Capitolo
19
Abbracciami
ora
Ron si
alza, e Hermione abbassa lo sguardo.
-dove
vai?
-fuori…in
giro. Non lo so. Lontano da qui. Tu e Lily dovete parlare. Pensare. Capire.
Decidere. E io sono solo d’impiccio. Cercala. Ci vediamo stasera.
-Ron…-
una supplica. I suoi grandi occhi vellutati si bagnano di lacrime.
Lui le
sorride. Le prende una mano. –ci vediamo stasera Hermione. Te lo
prometto.
Lei
annuisce. –okay.- sussurra. Deve provare a fidarsi di lui.
Ron esce
dal Ghirigoro facendo tintinnare le campanelle sulla porta. Lei sospira,
seguendolo con lo sguardo tra la folla magra del tardo pomeriggio.
Ron
prende il cellulare dalla borsa, digita il numero di Luna, uno dei pochi che ha
in rubrica.
-Ron, sei
tu?
-ciao
Luna. Come stai?
-tutto
okay. tu? Non bene se mi stai chiamando.
-non so…
-Lily
come l’ha presa?
-è
tutto…tutto così…
-dove
sei?
-a Diagon
Alley.
-ci
vediamo tra 10 minuti ai Tre Manici Di Scopa. Solito tavolo. Non farmi
aspettare, eh?
“solito tavolo”.
Due parole vecchie come il mondo. due parole che avevano segnato a lungo quel
piccolo pezzo di legno quadrato, tarlato, consumato. Su quelle sedie vecchie
che hanno retto tante ubriacate. E il tempo passato si legge nel locale semi
vuoto. Madama Rosmerta, appoggiata al bancone, fuma una sigaretta, bevendo un
succo corretto con qualche vecchio alcolico. Parla vivacemente con un cliente,
le labbra troppo truccate che descrivono situazioni passate.
Ron la
osserva con tristezza. tutti i pomeriggi trascorsi in quel punto, a guardare il
seno di una giovane e vitale donna, ora impallidiscono al cospetto di
un’anziana signora con troppe storie da raccontare e troppi drink da servire.
La porta
si apre tintinnando. Ne entra Luna, con il suo passo strascicato e la sua lunga
gonna colorata, i capelli biondo cenere sciolti sulle spalle magre. Sorride,
tranquilla, assente, eppure con quella nota di consapevolezza che
improvvisamente rende donna anche lei.
-ciao
Ron.- si china su di lui e lo bacia morbidamente, veloce, senza attendere una
risposta.
-Luna.
Come va?
Lei si
stringe nelle spalle. –tutto bene. hai parlato con Hermione?
-sì, sì.
-allora…?
-vuole
provarci.
-e Lily?
-Lily non
lo sa. D’altronde, fino a ieri non sapeva nemmeno che ero vivo.
Luna
sorride con tristezza. –cosa pretendi da lei? Un giorno è orfana, il
giorno dopo semplicemente abbandonata. Io non vorrei averti nella mia vita,
Ron. Non se non conoscessi anche i tuoi lati positivi…
-e quali
sarebbero? Sembri l’unica a vederli.
-e adesso
non ti innervosire. Cosa vuoi da me?
sospira.
–scusami.
-tranquillo
-è che…
semplicemente volevo… non lo so nemmeno io cosa volevo.
Luna
allunga una mano bianca e stringe la sua. –Ron… devi solo mostrarti
forte. Almeno per te stesso.
-non
posso. Sono tornato. L’ho fatto, no? ma non è servito. Resterò per sempre John,
il triste assicuratore islandese.
-no… John
è una farsa. È sempre stato una farsa, e tu lo sai bene. tu non sei un triste e
solo assicuratore. Tu sei un mago, allegro, vitale e pieno d’amici. Solo che
fai fatica a ricordarlo.- la sua voce è roca, matura, come Ron non avrebbe mai
voluto sentirla. E soprattutto è seria, realistica.
-Luna…come
cavolo sei cambiata. Come cavolo siamo cambiati tutti. Non te ne rendi conto?
Lei
sorride, malinconica. –me ne rendo conto Ron. Me ne rendo conto. Ma io
non ho dimenticato com’era.
-nemmeno
io.
-e invece
tu sì! E lo sai. Ron, se non avessi dimenticato, adesso non saresti qui, così.
Staresti cercando un modo per vincere, come hai sempre fatto.
-come
posso vincere una partita che ho già perso? Lilian non mi vuole. E ha ragione a
non volermi. Ragionissima.
-forse.
Un uomo che si arrende così non è fatto per essere padre.
Lilian
entra in casa. vuota di voci, parole, persone, ma così piena di vita. Si siede
sul divano senza togliersi nemmeno lo zaino dalle spalle. E adesso? “non è mai
tardi per ricominciare”. Quelle parole suonano così bene nella sua testa.
Eppure…
La porta
si apre dietro di lei.
-ciao
Lily, tesoro.
-ciao
mamma.- sussurra piano. Si volta. È li, pallida, struccata, stanca. Eppure, per
la prima volta da tanto tempo, i suoi occhi brillano, le sue labbra morbide
sono posate in un dolce sorriso. –Ron è venuto a prendermi a scuola.
-lo so.
Avete parlato?
-sì, un
po’.
-e poi?
-me ne
sono andata. Ho incontrato uno zio. Fred.
-sì, è un
po’ che cerca di vederti.
-mamma,
non so cosa fare. Davvero, non lo so.
-hai
ragione tesoro. È una scelta difficile.
