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Autore: RoSyBlAcK    17/08/2006    0 recensioni
Sono passati anni dalla sconfitta di Voldemort, ma certe ferite non si rimarginano. Soprattutto se hai una figlia di 11 anni, nascondi un terribile segreto, e hai perso i contatti con le persone più importanti della tua vita. Ma Hermione Granger e Ginny Weasley sono donne forti, e troveranno le risorse per sopravvivere, crescere e trovare quello che cercano, in un modo o nell'altro.

La mia prima e più grande sfida letteraria in campo di fanfiction, e richiede la vostra supervisione :P
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19

Capitolo 19

Abbracciami ora

 

Ron si alza, e Hermione abbassa lo sguardo.

-dove vai?

-fuori…in giro. Non lo so. Lontano da qui. Tu e Lily dovete parlare. Pensare. Capire. Decidere. E io sono solo d’impiccio. Cercala. Ci vediamo stasera.

-Ron…- una supplica. I suoi grandi occhi vellutati si bagnano di lacrime.

Lui le sorride. Le prende una mano. –ci vediamo stasera Hermione. Te lo prometto.

Lei annuisce. –okay.- sussurra. Deve provare a fidarsi di lui.

Ron esce dal Ghirigoro facendo tintinnare le campanelle sulla porta. Lei sospira, seguendolo con lo sguardo tra la folla magra del tardo pomeriggio.

Ron prende il cellulare dalla borsa, digita il numero di Luna, uno dei pochi che ha in rubrica.

-Ron, sei tu?

-ciao Luna. Come stai?

-tutto okay. tu? Non bene se mi stai chiamando.

-non so…

-Lily come l’ha presa?

-è tutto…tutto così…

-dove sei?

-a Diagon Alley.

-ci vediamo tra 10 minuti ai Tre Manici Di Scopa. Solito tavolo. Non farmi aspettare, eh?

 

“solito tavolo”. Due parole vecchie come il mondo. due parole che avevano segnato a lungo quel piccolo pezzo di legno quadrato, tarlato, consumato. Su quelle sedie vecchie che hanno retto tante ubriacate. E il tempo passato si legge nel locale semi vuoto. Madama Rosmerta, appoggiata al bancone, fuma una sigaretta, bevendo un succo corretto con qualche vecchio alcolico. Parla vivacemente con un cliente, le labbra troppo truccate che descrivono situazioni passate.

Ron la osserva con tristezza. tutti i pomeriggi trascorsi in quel punto, a guardare il seno di una giovane e vitale donna, ora impallidiscono al cospetto di un’anziana signora con troppe storie da raccontare e troppi drink da servire.

La porta si apre tintinnando. Ne entra Luna, con il suo passo strascicato e la sua lunga gonna colorata, i capelli biondo cenere sciolti sulle spalle magre. Sorride, tranquilla, assente, eppure con quella nota di consapevolezza che improvvisamente rende donna anche lei.

-ciao Ron.- si china su di lui e lo bacia morbidamente, veloce, senza attendere una risposta.

-Luna. Come va?

Lei si stringe nelle spalle. –tutto bene. hai parlato con Hermione?

-sì, sì.

-allora…?

-vuole provarci.

-e Lily?

-Lily non lo sa. D’altronde, fino a ieri non sapeva nemmeno che ero vivo.

Luna sorride con tristezza. –cosa pretendi da lei? Un giorno è orfana, il giorno dopo semplicemente abbandonata. Io non vorrei averti nella mia vita, Ron. Non se non conoscessi anche i tuoi lati positivi…

-e quali sarebbero? Sembri l’unica a vederli.

-e adesso non ti innervosire. Cosa vuoi da me?

sospira. –scusami.

-tranquillo

-è che… semplicemente volevo… non lo so nemmeno io cosa volevo.

Luna allunga una mano bianca e stringe la sua. –Ron… devi solo mostrarti forte. Almeno per te stesso.

-non posso. Sono tornato. L’ho fatto, no? ma non è servito. Resterò per sempre John, il triste assicuratore islandese.

-no… John è una farsa. È sempre stato una farsa, e tu lo sai bene. tu non sei un triste e solo assicuratore. Tu sei un mago, allegro, vitale e pieno d’amici. Solo che fai fatica a ricordarlo.- la sua voce è roca, matura, come Ron non avrebbe mai voluto sentirla. E soprattutto è seria, realistica.

-Luna…come cavolo sei cambiata. Come cavolo siamo cambiati tutti. Non te ne rendi conto?

Lei sorride, malinconica. –me ne rendo conto Ron. Me ne rendo conto. Ma io non ho dimenticato com’era.

-nemmeno io.

-e invece tu sì! E lo sai. Ron, se non avessi dimenticato, adesso non saresti qui, così. Staresti cercando un modo per vincere, come hai sempre fatto.

-come posso vincere una partita che ho già perso? Lilian non mi vuole. E ha ragione a non volermi. Ragionissima.

-forse. Un uomo che si arrende così non è fatto per essere padre.

 

Lilian entra in casa. vuota di voci, parole, persone, ma così piena di vita. Si siede sul divano senza togliersi nemmeno lo zaino dalle spalle. E adesso? “non è mai tardi per ricominciare”. Quelle parole suonano così bene nella sua testa. Eppure…

La porta si apre dietro di lei.

-ciao Lily, tesoro.

-ciao mamma.- sussurra piano. Si volta. È li, pallida, struccata, stanca. Eppure, per la prima volta da tanto tempo, i suoi occhi brillano, le sue labbra morbide sono posate in un dolce sorriso. –Ron è venuto a prendermi a scuola.

-lo so. Avete parlato?

