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Autore: Ariel Bliss Russo    31/12/2011    4 recensioni
L'amore non è mai una coincidenza.
C'è sempre qualcuno che ci mette lo zampino, magari una bambina bionda e con gli occhi azzurri.
No, nessuna coincidenza.
Solo che a volte ci vuole del tempo, per capirlo davvero.
Ed è quello, il tempo, ciò di cui un ragazzo e una ragazza che si trovano per caso hanno bisogno.
Anche se, a volte, non basta l'amore a risolvere tutto.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Famiglia al completo.

Una parte di me, lì, seduta sul tappeto della camera di quella ragazzina di appena sete anni, mi urlava di andarmene.
Mentre ero ancora in tempo, perché forse non era troppo tardi e il tempo si sarebbe fermato, per aiutarmi a fuggire, se solo glielo avessi chiesto.
E’ quello stesso angolo della mia testa che, prima di entrare in quella casa qualche ora prima, aveva pensato che fosse una follia credere anche solo per un attimo di poter provare a ricominciare, tutto per una strana somiglianza.
L’altra parte, invece, quella più fragile, piccola ma determinata, mi sussurrava di resistere, che respingere il passato non mi avrebbe aiutato a dimenticarlo.
Dovevo accogliere quell’opportunità, farne tesoro, gioirne finchè sarebbe durata, senza lasciarla andare.
La vitalità racchiusa nei suoi occhi rischiava di farmi cedere, ogni volta, alle stesse lacrime che avevo represso in fondo al cuore per tanto tempo.
Eppure, a fronte di quella sensazione di intorpidimento e rimorso, ce n’era un’altra, che diventava sempre più forte e mi mandava in confusione.
Conoscevo quella bambina da appena un giorno, ma starle vicino era piacevole, divertente, diverso da ciò che si poteva provare verso i propri fratelli o sorelle.
O entrambi, nel mio caso.
Era tanto che non mi sentivo così.
Non sapevo nemmeno bene cosa ci fosse, di tanto particolare, dentro quel così, da alleggerire il peso che mi gravava addosso.
Sarebbe potuta sembrare una parola messa lì, alla fine di una frase, campata in aria.
Ma c’era davvero qualcosa, nascosto lì dietro.
Dovevo solo scoprire cosa.
«Li hai letti tutti, quei libri?» le chiesi, indicando la libreria.
Scosse la testa. «Qualcuno manca ancora, però sono contenta di quelli che ho finito»
«Davvero?» mi misi seduta, poggiando la schiena alla testiera inferiore del letto, dietro di me. «Quali, ad esempio?»
«Non saprei... La Sirenetta, fra gli altri» mi confidò, sovrappensiero.
Inarcai un sopracciglio.
Non sapevo perchè, ma mi risultò strana quella scelta.
«E' una storia scontata» dissi, dondolando la testa in tutte le direzioni, per sciogliere un pò i muscoli del collo.
«Perchè mai?» domandò lei.
Mi sembrava quasi indignata.
Di colpo mi sentii a disagio.
Giocai con gli indici, facendo sbattere le punte fra di loro. «Beh, era ovvio che si sarebbero sposati... Ariel e il principe, dico»
Lei mi guardò confusa, sbattendo le palpebre velocemente.
Poi scoppiò a ridere, chissà per quale illuminazione.
«Non parlavo del film!» esclamò. «Il finale è diverso, dalla storia originale»
Spalancai senza ritegno la bocca, fissandola allibita.
«Mi stai prendendo in giro? Quale sarebbe allora?»
L'occhiata che mi rivolse era di puro sgomento. «Non hai mai letto quel libro? O mi stai prendendo in giro tu?»
«Pensavo che fossero uguali...» mi giustificai.
«Non lo sono» rivelò. «Nel libro, alla fine, il principe si sposa con la principessa del regno vicino e Sirenetta, che sarebbe dovuta morire, diventa invece una figlia dell'aria, una specie di anima» spiegò.
«Preferivo il finale del film» ammisi pensierosa. «E' molto più romantico»
Lei mi fece un sorrisino compiaciuto. «Allora vedi che non lo trovi poi così banale?»
Le lanciai un'occhiataccia.
Rizzammo entrambe a sedere quando un rumore, dalla porta di ingresso, ci fece capire che non eravamo più sole.
«Sono a casa!» urlò la madre di Arianna, e noi due ridemmo perchè avevamo entrambe pensato si trattasse di un ladro, o qualcosa di simile.
«Magari poteva essere un fantasma!» aveva detto lei mimando una faccia spaventata, mentre scendevamo le scale.
Feci una smorfia, entrando in cucina subito dopo Arianna.
«Ti fermi qui da noi?» mi chiese Pamela, al che smisi di camminare e ridere e la guardai.
Tornata da lavoro, sembrava ancora più stanca e abbattuta di quella mattina, eppure nulla sembrava riuscire ad eliminare la serenità che mi trasmetteva il suo sguardo.
Mi impedì di ribattere. «Usa pure il telefono di casa per rassicurare i tuoi» disse.
Potevo spiegarle che io, in realtà, ero l'unica a tenere i cocci di una famiglia distrutta e che, per questo, a casa mia c'erano solo mio fratello e mia sorella?
Annuii, presi il telefono e mi diressi in soggiorno, componendo il numero di casa mia.
«Tranquilla, prendo prosciutto e formaggio e ci facciamo due panini» mi rassicurò mio fratello, dopo che gli avevo descritto la situazione.
«Sei sicuro?»
«Certo! Ti chiamo se succede qualcosa! A dopo!» esclamò.
«A dopo» salutai anch'io, chiudendo il telefono.
Sospirando, mi diressi in cucina e Pamela sorrise. «Allora?»
«Rimango solo se mi permette di darle una mano» proclamai, mordicchiandomi un'unghia.
Il suo viso si illuminò. «Sei un angelo. E ti prego di darmi del tu, mi fai sentire vecchia» aggiunse contenta.
Aiutai Pamela ad apparecchiare, convincendo anche Arianna a collaborare, preparammo dell'ottima pasta al forno.
Ottima perchè il profumo che proveniva dal forno elettrico mi fece venir voglia di spalancare lo sportello e mangiarla cruda.
«Siamo a casa»
Una voce profonda ruppe la quiete culinaria in cui eravamo cadute e ci girammo verso i nuovi arrivati.

Angolo autrice:
E' tardi, lo so, ma eccomi qui.
Non posso restare più di tanto, perciò ringrazio al solito le mie adorate recensitrici e tutti coloro che seguono la storia.
A presto e BUON ANNO, domani è l'ultimo giorno del 2011!
Godetevelo!
Baci,
_Bliss
   
 
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