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Autore: Pwhore    30/12/2011    0 recensioni
Frank e Gerard sono fidanzati e felici, ma un giorno Frank riceve un telegramma dalla madre e tutto attorno a loro cambia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frank stava camminando da ormai due ore quando aveva improvvisamente cominciato a piovere. Il ragazzo imprecò e si nascose sotto un portico, aspettando il ritorno del sole. Si sentiva incredibilmente depresso, e la pioggia non lo aiutava di certo. Si sedette sul marciapiede, guardando la gente correre per strada, e ripensò a suo padre. Ripescò la lettera dal fondo dei pantaloni e l'aprì, rileggendola velocemente. Il funerale era stato programmato per il 7, e quel giorno era solo il 3. Si strinse le ginocchia al petto e sospirò. Era abituato all'assenza del padre, ma ora che sapeva che non lo avrebbe più rivisto si sentiva diverso e desiderava avergli parlato di più, essergli stato più vicino. Non aveva mai avuto una conversazione vera e propria con lui, non una importante, di quelle che tutti hanno coi propri padri. Non aveva avuto un gran bel rapporto con lui, ma questo perché non avevano mai provato ad avvicinarsi l'uno all'altro. E ora era troppo tardi.
Strinse gli occhi per cacciare indietro le lacrime e si alzò in piedi, avvicinandosi a un portone di legno verde grande il doppio di lui. Citofonò e la porta si aprì, inghiottendolo e richiudendosi sotto il suo tocco deciso.

Il telefono squillò a vuoto per un paio di minuti, poi Gerard riattaccò. Posò la schiena contro il muro e buttò indietro la testa, sospirando. “Non risponde ancora..” Si strinse i capelli delicatamente, esercitando una lieve pressione sulla pelle e facendosi leggermente male. L'attesa lo stava facendo impazzire. Controllò nuovamente il display del telefono e lo scaraventò sull'erba nel vedere che Frank non aveva ancora risposto ai suoi messaggi o alle sue chiamate. “Eppure sono ore che lo cerco” constatò. Si alzò in piedi e girò in tondo per un po', poi controllò nuovamente il cellulare e sospirò.
- Fanculo - imprecò.
Diede un calcio alla lattina di fronte a lui e si allontanò, le mani in tasca e la testa tra le nuvole. Chissà che aveva Frank, e chissà perché lo stava evitando. Sapeva solo che c'era qualcosa che non andava, ma che avrebbe dovuto scoprirlo da solo.

———

Anche quella sera Frank tornò tardi. Gerard gli andò incontro e lo abbracciò, inspirando il suo odore.
- Mi manchi, sai? - sospirò dopo un po'.
- Ma se non me ne sono mai andato! - rise il moro.
- Da come ti comporti, non si direbbe - ribatté l'altro, amaro, dirigendosi verso il divano senza aspettarsi alcuna risposta.
Quando si svegliò, il rosso era di nuovo solo. Fece una smorfia addolorata e si rimise a dormire, sperando che il tempo passasse più in fretta. Si svegliò che erano le cinque, così si vestì e andò a fare un giro. Camminando per strada incrociò l'amante e cercò di fermarlo, ma lui disse che aveva da fare e scappò via. Ferito, Gerard lo guardò allontanarsi e con una morsa alla bocca dello stomaco riprese a passeggiare. Dopo un'oretta tornò a casa e si sedette sul divano in compagnia di una cassa di birra, a pensare.
Frank arrivò a casa prima del solito - verso le sette, sette e mezza - e annunciò che avrebbe cucinato lui. Gerard lo lasciò fare e si stese sul letto, accanto alla sua borsa. Senza farsi vedere l'aprì e ci sbirciò dentro. Stupito, infilò dentro la mano e ne tirò fuori un pacchetto di antidepressivi.
- Che cosa sono questi? - sussurrò. - Frank, cosa sono questi? - ripeté, la voce che gli moriva in gola. Frank lo fissò con occhi sbarrati, spaventato. Il rosso non avrebbe dovuto saperlo.
- Frankie, ti prego, dimmi che non sono tuoi.. - mormorò Gerard, guardandolo speranzoso. Il moro deglutì, abbassando lo sguardo. Il cantante tacque, rigirandosi l'involucro tra le mani, e poi lo lanciò a terra.
- Frank, mi hai deluso.. - sibilò con un filo di voce. - Io non ne sapevo niente, di queste pasticche qua. Mi sono preoccupato tutti i giorni e mi sono sentito male come un cane perché non capivo che ti stesse succedendo, e poi puf, scopro che ti comporti così perché vuoi prendere le tue pasticche in santa pace. Non me ne hai mai neanche parlato, e questo la dice lunga sul quanto t'importi di me. Se non riesco a farti felice dimmelo. Anzi, aspetta, il problema non si pone più, perché tra noi è finita - concluse, sbattendosi la porta alle spalle.
Frank rimase immobile, gli occhi spalancati e la bocca semiaperta, e crollò in ginocchio. Scoppiò a piangere e si rannicchiò nell'angolino, tenendosi la testa tra le mani. Fanculo, fanculo, fanculo. Perché la vita doveva essere così crudele? Perché non gliene andava una dritta? Imprecò e sbatté la testa contro il mobile qualche volta, poi gattonò fino ai piedi del letto e fissò quelli che avevano distrutto la poca felicità rimasta nella sua vita. Si sentì improvvisamente impotente e inutile, così si ficcò in bocca una pasticca e cercò di chiamare Gee.
   
 
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