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Autore: PadFeet    31/12/2011    1 recensioni
Quando c'erano gli allenamenti di Quidditch, sapevamo che nessuno dei due avrebbe lasciato cadere la pluffa, perché farla cadere avrebbe significato spezzare quella complicità fondamentale nel rapporto che inconsapevolmente ci stavamo costruendo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sono cresciuta sentendo parlare di te. 
Sono cresciuta con la segreta speranza di incontrarti, un giorno. 
Crescevo e intanto quel giorno arrivò, quell' 1 settembre del '91. 
Ti guardai, oh, eccome se lo feci. Ti mangiai con gli occhi, ti indicai, gridai il tuo nome. Per me eri un idolo; con gli anni ho capito che a quel tempo eri solo un bambino di 11 anni che conosceva a malapena il suo nome. 
Poi il treno girò l'angolo e tu svanisti insieme alla scia di fumo.
Passai l'anno a pensare a Ron, che fino a poco prima era stato il mio compagno di giochi e litigi. 
E Ron tornò, ma non era più quello di prima: adesso era cresciuto, aveva fatto l'ometto coraggioso, ti aveva aiutato a salvare la pietra. E più di tutto, aveva costruito le basi di una profonda amicizia con te.
Io ero invidiosa, anch'io volevo essere così vicina a te come Ron. 
E così mi feci raccontare di te, di quello che ti piaceva, del tuo carattere. E presto cominciai a parlare solo di te, tanto che i miei fratelli mi prendevano in giro, dicevano che ero innamorata folle di te. Solo ora mi rendo conto che avevano ragione.
E poi le ultime settimane d'estate arrivasti tu, e con te tutta la mia vergogna. 
Volevo essere coraggiosa, volevo avvicinarmi a te, ma il coraggio venne meno. In tua presenza non parlavo, perché avevo paura di fare la figura della stupida. 
Il momento per Hogwarts arrivò anche per me: chiusi il baule e partii.
A scuola un po' tutte le ragazzine della mia età erano attratte da te. Non avevo nessuno a cui confidare il mio piccolo segreto, la mia cotta per te. 
Il modo per sfogarmi lo trovai presto, questo lo sai anche tu. Quel diario mi ascoltava e mi dava consigli e io, come una sciocca bambina qual ero, ci riversai tutta me stessa. Mi fidai ciecamente di lui, perché diciamocelo, pur sapendo che qualcosa non andava, non ne potei fare a meno. Così chiusi gli occhi e scolpii il mio cuore in quelle pagine dannate da molto tempo, con tutte le conseguenze che seguirono dopo.
Ma tu eri sempre lì, pronto a salvare la situazione, e così facesti con me. E io non ti ringraziai nemmeno, provavo troppa vergogna. Ero stata debole, sciocca e ingenua. 
Mi promisi di non cascarci mai più. E con questa promessa sigillata dai sentimenti ancora vividi verso di te, andai avanti.
Negli anni a seguire e col senno di poi, capii che non mi avresti mai guardato come io guardavo te, né pensato tanto intensamente da non riuscire a prendere sonno. E poi tu eri tutto preso da Cho.
Ti lasciai andare, ci provai almeno, eppure nel mio cuore una fiamma rimaneva accesa solo per te. Avevo accettato il consiglio di Hermione, e avevo preso in considerazione altri ragazzi, ma con nessuno riuscivo a stare bene, perché per nessun altro provavo lo stesso. 
Guardavo te e sapevo che in quel momento si stava giocando una partita piuttosto movimentata di Quidditch nel mio stomaco; guardavo Michael, o Dean e un vento lieve a stento soffiava.
Un passo avanti lo feci comunque: repressi la vergogna e iniziai a parlare davanti a te, finché non riuscii a portare avanti una conversazione con te.
Col ritorno di Voldemort sapevo che io sarei stata l'ultimo dei tuoi pensieri, ancora di più con la morte di Sirius e con la tua acclamazione come "il Prescelto".
Ma le mie supposizioni non sono quasi mai state corrette. 
Quell'anno Hermione sembrava essere sempre sul punto di scoppiare a piangere. Fra lei e Ron le cose erano peggiorate. Litigavano e litigavano, e ancora e ancora, e se si parlava di quel disastro di mio fratello si chiudeva in un silenzio ostinato, quasi capriccioso. Ma se l'argomento eri tu, non perdeva l'occasione per dirmi che aveva notato un tuo interresse nei miei confronti. Sperai che non mi stesse nutrendo di false speranze. 
Ma con il passare dei giorni me ne convinsi anch'io.
Quando la mattina scendevo a fare colazione in Sala Grande, sapevo che anche quella volta ti saresti seduto vicino a me nel tuo modo silenzioso di fare le cose, come se nulla fosse, come se fosse sempre stato così. Quando ci incontravamo nei corridoi, non potevo fare a meno di gioire nel vedere che il mio sguardo veniva ricambiato dal tuo. Quando c'erano gli allenamenti di Quidditch, poi, sembrava nascere una strana intesa tra noi: sapevamo che nessuno dei due avrebbe lasciato cadere la pluffa,  perché farlo avrebbe significato molto più di un semplice passaggio andato male; perché farla cadere avrebbe significato spezzare quella complicità che piano piano emergeva e che era un elemento fondamentale nel rapporto che inconsapevolmente ci stavamo costruendo.
E quando poi mi baciasti capii che non mi sarei mai più voluta allontanare da te, e sapevo che per te era lo stesso. Lo vidi nel modo in cui mi guardasti, mentre col capo mi facevi cenno di uscire dalla Sala Comune. Varcata quella soglia, separarmi da te sarebbe stato impossibile, questo lo compresi, e ne accettai le conseguenze quando al funerale di Silente mi dicesti ciò che sapevo sarebbe potuto accadere se non ora poi, ma che ero certa sarebbe successo. 
Eri e sei tutt'ora il Prescelto, e ammetto che a volte mi sei sembrato solo un burattino nelle mani di un uomo spietato. Ti sei sempre fatto carico di mille problemi, ti sei addossato la colpa di morti inevitabili, ti sei sempre battuto prima per i diritti degli altri e in secondo luogo per i tuoi, e quando qualcosa ti buttava giù ti sei sempre rialzato più forte di prima. Io sto cercando di fare lo stesso, ma qui ad Hogwarts è cambiato tutto e io non credo di poter resistere ancora. 
Dalla finestra vedo i Dissennatori scorrazzare indisturbati, hanno persino oscurato le stelle.  Si stanno portando via anche l'unica stella rimasta accesa, per la quale lotterò affinché non si spenga.
Non ti spegnere, ti prego. E torna a casa finché puoi, Harry. Torna e dimostrami che il tuo cuore non ha smesso di battere, che i tuoi occhi non hanno smesso di vedere e che tu non hai smesso di brillare. Torna per dimostarmi che non hai smesso di osservare le altre stelle che ti stanno attorno, quelle buone, le stelle che ti vogliono bene. 
Dimmi che dove sei ora riesci a vederle.
 
Le vedi ancora le stelle, Harry? 






Ritorno dopo un bel po' di tempo con una Harry/Ginny che spero possa piacere. 
In tal caso, vi invito a lasciare un vostro pensiero costruttivo, se mai il destino decida di farvi incappare in questa one-shot scritta da me.
Bene, non ho molto da dire. 
Godetevi questi giorni (a mio parere pochi) di vacanza!
Un saluto,
      PadFeet.
  
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