-sì, un po’.

-e poi?

-me ne sono andata. Ho incontrato uno zio. Fred.

-sì, è un po’ che cerca di vederti.

-mamma, non so cosa fare. Davvero, non lo so.

-hai ragione tesoro. È una scelta difficile.

-non voglio più che tu sia triste, però…

-però lui non sai se lo puoi accettare.

-sì.

Hermione si siede accanto a lei. –ascoltami piccola. Lo so, ha fatto una cosa terribile, ci ha lasciate. Ma non è un uomo terribile, anzi. È il migliore che ci sia. E se gli dai una possibilità, sono certa che sarà un ottimo padre.

-non lo metto in dubbio….ma io per lui non sarò mai un’ottima figlia. Non lo potrò mai perdonare.

-lo so tesoro. Nemmeno io. Ma vogliamo provarci? Io e te, insieme?

i suoi occhi brillano di speranza, di forza, di coraggio. D’amore. Lilian sorride. Come dire di no a una tale supplica d’aiuto? in quel preciso momento, tutto cio che di Lily era ancora bambino diventa adulto. Sotto gli occhi umidi di sua madre, la bambina diventa una giovane donna. E si rende conto che di un padre lei non ne ha bisogno. Ma sua madre sì.

-okay.- sussurra. E anche la sua voce suona un po’ più adulta.

Hermione sorride. –abbracciami ora.- dice piano. Allarga le braccia e l’accoglie, materna come sempre, finalmente felice.

 

Ginevra non sa più quanto tempo sia passato. giorni, notti, mesi, anni. Non sente il suo respiro, il respiro di Harry. non ha fame, non ha sete. Sonno, caldo, freddo, ogni sensazione è lontana da lei, lontana dal suo corpo, lontana da quel comodo rifugio di parole non dette, di ricordi cacciati, di emozioni che sfociano in un amore colmo di passione. Giace tra le lenzuola calde dei loro corpi, fragile come la speranza e morbida come l’amore che li culla dolcemente. Non sa se i suoi occhi sono aperti o chiusi, se cio che vede è vero o solo parte di un sogno. Harry gioca trai suoi seni, tral palpitare del suo cuore e il tremare sensuale del suo respiro. E lei resta li, succube del delicato sapore dei suoi baci, del tenero muoversi delle sue mani sul suo corpo, di quel lento e sistematico possedersi l’un l’altro.

Non sa da quanto tempo giace li, succube di quell’amore soffuso dal sonno, dalla veglia, dilatato dal tempo. Nella penombra scorge il corpo di Harry, sudato e forte, alto sopra di lei. Sente il battere del suo cuore, il vibrare dei suoi sospiri, attraverso la sua stessa pelle. E qualche tenue parola, qualche soffice richiesta d’amore, qualche sussurrato messaggio di piacere, si leva dalle sue labbra pulsanti, ed entra in Harry, piano, senza pretese, riempendolo di vita, riempendolo d’amore.

-Harry…-sussurra, roca.

-sssh…

-no, Harry…- si scosta gentilmente, lo spinge sul materasso. Prende il cellulare dal comodino. Sono quasi tre giorni che se n’è andata da Londra. –dobbiamo…

lui si tende verso di lei. Le prende il mento con le dita, la bacia. –non dobbiamo fare nulla.- dice piano. Lei cade tra le sue braccia. Si lascia stringere, cullare.

-dobbiamo andare da Hermione. E da Ron.- dice lei. Gli accarezza le guance ispide di barba non fatta, traccia con le dita sottili i confini del suo viso, del suo naso, delle sue labbra, rincorre la sua cicatrice, bella e splendente, la bacia, mentre lui, nascosto nel suo seno, sorride.

-perché?

-oh Harry…perché…

lui si blocca, le prende i fianchi. –lo so. Hanno fatto tanto per me…

-sì. E hanno bisogno di noi.

-Lily come sta?

Ginny sorride con dolcezza. –come sta… sta come una bambina che di colpo scopre che suo padre l’ha abbandonata per semplice codardia.- c’è rigidezza nella sua voce. Una dura comprensione che lo spaventa.

-ed Hermione?

-sta come una donna sola. Abbandonata da coloro che aveva amato.

-Ron?

-come qualcuno che non ha più speranza.

-e tu?- c’è timore in questa domanda. Un timore che fa tremare la sua voce, vibrare qualche sottile lacrima nei suoi occhi di smeraldo.

-come una donna che la speranza e coloro che aveva perso, li ha ritrovati entrambi. E non intende lasciarli andare.

Ginny lo abbraccia. Circonda il suo collo con le sue lunghe braccia e lo stringe, con forza, determinata come sempre.

-ti amo…- sussurra. –e ora, è il momento di andare ad aiutarli.

-a fare cosa?

-a…essere felici.

-potranno mai?

-proviamoci…ti prego.

Harry sorride. Annuisce.

-hai paura di rivederli?

-sì.

-sapevi che sarebbe arrivato questo momento?

-no, ma lo speravo.

Ginny sorride. Si alza. apre lentamente le persiane, illuminando la stanza di un nuovo fresco giorno.

Si appoggia alla finestra, nella sua pallida nudità. Sorride, pudica, mentre i boccoli rossi cadono sul suo collo e le ricoprono il seno.

Harry sorride. –lo sai? Sei splendida.

Lei arrossisce appena.

-è tutta la vita che sogno di sentirtelo dire.

Un raggio dorato attraversa i vetri e si posa sul sorriso dell’uomo.

-mi sposerai?- chiede lui.

lei annuisce, ridendo.

-da tutta la vita sogno di sentirti dire anche questo.

 

 

  
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