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Autore: Emily OneDirection    31/12/2011    4 recensioni
Rebecca Diamante è un'adolescente Romana di 12 anni.
Non ama molto la scuola e non è rispettata dagli altri compagni.
Cosa accadrà quando incontrerà Daniel McHallen?
La sua vita cambierà? In Bene o In Male?
Lo scoprirete leggendo.
Vi prego Leggete.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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6 .  A te, Giulietta.

 

Erano passati pochi giorni ed era arrivata l’ora di tornare a casa.

Per la scuola ci volevano ancora due settimane, perché, a causa della commozione celebrale, non dovevo né studiare, né impegnarmi troppo.

Al contrario di ci che dicevano i medici, per me il PC ed il cellulare non erano degli sforzi, quindi quei giorni vivevo su di essi.

Lo ammetto, un po’ lo facevo anche per non tornare a scuola presto.

-Dobbiamo andare!!- Esclamò mamma. Sorrisi.

-Prima passiamo a prendere le gomme che ho un sapore di vomito in bocca…-Le risposi. Sbuffò ridendo.

Alzai un sopracciglio e scesi dal letto.

Passammo per il bar e poi uscimmo da quel posto malinconico e piuttosto lontano dall’istituto scolastico.

Ebbi quasi l’impulso di correre per rientrarci. Sentii un clacson e mi girai verso destra.

Venni avvolta da un forte calore quando vidi gli stessi occhi verdi della pista di pattinaggio,

un brivido gelato successivamente mi percorse la colonna vertebrale quasi facendomi

sussultare quando vidi le sue labbra carnose. Sorrisi e lui ricambiò

scese dall’auto di mia madre cedendole le chiavi.

-Non si trovava parcheggio, mi dispiace.- Le disse con un sorriso timido e pieno di imbarazzo, poi mi disse “ciao” scoccandomi un bacio sulla guancia.

Arrossii come un pomodoro.

-Fa niente, almeno stavolta non ho dovuto spendere soldi. Dì un po’…dove sei stato tutto questo tempo?- Mia madre aveva un talento

nel mettere n soggezione la gente…

-A cercare parcheggio.- Rispose.- Uhm, a proposito, ti devo dare questo.- Proseguì tirando fuori una scatoletta.

Lo guardai dubbiosa e poi guardai ciò che mi aveva dato, me lo rigirai tra le mani per dieci secondi contati.

Non potevo credere a ciò che stava accadendo.

-Bec…aprilo.- Mi incitò. Aprii il coperchio, poi alzai il capo.

-Bec?- Domandai. Mi venne un groppo in gola che non riuscivo a mandare giù.

-Certo è un soprannome. Non ti piace?- Rispose. Sorrise.

-Certo che si! È solo che mio padre mi chiamava così, ma tu lo rendi migliore, ti giuro.- Spiegai.

Feci un sorriso forzato e poi guardai nella scatoletta che mamma aveva già puntato.

Appena lo vidi mi venne incontro di nuovo il calore di prima.

-Daniel, è…è…fantastico!- Esclamai. Trattenni una lacrima dispettosa.

Era un ciondolo a forma di cuore con sopra la mia iniziale in quel corsile regale che usano solo i re nelle lettere importanti.

-Questo è un regalo di guarigione.- Annunciò. Lo guardai. “Dai, mandami qualche segnale!” pensai, ma niente m’arrivò.

-Ma dai, sono solo un cerotto in testa ed i postumi della commozione celebrale!

-E a te sembra poco?- Domandò. Sbuffai.

-Cioè, volevo dire grazie.- Lo abbracciai. Mi strinse.

Quando io stavo per lasciare la presa lo sentii che mi stringeva ancora, poi mia madre tossì e si staccò lasciandomi un vuoto dentro che mi lacerava.

Quasi non caddi, ma mentre lui mi reggeva tenevo stretta la scatolina col ciondolo.

-Mettimelo.- Lo invitai.

Sorrise e lo presi per un si, poi gli porsi la scatoletta e mi girai,

poi alzai i miei capelli e sentivo le sue mani sulla mia pelle che prendevano la collana e me la infilavano.

Sentii una di esse toccare la mia che reggeva i capelli, facendomeli scivolare dritti sulla schiena.

-Fatto- Mi disse, ma non lasciò ancora la mia mano.

Sentivo qualcosa dentro tipo un fuoco accesso. Lo desideravo così tanto!

Salite in macchina che avete bloccato il traffico.

Ridemmo, ma era veramente così e non avevo ancora sentito i clacson che suonavano ininterrottamente.

Lui entrò. Mia madre mi porse il cappello. Non volevo che tutti vedessero il mio cerotto.

-A te, Giulietta.- Disse mentre me lo dava. Entrai in auto sorridente.

-Che hai? – Domandò Daniel col suo incantevole accento.

-Te lo dico se indovini.- Dissi mettendo la testa sulla sua spalla.

Non mi importava se non volesse, tanto avevo capito che almeno un po’ gli piacevo,

solo che se non me lo diceva, era così. Mi accarezzò i capelli, come in ospedale aveva

fatto più di una volta. Era venuto a trovarmi, senza Ashley, però c’era sempre mia

mamma e chi poteva parlarci come amica che voleva essere qualcosa di più.

-Ti va di tornare alla pista domani?- Chiesi. Percepii che sorrideva.

-Può venire alla pista di pattinaggio domani?- Chiese a mia madre. Lei sbuffò.

-Ti fai male, Rebecca.- Commentò.

-Ci penso io.- Intervenne Daniel.- In America facevo l’assistente dell’istruttore di Hockey nella cittadina di mia nonna.

-Forte- Feci quel commento che non irritò nessuno per una volta nella mia vita.

-Sicuro?

-Certo.- Esclamò lui.

-Ok. Ma non mi venite a chiedere auto se vi fate male.- Disse lei.

-Mi lasci andare da sola con lui?- Ma perché non mi stavo zitta un attimo.

Ci fu il solito silenzio di tensione, poi disse: - Si –

Gioii in silenzio solo con movimenti delle mani e poi mi strinsi addosso a Daniel.

-Se hai sonno ti puoi addormentare.- Disse dolcemente.

-No.-Dissi in preda ad uno sbadiglio. Crollai.

***

 

-Oddio mi sono addormentata!-Urlai al mio risveglio.

-Si e stavi anche dicendo “Quanto è bono Daniel”, “Quanto mi piace Daniel”- Ripose, appunto, Daniel. Arrossi, come al solito.

-Ti sta prendendo in giro.- Mi avvertì mamma.

-Ti approfitti di un momento di debolezza!- Lo accusai.

-Un momento? Ma se sono tre ore che dormi!

Capii subito dov’ero. Ancora in auto!

-Tu dovrai andare.

-Devo.

-Ciao.- Lo salutai e gli diedi un bacio a stampo sulle labbra.- Scusa.

-E di che.- Mi disse sorridendo. Mi restituì il bacio a stampo e poi se ne andò.

Mi mancò subito, ma non dimenticai quel malinteso/per niente malinteso.

 

Come Vedete Ho Aggiornato!

Vorrei che recensiste in molti per una volta.

Che vi cosa? Mica vi dico di schiantarvi con l’auto dal ponte di Brooklyn.

Già è difficile arrivarci fin lì

Comunque spazio ai commenti!

 

  
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