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Autore: masterteo89    31/12/2011    1 recensioni
Crossover tra Silent Hill e Elfen Lied. Lucy X OC Quando sia un ragazzo comune che Lucy finiscono a Silent Hill inizierà il viaggio che porterà il ragazzo alla verità e Lucy al forse perdono dell'umanità da lei tanto odiata.(Storia scritta in modo tale che anche chi non conosce Elfen Lied può leggerla, la trama si sviluppa esaurientemente)
Genere: Drammatico, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 - Highway to hell Ed eccoci al nuovo capitolo, edizione di capodanno! Prima di incominciare voglio augurare un buon e felice anno nuovo agli 8 lettori fissi che leggono ogni capitolo della mia storia; un ringraziamento speciale va a colui il quale ha recensito fedelmente la mia storia: i tuoi consigli e le tue impressioni sono stati sempre preziosi. A te ho dedicato, per pura riconoscenza, l'ingresso di Piramid Head nella storia. Avrà delle parti non trascurabili, il freddo esecutore.
Allora, bando alle ciance...David finalmente è uscito dal motel! Arriverà al manicomio o le strade lo inghiottiranno verso morte certa?

COMMENTO: in questo capitolo verrà messa in luce la mia idea di Silent Hill, della città. Le vostre impressioni renderebbero l'autore felice

Capitolo 8 - Highway to hell parte 1

David aveva corso a lungo, attingendo a tutte le sue energie per fuggire dal motel e da quella nuova, terribile e inquietante figura.

Il panico l'aveva invaso, gettando un cupo velo sulla mente del ragazzo: l'adrenalina aveva preso il sopravvento sulla ragione e l'unica cosa a cui il giovane prestava attenzione era il battito spasmodico del proprio cuore.

Superò strade e vicoletti adombrati, scansò scatoloni e segnali stradali divelti; fendeva la fitta nebbia senza curarsi di nulla, ma ad ogni passo la dritta via era sempre più smarrita.

Quando riuscì ad ottenere il pieno controllo di sè era atterrito: non sapeva dove fosse nè come ci fosse arrivato.

Era nel mezzo di una strada tanto ampia quanto lercia e polverosa. Con la coda dell'occhio gli parve di scorgere un gruppo di topolini che dall'ombra di uno scatolone ammuffito lo osservavano diffidenti.

La nebbia era fitta, ma riusciva a scorgere sul lato opposto della strada le sagome sfocate e distorte di una fila di negozietti vari, le vetrine infrante o invase da muschio e piante rampicanti.

Era incredibile quanto anche l'edera in quella città sembrasse smunta, morta: il verde delle foglie non era vivace, bensì pallido e malato. Pareva che la loro vita stesse lentamente marcendo dall'interno, corrosa dall'atmosfera malsana e inquietante di Silent Hill.

Silent Hill...di sicuro non l'aveva mai sentita nominare prima d'ora. Probabilmente si trovava negli U.S.A. , oppure in Gran Bretagna...non era da escludere.

Ma dunque perchè l'esercito non era ancora intervenuto?

Facendo ciondolare, esausto, le braccia ai fianchi espresse a voce alta i suoi pensieri -Ma dove sono finiti tutti?-

La sua voce echeggiò per alcuni istanti nella densa foschia, assumendo una tonalità lugubre e lamentosa. Maledicendo la sua stupidità, David rafforzò rabbiosamente la presa sulla lancia, furente con sè stesso.

"Non posso farmi prendere dall'angoscia e abbandonare così follemente ogni precauzione! Non ho combattuto i miei fantasmi interiori al Motel per morire attirando a me quelle bestie con il suono della mia stessa voce! Destino beffardo, certo non aiuti l'uomo neppure nel momento in cui cede alla debolezza!"

La cenere continuava a fioccare placidamente tutt'intorno a David, ricoprendo strada e macchine parcheggiate di una coltre densa e cinerea, fuligginosa quasi.

E guardandosi cautamente intorno, David non riuscì a scorgere alcun cartello che indicasse il nome della via in cui si trovava: la nebbia era troppo fitta per osservare in lontananza, doveva indagare con calma avvicinandosi a pareti e cartelli se voleva ottenere qualche informazione.

Il quesito era: ne aveva il tempo? Poteva permettersi il lusso di tergiversare ed errare ignavo? Le creature potevan sbucare da un istante all'altro, magari attirate dalla sua voce.

