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Autore: ReneesmeCullen    30/12/2011    3 recensioni
Daniel ragazzo campione di basket, subisce un incidente d'auto. Perdono la vita, il suo migliore amico e la sua ragazza. Costretto a un corso di fisioterapia, conoscerà Tyler, il suo istruttore. Nascerà un'amicizia inaspettata.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Una nuova storia. Spero che i commenti siano presenti. Se no, non pubblicherò mai la vera storia. Quindi sono pregati, per favore i commenti. Grazie!! :)

PROLOGO
Perché la vita è così ingiusta? Una parola per descriverla è perfetta. Ma la mia, non è assolutamente così. Ero un ragazzo normale. Giocavo a basket dalla età di quattro anni. Passavo i sabato sera fuori con gli amici. Avevo una ragazza adorabile che mi amava per quello che ero. Ma la mia vita è stata spezzata, quel venerdì notte. “Quel pomeriggio avevamo avuto la partita di basket. Abbiamo anche vinto, contro alla squadra più forte del campionato. Alla sera abbiamo deciso di festeggiare nel locale vicino alla casa di Max. Eravamo fuori con gli amici di basket e con la mia ragazza, Emily. Eravamo felici. Passammo una serata come tante altre. Giunto il momento di tornare a casa, salimmo in macchina, io, Emily e il mio migliore amico, Max. Emily era la sorella di Max.  Max era come un fratello per me. Conosciuto all’asilo, non ci eravamo mai più separati. Eravamo abbastanza brilli, ma decidemmo di guidare comunque. Mancava un chilometro alla casa di Max, quando ci fu l’incidente. Io ero alla guida, Emily era davanti e Max era seduto in mezzo. Fummo colpiti da un camion, che non aveva rispettato il semaforo rosso. Sbalzai fuori dalla macchina, e la macchina non so quante volte si rotolò su se stessa. Girava e rigirava. L’ultima cosa che sentì erano le urla di Emily.”. Questo fu il discorso che dissi alla psicologa dell’ospedale, a un mese dopo l’incidente. Ero entrato in coma farmacologico. Avevo subito diversi traumi in tutto il corpo. Uno alla testa, che pian piano si era riassorbito da solo. Ora l’unico problema erano le mie gambe. Avrei dovuto aspettare che il dolore diminuisse e poi avrei iniziato la fisioterapia. “Non ti ricordi come è andata dopo, Daniel?”. “No. So solo che mi sono svegliato su questo stupido letto. Attaccato a un respiratore e che il mio corpo non fa più parte di me. Ora potrei vedere Emily e Max?”. La psicologa dell’ospedale, a quelle parole fu costretta ad abbassare lo sguardo. Allora ebbi capito, che la mia vita era finita. Emily e Max non c’erano più. Io ero vivo,ma avevo perso quasi del tutto, la sensibilità nelle gambe. Avrei dovuto seguire un corso di fisioterapia per riprendere a camminare. Ero arrabbiato, con me stesso e con la vita. Ero caduto in depressione. Mia madre passava dall’ospedale tutti i giorni per farmi reagire, ma io non davo segni di miglioramento. Smisi di parlare e di nutrirmi. Non volevo seguire nemmeno il corso di fisioterapia. Volevo stare da solo. Iniziavo ad urlare, se qualcuno insisteva per il mangiare, e per tutto il resto. Avrei preferito la morte, sapendo che Emily e Max non c’erano più.  

 
   
 
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