-non
voglio più che tu sia triste, però…
-però lui
non sai se lo puoi accettare.
-sì.
Hermione
si siede accanto a lei. –ascoltami piccola. Lo so, ha fatto una cosa
terribile, ci ha lasciate. Ma non è un uomo terribile, anzi. È il migliore che
ci sia. E se gli dai una possibilità, sono certa che sarà un ottimo padre.
-non lo
metto in dubbio….ma io per lui non sarò mai un’ottima figlia. Non lo potrò mai
perdonare.
-lo so
tesoro. Nemmeno io. Ma vogliamo provarci? Io e te, insieme?
i suoi
occhi brillano di speranza, di forza, di coraggio. D’amore. Lilian sorride.
Come dire di no a una tale supplica d’aiuto? in quel preciso momento, tutto cio
che di Lily era ancora bambino diventa adulto. Sotto gli occhi umidi di sua
madre, la bambina diventa una giovane donna. E si rende conto che di un padre
lei non ne ha bisogno. Ma sua madre sì.
-okay.-
sussurra. E anche la sua voce suona un po’ più adulta.
Hermione
sorride. –abbracciami ora.- dice piano. Allarga le braccia e l’accoglie,
materna come sempre, finalmente felice.
Ginevra
non sa più quanto tempo sia passato. giorni, notti, mesi, anni. Non sente il
suo respiro, il respiro di Harry. non ha fame, non ha sete. Sonno, caldo,
freddo, ogni sensazione è lontana da lei, lontana dal suo corpo, lontana da
quel comodo rifugio di parole non dette, di ricordi cacciati, di emozioni che
sfociano in un amore colmo di passione. Giace tra le lenzuola calde dei loro
corpi, fragile come la speranza e morbida come l’amore che li culla dolcemente.
Non sa se i suoi occhi sono aperti o chiusi, se cio che vede è vero o solo
parte di un sogno. Harry gioca trai suoi seni, tral palpitare del suo cuore e
il tremare sensuale del suo respiro. E lei resta li, succube del delicato
sapore dei suoi baci, del tenero muoversi delle sue mani sul suo corpo, di quel
lento e sistematico possedersi l’un l’altro.
Non sa da
quanto tempo giace li, succube di quell’amore soffuso dal sonno, dalla veglia,
dilatato dal tempo. Nella penombra scorge il corpo di Harry, sudato e forte,
alto sopra di lei. Sente il battere del suo cuore, il vibrare dei suoi sospiri,
attraverso la sua stessa pelle. E qualche tenue parola, qualche soffice richiesta
d’amore, qualche sussurrato messaggio di piacere, si leva dalle sue labbra
pulsanti, ed entra in Harry, piano, senza pretese, riempendolo di vita,
riempendolo d’amore.
-Harry…-sussurra,
roca.
-sssh…
-no,
Harry…- si scosta gentilmente, lo spinge sul materasso. Prende il cellulare dal
comodino. Sono quasi tre giorni che se n’è andata da Londra. –dobbiamo…
lui si
tende verso di lei. Le prende il mento con le dita, la bacia. –non
dobbiamo fare nulla.- dice piano. Lei cade tra le sue braccia. Si lascia stringere,
cullare.
-dobbiamo
andare da Hermione. E da Ron.- dice lei. Gli accarezza le guance ispide di
barba non fatta, traccia con le dita sottili i confini del suo viso, del suo
naso, delle sue labbra, rincorre la sua cicatrice, bella e splendente, la bacia,
mentre lui, nascosto nel suo seno, sorride.
-perché?
-oh
Harry…perché…
lui si
blocca, le prende i fianchi. –lo so. Hanno fatto tanto per me…
-sì. E
hanno bisogno di noi.
-Lily
come sta?
Ginny
sorride con dolcezza. –come sta… sta come una bambina che di colpo scopre
che suo padre l’ha abbandonata per semplice codardia.- c’è rigidezza nella sua
voce. Una dura comprensione che lo spaventa.
-ed
Hermione?
-sta come
una donna sola. Abbandonata da coloro che aveva amato.
-Ron?
-come
qualcuno che non ha più speranza.
-e tu?-
c’è timore in questa domanda. Un timore che fa tremare la sua voce, vibrare
qualche sottile lacrima nei suoi occhi di smeraldo.
-come una
donna che la speranza e coloro che aveva perso, li ha ritrovati entrambi. E non
intende lasciarli andare.
Ginny lo
abbraccia. Circonda il suo collo con le sue lunghe braccia e lo stringe, con
forza, determinata come sempre.
-ti amo…-
sussurra. –e ora, è il momento di andare ad aiutarli.
-a fare
cosa?
-a…essere
felici.
-potranno
mai?
-proviamoci…ti
prego.
Harry
sorride. Annuisce.
-hai
paura di rivederli?
-sì.
-sapevi
che sarebbe arrivato questo momento?
-no, ma
lo speravo.
Ginny
sorride. Si alza. apre lentamente le persiane, illuminando la stanza di un
nuovo fresco giorno.
Si
appoggia alla finestra, nella sua pallida nudità. Sorride, pudica, mentre i
boccoli rossi cadono sul suo collo e le ricoprono il seno.
Harry
sorride. –lo sai? Sei splendida.
Lei
arrossisce appena.
-è tutta
la vita che sogno di sentirtelo dire.
Un raggio
dorato attraversa i vetri e si posa sul sorriso dell’uomo.
-mi
sposerai?- chiede lui.
lei
annuisce, ridendo.
-da tutta
la vita sogno di sentirti dire anche questo.