era sbagliato, magari aveva scambiato un altro uomo per papà  e ora lui stava tornando sano e salvo verso il suo appartamento, ignaro di tutto. Cercò di aggrapparsi a quella realtà, ma realizzò che era impossibile. Una fitta lancinante lo colpì al cuore e le lacrime tornarono a scendere lungo le sue guance, mentre stringeva i pugni e tremava. Si abbracciò le ginocchia e pianse per una ventina di minuti, poi si alzò e, asciugatosi il volto, si diresse verso casa. Una volta sotto le finestre del proprio appartamento sentì del vociare e decise di sgattaiolare via, per poter stare solo. Con gli occhi appannati dalle lacrime, finì davanti a casa di Mikey, e decise di salire.
- Mikes? - bussò. - Sei in casa? -
Un rumore di passi si levò dalla stanza, e il bassista venne ad aprire.
- Ehilà! Se cerchi Gerard hai preso un granchio, non è qui - sorrise.
- A dire il vero non cercavo lui.. - sussurrò il moro.
- No? E allora cosa..? - Frank sprofondò la faccia nel petto di Mikey prima che quello potesse finire la frase. Stupito, il ragazzo gli accarezzò la testa e lo strinse a se, mentre il moro scoppiava a piangere.
- Woah, woah, che succede? - gli domandò, spaventato.
- Mio padre.. - sussurrò Frank tra un singhiozzo e l'altro.
- Che c'entra tuo padre? - chiese nuovamente Mikey con voce dolce, senza capirci nulla.
- Lui è.. è morto - gemette il ragazzo, stringendo la camicia di Mikes con le mani.
- Oddio - esclamò quello sottovoce. - Mi dispiace tantissimo, Frankie. Avanti, entra, ti preparo qualcosa di caldo - sussurrò, facendolo sedere sul divano. Frank non alzò gli occhi da terra e continuò a tremare, mentre l'amico gli preparava un the. Tornò in salotto dopo pochi minuti, stringendo una tazza bianca.
- Ecco, tieni, bevine un po' - lo convinse porgendogliela e sedendosi accanto a lui. Il moro lo guardò con occhi vitrei e bevve, senza dare importanza al calore della bevanda.
- Grazie, Mikes.. - sussurrò. L'altro lo strinse e gli carezzò la schiena, tranquillizzandolo.
- Puoi stare qui tutto il tempo che ti serve - disse con tono comprensivo. - Io cercherò di aiutarti - aggiunse con un sorriso. Frank lo ringraziò mentalmente, abbandonandosi al suo abbraccio.

Erano all'incirca le otto quando il moro tornò a casa. Le luci erano accese, quindi Gerard era nell'appartamento. Frank sospirò e salì velocemente le scale, aprendo la porta e guardandosi intorno. Il rosso non era lì ad aspettarlo. Varcò la soglia e posò le chiavi sul bancone, andando poi a cercare il ragazzo. Stava giusto controllando in sala da bagno, quando l'altro gli saltò addosso.
- Gee! - esclamò il moro, stupito.
- Hey - sorrise quello. - Come mai hai fatto così tardi? - domandò baciandogli l'orecchio.
- Niente di che, sono passato a trovare Mikey - buttò lì scrollando le spalle. Gerard annuì, baciandogli più volte il collo e facendo scorrere le mani lungo i suoi fianchi fino a trovare le sue anche. Gli tastò il sedere e fece girare il fidanzato, stringendolo a se e baciandolo a fondo. Frank ricambiò il bacio, riluttante, ma scansò le mani del rosso, che si fermò immediatamente.
- Cosa c'è? - domandò. - Qualcosa non va? -
- No, niente - mentì il moro, scuotendo la testa. - È che sono molto stanco e vorrei dormire un po', se a te va bene - aggiunse.
- Vuol dire che mi ammazzerò di seghe in bagno - scherzò Gerard alzando gli occhi al cielo. - Va pure, e dormi bene - disse schiaffeggiandogli le natiche.
Frank sorrise e scivolò via, svestendosi e infilandosi sotto le coperte. Il rosso lo guardò sospirando e si stese accanto a lui, spegnendo la luce.
La mattina dopo, il chitarrista si svegliò per primo. Preparò la colazione, lasciò un biglietto per Gee e scappò via prima che quello si svegliasse.
Quaranta minuti dopo, il cantante si stiracchiò e fissò il letto vuoto accanto a se, poi si alzò e mangiò quello che gli aveva lasciato il fidanzato. “Chissà che gli prende” si domandò. “Spero non sia niente di grave..” aggiunse con una smorfia. Non voleva perderlo per nulla al mondo. Lavò i piatti, andò in bagno, si cambiò e uscì.
   
 
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