Maledisse ulteriormente la sua stupidità. Era uscito da un incubo, ma stava rapidamente piombando dentro un nuovo e peggiore incubo ad occhi aperti.

Un incubo dal quale non ci si poteva svegliare, un terribile sogno che uccideva: e lo faceva in maniera cruenta e impietosa, cibandosi prima delle paure e del cupo terrore delle sue vittime.

David tornò ad osservare il vicolo alle proprie spalle, la stradina dalla quale forse era giunto quando il panico muoveva le sue gambe.

Il vicoletto buio presentava comprensibilmente una visibilità maggiore: la nebbia trovava qualche difficoltà ad infilare i suoi tentacoli nello spazio stretto tra gli edifici cadenti e impolverati.

Decadenza, questo era il termine adatto a descrivere Silent Hill: una città marcia sospesa nel tempo, sorretta saldamente dai tentacoli di una nebbia che pareva fare da crudele burattinaio.

La flora, i palazzi, il terriccio ai bordi delle strade, i pochi e sparuti animaletti...tutto era morto, ma nello stesso tempo vivo.

Come può daltronde umano verbo descrivere il surreale? Tutto ciò va oltre la nostra comprensione, non vi è vocabolo adatto.

Talvolta si udiva un leggero sospiro, un cupo gemito...gli edifici, la città stessa si lamentava, come un cuore pulsante viveva, un organo malato pieno di metastasi e colmo di indomabile tristezza.

Silent Hill, carnefice o vittima? Arduo quesito, ma David ora aveva questioni ben più pressanti da ponderare.

Ignorò dunque l'aspetto pietoso del paesaggio e gli alberi immobili e scheletriti, i rami spigolosi e affilati che parevano artigliare rabbiosi il cielo: ira impotente per la loro condizione o sfida aperta verso tutto ciò che era vivo e felice?

L'odio generava odio, ed esso poi sfociava in rancore e ira funesta: la nebbia provvedeva a ghermire le speranze dei vivi, schiacciandole nelle sue grinfie e lasciando solo gusci vuoti.

Anime tormentate e afflitte, attratte e respinte da ciò che credeva ancora nel futuro.

Lasciate ogni speranza voi che entrate. Mai Dante espresse una frase più veritiera e appropriata: Silent Hill, il limbo eterno tra la morte e la vita.

E preso da questi pensieri la nebbia gli parve stringersi maggiormente intorno a lui, il silenzio farsi più pesante ed opprimente.

Thump. Thump.
Thump. Thump.

Brividi gelati corsero lungo la schiena del ragazzo ed il freddo non ne era certamente la causa.

Delle sagome lattiginose si affacciarono in lontananza all'ingresso del vicolo, almeno tre in apparenza o forse erano di più.

 Thu-thump.
Thu-thump.

Dalla strada altri passi si unirono al coro, più veloci e sostenuti rispetto ai primi.

Era circondato. A giudicare dal rumore strascicato e dall'andatura incerta e oscillante, doveva trattarsi di un nutrito gruppo di quelle creature dai lunghi tentacoli spinati.

Era nei guai, la lancia non sarebbe servita a granchè se quelle cose riuscivano a sferzarlo tenendosi a distanza.

"I negozi!"

Riflettè tra sè e sè e correndo verso le vetrine si infilò dentro la prima che trovò, facendosi strada attraverso i vetri in frantumi.

Apparentemente era capitato in una boutique, lunghe file di vestiti ingialliti erano appesi alle pareti ed altrettanti capi erano gettati scomposti sul pavimento.

Molti recavano anche impronte insanguinate e grumi di sangue rappreso: pareva quasi che le creature si fossero addentrate in quel luogo di tanto in tanto nel loro continuo vagabondare privo di meta alcuna.

File di scaffali colmi di cianfrusaglie decoravano la parete che dava sulla sala di ritrovo dei dipendenti; a poca distanza invece si stagliava lo spoglio bancone e la cassa arrugginita. Alcune banconote erano sparse in disordine sul tavolato, e sulla superficie alcuni graffi incidevano il legno a formare una semplice ed inquietante frase:

"Fuggi, piccolo topolino.
L'esecutore stà arrivando,
la morte ti stà braccando."

David, tremante, si guardò rapidamente intorno: non vi era alcun luogo in cui nascondersi, poteva solo ripararsi nella stanza del personale che, stando alla targhetta, fungeva da magazzino della boutique.

Chiuse la porta dietro di sè e si appoggio ad essa, tendendo le orecchie in cerca di qualche suono che potesse tradire la presenza degli inseguitori. Trascorse qualche minuto ma non udì più alcun rumore.

I passi erano cessati, le creature erano apparentemente scomparse con la stessa rapidità con la quale erano apparse.

Non restava altro da fare se non ritornare sui propri passi e cercare indicazioni sulla strada più breve per giungere al manicomio.

Peccato che la porta non accennava più ad aprirsi. Era bloccato nel magazzino.

Imprecando sottovoce, si voltò ad osservare l'ampia sala nella quale era intrappolato.

Buia e silenziosa, accoglieva numerosi scatoloni delle più svariate forme e dimensioni, senza tener conto dei manichini.

Numerosi manichini giacevano in ogni angolo libero, alcuni seduti, altri sorretti da ganci, altri in posizione eretta...altri ancora gettati sul pavimento o accasciati alle pareti come dei burattini privi di corda.

Facendo luce con la torcia, David si addentrò nel locale, inquieto e turbato per la presenza di quelle cose.

Antropomorfi, i manichini parevan quasi reali, erano espressivi: i volti erano contorti in ghigni maliziosi o espressioni di stupore, altri parevan addormentati e altri ancora parevano burlarsi di David.

Figure di uomini corpulenti e donne dalla snella figura, indossavano abiti ricercati e puliti nonostante lo stato di completo abbandono del locale.

A un certo punto David ritornò sui suoi passi, puntando la torcia sul viso di una figura femminile e illuminandone le gote pallide ed il cappellino viola a motivi floreali.

- Ho le traveggole?- Mormorò perplesso: il manichino lo stava fissando ma David poteva giurare che fino a qualche istante prima aveva il volto rivolto verso uno degli scatoloni.

-Odio i pupazzi- Bofonchiò continuando ad avanzare, i sensi all'erta. Si sentiva osservato e non riusciva a determinare se si trattasse di pura suggestione o peggio.

Scorse una porta ma suo malgrado la trovò anch'essa bloccata, ma sulla vicina parete alcune tracce di sangue formavan la scritta:

"Se dai manichini vuoi fuggire, i fleshlips dovrai invocare.
Il nome è strano, ma il loro volere è legge.
Sarai meritevole?"

E mentre scorreva queste parole un suono sommesso si levò alle sue spalle: voltandosi vide che i manichini stavano iniziando a scuotersi con violenza, quasi fossero colti da spasmi.

Uno in particolare di fattezze femminili si alzò dal suolo e barcollando prese ad avanzare verso il giovane, un ghigno malefico stampato sul volto.

E David stava per alzar la lancia quando all'improvviso una figura immensa piombò con un tonfo sordo alle spalle del manichino, levando un polverone denso e grigio.

Il ragazzo udì come il rumore di una breve colluttazione, poi gli parve di scorgere la nuova figura afferrare saldamente il manichino per il collo e dividerlo a metà con un fendente secco di una specie di clava enorme che recava nell'altra mano.

Quando la polvere si levò, del manichino era rimasto ben poco...il sangue chiazzava tutta la sala e gli scatoloni ammuffiti.

La figura lentamente si voltò verso il giovane, senza emettere alcun suono. Pareva estremamente calma e a suo agio, come se mutilare una creatura vivente fosse una banalità che non meritava la sua considerazione.

La figura prese ad avanzare verso il giovane, l'enorme mannaia che strideva contro il pavimento ed il casco metallico puntato verso la sagoma terrorizzata di David.

Un casco piramidale...nient'altro che Piramid Head in persona, l'esecutore.

David corse verso la porta, tempestandola freneticamente di pugni e tentando invano di girare la maniglia: la porta non cedeva, pareva anzi canzonarlo.

Anche i manichini si erano chetati, chiaramente intimoriti.

E Piramid Head si faceva sempre più vicino...

-So che me ne pentirò amaramente...so che non devo ascoltare i nefasti consigli di questo mattatoio...ma se non agisco moriro...-

Mormorò mestamente, mordendosi le labbra, infine esclamò - Aiutatemi Fleshlips!-

Per alcuni istanti la sua voce echeggiò nel locale, poi si udì lo scatto di una serratura. La porta era aperta!

Senza perdere altro tempo David entrò nel locale, chiudendo la porta alle proprie spalle.

Si trovava in un lungo corridoio, ma non poteva perdere tempo ad ammirarlo: Piramid Head apparentemente era alqunato irritato che quel giovane continuasse a sbattergli le porte in faccia.

Squarciò la porta con un fendente della mannaia, gettandosi con la sua andatura lenta ma determinata all'inseguimento della preda.

Il corridoio si era rivelato un labirinto, più volte David si smarrì nelle sue diramazioni e fu costretto a ritornare sui suoi passi, evitando puntualmente di venire decapitato dall'immensa mannaia della creatura.

Non capiva dove diavolo fosse capitato, poichè il negozietto non poteva essere così enorme...

E giunse infine, le gambe che gli dolevano per lo sforzo, dinanzi a un portone arruggnito.

Sulla targhetta vi era scritto a lettere cubitali "OBITORIO"

David richiuse la porta alle sue spalle, sperando di aver seminato il suo inseguitore.

Il locale era fiocamente illuminato e lungo le pareti erano disposti numerosi cubicoli mortuari, ma David non ci teneva a scoprire se fossero liberi o occupati.

Una barella solitaria giaceva nel mezzo della sala e sopra ad essa...Livia.

La giovane donna era legata saldamente alla barella, gli occhi impazziti dal terrore che roteavano in cerca di una via d'uscita, il viso pallido e cereo.

-Livia!- esclamò sconcertato David, precipitandosi a liberarla.

La ragazza anche in quel frangente manteneva una raffinata eleganza, pareva una bellissima bambola di porcellana. Se almeno non fosse sconvolta dal terrore!

David tentò di farla ragionare, tentò di calmarla, ma la ragazza continuava a farfugliare parole senza senso e ad indicare il soffitto, dove si aprivano alcuni fori della grandezza di un uomo.

Un suono secco e improvviso fu la goccia che fece traboccare il vaso, gettando in aria le mani Livia corse fuori dalla stanza dalla parte opposta a cui David era entrato, impazzita dal terrore.

Tutto era stato così inquietante e rapido che David si trovò spiazzato, incapace di reagire.

E quando tentò di imboccare la strada che aveva preso l'amica, noto con estrema preoccupazione che la porta non accennava a schiodarsi.

E il panico iniziò ad impadronirsi di lui quando scorse ciò che aveva presumibilmente turbato in tale maniera Livia:

dai fori del soffitto al capo opposto della stanza lentamente strisciarono fuori delle cose. Non potevano avere alcuna definizione se non...fleshlips.

Erano due ammassi di carne in putrefazione, racchiusi in quella che pareva una gabbia di ferro arrugginita e insanguinata.

Si muovevano...anzi dondolavano sul soffitto grazie ad alcuni tentacoli e rapidamente si stavano avvicinando alla sua posizione.

La parte inferiore del corpo doveva essere la testa, poichè parevano avanzare aggrappati capovolti al soffitto ma...non si poteva chiamare testa.

Erano semplicemente due grossi ammassi di carne, turpe riproduzione di un paio di labbra, irte di zanne acuminate.

Due braccia pendevano afflosciate e, non ci voleva un genio per capirlo, servivano per afferrare la preda di peso e sollevarla verso la "testa".

David comprese che se fosse stato afferrato quelle due creature lo avrebbero decapitato a morsi prima ancora che lui potesse reagire.

Fleshlips...il nome era appropriato.

Questa volta era veramente nei guai.

   -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Terminiamo con un bel cliffangher. Vi è piaciuto il capitolo? Si dico a voi, commentate per favore... dopo 8 capitoli solo una persona recensisce, non vi costa molto no? E non dite che vi fa schifo perchè altrimenti non continuereste a leggere ogni volto il nuovo capitolo...Be, RECENSIONI, anche solo 1, o il nuovo capitolo non arriva.

BUON ANNO NUOVO!!!

Posto ma son stravolto, se ci sono errori ortografici scusatemi.

   

 

ENTRA NEGOZIO VESTITI TROVA MANICHINO CHE POI SI ANIMA
  
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